Il concetto della fine della guerra

Il martedì 14 novembre il presidente ucraino Zelensky aveva esposto per l’ennesima volta – questa volta ai giornalisti africani – due dei concetti-base:

If this is a stalemate and a frozen conflict, we must honestly say that our children will fight; or our grandchildren will fight. We have already lost a lot of people. Do we want to live like this, knowing that we will raise children who will definitely fight later?

Since Russia will come again if it is not put in its place. Be that as it may, the war must end. We want peace. Yes, this ending may be different, some may like it, some may not, but it is necessary. And it is necessary for evil to suffer. […] if Russia fulfils one point — respect for territorial integrity and the UN Charter, it will withdraw troops from our territory. This is the end of the war.

Sospetto che ai giornalisti africani non bisogna spiegarlo bene perché sanno molto meglio degli europei come funzionano le guerre. Gli europei sono fortunati ad averlo dimenticato, ma dovrebbero almeno capire che conviene fare in modo di non avere delle occasioni per ricordarlo.


Gli F-16 per l’Ucraia

Una delle grandi notizie è ancora un po’ più vicina…
In una base aerea militare vicino alla città di Feteşti, nel sud-est della Romania, è stato aperto un centro di addestramento europeo della NATO. In questo centro i piloti degli Stati-membri dell’Alleanza e i piloti ucraini saranno addestrati a pilotare i caccia F-16 forniti dai Paesi Bassi. I piloti ucraini inizieranno l’addestramento a dicembre, il corso dovrebbe durare sei mesi.
I Paesi Bassi forniranno all’Ucraina 42 aerei, alcuni dei quali saranno utilizzati solo per l’addestramento. Inoltre, pianificano di fornire gli F-16 la Danimarca (19 unità), la Norvegia (fino a 10 aerei) e il Belgio (non si sa ancora quanti aerei).
Ieri ho visto le prime foto di quel centro di addestramento. Continuare la lettura di questo post »


Le stime sulle perdite

La rivista The Economist riporta – senza indicare la propria fonte dell’informazione – che i funzionari americani stimano le perdite delle forze armate ucraine nella guerra con la Russia in circa 190.000 militari: almeno 70.000 morti e fino a 120.000 feriti.
Supponiamo che i dati sopra riportati siano effettivamente la «stima» dei funzionari americani: le autorità ucraine non diffondono i dati ufficiali per non informare l’esercito nemico e per non demoralizzare la propria popolazione. Si potrebbe anche ipotizzare che non forniscano le statistiche ufficiali sulle perdite umane ai fornitori degli aiuti militari perché temono le fughe di notizie e/o i forti contrasti politici nei parlamenti dei Paesi aiutanti. Ma a noi, a questo punto, dovrebbe essere relativamente indifferente sapere quali fossero esattamente le fonti dei dati di cui sopra per i redattori dell’Economist: basta leggere una serie di analisti non anonimi che conosciamo e scegliere la stima che ci convince di più…
P.S.: ai geni alternativi tipo Elon Musk potrei ricordare che non è Zelensky a mandare gli ucraini a morire in guerra, ma è Putin a mandare i russi a uccidere più ucraini possibile. Ma dopo quasi due anni di guerra sarebbe uno sforzo inutile.


David’s Sling per la Finlandia

Il Ministero della Difesa israeliano ha firmato un accordo con la Finlandia per la fornitura del sistema di difesa missilistica David’s Sling: si tratta del primo accordo del genere con un altro Stato.
Il sistema è stato sviluppato dall’azienda israeliana Rafael in collaborazione con l’azienda statunitense Raytheon: è l’anello intermedio della difesa missilistica israeliana tra i sistemi Iron Dome e Arrow ed è in grado di intercettare missili con una gittata di lancio compresa tra 40 e 300 chilometri. Ma sicuramente conoscete delle fonti specializzate attendibili dove leggere tutti i dettagli tecnici…
Io, intanto, vi invito a indovinare il perché dell’acquisto dal punto di vista della Finlandia (nonostante il fatto che la fornitura fisica del sistema dovrebbe avvenire verso la fine degli anni ’20).


