L’archivio del 2024 год

La lettura del sabato

Questa volta «l’articolo del sabato» è quello racconta (elencando, per coloro che non le ricordassero, tutte le fasi fondamentali) come lavorava il team di Navalny prima della incarcerazione del politico, poi mentre egli era in carcere e, infine, cosa è cambiato dopo la sua morte.
In sostanza, è il racconto su una delle poche modalità praticabili rimaste di «fare la politica» interna russa, anche trovandosi fisicamente all’estero.
Secondo me negli ultimi mesi, se non anni, l’organizzazione fondata da Alexey Navalny si trova in una seria crisi, non dimostra di avere degli obbiettivi concreti sensati e sembra più orientata verso l’autopromozione finalizzata a sé stessa (quando non pubblica qualche video-«indagine» che palesemente colpisce più altri oppositori che i personaggi realmente problematici per la Russia e il mondo). Insomma, sta diventando una organizzazione abbastanza strana. Ma ai tempi della attività maggiore di Alexey Navalny (quando egli era ancora vivo e libero) era una organizzazione interessante, utile e importante.
È, dunque, utile leggere qualcosa sulle loro modalità di lavoro.


La scelta dei vicini

Ieri a Mosca (ma pure in alcune altre città russe che ora, però, non ci interessano) si è svolta la parata militare facente parte dei festeggiamenti del Giorno della Vittoria nella Seconda guerra mondiale. Anni fa ho già scritto del perché del 9 maggio, quindi evito di ripeterlo (volendo potete seguire i link). Avrei potuto evitare anche di commentare quanto sia «azzeccato» festeggiare quella vittoria da parte di uno Stato che proprio ora sta conducendo, da aggressore, una guerra nazista. Ma ho pensato che del festeggiamento ufficiale di ieri bisogna sottolineare due dettagli piccoli, ma interessanti.
In primo luogo, alla suddetta parata Putin ha pronunciato un discorso nel corso del quale, tra le altre cose, definito come eroi i partecipanti alla guerra in Ucraina. Secondo me intendeva le persone diverse da quelle che ho in mente io.
In secondo luogo, possiamo provare a vedere chi era seduto vicino a Putin sulla tribuna durante lo svolgimento della parata. Non prestiamo troppa attenzione ai veterani finti della Seconda guerra mondiale, vediamo chi è seduto nella fila dietro:

Gli organizzatori della parata hanno messo alle spalle di Putin il tenente maggiore Chalym Chuldum-ool, il maggiore Boris Dudko e il capitano Sergei Bacherikov, che hanno combattuto in Ucraina e hanno ricevuto il titolo di Eroi della Russia. Chi saranno? Continuare la lettura di questo post »


La prima via Navalny

Il consiglio del 16° arrondissement di Parigi ha votato all’unanimità a favore della iniziativa dal senatore Francis Spiner (capo del 16° distretto fino al 2023) di intitolare una via a Alexey Navalny (lʼavenue Alexeï Navalny).
Si dice che si tratterrebbe dell’avenue Chantemesse, vicino alla quale si trova l’Ambasciata russa. Si vede chiaramente manifestarsi e diffondersi una tradizione nata quasi nove anni fa, quando in varie capitali occidentali, vicino alle ambasciate russe hanno iniziato a dedicare diverse piazze e vie a un altro oppositore russo ucciso da Putin: Boris Nemtsov. Per me non solo è una tradizione bella, ma è anche un modo giusto di prendere un po’ in giro Putin… Ma, allo stesso tempo, spero che non ci siano altre occasioni per continuarla!


Il patriarca rischia!

L’insediamento di ieri del nuovo presidente russo (non ho ancora imparato bene il suo nome) è un argomento per nulla interessante. Si è trattato solo dell’ennesimo rituale religioso-magico, avremmo anche potuto ignorarlo completamente. Non si è visto (e non poteva essere visto) alcunché di nuovo, inaspettato o influente sulla nostra vita in quella sceneggiata…
Solo un piccolo episodio, in un certo senso curioso, mi ha rallegrato un po’: il patriarca Kirill ha augurato a Putin di rimanere al potere fino alla fine della sua vita. Lo ha detto durante un servizio di preghiera in occasione dell’insediamento di Putin nella Cattedrale dell’Annunciazione del Cremlino:

La benedizione di Dio, la copertura della Regina dei Cieli possa rimanere con voi tutti i giorni della vostra vita, fino alla fine dei tempi, come diciamo noi. E con audacia dirò: Dio conceda che la fine della sua vita significhi la fine della vostra permanenza al potere. Voi avete tutte le carte in regola per svolgere questo grande servizio alla Madrepatria per un periodo di tempo lungo e di successo.

