L’archivio del 2022 год

Con 49 anni di anticipo

Non so se lo sapete già. Probabilmente lo sapete, ma non in tutti i dettagli…
In sintesi: nella natura esiste il cartone animato sovietico «I tesori delle navi naufragate» («Cокровища затонувших кораблей») uscito nel lontano 1973. Fino a poco fa non è stato famoso nemmeno in Russia; io non mi ricordo proprio di averlo visto da piccolo, quindi non escludo che non sia mai successo. Ma in questa sede ci interessa una scena concreta di quel cartone. La scena nella quale tre ragazzi di età scolastica esplorano i fondali marini a bordo di un batiscafo chiamato «Nettuno 25» («Нептун 25») e trovano una nave militare tedesca affondata durante la Seconda guerra mondiale:

Ecco, per qualche stranissimo e incomprensibilissimo motivo l’intero cartone è stato bloccato, per chi tenta di accedervi dal territorio russo, sul canale Youtube della casa produttrice del cartone stesso. Le persone cattive dicono che il motivo reale sarebbe il nome dei razzi ucraini «Nettuno» che hanno fatto affondare l’incrociatore «Moskva»… Ma noi cosa dobbiamo pensare di fronte a queste voci?..


La musica del sabato

Probabilmente è arrivato il momento di fare un nuovo post musicale legato alla guerra in Ucraina.
Inizierei con i Pink Floyd che nell’ambito del grande progetto internazionale «Stand Up for Ukraine» hanno pubblicato la loro prima canzone nuova dal 1994: «Hey Hey Rise Up». Nella composizione viene utilizzato un frammento vocale cantato dal musicista ucraino Andriy Hlyvnyuk (del gruppo ucraino Boombox) in Piazza Sofia a Kiev. In questo ultimo caso si tratta della canzone «Oy u luzi chervona kalyna». Il titolo della canzone dei Pink Floyd si riferisce al verso della suddetta canzone «A mi našu slavnu Ukrajinu, gej, gej, rozveselimo!».

La seconda canzone del post odierno è la vecchia (del 1985) e ben nota «Russians» di Sting. L’autore ha recentemente dichiarato che non avrebbe mai immaginato che questo brano potesse tornare a essere attuale. E, invece, ora riprende a cantarlo… Ma io pubblico una sua vecchia (e classica) interpretazione:

Ecco, per oggi è così…


Ora che lo so, mi sembra una notizia logica e facilmente prevedibile, anche se prima non ci avevo proprio pensato a questo aspetto…
Il servizio Google Maps ha reso visualizzabili – nella massima risoluzione – le immagini satellitari delle strutture strategiche e militari situate sul territorio russo. Ora la risoluzione delle immagini raggiunge 0,5 metri per pixel, mentre prima la qualità era notevolmente più bassa (quando si poteva proprio parlare della qualità).
Tra una molteplicità di luoghi è possibile vedere, per esempio, le immagini satellitari dell’incrociatore portaerei «Admiral Kuznetsov» (non so se conoscete le sue avventure ridicole relativamente recenti, ahahaha), del caccia Su-57, della base aerea vicino a Kursk…
Le persone più interessate all’argomento appena sollevato possono dedicare questo weekend lungo alla ricerca dei luoghi più interessanti (se non sapete proprio da dove iniziare, pensate ai possibili luoghi di posizionamento delle navi militari), mentre io pubblico solo alcuni esempi concreti un po’ banali.
L’incrociatore portaerei «Admiral Kuznetsov»:

Una base di stoccaggio di munizioni nucleari vicino a Murmansk:
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Scaricare la Wikipedia (e non solo)