Lo yacht “Scheherazade”

È stato varato lo yacht «Scheherazade», il cui proprietario reale, secondo i collaboratori del politico-investigatore Alexei Navalny, sarebbe Vladimir Putin. Il fatto del ritorno sull’acqua è stato comunicato in un video dal canale YouTube «eSysman SuperYachts» (un canale YouTube gestito da ex e attuali membri dell’equipaggio delle varie superyacht).

Va ricordato che all’inizio di maggio 2022, lo yacht «Scheherazade» era stato fermato nel porto italiano di Marina di Carrara, in Toscana. Le autorità italiane hanno affermato che il proprietario dello yacht era legato alle autorità russe. Se «Scheherazade» dovesse scappare – indipendentemente dal fatto che sia mai stato utilizzato o meno da Putin – sarà una cosa non bellissima.


La musica del sabato

Il compositore francese François Couperin – il cui 355-esimo compleanno era ieri, il 10 novembre – fu molto apprezzato in Francia e in Europa durante il maggior parte della propria carriera e nei primi anni dopo la morte, poi quasi totalmente dimenticato e riscoperto solo alla fine del XIX secolo. Si potrebbe dire che gli è andata molto bene perché il clavicembalo – lo strumento per il quale scrisse la maggioranza delle proprie composizioni – non è mai tornato a essere largamente di moda.
Allo stesso tempo, si può dire che Couperin compose in generi musicali diversi: la musica leggera per il clavicembalo (grazie alla quale ottenne la fama e la posizione di uno dei clavicembalisti di corte a Versailles), la musica da concerto per ensemble strumentale (per le feste reali) e la musica sacra per l’organo (un genere che gli fu molto vicino grazie alla istruzione ricevuta da ragazzo e ai primi lavori da musicista).
Nel presente post musicale mi concentrerei sulla musica leggera di Couperin, in quanto è stata essa a renderlo famoso tra i contemporanei e nel tempo.
La prima composizione di François Couperin che ho scelto per oggi è «Les Sentiments»:

La seconda composizione scelta per oggi è «Les rozeaux»:

Tornerò, molto probabilmente, ancora a François Couperin per pubblicizzare le sue composizioni di altri generi.
P.S.: quando ero piccolo, un mio vicino di casa aveva, tra i vari strumenti musicali, anche un clavicembalo. All’epoca mi sembrava uno strumento da suoni troppo buffi, dunque non riuscivo proprio ad apprezzarlo.


La lettura del sabato

Per il consiglio ormai quasi tradizionale del sabato potrei selezionare, finalmente, qualche formato di testo un po’ diverso del solito. Per esempio, l’intervista con la madre di una delle vittime di quel tipo di personaggio che era stato arruolato da Evgeny Prigozhin per la guerra in Ucraina e poi graziato da Putin in base alla proposta fatta…
Potrebbe far capire qualcosa – qualcosa – su quali vie può prendere l’aggiustamento della comprensione dello Stato russo da parte della «gente comune» russa.


Zelensky e Zaluzhny

La Bloomberg scrive che l’ufficio del Presidente ucraino non vedrebbe dei segni di spaccatura tra la leadership militare e quella politica dell’Ucraina dopo l’intervista rilasciata dal comandante in capo delle forze armate ucraine Valery Zaluzhny alla rivista The Economist sulla situazione del fronte (io avevo già scritto di quella intervista).
Direi che in questo specifico caso il comunicato della Bloomberg è da considerare logico, razionale e quindi affidabile. Infatti, Valery Zaluzhny mi sembra, praticamente da quando è iniziata la guerra in Ucraina, uno dei più grandi geni militari dei nostri tempi: non solo per la sua capacità di affrontare il nemico con quei mezzi disponibili che non sono mai stati particolarmente abbondanti, ma anche per la sua capacità – manifestata pubblicamente in molte occasioni – di analizzare e spiegare la situazione bellica corrente. Di conseguenza, la crisi tra Zelensky e Zaluzhny trasformatasi in qualcosa di grave (per esempio, la rimozione del secondo) sarebbe una perdita enorme per l’Ucraina. Suppongo che Zelensky lo capisca e cerchi di fare tutto il possibile per evitare ogni forma di crisi.


