L’archivio del 2025 год

Gli ospiti saltano

Come probabilmente sapete, il 9 maggio a Mosca si deve svolgere la ormai tradizionale «parata della Vittoria» (vittoria nella Seconda guerra mondiale). Si tratta di un evento che nell’epoca putiniana è diventato – non ultimamente, ma quasi dall’inizio della sua permanenza al potere – una delle componenti della militarizzazione della festa della vittoria e, allo stesso tempo, l’occasione di invitare a Mosca tanti leader politici mondiali per mostrare il grand peso internazionale (reale o immaginario) di Putin stesso. Negli ultimi anni i leader degli Stati normali o non accettano l’invito (per dei motivi che conosciamo benissimo) o non vengono invitati dallo Stato russo (in parte per gli stessi motivi).
Quest’anno, per l’80-mo anniversario della vittoria e la relativa parata, sono stati invitati i leader di ben 29 Stati: non tutti riconosciuti internazionalmente come tali e, soprattutto, non proprio tutti in qualche modo associabili con la vittoria nella Seconda guerra mondiale.
La cosa che ci potrebbe interessare già ora è il destino di alcuni di quei 29 inviti.
L’aereo del presidente serbo Aleksandar Vucic ieri aveva effettuato un atterraggio di emergenza a Baku a causa delle restrizioni di volo imposte negli aeroporti di Mosca in conseguenza agli attacchi dei droni ucraini e della attivazione sistemi di difesa aerea russi (ma dopo qualche ora è riuscito ad arrivare).
L’Estonia ha rifiutato di far entrare l’aereo del primo ministro slovacco Robert Fitzo diretto a Mosca nel proprio spazio aereo (è una situazione tecnicamente risolvibile, ma fastidiosa per Putin e Fitzo).
Il presidente azero Ilham Aliyev non volerà a Mosca: deve partecipare agli eventi interni dedicati a Heydar Aliyev (suo padre ed ex presidente azero), ma in realtà sappiamo che è arrabbiato con la Russia per l’abbattimento dell’aereo civile di Azerbaijan Airlines a dicembre.
Il premier indiano Narendra Modi, come potete immaginare, ha la scusa di avere altro da fare (ma per uno dei leader del BRICS è solo un pretesto, perché lui non partecipa direttamente ai combattimenti).
Chi resta dei personaggi rilevanti? Resta Lula, il quale non sembra proprio un fan della politica internazionale putiniana, quindi evidentemente ci va solo perché spera di sfruttare la situazione corrente dello Stato russo strappare qualche affare vantaggioso. E Xi Jinping, che ci va più o meno per gli stessi motivi… Ma cosa c’entrano entrambi con la vittoria nella Seconda guerra mondiale?
Sicuramente ci saranno ulteriori sviluppi – interessanti – della situazione.


L’abbandono della energia russa

La Commissione europea ha presentato una bozza del «road map» per porre fine alle importazioni di energia russa nell’UE:

The roadmap will see a gradual removal of Russian oil, gas and nuclear energy from the EU markets in a coordinated and secure manner as the EU transitions to clean energy.

A parte, forse, il tema dell’abbandono del gas russo, tutto in questa notizia è negativamente fantastico.
Lasciamo che gli altri Stati acquistino sempre più petrolio e uranio russo: ai prezzi che possono imporre a Putin (il quale, avendo ora meno acquirenti, venderà a chiunque in qualsiasi quantità). Questa misura ha solo un senso autoterapeutico, ma non quello economico: non vogliamo essere degli sponsor diretti della guerra.
Mentre la stessa Commissione europea ha l’intenzione di passare all’energia pulita in breve tempo: anche se il recentissimo incidente in Spagna, Portogallo e Francia dovrebbe aver mostrato anche alle menti «verdi» da ricovero che l’UE ha troppa fretta in questo campo. Ma gli euroburocrati non sono bravi a reagire e a trarre conclusioni rapidamente. Per loro, «rapidamente» non significa solo cinque giorni, ma anche tre anni.
Anche se, in generale, la ricerca dell’indipendenza da un vicino violento è una cosa giusta. Ma le cose giuste devono essere ben pianificate.


