L’archivio del 2021 год

L’utilità della censura

Ho sempre sospettato che la censura sia uno dei mezzi migliori di divulgazione dei materiali in qualche modo interessanti: ogni qualvolta qualcosa o qualcuno viene censurato, tante persone (spesso me compreso) vanno a informarsi sulla nuova vittima della suddetta pratica.
Ma nemmeno io avrei potuto sospettare che l’ente russo Roskomnadzor – teoricamente l’organo esecutivo federale responsabile del controllo e della supervisione dei media, ma in pratica uno dei principali organi di censura – sia capace di regalarmi delle nuove conoscenze con una frequenza così alta. La settimana scorsa mi ha fatto scoprire il più grande sito con i testi delle canzoni. Ieri, invece, mi ha informato dell’esistenza (bloccandolo in Russia) del sito DeviantArt, una galleria commerciale online fondata negli USA nel 2000 e considerata uno dei più grandi portali per artisti, illustratori, fotografi e scrittori.
Il motivo del blocco sarebbe il fatto che il sito «non ha limitato l’accesso a contenuti pericolosi, soprattutto per i bambini» (è inutile chiedersi cosa possa significare), ma non importa. L’importante è che ora lo conoscete anche voi. E, ovviamente, potete iniziare a consultarlo almeno in qualità di spettatori ed eventuali consumatori delle opere moderne interessanti.
Grazie alla censura. Soprattutto quella che si aggira con i VPN, ahahaha


Facebook è malato

Tra tutti i grandi misteri di questo mondo, ce n’è uno che in questo periodo mi preoccupa particolarmente.
Perché Facebook ha deciso che mi interessi qualcosa del calcio in generale e del Milan in particolare?
Da oltre due settimane sto bloccando le varie fonti di articoli e foto riguardanti quella squadra, ma ogni giorno ne salta fuori qualcuna nuova. Non avrei mai pensato che la selezione dei miei autori «virtuali» scelti con tanta cura potesse essere attaccata da un virus così resistente. Sarà la colpa di qualche cinese che ha postato la foto di un pipistrello sferico…
Io, intanto, sto cercando il modo facile e universale di bloccare la visualizzazione di tutti i contenuti sullo stesso argomento con pochi click. Vi terrò aggiornati.


Ricordarsi che cosa è la vita

Chiedo anticipatamente scusa per la fonte della notizia, ma il fatto di cronaca in questione merita di essere ricordato. Una signora inglese di Weymouth non è uscita di casa per 9 mesi a causa della paura per il Covid-19; terminato l’isolamento volontario, è stata travolta da un camion all’inizio della prima uscita di casa, mentre stava cercando la mascherina nella borsa.
Ecco, questa non è una semplice notizia di cronaca. Non è nemmeno una ennesima notizia sul Covid. È una notizia sulla pandemia del panico. Sulla pandemia alimentata da oltre un anno e mezzo dai giornalisti, dai governi e dai vari isterici da Facebook. Sulla pandemia che ha fatto dimenticare a moltissime persone in giro per il mondo la differenza tra l’esistenza biologica e la vita. La crescente preoccupazione per la prima ha indotto molte persone a dimenticare come si vive nel mondo reale. Ha fatto dimenticare anche le cose banalissime: per esempio, la necessità di prestare una minima attenzione a dove si cammina in un mondo popolato anche da altri esseri viventi.
Io non capisco – e forse non capirò mai – a cosa possa servire l’esistenza biologica senza la vita. Che senso può avere?
Però capisco che il Covid è solo uno degli elementi negativi della vita di cui tenere conto: come delle tegole che possono cadere dai tetti, dei coperchi dei tombini fissati male o delle macchine che veloci. E tanti altri pericoli di questo mondo imperfetto. Questa comprensione mi permette di vivere serenamente una vita normale. Nonostante l’impegno di tutti coloro che continuano ad alimentare la pandemia del panico.


Le mie scoperte: la pronoia

Poco fa ho scoperto che la condizione psichica opposta alla paranoia non solo esiste, ma ha pure un suo nome ufficiale: pronoia.
La persona affetta dalla pronoia è convinta che tutto il mondo circostante stia cospirando per farla stare bene. Ora che lo sapete anche voi, potete provare a interpretare tutti gli avvenimenti sotto questa ottica. Per esempio: il social network X è stato inventato per metterci in guardia contro la gente senza cervello. Oppure: un cuoco anonimo orientale ha sperimentato in un modo originale con la carne cruda per mettere fine alla tendenza nazionale alla contraffazione. Volendo, si possono inventare tantissimi esempi più o meno positivi.
In più – o in alternativa – potete finalmente capire perché alcune persone sembrano perennemente felici: non sono dei pazzi ottimisti o drogati, ma solo dei pronoici (una situazione mentale un po’ meno grave).