Da quasi due mesi in Russia si discute – tra le varie cose – anche dell’accesso libero all’internet. Sono in tanti coloro che temono la peggiore delle ipotesi possibili: la separazione fisica (la «rottura del cavo») del territorio russo dall’internet globale. Tale ipotesi nasce dalla osservazione dei continui tentativi del governo russo di limitare – fortunatamente per ora con dei scarsi risultati – l’accesso ai siti e ai social networks dove vengono diffuse le notizie / informazioni sgradite al governo stesso.
Proprio grazie alle discussioni su tali tematiche (che avevo già tentato di commentare) mi sono ricordato di un progetto interessante e utile che esiste e continua a essere sviluppato dal 2006: il Kiwix.
Nato in qualità di uno strumento per scaricare i contenuti della Wikipedia – singoli articoli o intere categorie tematiche – ora il Kiwix funziona con vari tipi dei siti web. Può essere utilizzato su un computer o su un dispositivo mobile: in ogni caso bisogna scaricare dal sito ufficiale il programma / l’app compatibile con il proprio sistema operativo (oppure l’estensione per il proprio browser preferito).
A questo punto un lettore medio potrebbe farmi una domanda assolutamente logica: perché dovrei scaricarmi i contenuti dei siti se posso consultarli online, senza perdermi gli aggiornamenti e occupare la memoria del computer o del telefono?
Ebbene, una cosa del genere potrebbe servire nelle situazioni particolari: per esempio, se dovete fare un viaggio in una zona con la connessione debole (o addirittura assente) o il roaming costoso. Vi preparate scaricando i contenuti potenzialmente utili per il lavoro, lo studio o le letture personali e viaggiate tranquilli!
Di conseguenza, le persone che non escludono l’eventualità di avere bisogno di una cosa del genere, possono serenamente prendere nota di quanto ho appena raccontato.


Tirare le somme

A volte capisco che bisogna scrivere anche qualcosa di positivo, quindi…
Oggi la regina Elisabetta II del Regno Unito compie 96 anni.
Il 6 febbraio erano decorsi i primi settant’anni del suo regno, mentre il 2 giugno dell’anno prossimo ci saranno i settant’anni dal giorno della sua incoronazione. Ovviamente, so che i riferimenti all’età di ogni signora sono spesso malvisti, quindi mi limito a constatare solo un altro fatto statistico: alla data odierna Elisabetta II sta regnando da 25.642 giorni, quindi da più tempo dei suoi padre, zio, nonno e bisnonno messi insieme.
Io, da osservatore esterno, spero tanto che continui a battere altri record (anche perché i successori non sembrano tanto… no, lascio almeno il giorno del compleanno libero da certe espressioni sui discendenti).

FSM save the Queen.
Auguri alla regina.


Ubriacarsi per la pace

Chi ha bisogno di una giustificazione nobile e credibile per ubriacarsi, ora ha la possibilità di dire: sto bevendo per sostenere l’Ucraina!
Infatti, qualche settimana fa in Svizzera è partita la produzione della vodka che in periodo iniziale si chiamava «VODKA ZELENSKY», ma poi è stata rinominata in più universale «VODKA 4 PEACE». La causa sostenuta dai produttori è però sempre la stessa:

VODKA 4 PEACE was founded by a group of peace-loving individuals to help Ukraine and Ukrainians. 100% of our profits are donated to support Ukrainians in need and to help to rebuild the country. For immediate help, at least 5 CHF/EUR/GBP per bottle sold are directly donated to selected NGOs in Ukraine. #DrinkForPeace is a campaign to bring awareness and collect funds to help rebuilding Ukraine.

Ora sul sito del produttore sono diponibili entrambe le versioni con il design delle etichette facilmente riconoscibile e interpretabile. Tutti gli interessati si affrettino a comprare e a ubriacarsi per la giusta causa (finalmente!).

Io, personalmente, non sono un bevitore, ma solo un osservatore esterno. Quindi mi sento in dovere di avvisare i lettori del fatto che i suddetti produttori svizzeri sembrano poco informati sulle tradizioni alcoliche ucraine. Infatti, in ucraino la vodka si chiama horilka (горілка): l’uso di questo termine mi sembra molto più adatto per la causa, anche se capisco che la parola vodka è infinitamente più conosciuta – e quindi più vendibile – tra i potenziali consumatori. Al di fuori dall’Ucraina, poi, con la parola horilka viene spesso erroneamente definita la vodka con l’aggiunta del pepe («pertsovka»), ma questo è un altro grande argomento…


La definizione dell’eroismo

Anche oggi provo ad aggiungere qualche elemento interessante al ritratto di Vladimir Putin…
Non so se vi sia capitato di leggerlo da qualche parte, ma ieri Putin ha ufficialmente concesso alla 64a Brigata motorizzata indipendente (una formazione tattica dell’esercito) il titolo onorario di «Brigata delle guardie».
Il testo del decreto presidenziale, tra l’altro, dice:

Per l’eroismo e il coraggio di massa, la fermezza e l’audacia dimostrati dal personale della brigata in azioni di combattimento per difendere la Patria e gli interessi dello Stato nei conflitti armati, risolvo: assegnare alla 64a Brigata Motorizzata Indipendente il titolo onorifico di «Brigata delle Guardie» e d’ora in poi di chiamarla 64a Brigata Motorizzata Indipendente delle Guardie.