Se non Kirill, ma qualche altro sacerdote (a differenza di Kirill, rispettato dalle persone normali) avesse detto esattamente la stessa cosa, lo avrebbero incarcerato immediatamente. Perché è impossibile dire, in relazione a Putin, qualcosa del tipo «preghiamo che tu muoia e faccia dunque in modo che l’incarico finalmente si liberi»!
E ora i sacerdoti e i laici hanno un modo relativamente (purtroppo, molto relativamente) sicuro per esprimere il loro atteggiamento nei confronti di Putin: semplicemente citare la suddetta frase di Kirill.


Lo Stato Maggiore del Ministero della «Difesa» russo, su ordine di Putin, ha iniziato i preparativi per le esercitazioni su armi nucleari tattiche da condurre «a breve». Alle esercitazioni parteciperanno le formazioni missilistiche del Distretto militare meridionale, con il coinvolgimento dell’aviazione e delle forze della Marina. Nemmeno il luogo delle esercitazioni è stato ancora reso noto.
Per l’ennesima volta – e, spero, inutilmente – ricordo a tutti che per ora non è necessario temere l’uso delle armi nucleari da parte di Putin. È certamente una persona poco razionale e priva di ogni visione strategica del mondo, ma ha anche (come spesso ci fa capire pure lui stesso) una mentalità da bullo di strada: fa finta di essere un folle incontrollabile per indurre gli altri a fare il possibile per calmarlo o, almeno, non provocarlo ulteriormente. Di conseguenza, l’ordine di preparare le esercitazioni (che in realtà si fanno spesso, ma senza essere pubblicizzate) è solo una reazione «diplomatica» (secondo gli standard di Putin) alle recenti dichiarazioni della NATO: più parole che azioni belliche concrete.
Almeno per oggi.


Le “linee rosse” secondo la NATO

Lo avrete letto anche voi: secondo La Repubblica, la NATO avrebbe fissato almeno due «linee rosse» al superamento delle quali l’Alleanza potrebbe intervenire direttamente nella guerra in Ucraina. La prima «linea rossa» sarà superata se la Russia dovesse sfondare la linea di difesa dell’Ucraina a nord-ovest e uno terzo Stato (la Bielorussia) dovesse unirsi alla guerra. La seconda «linea rossa» è una possibile provocazione militare russa contro gli Stati baltici, la Polonia o un attacco alla Moldavia: questo potrebbe includere un attacco militare per testare la reazione dell’Occidente, ma non una vera e propria invasione di questi Paesi.
Non so quanto corrisponda alla realtà la suddetta «notizia», ma proviamo a immaginare che sia totalmente reale. Allora ne possiamo dedurre almeno due cose che sono in linea con gli eventi degli ultimi 26 mesi:
1) per ora la NATO non intende fare alcunché e spera di continuare ad andare avanti in questo modo (di conseguenza, Zelensky deve continuare a fare il «mendicante» di aiuti militari in giro per il mondo);
2) le suddette due linee rosse sono formulate in un modo da non sembrare delle leggi della natura (possono essere considerate superate in base a dei criteri non molto precisi).
Insomma: nulla di nuovo, nulla di sconvolgente. «Putin vai piano, altrimenti mi alzo»…


I “trofei”

Per tutto il mese di maggio a Mosca, davanti al «Museo della vittoria» (quello dedicato alla Seconda guerra mondiale), vengono esposti i mezzi militari occidentali «catturati sul campo di battaglia in Ucraina». Purtroppo (e «stranamente»), da nessuna parte è indicato per quale motivo, a quale scopo e con quale costo quei mezzi sono stati conquistati.
C’è chi ci va a vedere l’esposizione. Ma si potrebbe (qualcuno avesse abbastanza forze mentali) visitare il posto come se fosse uno zoo:

P.S.: così, in una zona museale si sono incontrate due guerre. La differenza tra le due sembra (sembra?) essere ignorata dagli organizzatori e visitatori.