La piscina più profonda

A Dubai è stata costruita la piscina per emersioni più profonda al mondo: 60 metri di profondità e 14 milioni di litri d’acqua di volume (come 6 piscine olimpiche). La struttura è già stata inserita nel Guinness dei primati.
Ma secondo me non sono solo i dati numerici a rendere questa piscina incredibilmente bella:

Ho anche convertito il volume in bottiglie d’acqua, ahahaha


La musica del sabato

Il compositore polacco Krzysztof Penderecki è stato un fenomeno abbastanza raro nella musica classica contemporanea: nonostante la sua tenza più o meno costante a sperimentare qualcosa di nuovo (per esempio, nell’avanguardia musicale), la musica di Penderecki è sempre rimasta facilmente e piacevolmente ascoltabile anche per il largo pubblico. Probabilmente, un giorno pubblicherò qualche sua composizione più innovativa. Oggi, invece, dedicherei il mio post musicale a quelle più famose.
Quindi inizio con la «Trenodia per le vittime di Hiroshima» (scritta nel 1960), il cui nome è stato in realtà assegnatole solo dopo la fine della composizione:

E poi metterei il «Requiem polacco», le diverse parti del quale sono state scritte tra il 1980 e il 2005:

Direi che è almeno da mettere nella lista delle cose da ascoltare…


Arnau Alemany

Per qualche motivo inspiegabile ero convinto che la corrente del «realismo magico» fosse rimasta nella storia della prima metà del secolo scorso. E invece no: ci sono ancora degli artisti che lavorano in questo ambito.
Il pittore catalano Arnau Alemany, per esempio, è un nostro vero contemporaneo: è morto nel 2020 all’età non particolarmente avanzata di 72 anni. Le sue opere sono spesso interessanti o almeno simpatiche – per gli amanti del genere, ovviamente – e possono essere viste in diverse fonti: per esempio, sul sito personale del pittore (si apre tutto storto perché, secondo me, è saltato il foglio degli stili CSS) o sul suo account di Facebook.
Io in questa sede riporto solo alcuni esempi:
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Una custodia da combattimento

Non mi stupisce il fatto che qualcuno abbia inventato, progettato e prodotto una custodia per l’iPhone avente la forma di una padella. Realizzare una idea stupida è a volte il modo migliore di liberare dello spazio operativo nella testa. Mi stupisce invece il fatto che questo oggetto sia stato ordinato da oltre mille persone. Chi sono tutti questi geni del divertimento?

Il telefono si attacca in questo modo (potete valutare anche il grado della sua «protezione»):

Mi viene in mente solo una ipotesi: gli acquirenti speravano che la custodia fosse fatta di metallo e che permettesse dunque di filmare le lotte violente in cucina da una prospettiva interessante…


Un problema inesistente

Non per fare delle battute in «stile Trump» sulle condizioni di salute e sulla preparazione di Joe Biden, ma devo ammettere che questa recente dichiarazione mi preoccupa un po’:

When I was with Mr. Putin, who has a real problem – he is – he’s sitting on top of an economy that has nuclear weapons and oil wells and nothing else. Nothing else. Their economy is – what? – the eighth smallest in the world now – largest in the world? He knows – he knows he’s in real trouble, which makes him even more dangerous, in my view.

La dichiarazione appena citata, infatti, testimonia una certa incomprensione della mentalità di Putin. Perché in base a quello che vedo da oltre vent’anni, si possono evidenziare almeno tre punti caratterizzanti le «preoccupazioni» del presidente russo:
1) è totalmente disinteressato alla politica interna (compresa quella economica) ed è poco informato su di essa;
2) ragiona per induzione: secondo egli, se un sistema funzionava ieri e funziona oggi, funzionerà anche domani. Quindi i sistemi funzionanti non si toccano finché non crolla il mondo;
3) il suo unico grande interesse è la politica estera, nella quale servono le armi di ogni genere. L’arma delle risorse naturali, in particolare, serve per comprare o ricattare gli stati esteri; le armi nucleari, invece, danno una certa sensazione di impunità militare.
Di conseguenza, potete facilmente intuire anche voi che la situazione descritta da Biden non è assolutamente vista da Putin come un problema. Resta da capire perché si sia espresso proprio in quel modo…


Alcuni principi sono universali

In oltre dieci anni mi è capitato di leggere e sentire tanti commenti esaltati sulla cosiddetta «primavera araba». In tutti questi anni i giornalisti di quasi tutto il mondo occidentale hanno fatto una strana gara di chi ingrandisce di più le cause, i modi e gli effetti prognosticati della suddetta «primavera». Di fatto, però, solo in uno Stato si era osservato un certo – fragile – miglioramento della situazione politica: in Tunisia.
Me come succede in tutti gli Stati che hanno appena intrapreso la strada della democratizzazione, pure in Tunisia si sono osservati due fenomeni semplici e, allo stesso tempo, difficilmente immaginabili per un europeo medio contemporaneo (io, invece, li ho visti bene in un caso concreto, ahahaha). Prima di tutto, negli Stati di quel tipo la popolazione si delude presto per non vedere il miglioramento radicale e immediato della propria vita. È una sorta del misticismo sociale: molte persone sono convinte che basta chiamarsi democrazia per stare bene come un europeo o un americano. In secondo luogo, la classe dirigente di tutti i livelli non cambia in un colpo con il cambio del regime: la mentalità generale e la maggioranza dei componenti concreti rimane sempre quella di prima.
Di conseguenza, non sono assolutamente stupito del fatto che anche in Tunisia gli effetti positivi della «primavera araba» stiano venendo meno senza provocare, almeno per ora, una protesta popolare.