Non c’è bisogno di fare chissà quale analisi politica per osservare due grande evidenze confermate dalle elezioni politiche tedesche di domenica.
1. Nessuno dei partiti può dirsi un grande vincitore. Di conseguenza, Angela Merkel rimarrà al suo posto ancora per un po’ di tempo: fino alla formazione di un Governo (con la relativa coalizione). La volta scorsa ci erano voluti circa sei mesi, vediamo quanto tempo ci mettono ora. Ma il fatto importante è: tanta gente in giro per il modo ha troppa fretta di salutare la cancelliera uscente.
2. Il partito di Angela Merkel ha mostrato il peggior risultato dal 1949 e, di fatto, ha perso le elezioni. Ma questo non significa che dobbiamo necessariamente cercare delle spiegazioni più o meno complicate o fantasiose alla sconfitta. Secondo il mio parere autorevole, tutti i Governi con i relativi leader e, in alcuni casi, i Presidenti degli Stati democratici mostreranno dei brutti (sicuramente inferiori al passato) risultati alle loro elezioni più vicine. Il motivo sarà sempre lo stesso: le scelte impopolari nella gestione della pandemia. Le scelte che in qualche modo hanno colpito quasi tutti gli elettori. Le scelte non solo impopolari, ma spesso anche palesemente confuse e stupide. Di conseguenza, possiamo dire che alla Germania è andata anche abbastanza bene: i pazzi verdi e i populisti marroni avrebbero potuto ottenere dei risultati ancora più alti.
Ecco, solo tenendo in mente le suddette due osservazioni possiamo fare tutti le analisi possibili e immaginabili delle elezioni tedesche.
L’archivio del 2021 год
Sulle confezioni di molti prodotti consumabili (non solo quelli mangiabili o bevibili) accanto alla indicazione del peso o del volume del contenuto si trova il simbolo «℮».
Non tutti sanno cosa significa e a cosa serve. Ancora meno persone si ricordano di informarsi sull’argomento. Ebbene, il Capitan Ovvio si affretta a fornire una risposta alle domande non fatte. Continuare la lettura di questo post »
L’energia eolica e le automobili elettriche sono ecologici solo nelle teste delle persone che non sanno come vengono prodotti gli impianti eolici, le batterie delle auto e l’energia per caricare queste ultime. Solo i pochi geni riescono a cercare e trovare i modi realmente efficaci per ridurre al minimo l’impatto ambientale della propria attività quotidiana.
Uno di quei geni è il signore filmato su un fiume vicino a Brunswick Heads (in New South Wales, Australia):
Il suo mezzo di trasporto, costituito da una tavola e da un ombrellone (che fa da vela), gli permette di superare tranquillamente pure la gente con dei kayak. Grande…
Formalmente l’autunno è già iniziato? Da quando siamo a settembre, per me è iniziato automaticamente. Di conseguenza, per la scelta della musica del sabato applico la stessa logica dell’estate e della primavera.
Oggi ascoltiamo le composizioni «autunnali» di Pyotr Ilyich Tchaikovsky scritte per il suo ciclo per il pianoforte «Le stagioni» (del 1876):
«Settembre. La caccia»:
«Ottobre. La canzone autunnale»:
«Novembre. Con la troika»:
Gli interessati conoscono (o sono capaci a trovare) le altre nove parti…
Il pittore Valentin Gubarev è nato in Russia (a Nižnij Novgorod), ma dal 1975 vive e lavora in Bielorussia. Le opere di Gubarev vengono esposte alle mostre internazionali, si trovano nei musei e collezioni private di tutto il mondo, vengono vendute alle aste d’arte più note. Quindi ora pubblicizzo questo artista anche tra i miei lettori.
Lo stile di Valentin Gubarev potrebbe essere definito come il «socialismo ingenuo» (per l’analogia con il «realismo ingenuo»). Il pittore si ispira, prevalentemente, alla vita quotidiana degli abitanti delle città provinciali dell’ex-URSS.
