L’archivio del 2022 год

Non indispensabile, ma utile

Dire che «nella politica nessuno è indispensabile» è forse il modo migliore di uscire per scelta degli altri dalla battaglia contro il principale rogue state dei giorni nostri: perché il presidente di quello Stato non riesce proprio a trovare il coraggio di staccarsi dal proprio incarico. Boris Johnson, a modo suo, è anche egli un politico molto, molto particolare (almeno perché spesso ci ha fatti divertire un po’), ma negli ultimi mesi mi è sembrato il leader mondiale con le idee più chiare e sensate sulla situazione internazionale. Quindi in seguito all’annuncio delle sue dimissioni lo vorrei salutare bene.
Per esempio, posso pubblicare questa raccolta video dei discorsi sulle dimissioni degli ultimi premier del Regno Unito:


La musica del sabato

Il musicista e compositore jazz statunitense Pee Wee Ellis è diventato noto per la sua partecipazione, negli anni ’60, della James Brown’ band. Ma pure negli oltre quarant’anni della propria carriera musicale successiva ha composto, suonato e registrato tanta musica interessante. È certamente impossibile farne un riassunto valido in un solo post, quindi tento di fornire solo due esempi belli.
Il primo brano scelto per oggi è lo strumentale «The Chicken», pubblicato nel 1969 sul lato B del singolo «The popcorn» di James Brown:

Il secondo brano di oggi è «Bon Bonn» (dall’album «Tenoration» del 2011), pubblicato ormai verso la fine della carriera musicale di Pee Wee Ellis:

È uno dei musicisti ai quali, molto probabilmente, tornerò ancora e più di una volta.


Dal momento dell’inizio della guerra Charkiv è rimasta una delle città più colpite dell’Ucraina. A causa dei regolari attacchi aerei e della sua vicinanza alla linea del fronte, a Charkiv vige il regime perenne del blackout e del coprifuoco. Le autorità hanno chiesto ai residenti di accendere le luci nei loro appartamenti il meno possibile e pure l’illuminazione stradale è stata lasciata spenta in tutto il periodo della guerra. Di conseguenza, nelle condizioni del cielo sereno di notte è possibile vedere non solo migliaia di stelle sopra la città, ma pure la Via Lattea. Il residente di Charkiv Pavlo Pakhomenko, un fotografo e appassionato di astronomia, ha deciso di approfittare di questa opportunità per fotografare la città notturna senza l’inquinamento luminoso.
Sul proprio instagram Pavlo Pakhomenko ha scritto:

Per anni ho sognato di fare le foto del genere, sperando in una interruzione programmata della energia elettrica o di una azione educativa pianificata. Purtroppo, il «genio del male» ha esaudito il mio desiderio nel modo più sgradevole: attraverso la guerra. Il mio nuovo sogno è che dopo la Vittoria, ogni anno alla fine di febbraio, in una notte limpida e senza luna, le luci vengano spente per un’ora e tutti escano per le strade a guardare le stelle e a ricordare tutti coloro che la guerra ci ha portato via.

E ora posto alcune di quelle foto:
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Non si era accorto

Ogni volta che vedo arrivare, in un periodo di tempo breve, due notizie così complementari, mi diverto tantissimo.
La prima notizia è molto diplomatica. I ministri degli Esteri del G20 riuniti a Bali hanno rinunciato alla tradizionale foto di gruppo per evitare di comparire sulla stessa immagine con il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. Il Ministero degli Esteri russo non ha commentato la notizia. Allo stesso tempo, i rappresentanti degli Stati del G7 presenti a Bali si sono rifiutati di partecipare pure alla cena di benvenuto (tenutasi il 7 luglio) a causa della presenza di Lavrov. Maria Zakharova, la portavoce del Ministero degli Esteri russo, ha dichiarato che Lavrov «non si era accorto della assenza di boicottatori».
La seconda notizia è, invece, molto «umana».
Il Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha deciso di lasciare la riunione ministeriale del G20 a Bali prima del previsto: non parteciperà al pranzo ufficiale e alla sessione di lavoro pomeridiana. Ha lasciato la sala della sessione subito dopo il proprio discorso e ha evitato di rispondere alle domande del ministro degli Esteri tedesco Annalena Berbock.
Come potete facilmente notare, la seconda notizia costituisce un bellissimo commento alla prima. Infatti, si vede subito che Lavrov non si era proprio accorto di essere evitato dai rappresentanti di tutti gli Stati più seri, ahahahaha
Beh, tanti anni fa era un diplomatico vero e serio, quindi forse qualcosa capisce ancora…