Ciao Skype

Da ieri, 5 maggio 2025, Skype ha cessato la propria esistenza per decisione della Microsoft (che lo aveva acquistato nel 2011 per 8,5 miliardi di dollari) dopo 22 anni di vita.
Ho solo una domanda in relazione a questa notizia: almeno qualcuno su questo pianeta ha sentito il peso di questa perdita? Lo chiedo perché io, per esempio, non uso più Skype da circa dieci anni, da quando è diventato una schifezza scomoda e malfunzionante. Attualmente uso cinque video messenger molto più comodi e moderni (tra i quali lo stesso Teams), a seconda delle preferenze dei miei contatti fissi o occasionali.
E, naturalmente, mi congratulo con Skype per la fine della sua agonia e con la Microsoft per la sua incapacità di supportare e sviluppare uno dei servizi un tempo più popolari al mondo.


Il motivo della guerra aggiornato

Non so se ve ne siete accorti, ma da ieri conosciamo un nuovo – non so dire il numero seriale perché ho perso il conto – motivo della guerra in Ucraina espresso direttamente da Vladimir Putin.
Infatti, ieri su uno dei canali televisivi statali russi è uscito il film documentario «Russia. Cremlino. Putin. 25 anni»…
Probabilmente avrei dovuto mettere tra virgolette anche la parola documentario, ma non mi va di rendere il testo troppo pesante dal punto di vista visivo: tanto, avete già capito che si tratta di propaganda.
Insomma, in una delle scene di quel film Putin ha affermato che il mancato riconoscimento dell’indipendenza e della sovranità della Russia da parte dell’Occidente ha portato, alla fine, alla «operazione militare speciale» in Ucraina. Dopo il crollo dell’URSS, l’Occidente decise che la Russia si era indebolita e volle dividere la Federazione Russa in altre 4–5 parti.
Chi e quando lo voleva? Putin, ovviamente, non lo dice. Mentre io non riesco proprio a ricordarmi intenzioni o tentativi del genere. Allo stesso tempo, mi ricordo benissimo che lo stesso Occidente aveva tanta paura della divisione dell’URSS in una qualsiasi quantità di parti perché questo poteva comportare – secondo i politici di allora – la divisione dell’arsenale nucleare tra diversi nuovi Stati. Tale divisione era stata evitata grazie alla assegnazione di tutto l’arsenale alla Russia, il che si è rivelato (come vediamo ora) una scelta fatale per la pace.
Ma Putin pensa che tutti si siano dimenticati già tutto, quindi ci racconta il suddetto nuovo motivo della guerra. Boh…


Ora, come molto probabilmente sapete, la partecipazione dei militari nordcoreani alla guerra in Ucraina è ufficialmente riconosciuta anche dalla Russia e dalla Corea del Nord.
Di conseguenza, su internet hanno iniziato a comparire i primi video sull’addestramento dei soldati nordcoreani da parte degli istruttori russi. Anche se non riuscirete a capire le parole – pronunciate o scritte – provate a immaginare quanto sono «forti» i militari ai quali vengono insegnate le cose mostrate.

Anche se in una certa misura lo si poteva immaginare anche dal modo in cui vengono impegnati in Ucraina…


La musica del sabato

Uno dei motivi per i quali il compositore classico giapponese Sadao Bekku non è mai comparso nella mia rubrica musicale è la quasi totale assenza delle sue composizioni su YouTube. Ma qualcosa si trova… Per esempio, la sinfonia n. 3 «Primavera» (composta nel 1985):

Si sente che è un compositore da cinema, amante del vecchio stile americano? Secondo me si sente chiaramente. Effettivamente, ha composto musiche per diversi film.


