Il presidente francese Emmanuel Macron durante la visita in Paesi Bassi ha commentato l’eventualità della fornitura degli aerei militari alla Ucraina con la frase «Nulla è vietato». Ma io vedo che la maggioranza dei leader occidentali non sono arrivati nemmeno a questo livello di prontezza.
Quello che mi consola, però, è la comprensione del fatto che tratta semplicemente di una ennesima frontiera da superare nella difesa dell’Occidente da un ometto armato e impazzito. Di frontiere superate ne abbiamo già viste tante: se vi ricordate, l’Europa e gli USA sono partiti dalla semplice disponibilità di fornire all’esercito ucraino solo i caschi, i giubbotti antiproiettili e le tende, ma progressivamente, passo dopo passo, sono arrivati ad autorizzare la fornitura dei carri armati pesanti. Con gli aerei, alla fine, succederà la stessa cosa che è già successa con i Javelin, Patriot, carri armati e tante altre cose: discuteranno per un po’, si ricorderanno (per l’ennesima volta, cose se lo dimenticassero ogni sera) che l’ometto impazzito può ormai essere fermato solo con i metodi militari, e accetteranno di fornire alla pure gli aerei.
Quello che mi preoccupa è che ogni volta ricominciano a discutere quasi da zero e quindi ci impiegano molto più tempo del normale. E quindi ogni volta io ricomincio a sentire la mancanza di Churchill.
L’archivio del gennaio 2023
Oggi non posso non constatare una ennesima banalità politologica: l’ex generale e il neoeletto presidente ceco Petr Pavel – assumerà la carica il 9 marzo – deve la propria fortuna politica quasi esclusivamente all’atteggiamento dell’attuale regime russo sulla scena internazionale. Infatti, a differenza del suo predecessore, Pavel si dichiara orientato verso l’UE e la NATO e non verso la Cina e la Russia. Più del 58% dei votanti (l’affluenza è stata del 70%) hanno apprezzato questo orientamento.
La tattica di un noto personaggio orientata verso la disunione della politica occidentale registra un nuovo fallimento rilevante…
Se non fosse successo tutto a causa della guerra in corso, mi sarei chiesto – con un tono lamentoso – perché non sia mai stato così facile fare l’analisi politica!
P.S.: il presidente ceco uscente, comunque, è un personaggio abbastanza particolare in tanti sensi.
Quasi nessun articolo e nessun video ha riportato quella caratteristica più importante del carro armato Leopard 2 che al giorno d’oggi lo distingue positivamente dall’Abrams: la sua disponibilità fisica immediata (va solo preparato all’uso e trasportato nelle zone dove serve tanto). Ma questo non significa che non dobbiamo leggere quegli articoli e vedere quei video…
P.S.: in ogni caso, le decisioni giuste e importanti non possono essere messe in pratica in un attimo. Purtroppo.
Dieci giorni fa, il 18 gennaio 2023, è morto il chitarrista e cantante statunitense David Crosby. E io, dopo alcuni ragionamenti, ho deciso di dedicare un post musicale alla sua memoria: anche se il giustificare le pubblicazioni sulla cultura con delle date e/o avvenimenti di qualsiasi genere non è una cosa che mi piace tanto. Ma la grandezza e l’importanza di David Crosby nella musica prevale su tutto, dunque faccio una eccezione.
Il primo brano scelto per oggi è la canzone «What’s Happening» del gruppo The Byrds. Si tratta di una delle prime canzoni scritte dal giovane David Crosby per il suo primo gruppo.
La seconda canzone scelta per oggi – sempre tra quelle scritte da David Crosby – è ormai del supergruppo CSN (composto da Crosby, Stills e Nash): la «Long Time Gone». Stilisticamente è più vicina alle mie preferenze.
La carriera musicale di David Crosby è stata lunga e interessante, quindi ripescare da essa solo due canzoni è stata una impresa quasi disperata. Ma almeno ho provato a onorare la sua memoria.
Per questo sabato sono finalmente – dopo non mi ricordo quanto tempo – riuscito a selezionare un testo che va un po’ oltre i soli argomenti di attualità. Oggi vi segnalo una descrizione giornalistica del percorso professionale di Valery Gerasimov, il capo di stato maggiore del ministero della Difesa russo e il nuovo comandante del raggruppamento di truppe russe in Ucraina.
Dopo mesi di guerra comandata da una sola persona ben nota a tutti voi, i vertici dell’esercito russo hanno iniziato a vedersi affidare sempre più spazio decisionale. In uno Stato normale dovrebbe funzionare sempre così, ma nel caso concreto della guerra in Ucraina io avrei preferito lo schema iniziale: in quel modo l’ideatore della invasione avrebbe perso molto prima, evitando tante nuove morti e distruzioni. Ma gli eventi sono quelli che sono, quindi informiamoci pure sugli alti ufficiali russi.
Andando a vedere cosa scrive la stampa occidentale in generale e quella italiana in particolare sugli argomenti che mi interessano, a volte mi sento costretto pubblicare degli avvertimenti importanti per i miei cari lettori. Per esempio…
I giornalisti russi responsabili (quelli che non ripubblicano ogni cosa che capita sullo schermo) e i lettori russi seri (quelli che usano la testa non solo per mangiare) sanno bene che il dare credito al personaggio di nome Ilya Ponomarev è un segnale di totale incompetenza o spregiudicatezza. Infatti, da anni – in una certa misura ancora dai tempi in cui era un deputato della Duma moderatamente di opposizione e non un esiliato politico – il tipo è noto per dei proclami e dichiarazioni scandalistici (o, se preferite, di forte impatto mediatico) che non sono basati su alcunché di concreto e/o reale. Con l’inizio della guerra in Ucraina, poi, ha evidentemente avuto una sensibile ricarica delle energie celebrali e ha iniziato a spacciarsi per il portavoce di un fantomatico «esercito» di partigiani forti, feroci e incazzati, pronti a stravolgere ogni parte – fisica o sociale – di quel meccanismo che attualmente permette allo Stato putiniano di funzionare. Dei partigiani che sarebbero già responsabili di diversi sabotaggi o eliminazione di personalità vicine al regime.
