L’archivio del 2 luglio 2022

La musica del sabato

Il compositore e pianista francese Erik Satie fu – e in un certo senso rimane ancora oggi – un personaggio molto particolare del mondo musicale. Pur essendo stato un autodidatta (per due volte fu escluso dal conservatorio parigino a causa degli scarsi risultati accademici), riuscì a diventare uno dei riformatori della musica del primo quarto del XX secolo. Così, per esempio, fu il fondatore o precursore delle numerose correnti musicali: l’impressionismo, il primitivismo, il costruttivismo, il neoclassicismo e il minimalismo. Inoltre, alla fine degli anni ’10 del XX secolo inventò il genere della «musica d’arredamento» (musique d’ameublement): quella musica – ora tipica dei negozi e delle mostre – che «non ha bisogno di essere ascoltata» perché fatta di melodie semplici e discrete che vengono ripetute centinaia (se non migliaia) di volte senza pause.
Allo stesso tempo, nei primi cinquant’anni della propria vita Satie fu praticamente sconosciuto al grande pubblico: sarcastico, acrimonioso e ritirato, visse e lavorò lontano dagli ambienti musicali francesi dell’epoca. Divenne dunque ampiamente noto solo grazie a Maurice Ravel, il quale organizzò nel 1911 una serie di concerti di Satie e lo presentò agli editori giusti. Proprio dopo questi fortunati eventi iniziò il periodo di contatto con i più famosi compositori a egli contemporanei e di una certa influenza sui loro stili di comporre la musica.
Tra le importanti composizioni del tardo periodo fortunato di Satie ho pensato di selezionarne, per oggi, una neoclassica. Quindi posto la dramma sinfonica in tre movimenti «Socrate», scritta negli anni 1917–1918 sulla base di tre «Dialoghi» di Platone.

Anche se capisco che nonostante tutta la sua apparente semplicità, a qualcuno potrebbe sembrare pesante…


Il mercoledì 29 giugno la Missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha pubblicato il primo rapporto sulle violazioni dei diritti umani durante la guerra in Ucraina. Nel documento vengono elencati i dati raccolti dal 24 febbraio al 15 maggio 2022. La maggior parte dei casi ai quali è dedicato il rapporto si è verificata in aree controllate dalle forze armate della Federazione Russa, ma ci sono stati anche casi in aree controllate dal governo ucraino.
Io non tento di riassumere il documento menzionato: le persone realmente interessate potranno leggere, facilmente, almeno le sue parti di maggiore interesse.
Per ora sottolineo solo che l’assurdità del solo tentativo di parlare dei diritti umani durante la guerra è relativa. Infatti, solo il processo di raccolta dei singoli casi concreti può aiutare, in un mondo organizzato come il nostro, a elaborare una base di prove per il/i futuro/i tribunale/i internazionale o nazionale. Le prove dei crimini di qualsiasi genere devono essere raccolte subito, finché sono «fresche»: non alterate o distrutte. Di conseguenza, possiamo constatare che l’ONU ha fatto un piccolo passo iniziale, raccogliendo una parte dei casi — sicuramente e purtroppo solo una piccola parte — sui quali verranno in futuro svolte tutte le indagini necessarie.
Potete iniziare a leggere già ora per quali fatti verranno giudicati gli esecutori e i loro mandanti (i nomi dei principali di questi ultimi vi sono già noti).