La musica del sabato

Il compositore francese Paul Dukas ebbe una carriera poco fortunata e, di conseguenza, relativamente breve: dall’inizio degli anni ’90 del XIX secolo ai primi anni del XX secolo. Ciò è dovuto in parte alla popolarità arrivata abbastanza tardi e in parte a un graduale spostamento degli interessi professionali di Dukas stesso verso l’insegnamento e la critica musicale. Non ha, dunque, composto tantissimo…
Ma tutti voi, a meno che non siate sordi o neonati, conoscete il suo poema sinfonico «L’apprenti sorcier» («The Sorcerer’s Apprentice» in inglese o «L’apprendista stregone» in italiano) composto nel 1897:

La composizione con la quale Paul Dukas divenne famoso tra i suoi contemporanei è invece l’ouverture «Polyeucte», composta nel 1891 ed eseguita in pubblico per la prima volta il 23 gennaio 1892:

Con queste due composizioni – ma, probabilmente, anche con la sola prima delle pubblicate in questa sede – Paul Dukas si è guadagnato il posto tra i compositori più importanti per la cultura mondiale ahahaha


L’argomento dell’articolo che vi segnalo questo sabato sembra appartenere a una epoca finita ormai decenni fa. Probabilmente, lo potrebbe sembrare non solo l’argomento, ma pure diversi dettagli della storia concreta descritta. Mentre in realtà si tratta degli eventi a noi contemporanei, verificatisi proprio negli ultimi anni.
In sostanza, una coppia di russi si trasferisce, negli anni conclusivi dell’URSS, nell’est dell’Europa (ma ormai quasi più l’Europa che la parte occidentale dell’URSS), si legalizza, si inventa una biografia «pulita», inizia a fingere di essere una coppia di imprenditori/manager e, di fatto, lavora a favore della Russia… Insomma, sembra una classica storia di spie di una volta. Ma, invece, succede tutto nel XIX secolo (e un po’ alla fine del XX).
Come potete ben immaginare, si tratta di una storia descritta dai giornalisti solo perché scoperta e studiata da loro. Ma quante altre storie analoghe non conosciamo ancora?


La correzione delle bandiere

A marzo, nel corso delle votazioni per la «elezioni» di un nuovo Putin della Federazione Russa il colore della protesta era – come vi ricordate – il ben spiegabile verde. Mentre per il colore rosso – quello molto più comprensibile a tutti, anche all’estero – ci sono tante occasioni nella vita quotidiana.
Per esempio: nel corso della seduta del Tribunale militare del 1° distretto orientale, la Procura ha chiesto di condannare l’attivista di Khabarovsk Angel Nikolaev a 18 anni di carcere. Nikolaev, 38 anni, è stato arrestato a Khabarovsk nel luglio 2023 per avere dipinto con vernice rossa le bandiere russe sulle tombe dei partecipanti alla guerra con l’Ucraina nel cimitero centrale della città. Complessivamente, Nikolaev è accusato di cinque reati, tra i quali, appunto, profanazione di luoghi di sepoltura e profanazione della bandiera russa.
Provate a indovinare, dalle immagini disponibili, in che modo ha dipinto le bandiere:

Direi che il simbolo e il colore in questo caso specifico sono adeguati: i militari russi, purtroppo, sono stati uccisi in Ucraina in qualità di aggressori, assassini e portatori della ideologia associabile a quel simbolo. L’imputato Nikolaev ha solo messo in evidenza il fatto.
Mentre la profanazione della bandiera russa sarebbe da imputare a colui che nel 2022 ha organizzato la sua presenza sul territorio ucraino nel contesto che conosciamo.
P.S.: ricordo che molti esponenti della opposizione russa stanno utilizzando, nel corso delle loro manifestazioni, la «nuova bandiera russa Continuare la lettura di questo post »