Fino a oggi tutte quelle dichiarazioni mediatiche di Ponomarev sono state smontate dai giornalisti seri o semplicemente ignorate per la loro palese stupidità. Ma in Europa, a quanto pare, non tutto lo conoscono ancora abbastanza bene…
Ho finalmente pubblicato il rapporto fotografico sulla mia visita a Clusone del 31 ottobre 2022.
La visita in questione è capitata quasi per caso: pensavo di farla più avanti, in primavera o in estate, ma in data indicata all’inizio del presente annuncio avevo dovuto terminare proprio a Clusone, per dei motivi di organizzazione stradale, un viaggio con una destinazione diversa. Ma non sono assolutamente deluso o dispiaciuto, anzi! Ora posso dire che quello a Clusone è stato uno dei miei viaggi esteticamente più belli del 2022.
Ho letto ieri che il film «Navalny» – realizzato da Daniel Roher per HBO – è stato ufficialmente nominato all’Oscar 2023 nella categoria «miglior documentario». Non sono in grado di dire quanto sia probabile la vittoria (anche perché ci sarebbe almeno un concorrente molto forte: «All the Beauty and the Bloodshed»), ma in realtà volevo solo constatare una cosa legata al cinema in un modo collaterale.
Un premio cinematografico come l’Oscar dipende sempre molto dalla moda. Dalla moda per certi argomenti del momento, per certi Stati, società o culture. Quest’anno, per esempio, c’è la moda dell’argomento del «dopo Putin», anche se esso non è ancora stato formulato in chiari termini. Ma è sicuramente molto atteso, dunque presumo che indipendentemente dai risultati della premiazione il film avrà la sua vittoria fondamentale: quella del numero delle visioni.
Mentre per ora so già che una persona ben determinata ha ricevuto un nuovo segnale: una indicazione su chi viene realmente sostenuto, appoggiato e seguito dal mondo civile. Sono sicuro che si tratta di un segnale molto fastidioso.
Capitano delle situazioni in cui mi chiedo quale uso facciano i giornalisti italiani delle proprie fonti… Per esempio…
Affermare che Andrey Medvedev, l’ex comandante della Wagner fuggito in Norvegia, sarebbe stato arrestato è una leggera semplificazione. Di fatto, è stato trasferito un centro di permanenza per gli immigrati perché non era d’accordo su alcune condizioni della propria permanenza in una abitazione «segreta» (per esempio: non poteva passeggiare attorno alla casa, fumare sul balcone o farsi la doccia con la porta chiusa). Le forze dell’ordine norvegesi, di fronte al suddetto disaccordo, avevano due scelte: lasciare andare il tipo o fermarlo e portarlo in un centro di permanenza.
Prima di essere smentito dagli avvenimenti reali, penso che la seconda scelta sia un tentativo di proteggere Medvedev e di averlo a disposizione per le eventuali indagini.
Il presidente della Duma Vyacheslav Volodin, commentando la futura fornitura europea e americana della arme offensive alla Ucraina, ha scritto sul proprio canale telegram:
Con le loro decisioni, Washington e Bruxelles stanno conducendo il mondo in una guerra terribile: un tipo di azioni militari molto diverse da quelle attuali, in cui gli attacchi vengono effettuati esclusivamente contro le infrastrutture militari e critiche utilizzate dal regime di Kiev.
Data la superiorità tecnologica delle armi russe, i politici esteri che prendono tali decisioni devono capire che questo potrebbe portare a una tragedia di proporzioni globali che distruggerebbe i loro Paesi.
Quale è il concetto chiave di tale dichiarazione? Il concetto chiave è la presunta «superiorità tecnologica delle armi russe» che fino a questo momento è rimasta invisibile agli occhi degli abitanti del nostro pianeta (a meno che non prendiamo in considerazione i cartoni animati che piacciono tanto a Putin).
Da chi è stato menzionato questo concetto? Da un funzionario di livello alto, ma non da uno di quei rappresentanti dello Stato russo che per lavoro sono chiamati a parlare con i rappresentanti degli Stati esteri.
Volodin non capisce quanto il concetto faccia ridere all’Occidente? Penso che lo capisca.
Di conseguenza, come dobbiamo reagire? In nessun modo. Oppure, volendo, fare una risata. Perché è evidente che Volodin si sta rivolgendo al pubblico interno, sta cercando di comunicare al popolo che «la Russia è comunque più forte di tutti, volendo può battere facilmente l’Occidente». Potrebbe sembrarvi strano, ma in Russia c’è ancora chi ci crede.
P.S.: i personaggi considerati all’estero un po’ più di Volodin parlano direttamente dell’uso della bomba atomica, ne parlano in un modo sempre più isterico. Ma, se ci avete fatto caso, non ne parla più il personaggio principale: non so bene il perché, forse spera ancora di apparire «quello buono che trattiene i collaboratori cattivi». Boh, non so.