Non è una grandissima sorpresa, ma ieri il Financial Times ha nominato Vladimir Zelensky la persona dell’anno 2022. Da parte mia posso aggiungere solo una cosa: prima del 24 febbraio 2022 non avrei mai immaginato che Zelensky avesse quel carattere e quella forza. Ed è bellissimo essere sorpreso in positivo.
Altrettanto scontato è il nome della anti-persona (potrei dire anche dell’antiumano) dell’anno, ma, come ha recentemente detto un noto funzionario religioso, non c’è nemmeno bisogno di nominarlo: tutti capiscono subito da soli. Però mi dispiace che nel nostro mondo esageratamente politicamente corretto non esista un premio del genere.
L’archivio del 2022 год
Nei giorni scorsi avete sicuramente letto che l’UE e i membri del G7 hanno finalmente deciso di imporre un prezzo fisso al petrolio russo. Tale prezzo inizialmente sarà di 60 dollari al barile, ma la somma è in realtà solo un dettaglio poco significativo.
Infatti, dal punto di vista economico l’idea del prezzo fisso non è proprio il massimo. Capisco benissimo l’intenzione di colpire il regime politico russo e il tentativo di non finanziare la guerra, ma il mercato del petrolio rimane sempre globale. Di conseguenza, il prezzo fisso viola le leggi del mercato, aumenta il costo dell’energia e permette agli acquirenti di guadagnare sulla aggressione russa (qualcosa del genere sarebbe successo anche con tutte le altre merci di questo mondo). Mi sembra che sarebbe molto più giusto e sensato permettere alla Russia di vendere qualsiasi quantità di petrolio al prezzo di mercato, ma a una condizione.
Tutto il petrolio russo dovrebbe essere venduto attraverso un fondo speciale, che stabilirà la redditività approssimativa della sua estrazione (più o meno 30 dollari al barile). Tale importo andrebbe trasferito sul conto delle compagnie petrolifere che hanno estratto il petrolio venduto. Altri 5 dollari ricavati dalla vendita di ogni barile andrebbero messi da parte in un conto speciale: la Russia potrà spendere il denaro accumulato su quel conto per l’acquisto di qualsiasi bene umanitario, per esempio medicinali. Tutto il rimanente dalla vendita del petrolio potrebbe essere trasferito alla Ucraina in qualità del risarcimento per i danni della guerra.
Facciamo un esempio pratico. Supponiamo che il normale prezzo di mercato di un barile del petrolio Urals sia di 65 dollari: l’Ucraina riceverà 30 dollari per ogni barile venduto dalla Russia. Si tratterrebbe non solo di una giustizia economica, ma anche di quella psicologica: i residenti del Cremlino osserveranno, con terrore e disperazione, che ogni barile venduto sta aiutando l’Ucraina e non la guerra.
Ovviamente è una soluzione meno facile di quella del prezzo fisso (ma le soluzioni facili funzionano?) e almeno in parte raggirabile (ma lo è pure quella del prezzo fisso), ma può essere in qualche modo provata.
Purtroppo, non sono (ancora) un economista di fama mondiale, ahahahahaha
Il video di oggi illustra uno dei motivi principali per i quali l’esercito russo è passato quasi completamente, nelle ultime settimane, dal combattere contro l’esercito ucraino al combattere contro la popolazione civile ucraina (distruggendo l’infrastruttura con i bombardamenti). Penso che la maggioranza dei lettori abbia – come me – letto e visto le cose del genere solo sui libri e film ambientati nella epoca della Prima guerra mondiale:
Il secondo motivo del nuovo modo di combattere è addizionale al primo: tentare di creare una nuova crisi dei profughi in Ucraina e in Europa. Ma questo è un argomento che richiede tanti testi seri.
I musicisti svizzeri Chris Krebs (violoncello) e Phil Seeholzer (chitarra) si erano conosciuti verso la metà degli anni ’90 al conservatorio di Lucerna. Nel 2006, poi, avevano fondato una società per registrare musica per film e pubblicità. E qualche altro anno più tardi si sono finalmente decisi a suonare, registrare e pubblicare la musica con i propri nomi. Così è nato il duo musicale «Mozart Heroes».