I nuovi candidati all’UE

La Commissione europea ha raccomandato al Consiglio dell’UE di avviare i negoziati con l’Ucraina e la Moldavia per la loro adesione all’UE a una serie di condizioni. Inoltre, la Commissione ha raccomandato al Consiglio dell’UE di concedere alla Georgia lo status di Paese-candidato «a condizione che il Governo del Paese compia importanti passi di riforma».
A questo punto bisogna fare una constatazione abbastanza triste. È vero che i negoziati per l’adesione possono durare diversi anni (nel caso dell’Ucraina tale durata sarà di fatto dovuta anche alla attesa della fine della guerra), è vero che lo status del Paese-candidato può durare anche decenni, ma le raccomandazioni della Commissione arrivano comunque in uno dei momenti più sbagliati di sempre. Infatti, proprio in queste settimane abbiamo visto con la massima chiarezza – spero che lo abbiate visto anche voi – il colossale fallimento delle grandi organizzazioni interstatali. Di quelle organizzazioni come l’ONU o l’UE le cui decisioni principali devono essere prese all’unanimità in base al principio che tutti gli Stati-membri abbiano lo stesso peso e gli stessi diritti. Ma sulla pratica vediamo che questo principio idealista non funziona come si sperava.
Da un lato, alcuni Stati sfruttano il suddetto principio per difendere i propri comportamenti aggressivi con il potere di veto (succede prima di tutto all’ONU). Dall’altro lato, diversi Stati altrettanto poco responsabili sfruttano lo stesso principio per prostituirsi: letteralmente vendono il proprio voto (e il proprio veto) a quegli Stati che sono disposti a pagare (succede sia all’ONU che all’UE). Si potrebbe dunque logicamente dedurre che proprio il principio di uguaglianza abbia portato alla impossibilità di quelle grandi organizzazioni di fare qualcosa contro le guerre che sono attualmente in corso; ma anche contro quelle future. Quelle organizzazioni andrebbero dunque fortemente riformate o sostituite con qualcosa di nuovo e più adatto alla vita reale.
La Commissione europea, invece, continua a fare finta che vada tutto bene e raccomanda i negoziati con gli Stati nuovi, alcuni dei quali molto probabilmente andranno a «prostituirsi» come ho scritto prima (intendo prima di tutto la Georgia attuale perché è governata dai personaggi filo-putiniani e non intenzionati a lasciare il potere in un modo democratico). Probabilmente si tratta solo di un naturale istinto di sopravvivenza burocratica, ma è comunque un fenomeno tristissimo.


I 106 miliardi di Biden

I rappresentanti democratici hanno bloccato al Senato degli Stati Uniti la proposta di legge repubblicana sugli aiuti di emergenza a Israele nella quale non è previsto l’aiuto anche per l’Ucraina: hanno giustamente osservato che l’aiuto all’Ucraina è ugualmente urgente e importante. Questa notizia non è tanto una notizia, avremmo potuto anche ignorarla in attesa del risultato finale nelle discussione sul provvedimento.
È invece curioso notare che nella richiesta di Joe Biden di approvare lo stanziamento dei 106 miliardi di dollari è contenuta anche la componente – una specie di una delle «sottorichieste» – di continuare a finanziare la costruzione del muro sul confine tra gli USA e il Messico. Un muro la cui costruzione è iniziata molto prima della Presidenza di Trump, continua ora, ma ha provocato tanto rumore solo ai tempi di Trump. Io ho dei forti dubbi sulla utilità di quel muro e non sono assolutamente un trumpista, ma allo stesso tempo sono fortemente divertito dalla capacità delle persone di scandalizzarsi per certe azioni solo quando esse vengono intraprese dai personaggi a loro antipatici.