Che strana serie

Mentre in Europa stanno pensando al come liberarsi dalla dipendenza dal gas e dal petrolio russi, alla Gazprom continuano a succedere delle cose strane. Strane e, soprattutto, apparentemente connesse tra loro.
Ieri, il 6 luglio, è stato trovato nella periferia di San Pietroburgo il corpo di Yuri Voronov (61 anni), il capo della compagnia di trasporti Astra Shipping (coinvolta nei contratti artici di Gazprom). Voronov è stato trovato in una piscina, ucciso con un colpo alla testa. Accanto al corpo è stata trovata una pistola «Grand Power», la quale è in realtà una arma traumatica.
Prima, a gennaio, il 60-enne Leonid Shulman, un ex dirigente della «Gazprom Transgaz», si è suicidato in un cottage vicino a San Pietroburgo, lasciando un biglietto d’addio.
Il 25 febbraio Alexander Tyulyakov (61 anni), il vicedirettore generale del Centro unificato per la sicurezza aziendale della Gazprom, è stato trovato morto nello stesso villaggio. In precedenza, aveva ricoperto la carica del vice-direttore generale per la sicurezza aziendale e le risorse umane alla «Gazprom Transgaz San Pietroburgo», che esportava e trasportava carburante in diverse regioni russe. La polizia ha stabilito in via preliminare che l’uomo si è suicidato. Accanto al suo corpo c’era un biglietto con un messaggio.
Il 18 aprile l’ex vice-presidente del Gazprombank Vladislav Avaev, sua figlia e sua moglie sono stati trovati morti a Mosca. I corpi sono stati trovati in un appartamento da una parente che non riusciva a contattare gli Avaev da diversi giorni. Secondo la versione preliminare degli investigatori, Avaev avrebbe sparato alla moglie e alla figlia di 13 anni con una pistola e poi si è ucciso. La polizia è giunta a questa conclusione perché l’arma era nelle mani di Avaev.
Il 21 aprile l’ex top manager della «Novatek» (una azienda con la partecipazione della Gazprom, si occupa della estrazione del gas) Sergey Protosenya, sua moglie e sua figlia sono stati trovati morti in Spagna. I loro corpi sono stati trovati in una casa di Lloret de Mar, nella provincia di Girona. La polizia stava valutando l’ipotesi che Protosenya potesse aver ucciso la moglie e la figlia e poi essersi suicidato.
In un futuro non tanto lontano questa serie delle morti potrebbe esserci spiegata con il tentativo – fatto dagli «ucraini cattivi» – di compromettere l’attività della principale industria russa.
Ma io, in attesa delle spiegazioni più serie (per le quali prevedo delle attese paragonabili alla durata della vita di un noto politico), non posso non osservare una interessante somiglianza. La somiglianza con gli anni ’90, il periodo in cui gli imprenditori russi si eliminavano (fisicamente) a vicenda, pagando la polizia per la non interferenza. Questo è uno dei principali aspetti degli anni ’90 che viene da anni utilizzato dalla propaganda statale russa per illustrare i presunti vantaggi dell’attuale regime.


Distinguere le cause

Il presidente della Duma Vyacheslav Volodin ha scelto bene il momento e ha dichiarato (citando l’economista americano Jeffrey Sachs) che gli USA dovrebbero risarcire i Paesi colpiti dalla pandemia del coronavirus perché le autorità statunitensi potrebbero essere coinvolte nella diffusione del virus. L’accusa si basa sulla ipotesi che il virus della SARS-CoV-2 possa essere stato creato in un laboratorio biologico statunitense. Da anni – sì, ormai da anni – sappiamo che non ci sono prove a sostegno della teoria della origine artificiale del coronavirus.
Come succede quotidianamente in Russia, anche la dichiarazione appena menzionata di Volodin ha solo un semplice obiettivo: pronunciarsi in qualche modo contro gli USA per sottolineare di essere «dalla parte giusta». Di conseguenza, sarebbe una ennesima stronzata non degna di attenzione.
Ma io ne vorrei approfittare per ricordare: con l’inizio della guerra in Ucraina il mondo si è dimenticato abbastanza facilmente il periodo della pandemia e tutte le conseguenze economiche dei vari relativi lockdown. Vedo tantissime persone che attribuiscono la colpa della crisi corrente esclusivamente alla guerra e alle sanzioni contro Putin. Di conseguenza, sottolineo che bisogna fare uno sforzo mentale e ricordarsi di fare una distinzione tra i motivi delle difficoltà economiche attuali. Per esempio: l’inflazione è dovuta prevalentemente alle misure di sostegno delle economie durante la pandemia, mentre l’aumento dei prezzi del gas e del petrolio è invece dovuto alla guerra. Oppure: la carenza del grano in certe zone del mondo è dovuta alla logistica rovinata durante la pandemia e non perché meno del 3% del grano mondiale è bloccato in Ucraina.
Naturalmente, tutto questo non giustifica Vyacheslav Volodin, la guerra i complottisti vari.


