L’archivio del 2024 год

La lettura del sabato

Non so se ne avete già letto qualcosa, ma, in ogni caso, la storia è troppo interessante e importante per non essere condivisa.
In sostanza, a partire dalla settimana scorsa nella Russia contemporanea esiste il primo prigioniero politico quindicenne (sì, avete letto bene: si tratta di una persona dell’età di 15 anni). Si chiama Arseny Turbin, il venerdì 21 giugno è stato condannato a cinque anni di reclusione per la «tentata» (in realtà no) partecipazione a una organizzazione riconosciuta terroristica in Russia. Il motivo reale della condanna è banale ed evidente: la critica pubblica di Putin.
Ecco il link all’articolo dove si parla di questo pericolosissimo terrorista: cercate di non spaventarvi troppo mentre leggete delle sue imprese spregiudicate…
P.S.: quanto sarà fan del regime di Putin dopo avere scontato la «pena»?..


L’alternativa alla cupola

Il Financial Times scrive che gli USA, l’Israele e l’Ucraina stanno negoziando il trasferimento a Kyiv di un massimo di otto sistemi di difesa aerea Patriot: si tratta del numero di sistemi che Israele aveva previsto di dismettere perché avevano superato i 30 anni di vita utile. Era prevista la sostituzione dei sistemi dismessi con altri nuovi, ma sulla pratica non sono ancora stati dismessi. Il giornale attribuisce questo fatto al timore di Israele che le tensioni con Hezbollah in Libano possano degenerare in una guerra attiva.
A questo punto, mi sono ricordato le domande di molte persone che mi era capitato di sentire all’inizio della invasione russa della Ucraina: perché l’Israele non aiuti l’Ucraina con la costruzione di un analogo locale della «Cupola di Ferro». Gli esperti militari avevano spiegato tale fatto con tre motivi (o forse erano di più? io me ne ricordo tre…):
1) per costruire un sistema del genere ci vuole del tempo;
2) è stato progettato per respingere gli attacchi con i missili primitivi costruiti «in casa»;
3) si ha paura che il segreto del sistema venga spiato dalla Russia e passato a immaginiamo chi.
Già questi tre motivi mi sembrano logici e sufficienti.
Allo stesso tempo, mi sembra logico che pure l’Israele ha molte armi «quasi scadute» da regalare. Purtroppo, è arrivato il momento in cui lo si può organizzare anche dal punto di vista pratico: sia per effetti diplomatici, sia per la crescente necessità di rinnovare le armi utilizzate.


Asti, 26 aprile 2024

Ho finalmente pubblicato il rapporto fotografico sulla mia visita ad Asti del 26 aprile 2024.
Per alcuni mesi, tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024, avevo cercato di progettare il mio viaggio ad Asti, ma ogni ipotesi su una possibile data veniva prima o poi scartata a causa di qualche circostanza sfavorevole. È così che sono arrivato alla piovosa primavera 2024 e alla scelta: provare ad andarci ora o rimandare il viaggio al mese di dicembre (per l’estate avevo già dei piani abbastanza precisi). Non avendo la voglia di aspettare la fine dell’anno, ho deciso di sfidare il tempo e provare a visitare Asti… Poteva andarmi meglio con il tempo, ma poteva andare anche molto peggio!
La cosa più importante, però, è il fatto che mi è andata benissimo con la città scelta.


Le stranezze della memoria

Come quasi tutti gli altri giorni di un anno medio, pure ieri ho passato alcuni minuti (non scrivo decine di minuti, perché sicuramente erano meno di venti) a vedere cosa pubblica la gente su Facebook. Logicamente, ho visto diversi post sulla scarcerazione di Julian Assange. Quasi tutti quei post hanno dimostrato che ogni singolo utente di Facebook ha uno dei due problemi:
1) ha una memoria selettiva,
2) ha letto qualcosa su Assange solo più di dieci anni fa.
In tutti post non c’è una sola parola – nemmeno una – sulla storia dei documenti della campagna elettorale di Hillary Clinton rubati nel 2016 da squadre di hacker russi con il supporto diretto del GRU e consegnati per la distribuzione ad Assange, che all’epoca si trovava già nell’ambasciata ecuadoriana a Londra. Quindi semplicemente non c’è stato un momento in cui Assange è diventato l’esecutore diretto dell’incarico dei servizi segreti russi?
Allo stesso tempo, per qualche motivo nessuno ricorda che per una «strana» coincidenza le pubblicazioni di Wikileaks praticamente non riguardavano la Russia, dal 2012 il tono delle dichiarazioni di Wikileaks e di Assange (che ha iniziato a lavorare al canale televisivo di propaganda statale russa RT) coincideva con il punto di vista delle autorità russe (valutazione della situazione in Ucraina nel 2014, uscita del Regno Unito dall’UE, accuse alla NATO e agli Stati Uniti di violazioni dei diritti umani, critiche alla pubblicazione dei Panama Papers)…
Wikileaks ha delle «strane» coincidenze e gli utenti di Facebook hanno una strana memoria.