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In internet esiste una grandissima quantità di siti che offrono dei servizi o materiali digitali utili, ma chiedono al visitatore di registrarsi per accedervi. Il visitatore, da parte sua, potrebbe avere diversi motivi validi per non voler fornire delle informazioni reali sulla propria identità (non si fida della sicurezza del sito, on sa ancora se la registrazione gli sia realmente utile, ha paura dello spam generico o personalizzato etc.). Di conseguenza, in ogni singolo caso il visitatore è costretto a fare lo sforzo di inventare un nome, un cognome, una data di nascita, un nome utente e una password che rispettino i vari criteri di pseudo-sicurezza e così via.
Proprio al fine di rendere più facile questo compito è stato inventato il servizio «Random Person Generator».
Come funziona? Ecco la descrizione ufficiale dataci dagli sviluppatori:
Our generator creates a random personality, the chance of repetition of which is almost zero. This is achieved by gradually compiling all user data. Thanks to the huge size of our database of names, surnames, cities, streets, indexes, you will almost always get a unique random person. And real photos of unreal people generated using 2 neural networks will give your character even more personality and uniqueness!
Per creare una nuova personalità casuale è sufficiente cliccare sul buttone grigio «Show User»:
Ed ecco che possiamo vedere un esempio Continuare la lettura di questo post »
Vedo che la Commissione europea insiste con la sua vecchia idea di imporre per via legislativa il formato unico del caricatore per i dispositivi mobili. Come succede con tutte le idee provenienti dalla burocrazia, anche quelle apparentemente più sensate (sì, stranamente a volte capita), la realizzazione pratica arriva in un ritardo fatale. Il progetto presentato oggi, dal punto di vista tecnologico, è tardivo e quindi inutile (per non dire dannoso) a causa dei seguenti motivi:
Motivo № 1. Già da qualche anno stiamo entrando nell’epoca dei cosiddetti ecosistemi: ogni produttore spinge i consumatori fedeli ad acquistare solo i propri prodotti fisici e digitali ben integrabili tra loro. Non sarà certo una decisione europea su un argomento molto specifico a invertire la tendenza. E, soprattutto, non deve: significherebbe ostacolare il progresso tecnologico e privare le parti del mercato di una forma di comodità (dovrebbe invece essere regolata la possibilità di trasferire i dati da un ecosistema all’altro).
Motivo № 2. Lo stesso sviluppo tecnologico sta superando la ricarica via cavo: i caricatori sui quali è sufficiente appoggiare un telefono stanno diventando sempre più veloci (ormai sono passati da un massimo di 15 watt di pochi anni fa a un massimo di 65 watt di oggigiorno). Rappresentano dunque il futuro sempre più vicino. Quindi l’iniziativa della Commissione assomiglia al tentativo di regolare la circolazione dei cavalli sulle strade urbane.
Motivo № 3. I produttori principali stanno già ora vendendo i caricatori separatamente dai dispositivi mobili: la prima è stata la Apple con l’iPhone 12, poi è stata seguita da alcuni altri produttori che hanno copiato la scelta per i propri modelli più costosi.
Circa dieci anni fa, quando l’idea del tipo unico di caricatore era stata dichiarata per la prima volta, aveva ancora senso parlarne: i tre suddetti motivi erano molto meno evidenti. Ma ora ci troviamo in un mondo un po’ diverso…
Non ci vuole tanto a falsificare le elezioni politiche nel proprio Stato: ci sono le «forze dell’ordine» per chi si lamenta in casa e la magica frase «sono i nostri fatti interni» per chi si sorprende all’estero.
È invece molto più difficile regolare le proprie «questioni interne» all’estero: ieri la polizia inglese ha dichiarato di avere individuato il terzo responsabile dell’uso della sostanza Novichok a Salisbury nel 2018.
Da anni ormai non riesco a capire perché i servizi segreti russi vengano (ancora) visti come una specie del «marchio di qualità»: la parte «segreti» del proprio nome l’hanno persa quasi completamente…
Più o meno tutti gli interessati avranno già letto della storica votazione di tre giorni (conclusasi domenica sera) per la nuova Duma russa. Io, personalmente, trovo poco interessante scrivere dei risultati (in una buona misura noti in anticipo) e dei brogli (poco di nuovo rispetto a tante votazioni precedenti). Si potrebbe scriverne diverse schermate di cronaca, ma non è il mio compito.