Anche in Russia c’è chi sta preparando le vacanze al mare per l’estate 2025, in una certa misura è normale, quotidiano. Ancora più persone, però, stanno considerando – come al solito, usando il cervello in una maniera alternativa alla normale – le vacanze in Crimea. Ma lo fanno per dei motivi ai quali un non russo potrebbe non pensarci.
Di conseguenza, l’articolo che segnalo questo sabato è dedicato proprio all’argomento dichiarato sopra…


Almeno un accordo c’è

Ieri tutti scrivevano dei risultati negativamente impressionanti dei primi cento giorni del secondo mandato presidenziale di Trump, ma lui ha finalmente deciso di fornire beni e dati militari alla Ucraina (non solo nuovi lotti, ma anche quelli già stanziati dal Congresso ai tempi di Biden). Si tratta delle forniture in cambio di denaro, non come aiuti, ma questo è già qualcosa, qualcosa di molto positivo.
Prima di tutto, a me (come, spero, a tutti coloro che tifano per l’Ucraina) non dispiace assolutamente a dire grazie a Trump anche mille volte. L’importante è il risultato.
In secondo luogo, dobbiamo congratularci con l’Ucraina per un ottimo accordo concluso con il «maestro degli accordi» Trump. Perché l’accordo sullo sviluppo di 57 tipi di minerali è un accordo sullo sviluppo di ciò che si trova nel sottosuolo ucraino in quantità sconosciute (non sono state condotte ricerche serie per alcune decenni), in territori non sempre fisicamente accessibili (per motivi ben noti) e in luoghi che spesso sono gravemente danneggiati (in tutti i sensi possibili) a causa di tre anni di guerra. Quindi anche la parte ucraina è stata bravissima.
Ora possiamo solo sperare che tutto vada bene e che l’imprevedibile Trump non faccia nuovi scherzi…


I primi 100 giorni di successi

L’altro ieri, il 29 aprile, Donald Trump ha parlato in un comizio in Michigan dedicato ai suoi primi 100 giorni da Presidente e ha dichiarato che questo periodo è stato «the most successful first 100 days of any administration in the history of our country».
Ed è vero: ha reso il Canada e la Groenlandia 51-esimo e 52-esimo Stati degli USA (o forse no?), ha vinto la «guerra dei dazi» (o ha iniziato subito a ridurla perché tutti lo mandavano a fan…?), ha messo fine alla guerra in Ucraina in 24 ore (o ha solo cercato di farlo bloccando gli aiuti alla Ucraina?) e, naturalmente, ha reso di nuovo grande l’economia statunitense:

Ah, no: mi sa che l’ultima cosa che non l’ho indovinata, visto che il grafico mostra il primo trimestre di recessione dell’economia statunitense in quattro anni…
Ma posso dire con certezza che Trump farà in tempo a combinare tante cose altrettanto grandi! Sarà in grado di fare molto di più, bisogna solo non disturbarlo e aspettare.
Allo stesso tempo, non voglio assolutamente augurargli un buon lavoro e tanti successi nel percorso sopra descritto, nemmeno nella giornata di festa tematica di oggi.


La pressione su Malta

La Corte di giustizia dell’UE ha stabilito che il sistema del «passaporto d’oro» (cittadinanza in cambio di investimenti) di Malta viola il diritto dell’UE. Malta deve ora abbandonare il sistema di cittadinanza in cambio di investimenti nella sua forma attuale o affrontare una multa. Il governo maltese ha annunciato che «le implicazioni legali di questa sentenza sono studiate in dettaglio per allineare il quadro normativo sulla cittadinanza ai principi enunciati nella sentenza».
L’aspetto interessante è che la Corte di giustizia dell’UE è stata interpellata (nel 2023) in materia dalla Commissione europea. Cioè, né al momento del ricorso, né in seguito, a nessuno della Commissione europea è venuto in mente che il rilascio di passaporti per gli investimenti – anche a prescindere dalle particolarità nazionali di questa procedura – è quasi l’unico strumento europeo già esistente per attirare i ricchi insieme ai loro capitali fuori dalle economie dei vicini violenti (indovinate chi intendo in primo luogo). Ma invece di sviluppare e approfondire l’argomento e di affinarlo per i compiti specifici del momento storico, la Commissione europea ha deciso di tagliarlo completamente. Tagliarlo, e continuare invece a discutere di come non comprare quel petrolio, senza il quale l’economia mondiale non ha ancora imparato a fare a meno.
Geniale! È il quarto anno che le persone intelligenti stanno spiegando che incoraggiare la fuga dei capitali è la via più corretta…