Io li ho scoperti grazie a questa interpretazione della «Nothing Else Metters» dei Metallica:
Dopo tale scoperta sono andato a sentire qualche altro esempio della musica che suonano… Ora, il secondo brano dei Mozart Heroes che potrei proporvi oggi è la quasi ipnotizzante interpretazione del tema principale della serie «Game of Thrones»:
Le persone che si sono interessate al duo possono provare a visitare il loro canale su YouTube o cercarli in altri possibili modi.
Segnalo, a tutte le persone che sono interessate allo studio un po’ più approfondito dei conflitti armati in generale e quello in Ucraina in particolare che l’istituto britannico RUSI (Royal United Services Institute) ha pubblicato una relazione – stilata assieme ai vertici dell’esercito ucraino – che analizza le prime fasi della guerra tra la Russia e l’Ucraina nel periodo dal febbraio al luglio 2022, quindi nel periodo quando le forze armate ucraine non stavano ancora conducendo delle operazioni offensive in prima linea.
La relazione è stata redatta dai ricercatori del RUSI Jack Watling e Nick Reynolds, in collaborazione con Oleksandr Danylyuk (già consulente dei vertici del Ministero della Difesa ucraino e del Servizio di Intelligence estero) e con l’ex comandante delle Truppe d’Assalto Aerotrasportate (in Italia si chiamerebbero generalmente paracadutisti) dell’Ucraina Mikhail Zabrodsky.
A qualcuno di voi potrebbe risultare una lettura interessante.
L’istituto di ricerca Pantone Color Institute ha scelto il colore dell’anno 2023: il Viva Magenta 18-1750 (il mio Photoshop dice che il codice sarebbe #bb2649).
Potete provare a indovinare la prima reazione a tale notizia del mio cervello (sì, si era pure chiesto perché la tonalità sia così chiara…).
Mentre in realtà, secondo l’Istituto, «è un nuovo rosso che si diverte con la pura gioia, incoraggiando la sperimentazione e l’espressione di sé senza limiti».
A questo punto inizio a rivalutare gli «esperti» del marketing – fino a oggi li ho sempre disprezzati – che hanno gli strumenti per salvare dalle strane figure le persone chiuse troppo bene nel proprio mondo.
Anthony Blinken dice che la NATO starebbe valutando la possibilità di investire in armamenti di epoca sovietica utilizzati dall’esercito ucraino. Tale dichiarazione rientra nella logica di due notizie che mi è già capitato di leggere in precedenza. Prima di tutto, mi è già capitato di leggere che la NATO starebbe discutendo la possibilità di investire in vecchie fabbriche nella Repubblica Ceca, in Slovacchia e in Bulgaria per riprendere la produzione di missili per i sistemi di artiglieria ucraini di epoca sovietica. In secondo luogo, alcuni Stati-membri della NATO avevano già dichiarato, in momenti diversi, di avere esaurito gli armamenti da fornire alla Ucraina. Quindi la dichiarazione di Blinken in un primo momento sembra una testimonianza di intenzioni concrete e utili (nonostante la relativa obsolescenza degli armamenti sovietici).
Quello che mi preoccupa è la tempistica: quanto tempo ci vorrà per riavviare la produzione in questione? Molto probabilmente anche secondo gli americani la guerra sarà ancora abbastanza lunga…
A volte mi capita venire a conoscenza di ricerche sociologiche/statistiche importantissime, ma poco ovvie per una buona parte dei lettori. Meno male che qualcuno ha una fantasia sufficiente per concepirle e condurle.
Oggi non riesco proprio a trattenermi dal condividere con voi i risultati dell’ultima ricerca del genere che mi è capitato di scoprire.
Ebbene, secondo l’agenzia russa «Sotsialnye seti» [«Social Networks» in russo] nel 2022 gli utenti di lingua russa dei social network hanno pubblicato diverse decine di milioni di messaggi con parolacce. Il giorno con il maggior numero di tali messaggi – 375.000 – è il 27 febbraio. Le pubblicazioni di cui sopra sono state contate sui seguenti social networks: VKontakte, Odnoklassniki, Facebook, Instagram, Twitter, YouTube, Telegram, TikTok, Ya.Zen e LiveJournal. Non è stata presa in considerazione la geolocalizzazione degli autori dei post, ma solo la lingua delle pubblicazioni.