Molto probabilmente sarete sorpresi a scoprire che si tratta della Brigata che ha operato sul territorio di Bucha prima del ritiro delle truppe russe dai territori vicini a Kiev.
Se avete letto e visto almeno una minima parte delle testimonianze arrivati da Bucha dall’inizio di aprile, ora sapete in cosa consistono – secondo Vladimir Putin – l’eroismo, il coraggio, la fermezza e l’audacia.
Ehm… so che in Italia esistono [ancora] dei putiniani convinti…
No, ci ho ripensato: non ho proprio voglia di vedere o sentire la loro reazione…


Le illuminazioni

Ora che più o meno tutti hanno letto la (o sentito parlare della) intervista di Mario Draghi pubblicata ieri, posso dire che nel mondo c’è almeno una persona in più che ha finalmente capito tutto. Perché questa frase è un ritratto sintetico ma preciso di Vladimir Putin:

Comincio a pensare che abbiano ragione coloro che dicono: è inutile che gli parliate, si perde solo tempo.

Dopo averla letta, mi sono improvvisamente ricordato delle parole di Angela Merkel sullo stesso personaggio, dette – come sostengono i giornalisti – a Barak Obama: «non sono sicura che Putin abbia mantenuto il contatto con la realtà». Quel commento era stato pronunciato all’inizio di marzo del 2014, dopo una conversazione telefonica tra Merkel e Putin dovuta alla invasione russa della Crimea (la quale era in corso proprio in quel periodo).
Aspettiamo altri otto anni per la prossima illuminazione? O acceleriamo un po’ il ritmo?


Promessa quasi mantenuta

Non sono mai stato un fan della canzone «Imagine» di John Lennon. In più, da anni sono abbastanza infastidito dal fatto che sia cantata o riprodotta nelle occasioni più varie in qualità di un presunto simbolo universale di pace e chissà quali altre cose. Quindi la mia indifferenza verso una opera musicale mediocre sta rischiando di trasformarsi nell’odio. Non mi piace questo rischio…
Di conseguenza, pubblico l’interpretazione della canzone di Julian Lennon (il figlio di John) nella video-rubrica domenicale – e non quella musicale del sabato – solo per una questione di cronaca. Julian aveva promesso di cantare questa canzone solo nel caso della fine del mondo e, direi, ha quasi (spero che sia quasi) mantenuto la promessa.

Il video è stato pubblicato nell’ambito della campagna «Stand Up for Ukraine», della quale avete sicuramente sentito parlare.


La musica del sabato

Il compositore Pierre Boulez per molti anni è stato uno dei maggiori esponenti dell’avanguardia musicale francese. Non so se questo aspetto abbia realmente favorito la sua popolarità nel senso tradizionale: la musica che componeva poteva spesso sembrare – per l’orecchio di uno ascoltatore medio – troppo «particolare» e quindi troppo difficile. Di conseguenza, al largo pubblico Pierre Boulez è più noto in qualità del direttore d’orchestra: un altro ambito dove ha raggiunto dei livelli notevoli.
Ma io, come al solito, preferisco comunque dedicare il post musicale alle opere originali («primarie») dell’artista, quindi per oggi ho selezionato le seguenti due composizioni di Pierre Boulez…
Inizierei con il «Dialogue de l’ombre double» per il clarinetto e gli strumenti elettronici (composto negli anni 1982–1985; lo stesso compositore aveva successivamente creato una versione anche per il fagotto):

E poi aggiungo la Sonata n. 2 per il pianoforte (composta nel 1948), una delle composizioni più nota tra quelle tipiche dello stile di Pierre Boulez:

Alla sua attività da direttore d’orchestra ci tornerò più tardi…