L’archivio del 2023 год

A differenza di Musk

Il venerdì 13 ottobre Pavel Durov – il creatore del Telegram – ha pubblicato un post contenente le seguenti parole:

All’inizio di questa settimana, Hamas ha usato Telegram per avvertire i civili di Ashkelon di lasciare l’area prima dei loro attacchi missilistici. Chiudere il loro canale aiuterebbe a salvare vite umane o ne metterebbe in pericolo altre?

Per chi conosce il modo di operare di Hamas e/o almeno i fatti della guerra in corso, già la prima frase potrebbe sembrare molto strana: uno degli obiettivi di Hamas è sempre stato quello di colpire più civili possibile. Inoltre, i miei conoscenti residenti in Israele confermano quella cosa che per me è scontata: non sono mai stati «avvisati da Hamas» degli attacchi, quindi corrono nei rifugi per ben altri motivi. Ma controllare non fa mai male; in più volevo anche vedere con i propri occhi quel post in cui Hamas ringrazia Putin per le «parole di sostegno alla Palestina».
Ebbene, a me il canale Telegram di Hamas non si apre, al suo si vede solo la scritta «502 Bad Gateway» che nel 99,99% dei casi indica un problema sul lato server. Probabilmente – lo voglio sperare – qualcuno è riuscito a spiegare a Pavel Durov che non si collabora con i terroristi. Potevano essere stati convincenti gli investitori o altre persone, ma a me non interessa: per me conta il risultato.


Le scene simili a quella del video seguente si vedono, in questi giorni, in diverse città europee. E ci mostrano la quantità delle persone che nel migliore dei casi non conoscono il significato del termine contesto.

Per i più poveri di cervello avrei potuto precisare che nel contesto di quanto sta succedendo quelle manifestazioni sono un appoggio pubblico al terrorismo, ma non serve. Dunque mi limito a sottolineare che per qualche strano motivo è ammesso sostenere solo e proprio questa parte del terrorismo che esiste sul nostro pianeta.


La musica del sabato

Non tutti lo sanno, ma ieri c’è stato il 45-esimo anniversario di una importante scoperta scientifica: l’astrofisico Brian May, assistito dal grafico Freddie Mercury, formulò la propria tesi sul perché il nostro pianeta ruoti attorno a sé stesso:

Fat bottomed girls
You make the rockin’ world go round

Le parole, contenute nella canzone «Fat Bottomed Girls» uscita il 13 ottobre 1978, non sono tuttora state smentite da alcun altro scienziato. Decidete voi se possano essere considerate un fatto scientifico:

La canzone appena postata era stata pubblicata sul lato B del singolo «Bicycle Race» e poi inserita nell’album «Jazz» (sempre dei Queen).
Ma in qualità della seconda canzone del post musicale di oggi preferisco postare la «Don’t Stop Me Now» (dallo stesso album del 1978):

Ogni tanto mi piace ricordare il gruppo grazie al quale ho iniziato ad ascoltare il rock.
P.S.: la citazione della canzone non rispecchia le preferenze del sottoscritto ahahahaha


L’articolo segnalato per questo settimana è una piccola raccolta di testimonianze – ricevute sul posto – sull’attacco missilistico russo al villaggio ucraino di Groza il 5 ottobre. Presumo che le persone più interessate abbiano già letto e visto abbastanza dettagli «tecnicamente» bellici, dunque ora vi mancano solo le parole dirette delle persone del posto.


La velocità della reazione

Il Comitato esecutivo del Comitato olimpico internazionale ha annunciato la sospensione del Comitato olimpico russo fino a nuovo avviso. In particolare, ha dichiarato che il comitato russo ha violato la Carta olimpica quando ha incluso organizzazioni sportive delle regioni di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhya che sono sotto la giurisdizione del Comitato Olimpico Nazionale dell’Ucraina.
Evito di ripetere per l’ennesima volta quanto poco mi interessano lo sport e le Olimpiadi. Ma trovo utile e interessante mettere in evidenza la velocità dei riflessi mentali dei membri del Comitato olimpico internazionale. In sostanza, potremmo sentirci [più] autorizzati a fare tutte le battute possibili sulle capacità «intellettuali» delle persone facenti parte del mondo dello sport: come ai vecchi tempi pre-" politically correct".


L’uso dei beni congelati

Le informazioni e i commenti sulla situazione in Israele sicuramente non vi mancano, dunque io continuo a scrivere della Ucraina che non va dimenticata (come spera Putin).
Il Bloomberg scrive, citando una dichiarazione del primo ministro belga Alexandre De Croo, che il Belgio intende trasferire, l’anno prossimo, all’Ucraina 1,7 miliardi di euro ricevuti in tasse dai beni russi congelati.
Riconosco di avere letto la suddetta notizia con una enorme gioia. Non perché alla Ucraina è stata promessa una somma impercettibile da uno Stato colpito da una guerra. Sono contento perché finalmente è stato inventato (anche se non sembra una invenzione tanto difficile da elaborare) un modo di sfruttare quelle risorse che non possono e non potranno essere destinate all’Ucraina senza una sentenza – o, molto più probabilmente, tante sentenze – giudiziarie. Infatti, non si tratta solo di una questione di competenza dei singoli Stati o dell’UE, ma dei processi giudiziari lontani nel tempo, lunghi, numerosi (dedicati a tanti «lotti» dei beni statali russi) e da risultati non sempre facilmente prevedibili. Mentre i soldi servono e serviranno molto prima.
Complimenti al Governo belga. Spero che realizzi il suo piano. E, ovviamente, spero che altri Stati seguano l’esempio belga.