Solo pochi piccoli aspetti possono meritare la nostra attenzione.
1. Ciò che è accaduto non può essere descritto con la parola elezioni: i pochi candidati di opposizione ammessi non avevano la possibilità di condurre la campagna elettorale, mentre il conteggio dei voti, anche quelli elettronici (espressi via internet da casa), aveva una minima relazione con i voti espressi dai cittadini. Quindi è più corretto usare la parola votazione. Niente di nuovo.
2. Dopo 14 anni dall’ultima volta, nella Duma (della VIII legislatura) ci saranno di nuovo più di quattro partiti: si è aggiunto uno quinto, di nome «Persone nuove». Si tratta del quarto partito di opposizione finta: come gli altri tre, al 99% voterà allo stesso modo della «Russia unita». La Duma rimane quindi un organo di semplice ratifica delle fantasie del Presidente dello Stato. Niente di nuovo.
3. La «Russia unita» conserva comunque la maggioranza costituzionale, seppure non ne abbia molto bisogno pratico (si veda il punto precedente). Niente di nuovo.
4. La votazione di tre giorni serviva prevalentemente per facilitare gli interventi di correzione di notte, quando i pochi osservatori indipendenti (indipendenti dal Cremlino) non sono operativi per dei motivi fisiologici. Tale modo di organizzare il processo elettorale era stato sperimentato per la prima volta nel periodo dal 25 giugno all’1 luglio 2020, in occasione della «votazione popolare» sulle modifiche alla Costituzione russa.
5. Le elezioni con l’esito noto (per quanto riguarda le percentuali dei partiti) hanno un reale senso pratico: quello di aggiornare i dati ad uso interno dei partiti sulla fedeltà politica dei propri deputati, motivare i deputati che hanno bisogno di essere motivati, sostituire in colpo tutti quelli che devono essere sostituiti al giorno d’oggi. Vale soprattutto per il partito-«vincitore». In sostanza, ancora una volta si tratta di un affare interno alla classe dirigente e non della esecuzione di un processo previsto dalla legge. Niente di nuovo pure su questo fronte.
6. L’unico punto interessante: nonostante tutti gli sforzi dello Stato, la votazione per la Duma si è trasformata in uno scontro diretto tra due fronti politici: tra quello di Vladimir Putin (al potere da quasi 21 anni) e quello di Alexey Navalny (in carcere dal momento del suo rientro in Russia a gennaio – dopo le cure in seguito all’avvelenamento – e perseguitato per la sua attività politica da oltre dieci anni). In particolare, Navalny aveva elaborato già nel 2018 la strategia elettorale «smart voting», in base alla quale tutti i cittadini simpatizzanti alla opposizione dovrebbero votare il candidato meno peggiore tra quelli non appartenenti, almeno formalmente, al partito «Russia unita» con lo scopo di togliergli dei mandati e frammentare la composizione della Duma. I collaboratori – chiamiamoli pure con questo nome generico – di Navalny avevano dunque diffuso anche per le elezioni in questione una lista dei candidati compatibili con lo «smart voting». La squadra di Putin, da parte sua, ha fatto tutto il possibile per mettere fuorilegge i collaboratori di Navalny (i quali, tra l’altro, riuscivano a ricevere alcune linee guida politiche dal leader detenuto) e ostacolare la diffusione delle informazioni sullo «smart voting». Mentre i candidati inseriti nelle liste della strategia di Navalny, pur appartenendo nella maggior parte dei casi ai partiti sostanzialmente affiliati alla «Russia unita», si sono trovati in una situazione ambigua: erano contenti per la pubblicità pre-elettorale e allo stesso tempo erano costretti a dichiarare pubblicamente il proprio distanziamento da Navalny (e poi ho visto diversi oppositori finti infinitamente delusi e arrabbiati per non essere stati riconosciuti dalla suddetta strategia).
