«No, lui [Zelensky] non dovrebbe attaccare Mosca», ha detto ieri Trump ai giornalisti quando gli è stato chiesto se l’Ucraina dovrebbe colpire la città di Mosca. Lo riporta The Financial Times.
«The Financial Times è famoso per togliere le parole dal contesto per ottenere click, perché questo giornale sta morendo», ha dichiarato l’addetta stampa della Casa Bianca Caroline Leavitt dopo la suddetta pubblicazione.
Nel contesto di tale scambio di battute il semplice lettore confuso può presumere solo una cosa: Trump non è contrario agli attacchi ucraini contro Mosca.
Però sappiamo che cambia l’idea più volte al giorno…
L’archivio del 2025 год
Trump ha fatto un nuovo ultimo avvertimento a Putin. Se non dovesse funzionare nemmeno questa volta nemmeno questa volta…
Secondo Trump, ci si deve aspettare l’introduzione di «dazi secondari» contro la Russia se non si raggiunge un accordo di pace con l’Ucraina entro 50 giorni. L’entità di questi «dazi secondari» potrebbe raggiungere il 100%, ha aggiunto Trump.
50 giorni sono già meglio. In precedenza, Trump aspettava ogni quindici giorni per vedere se Putin voleva la pace.
Il 27 aprile Trump aveva dichiarato che entro 2 settimane sapremo se Putin vuole la pace.
Il 19 maggio Trump aveva dichiarato che entro 2 settimane sapremo se Putin vuole la pace.
Il 28 maggio Trump aveva dichiarato che entro 2 settimane sapremo se Putin vuole la pace.
Mi aspettavo una nuova dichiarazione entro il 12 giugno, ma non si era verificata.
Il 14 luglio, invece, ha deciso di recuperare e ha concesso 50 giorni al posto dei 14. La prossima volta, suppongo, si dovrebbero concedere 100 giorni.
Prima o poi dovrà anche scoprire se Putin vuole veramente la pace, vero?
Questo finesettimana ho fatto due piccole scoperte relative alla propaganda statale russa: una positiva e una curiosa (non so se chiamarla anche negativa o positiva).
La scoperta positiva: almeno nell’Occidente quella propaganda non arriva a tutti.
La scoperta curiosa: con le opere della propaganda statale russa si potrebbe provare a far divertire la gente.
Ho fatto le suddette due scoperte raccontando di come quella propaganda aveva tentato di sfruttare una delle esibizioni della cantante Beyoncé all’insaputa di quest’ultima… No, non sono assolutamente un fan, ma la notizia è arrivata pure sul mio schermo: al suo concerto del 7 luglio Beyoncé aveva utilizzato dei vestiti dedicati ai colori della bandiera statunitense, mentre alcuni operatori della propaganda statale russa hanno sostenuto che questo era stato dedicato alla bandiera russa:
Alcuni hanno pure scritto che il pubblico aveva cantato l’inno russo…
Di certa gente dovrebbero occuparsi gli specialisti vestiti di bianco. A voi, invece, chiedo: secondo voi è più improbabile che Beyoncé si ricordi come è fatta la bandiera russa o che il suo pubblico abbia la capacità e la voglia di cantare l’inno russo?
Boh…
A volte – per fortuna raramente – mi torna in mente, saltando fuori da chissà quali profondità e non si capisce per quale motivo, la musica veramente strana. Per esempio, i Ratt con la loro canzone «Back For More» (dall’album d’esordio «Out of the Cellar» del 1984):
Ma, dato che ci sono, aggiungo anche una seconda canzone dei Ratt. Per esempio, la «Nobody Rides for Free» (fa parte della colonna sonora del noto film «Point Break» del 1991):
La prima canzone nel 2025 mi ha fatto un po’ ridere, mentre la seconda sembra ascoltabile ancora oggi. Forse.
L’articolo segnalato nella edizione odierna della ormai tradizionale rubrica collega in un unico schema Putin, Orban, l’UE, il petrolio e tutti quelli che sanno guadagnare con tutte le parole appena elencate. È uno schema che in una certa misura condizionava la vita europea prima della guerra, lo condiziona ora e per chissà quanto tempo condizionerà ancora.
A volte è bello consigliare degli articoli di portata un po’ più grande del solito.
La Reuters scrive che gli USA hanno ripreso le consegne di alcune armi alla Ucraina: proiettili d’artiglieria da 155 mm e missili a guida precisa noti come GMLRS, utilizzati nei lanciarazzi multipli HIMARS. Non è chiaro perché l’ultima spedizione abbia incluso solo proiettili e razzi per lanciarazzi multipli; non è noto se sia stata presa la decisione di riprendere le consegne di altre armi.