Uno degli obiettivi

Il governatore della Cecenia Ramzan Kadyrov voleva fortemente costruire una moschea a nome di suo padre nel luogo più sacro: a Gerusalemme. Una moschea ricca e imponente, non peggio della Cupola della Roccia. Costruirla senza badare alle spese dei soldi pubblici con i quali viene quasi interamente (e riccamente) finanziata dallo Stato federale russo la sua Repubblica. Ci aveva provato più volte, ma aveva sempre fallito: Gerusalemme non è grandissima, dunque a Kadyrov è sempre stato detto di no. Il luogo più vicino a Gerusalemme dove a Kadyrov è stato permesso di costruire una moschea è il villaggio di Abu Ghosh, a 13 chilometri dalla città.

Ma pur avendo dovuto accettare tale luogo, Kadyrov non ha abbandonato l’idea di costruire una super-moschea: ha fatto ricoprire d’oro la cupola e costruire quattro minareti al posto del normale uno… Ha pure fatto in modo che la rispettiva via di Abu Gosh venisse intitolata a Kadyrov. La Russia mica si impoverisce.

Dei dieci milioni di dollari americani spesi per la costruzione della moschea, sei erano arrivati dalla Cecenia. La mosche era stata inaugurata a marzo 2014.
Il lunedì 9 ottobre uno dei missili del Hamas ha quasi centrato la suddetta moschea. Non so se sia una forma di riconoscenza da parte dei correligionari (Hamas tenta di scegliere gli obbiettivi degli attacchi per colpire più civili possibile) o un avvertimento da parte della loro figura mitologica suprema…

Si potrebbe a questo punto scrivere un piccolo trattato sul karma, ma il concetto proviene da un’altra religione.


Induttivismo

Perché scrivere della guerra in Israele se tutti capiscono già tutto? Certo, alcuni fanno finta di non capire, ma non ho voglia di rivolgermi a loro. Mi limito dunque a supporre (avrei scritto «sperare», ma sarebbe forse in qualche modo irrispettoso nei confronti degli uccisi e catturati) che questa prova — anche se, pare, una delle più difficili della storia — venga superata da Israele secondo un piano storicamente tradizionale. Andrà tutto più o meno così:
Fase 1: Hamas e i suoi complici di vari Stati attaccano Israele da più parti e per un breve periodo ottengono pure qualche successo militare. I Paesi islamici civilmente meno sviluppati si mettono a festeggiare pubblicamente e rumorosamente e predicono l’imminente fine dei «sionisti»; i Paesi occidentali esprimono sostegno all’Israele e progettano di aiutarlo a breve.
Fase 2. L’esercito israeliano raduna le forze, inizia a valutare la situazione e a sviluppare i primi piani; Hamas e i suoi complici, di conseguenza, iniziano a prendere i primi calci nelle parti sensibili. I Paesi islamici ricominciano ad aumentare le accuse contro l’Israele per le sue «atrocità». I Paesi occidentali iniziano a chiedere a Israele di moderarsi.
Fase 3. Dopo qualche altro giorno, i terroristi si rendono conto di essere completamente fottuti e iniziano a lamentarsi molto rumorosamente. I Paesi islamici e quelli occidentali più avanzati si riuniscono nel condannare l’Israele e nel chiedere la fine dello «sterminio immotivato del popolo palestinese esclusivamente pacifico». Gli utili idioti da tutto il mondo iniziano a postare foto e video «di palestinesi che soffrono per mano di Israele».
Fase 4: L’Israele è a un passo dalla vittoria, ma la Casa Bianca consiglia in un modo motivato e insistente di fermarsi a quanto è già stato ottenuto. I terroristi sono salvi e possono iniziare a rifornirsi di nuovi razzi, a scavare nuovi tunnel, a costruire monopattini da combattimento e qualsiasi altra cosa che venga a loro in mente questa volta.
Fase 1. Vedere l’inizio del piano.


Le bandiere

Per fortuna la maggioranza delle persone ha poche occasioni nella vita (almeno, spero che tutti ne abbiano meno bisogno possibile) per poter apprezzare l’importanza di gesti di sostegno apparentemente piccoli, ma in realtà fatti al momento giusto e con uno certo stile da una persona che a sua volta si trova in una situazione abbastanza particolare. Tra le occasioni capitate a me, posso ricordare pubblicamente le parole di un collega palestinese: nei primissimi giorni della guerra in Ucraina mi ha fatto capire, con la tipica diplomazia orientale, quanto bene capisce lo stato mentale del cittadino di uno Stato che ha iniziato una guerra di m…
Tra le occasioni visibili a tutti, ora posso ricordare le bandiere israeliane esposte a Kiev:

Tutti sono liberi a inventare cosa volevo dire con questo post.


Un’altra guerra

Il Servizio Stampa delle Forze di Difesa Israeliane chiede di non diffondere le immagini di coloro che sono stati uccisi e catturati da Hamas perché si tratta di familiari di qualcuno. È una logica comprensibile, come tante altre logiche secondo le quali non andrebbero mostrate le vittime delle guerre e del terrorismo. Ma, allo stesso tempo, ogni volta mi chiedo: come si fa a trasmettere l’idea che le guerre e il terrorismo sono brutte cose se non facciamo vedere i loro effetti?

Chissà quanti altri personaggi e gruppi in giro per il mondo hanno deciso che ora, mentre l’Occidente è concentrato sulla guerra in Ucraina, si possa tentare di fare qualcosa di «straordinario».