Ecco: sebbene l’obbiettivo ufficialmente dichiarato dello «smart voting» era difficilmente raggiungibile a causa dei tradizionali brogli, si è sulla pratica osservato un altro risultato importante. I membri della cosiddetta squadra di Putin si sono dimostrati ridicoli in almeno tre occasioni:
– trovando necessario lottare contro un avversario politico che si trova in una delle situazioni più sfavorevoli possibile (solo una situazione può essere ancora più sfavorevole);
– cercando di beneficiare comunque dello «smart voting» di Navalny;
– mostrando a tutto il mondo la propria fantasia infinita nella organizzazione dei brogli.
Di conseguenza, lo «smart voting» ha contribuito a raggiungere un altro obbiettivo non pianificato, ma molto importante: rendere l’attuale classe dirigente dello Stato ancora meno «simpatica» agli occhi di diversi altri cittadini. Potrebbe (e dovrebbe) essere uno dei tanti passi necessari verso il cambiamento. Stranamente, non tutti lo hanno ancora capito.
Questo settembre nelle università italiane riparte (o, almeno, tenta di ripartire) il nuovo anno accademico normale. Da qualche parte le lezioni sono già iniziate da giorni, nella mia Facoltà sono iniziate oggi, mentre da qualche altra parte iniziano ancora più tardi: come al solito, il calendario è un po’ diverso anche per le varie Facoltà dello stesso Ateneo. L’aspetto che rende speciale l’anno accademico 2021/2022 è la ripresa delle lezioni in presenza per tutti, non solo per gli iscritti al primo anno della laurea triennale. Il riempimento delle aule è attualmente limitato al 50% per dei motivi ben noti, mentre nelle condizioni della passata normalità si arrivava spesso anche al 150% (chi ha frequentato, se lo ricorda bene, ahahaha). Ma i limiti odierni costituiscono comunque una fonte di alcune mie grandi speranze.
Più si è giovani, e più è lento lo scorrere del tempo. Ma la vita studentesca rimane comunque un periodo relativamente breve della vita umana, quindi bisogna fare in tempo ad acquisire, oltre alle nozioni scientifiche, anche una molteplicità di altre cose. Per esempio, la capacità di confrontarsi con le persone che hanno gli stessi interessi (nella vita reale vedo, purtroppo, tante persone convinte che la loro fonte delle conoscenze sia l’unica attendibile o addirittura esistente). Oppure apprendere l’importanza di saper lavorare in gruppo e condividere le conoscenze (lo studio o il lavoro a distanza possono anche essere comodi, ma nel lungo periodo sono dannosi per lo scopo comune: ognuno rimane con il proprio bagaglio delle conoscenze già esistente perché ha meno occasioni per avviare delle conversazioni utili con i colleghi). O, semplicemente, si perdono tante occasioni per fare delle conoscenze preziose dal punto di vista professionale o umano (si possono durare anni o rivelarsi importanti solo qualche anno dopo).
In una certa misura, l’università deserta che avevo osservato per la maggior parte del 2020 – una immagine tristissima! – mi aveva preoccupato anche per il rischio della estinzione delle tradizioni studentesche. Infatti, mi ricordo che da studente avevo appreso circa 2/3 delle informazioni pratiche preziose sulla organizzazione della università dalle persone iscritte da più anni di me. Erano delle informazioni infinitamente più utili delle comunicazioni formali provenienti dal personale amministrativo di vario rango…
Quindi ora spero che la ripartenza non si fermi più: sarà un bene per tutti. Anche per me, che dalle domande degli studenti imparo tantissimo: come formulare i discorsi, a quali aspetti dedicare più attenzione, come risultare più interessante (si, cerco di esserlo).
Le masse degli studenti fanno tantissimo casino, ma in un anno e mezzo mi sono mancati tantissimo. Soprattutto nei periodi tradizionali delle lauree.
L’immagine illustra il fatto che la mia Facoltà in certi periodi è stata ancora più vuota della Milano.