Gli utili alla Ucraina

I Paesi dell’Unione Europea hanno finalmente raggiunto un accordo su una tranche di 1,4 miliardi di euro di profitti derivanti dai beni congelati della Banca Centrale Russa, che l’Ucraina riceverà a luglio. Lo ha dichiarato Josep Borrell in una conferenza stampa dopo una riunione dei ministri degli Esteri dell’UE.
Di questa forma di aiuto finanziario alla Ucraina si parlava di molti mesi, l’ultima promessa di concordarlo «a breve» che mi ricordo io era capitata verso la fine di maggio. Direi che nel contesto generale degli aiuti alla Ucraina si tratta di un ritardo molto anomalo: nel senso che è l’unico (o «quasi» l’unico) che può essere spiegato in un modo razionale. Infatti, secondo il mio autorevolissimo parere, i burocrati europei stavano aspettando la fine delle elezioni europee per essere sicuri di poter condurre la stessa politica di prima. La composizione del Parlamento europeo non è stata completamente stravolta, di conseguenza non si dovrebbe aspettare dei cambiamenti politici radicali nella composizione della Commissione. E allora si sono sentiti autorizzati a concretizzare, finalmente, quel tipo di aiuto inventato tempo fa.
Però adesso ci vuole qualche scossa per farli diventare più veloci nelle scelte future.


Le notizie sui geni alternativi

A volte capitano delle situazioni in cui mi trovo a dover spiegare che il termine pazzo applicato a qualche funzionario politico o amministrativo russo non è (solo) un insulto o una affermazione eccessivamente emotiva. È evidente più o meno a tutti che il funzionario principale non è molto sano di testa, mentre sugli altri potreste avere ancora qualche dubbio. E allora io mi rivolgo alla mia collezione degli esempi concreti che sto raccogliendo dalle varie fonti che ritengo attendibili.
Così, ieri ho letto che a Sebastopoli (in Crimea) Sofia, la figlia di 9 anni del vicesindaco della città russa di Magadan Oleg Averyanov è morta a causa della caduta di detriti da un missile ucraino abbattuto sopra la spiaggia dove si trovava con i genitori.
Rileggete il capoverso precedente. Rileggetelo più volte se non pensate di notare qualcosa di «strano».
Per coloro che continuano a non capire: quei due geni sono andati (e hanno pure portato la figlia di 9 anni) a passare le vacanze in una zona che viene regolarmente (e ragionevolmente, direi) colpita da missili ucraini. Capisco che si sono rotti tutto quello che avevano a passare tutto l’anno in una città dove fa quasi sempre freddo. Capisco che sul territorio russo internazionalmente riconosciuto pure le spiagge del sud sono più scarse di quelle della Crimea. Non capisco cosa hanno (oppure avevano? per ora non ho delle notizie sulla loro sorte) al posto del cervello.
P.S.: per essere obiettivo, devo aggiungere che in Crimea ci vanno pure diversi russi «comuni». I deficienti ci sono in tutto il mondo.


Dopo avere pubblicato dei post sulla recente visita di Putin in Corea del Nord, mi sono ricordato – in realtà, con un piccolo aiuto esterno – di non avervi mai segnalato un bel documentario su quello Stato estremamente chiuso: anche se ci vai da turista, riesci a vedere solo le cose che ti mostrano le guide facenti parte di chissà quali servizi.
In realtà, una cosa del genere poteva capitare al regista documentarista russo Vitaly Mansky…
Un disclaimer importante. Mansky è un grande rappresentante della sua professione e una persona normale da tutti i punti di vista, quindi non temete di beccarvi un servo dello Stato russo nella sua versione attuale: si tratta proprio del caso opposto.
Ecco: nel 2015 è uscito il documentario di Vitaly Mansky «Under the Sun». Il film è stato realizzato con l’assistenza e sotto il controllo delle autorità nordcoreane, che si aspettavano che il film presentasse l’immagine propagandistica di una famiglia nordcoreana felice. La parte nordcoreana ha preparato in anticipo un copione di propaganda, che comprendeva una storia fittizia sulla famiglia da filmare. Il materiale girato è stato esaminato quotidianamente dalle autorità di censura per garantire che non ci fossero delle scene indesiderate; alla famiglia ripresa è stato severamente vietato di parlare con la troupe. Tuttavia, il regista continuò a filmare segretamente le scene tra una ripresa ufficiale e l’altra, registrando ciò che accadeva su una seconda scheda di memoria di cui le autorità di censura non erano a conoscenza. Inoltre, Mansky riuscì a filmare segretamente qualcosa al di fuori dei set ufficiali del film. Nella versione finale del film, con 26 minuti in più rispetto al concordato, il regista inserì i suoi commenti critici.
Il risultato è stato dunque l’esatto opposto di quanto sperato dalle autorità nordcoreane.

