Il duo country-rock statunitense The Everly Brothers fu particolarmente famoso e popolare nel primo perido della propria attività: dal 1956 (l’anno dell’esordio) al 1963 (l’anno in cui i fratelli Phil e Don furono chiamati alla marina militare USA). La stilistica del duo influenzò diversi gruppi famosi dei decenni successivi: in particolare (secondo me) il ben noto anche a voi duo Simon and Gurfunkel (il quale, però, è diventato meritatamente famoso senza imitare cecamente i protagonisti del mio post di oggi).
Ricordando i gruppi di una simile popolarità e influenza, ma allo stesso tempo anche datati (quest’anno The Everly Brothers avrebbero festeggiato 66 anni di attività), è sempre ammissibile postare anche le loro canzoni più famose: c’è sempre qualcuno che non se le ricorda o addirittura non conosce. Quindi per il post musicale di oggi ho scelto le seguenti due canzoni de The Everly Brothers.
La prima è la «Bye Bye Love» (dall’album «The Everly Brothers» del 1957). Si tratta del secondo singolo del gruppo nel senso cronologico e della prima loro canzone diventata popolare.
La seconda canzone selezionata per oggi è la «Cathy’s Clown» (dall’album «A Date with the Everly Brothers» del 1960). Questa è stata la prima canzone pubblicata dallo studio americano Warner Bros. Records in UK; nel 1963 The Beatles avevano arrangiato la parte vocale di «Please Please Me» seguendo l’esempio di questa canzone.
È abbastanza curioso ricordarsi del fatto che non troppo tempo fa (certo, relativamente) questa era la musica giovanile alla moda.
L’archivio del 8 gennaio 2022
Branson DeCou nacque nel 1892 a Philadelphia (in Pennsylvania, USA). Durante gli studi al Stevens Institute of Technology si interessò seriamente alla fotografia e, essendo stato motivato dal successo delle sue prime opere, abbandonò gli studi dopo appena un anno per iniziare a girare il mondo con la macchina fotografica. Nel periodo tra il 1915 e il 1941 riuscì a visitare diversi Stati del mondo, scattando una notevole quantità di foto. Nel tempo libero dai viaggi si guadagnò da vivere tenendo delle conferenze sui propri viaggi: assistito dalla moglie, mostrava al pubblico le proprie foto e raccontava delle circostanze nelle quali le suddette foto erano state scattate. Lo show, chiamato «Dream Pictures», aveva un costante successo tra il pubblico statunitense.
Il 12 dicembre 1941 Branson DeCou morì di infarto all’età di 49 anni. La sua vedova continuò a condurre le conferenze basate sulle foto del marito per alcuni altri anni, dopodiché donò – sul consiglio del fotografo Ansel Adams – tutte le opere del marito alla University of California. Ora l’intera collezione (circa ottomila foto) è conservata al campus di Santa Cruz; molte delle foto sono pubblicate sul sito della biblioteca universitaria. Secondo me quelle immagini sono interessanti non solo per una grande varietà dei luoghi e delle situazioni del passato immortalati, ma anche per il fatto che ogni scatto è stato colorato – già all’epoca dello sviluppo – a mano con la vernice all’anilina.
Io ho speso un bel po’ di tempo a studiare le foto di DeCou, anche se il database che le contiene è organizzato in un modo un po’ stupido: per esempio, il filtro «Italia» non include nei risultati di ricerca le foto per «Milano», mentre il filtro «Milano» non include quelle per «La Scala» etc. etc.. Però le foto sono da vedere!
Per questo post ho selezionato solo alcuni – pochi – esempi.
Un vigile con dei ciclisti a Milano:
La basilica di Santa Maria Maggiore di Bergamo:
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