Il doppio taglio

Non so se tutti abbiano già letto di una nuova grande vittoria del «tattico geniale» (ahahaha, ormai posso iniziare a pubblicare una serie di post specifici sull’argomento). Questa volta mi riferisco all’uso del gas naturale in qualità di una arma economica contro l’Occidente.
Ebbene, il giugno è stato il primo mese nella storia – praticamente dagli anni ’70 del secolo scorso – in cui l’UE ha importato più gas sotto forma di GNL dagli Stati Uniti che attraverso i gasdotti dalla Russia.

Ma dato che quasi sicuramente ve ne siete già accorti tutti, posso aggiungere qualche altra piccola osservazione utile, anche se non tanto sconosciuta. In sostanza, in questo periodo la Gazprom si sta autocancellando dal mercato europeo. In parte questo fenomeno è dovuto alla volontà di Putin di ricevere i pagamenti in rubli, in parte a causa delle sanzioni occidentali e in parte a causa delle «sanzioni di risposta» russe. Il risultato di tutto questo è molto curioso:
1) gli Stati europei hanno deciso – logicamente – di porre fine alla dipendenza dalle risorse naturali russe, ma si sono rese conto di realizzare tale progetto in pochi mesi: di conseguenza, i prezzi sono cresciuti bruscamente;
2) la Gazprom (tradotto in italiano parlato significa Putin) ha deciso di non sfruttare la situazione: anzi, insiste nel ridimensionare la propria posizione sul mercato europeo per non incassare troppo.
Ed ecco che è arrivato il momento della domanda di fine capitolo: contro chi viene utilizzata la famosa arma economica?
Proviamo a rispondere senza ridere.


Le soluzioni creative

Mi era già capitato di scrivere del molto «divertente» trucco del Comune di Mosca: dedicare il pezzo della via in cui si trova l’ambasciata statunitense alla cosiddetta Repubblica Popolare di Donetsk. Il trucco, ovviamente, aveva per l’obiettivo costringere i diplomatici americani a un mezzo-riconoscimento – tramite l’indicazione del nuovo indirizzo sui documenti ufficiali – della entità territoriale affiliata alla Russia.
Ma gli americani hanno dimostrato di avere una buona fantasia e abbastanza senso dello humor. Ora indicano, sui documenti e sul sito ufficiale della ambasciata, non l’indirizzo ma le coordinate:

Respect!


Un’altra visita

Secondo me un giorno, dopo la fine della guerra, uscirà il film a parte con le immagini di tutte le personalità che in questo periodo hanno visitato Zelensky per dare un supporto morale e promettere il sostegno più o meno materiale. Mentre per ora è solo una serie, fatta di «puntate» brevi. Anche su questo blog.

Richard Branson, in particolare, teoricamente avrebbe anche potuto finanziare la soluzione di molti problemi materiali dell’esercito ucraino ma, essendo un privato e non uno Stato, non ha la possibilità tecnica di farlo. Quindi aiuterà (e sicuramente investirà) ai tempi della ricostruzione della Ucraina.
Chissà quando gli investitori occidentali torneranno a pieno regime nella economia dell’attuale aggressore. Forse molto più tardi della fine dei combattimenti.


La musica del sabato

Il compositore e pianista francese Erik Satie fu – e in un certo senso rimane ancora oggi – un personaggio molto particolare del mondo musicale. Pur essendo stato un autodidatta (per due volte fu escluso dal conservatorio parigino a causa degli scarsi risultati accademici), riuscì a diventare uno dei riformatori della musica del primo quarto del XX secolo. Così, per esempio, fu il fondatore o precursore delle numerose correnti musicali: l’impressionismo, il primitivismo, il costruttivismo, il neoclassicismo e il minimalismo. Inoltre, alla fine degli anni ’10 del XX secolo inventò il genere della «musica d’arredamento» (musique d’ameublement): quella musica – ora tipica dei negozi e delle mostre – che «non ha bisogno di essere ascoltata» perché fatta di melodie semplici e discrete che vengono ripetute centinaia (se non migliaia) di volte senza pause.
Allo stesso tempo, nei primi cinquant’anni della propria vita Satie fu praticamente sconosciuto al grande pubblico: sarcastico, acrimonioso e ritirato, visse e lavorò lontano dagli ambienti musicali francesi dell’epoca. Divenne dunque ampiamente noto solo grazie a Maurice Ravel, il quale organizzò nel 1911 una serie di concerti di Satie e lo presentò agli editori giusti. Proprio dopo questi fortunati eventi iniziò il periodo di contatto con i più famosi compositori a egli contemporanei e di una certa influenza sui loro stili di comporre la musica.
Tra le importanti composizioni del tardo periodo fortunato di Satie ho pensato di selezionarne, per oggi, una neoclassica. Quindi posto la dramma sinfonica in tre movimenti «Socrate», scritta negli anni 1917–1918 sulla base di tre «Dialoghi» di Platone.

Anche se capisco che nonostante tutta la sua apparente semplicità, a qualcuno potrebbe sembrare pesante…