Non so perché il tipo che ha caricato il film su YouTube abbia dato quel titolo al video. Ma a noi interessa il film stesso.


La musica del sabato

La Sinfonia n. 1 in Do maggiore, composta da Georges Bizet appena diciasettenne nell’autunno del 1855, è a volte soprannominata «giovanile». A differenza delle opere realmente giovanili – in generale e non in relazione a Bizet –, l’esistenza di tale sinfonia non fu mai in alcun modo pubblicizzata dall’autore: nemmeno nella corrispondenza privata. Di conseguenza, non fu nemmeno eseguita durante la sua vita. Il manoscritto, in sostanza, fu trovato tra le carte del compositore (che nel frattempo cambiarono più volte il proprietario) solo all’inizio degli anni ’30 del XX secolo. La prima esecuzione pubblica, poi, è avvenuta il 26 febbraio 1935: quasi ottant’anni dopo la composizione e sessanta dopo la morte di Bizet. In quella occasione era stata proclamata un capolavoro giovanile.

Ecco, io spero che si stacchi, prima o poi, la parola «giovanile».


Come vi ricordate, il 15 e il 16 giugno nella località alpina di Bürgenstock, vicino a Lucerna, si era tenuto il summit di pace [in Ucraina], al quale avevano partecipato quasi cento Stati. Ovviamente, l’obbiettivo (e il risultato) di tale summit non poteva essere il raggiungimento della pace: anche se la Russia fosse stata invitata (e avesse partecipato), nel migliore dei casi sarebbe stato firmato un documento bilaterale che avrebbe richiesto un lunghissimo lavoro/tempo di preparazione fuori dal summit.
L’obiettivo del summit era evidentemente quello di «fare il punto della situazione» corrente: da dove siamo partiti, dove ci troviamo ora e cosa serve per raggiungere il risultato sperato. È una cosa che periodicamente va fatta anche nelle situazioni infinitamente meno drammatiche.
Ecco, l’articolo segnalato per questo sabato racconta come le autorità ucraine valutano ciò che Kyiv è riuscita a ottenere nel corso del suddetto summit nel contesto degli obiettivi realistici del summit stesso. Perché molto probabilmente, la loro valutazione è non meno importante di tutte le analisi che possiamo fare noi o gli esperti occidentali di cui ci fediamo.


Il patto dei due emerginati

Come ho scritto pure io, il 18 giugno Putin si era recato a Pyongyang con una visita ufficiale. Il 19 giugno ha firmato con Kim Jong-un un patto di reciproca difesa. In tal senso, è possibile sottolineare due cose curiose.
In primo luogo, l’articolo 4 del patto ripete quasi completamente l’articolo 1 del Trattato di amicizia e mutua assistenza del 1961 tra l’URSS e la RPDC. Esso così recita:

Nel caso in cui una delle Parti subisca un attacco armato da parte di uno o più Stati e si trovi quindi in stato di guerra, l’altra Parte fornirà immediatamente assistenza militare e di altro tipo con tutti i mezzi a sua disposizione, in conformità con l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite e in conformità con la legislazione della Repubblica Popolare Democratica di Corea e della Federazione Russa.
La differenza più grande tra le due situazioni – quella del 1961 e quella odierna – consiste nel fatto che la Corea del Nord non è più uno Stato che ha bisogno di essere difeso dalla Russia. Questa volta è una alleanza di due rogue States di qualità molto simile.

La seconda cosa curiosa, invece, è il primo risultato già raggiunto grazie alla visita di Putin e, in una certa misura, grazie alla firma del patto: il Governo sudcoreano ha deciso di riconsiderare il divieto di trasferimenti diretti di armi alla Ucraina e di imporre sanzioni contro quattro navi, cinque organizzazioni e otto persone coinvolte nel trasporto di armi e petrolio tra la Russia e la Corea del Nord.
Ora, sicuramente, ci sarà la Cina a trattare con gli USA e l’Europa per ottenere chissà quali favori in cambio al contenimento della Russia sul campo nordcoreano, ma questo è un problema che Putin ha creato per il mondo e non per sé stesso. Lasciamo preoccuparsi dei problemi che si sta creando da solo.