In compenso, ieri ho sentito una curiosa interpretazione della pausa nelle forniture americane del materiale bellico alla Ucraina: dopo l’intervento-lampo in Iran – non c’è bisogno di precisare – Trump avrebbe detto Pete Hegseth di fare l’inventario dei materiali disponibili, mentre quel personaggio, con il suo grado di intelligenza e preparazione che purtroppo conosciamo, si è inventato il modo più cretino di farlo. «Non facciamo uscire nulla finché non finiamo a contare». E, in più, lo avrebbe fatto senza informare Trump stesso (che infatti si era dimostrato incapace di commentare la situazione). La cosa più preoccupante: l’ipotesi mi sembra credibile e realistica.
La ripresa delle forniture alla Ucraina, seppure modeste, è comunque una cosa positiva.
Per puro caso ho scoperto che oggi, il 11 luglio 2025, si celebra la Giornata mondiale del kebab. Non so se tutti i miei lettori mangino regolarmente il kebab – o che lo abbiano mangiato almeno una volta nella vita – ma sono sicuro che tutti lo hanno sentito nominare tantissime volte. I locali specializzati nella preparazione di questo piatto, poi, sono presenti più o meno in tutte le città italiane…
Ed ecco che nella mia testa è comparsa la seguente domanda:

Non so se vi ricordate, ma inizialmente – quando il loro fenomeno era appena «esploso» in Italia – la maggioranza dei locali specializzati aveva l’insegna con la parola persiana / curda kebab, ma poi quasi tutti l’hanno cambiata in quella turca kebap. Sicuramente c’è una spiegazione sociologica a tale fenomeno, ma io non l’ho ancora cercata seriamente (anche se posso fare delle mie ipotesi).
N.B.: il sondaggio è anonimo per i votanti non registrati o non loggati sul sito. Il sondaggio più recente è sempre visibile sulla prima pagina del sito. Tutti i miei sondaggi sono raccolti su una apposita pagina.
Ieri l’agenzia russa Rosaviatsia ha rilasciato alla russa Nordwind Airlines il permesso di volare sulla rotta Mosca-Pyongyang, ha riferito l’Associazione degli operatori turistici della Russia. In base alla autorizzazione, la compagnia aerea potrà effettuare voli fino a due volte a settimana (mentre a giugno è stato istituito un treno diretto da Mosca a Pyongyang: il viaggio di andata dura nove giorni).
Lasciando da parte la questione politica (troppo evidente e dunque banale), è curioso notare che l’autorizzazione è stata data solo alla compagnia russa. Significa che pure nelle condizioni delle sanzioni internazionali (che non permettono prendere in leasing gli aerei nuovi o acquistare legalmente i pezzi di ricambio per quelli disponibili) si preferisce far volare le persone (per ora non andiamo a vedere quali) con una compagnia russa e non quella nordcoreana.
Qualcuno di voi avrebbe fatto una scelta diversa? Ahahaha
Times of Malta e OCCRP rivelano: il direttore dello staff della Casa Bianca Sergio Gor, 38 anni, è nato in Uzbekistan, nell’Unione Sovietica e ha «nascosto» le proprie origini. E ci è stato a Mosca per due volte: nel 2017 e nel 2018.
In particolare, Sergio Gor è nato il 30 novembre 1986 a Tashkent. Secondo i giornalisti, Gor ha vissuto a Malta per almeno cinque anni durante la sua infanzia. In particolare, dal 1996 al 1999 ha studiato in una scuola cattolica per ragazzi nella città di Vittoriosa. In seguito (non è specificato quando), la famiglia di Gor è emigrata negli Stati Uniti, dove ha ottenuto la cittadinanza.
Conoscendo l’attenzione della amministrazione Trump verso certi dettagli, non posso escludere che i sospetti dei giornalisti fossero fondati. Ma, allo stesso tempo, tenendo conto della età di Gor e del tempo ridotto che ha vissuto nell’URSS (in sostanza, solo da bambino che non ragiona sulla politica), posso altrettanto facilmente presumere che fosse realmente convinto del fatto che non esiste alcun legame tra la Russia e le altre ex repubbliche dell’URSS. Potrebbe anche essere sinceramente convinto di «non c’entrare nulla con la Russia» perché ci ha vissuto poco in quella zona.
Insomma, per ora mi sembra più una notizia sul contenuto del cervello di una persona che sul fatto di una infiltrazione.
Vedremo.