L’uso delle parolacce nelle pubblicazioni sui social ha raggiunto il suo picco alla fine di febbraio – quando è iniziata la guerra in Ucraina –, ma in totale nel corso di quel mese ci sono stati 6,9 milioni di post con le parolacce. Nel mese successivo – marzo – la quantità dei post del genere è salita a 8,8 milioni.
Per il mese di aprile sono stati contati 7,7 milioni di post contenenti parolacce: i picchi si sono registrati nei giorni del 4, del 6 e del 14 aprile: quando sono state diffuse le notizie degli omicidi a Bucha, della morte del leader del partito russo LDPR Vladimir Zhirinovsky (so che negli ultimi trent’anni molti di voi hanno sentito di quel personaggio) e dell’affondamento dell’incrociatore missilistico russo «Moskva».
Tra i mesi di maggio e agosto il numero dei post con le parolacce è variato tra i 6,3 milioni e i 6,9 milioni. A settembre sono stati pubblicati 6,4 milioni di post di questo tipo, di cui 250.000 il 21 settembre: il giorno in cui è stata annunciata la mobilitazione «parziale» dei civili. Dopo l’esplosione del ponte di Crimea, l’8 ottobre, gli utenti hanno pubblicato 225.000 post contenenti le parolacce. In totale, nel mese di ottobre sono stati scritti 6,8 milioni di post di questo tipo.
Ecco, leggendo dei risultati che ha mostrato la suddetta ricerca mi sono sorpreso, in un primo momento, del fatto che la reazione popolare più massiccia si sia manifestata solo il 27 febbraio e non il 24 (il primo giorno della aggressione contro l’Ucraina). Ma poi mi sono ricordato la mia reazione personale e la reazione di alcuni miei amici: effettivamente, nei primi giorni della guerra le teste erano in un certo senso bloccate dallo shock. La gente non riusciva a credere che una ********* del genere fosse realmente possibile, sperava di svegliarsi dall’incubo, stava cercando di capire cosa ***** stesse succedendo e quanto possa essere duraturo e serio. Solo dopo alcuni giorni abbiamo riavuto la capacità di tradurre le emozioni – e le prime considerazioni – in frasi comprensibili, anche se piene di lessico poco serio.
Di conseguenza, il conteggio delle parolacce mi sembra un buon metodo quantitativo per valutare la reazione dei russi alla «politica» putiniana.
Ieri sera ho letto che il dizionario americano Merriam-Webster ha nominato il termine «gaslighting» la parola dell’anno 2022. Solo grazie a tale notizia ho scoperto la parola stessa, seppure il dizionario sostiene che la ricerca del suo significato sia cresciuta del 1740% rispetto al 2021…
La spiegazione del termine fornita dal Merriam-Webster è questa:
psychological manipulation of a person usually over an extended period of time that causes the victim to question the validity of their own thoughts, perception of reality, or memories and typically leads to confusion, loss of confidence and self-esteem, uncertainty of one’s emotional or mental stability, and a dependency on the perpetrator
A questo punto non posso fare altro che accettare il fatto della esistenza della parola. Anche perché da oltre nove mesi vedo verificarsi dei fenomeni simili a quello descritto nelle teste delle persone concrete. Ora devo solo ricordarmi il nome «scientifico» di ciò che sto osservando ahahaha
Voi, intanto, potete leggere l’intero articolo – non è lungo! – a cui porta il link riportato sopra.
Oggi il Consiglio ha adottato all’unanimità la decisione di aggiungere la violazione delle misure restrittive (nel linguaggio più comune e umano si chiamano sanzioni) all’elenco dei «reati dell’UE». Dunque, ora i tentativi di raggirare le sanzioni entreranno, quasi sicuramente, in una buona compagnia: il terrorismo, il traffico degli esseri umani, lo sfruttamento sessuale di donne e bambini, il traffico di droga e armi, il riciclaggio di denaro, la corruzione, la contraffazione di valuta, la criminalità informatica e la criminalità organizzata.
Considerando il contesto nel quale solitamente vengono adottate le sanzioni, la suddetta notizia diventa però meno comica. Il dettaglio che mi interessa maggiormente è la definizione che verrà data al nuovo reato: le sanzioni europee (e non solo europee) sono talmente diverse tra esse (e appartengono a ambiti molto diversi) che non riesco a immaginare una norma unica e specifica. Di conseguenza, ora sono proprio in attesa di osservare tanta comicità pseudo-giuridica nei prossimi mesi.