L’archivio del luglio 2021

L’utilità delle voci

Il primo – penso che sia il caso di dire «per ora» – decreto sulla obbligatorietà del «Green pass» prevede meno restrizioni di quanto ci si aspettava fino a ieri mattina. Non so se sia una cosa più positiva o negativa. Senza toccare l’enorme argomento delle libertà dei cittadini (tutto ciò che è successo anche nei 18 mesi precedenti dal punto di vista giuridico è un casino indescrivibile), devo invece constatare che dal punto di vista sociale era molto positiva la recente indecisione sui luoghi accessibili con il suddetto «Green pass».
Infatti, ogni proposta più o meno fantasiosa sull’argomento spingeva qualche altra persona a vaccinarsi, superando le proprie paure o convinzioni antiscientifiche. E con ogni persona vaccinata in più il rischio della ennesima ondata del Covid (ma anche del panico istituzionale) si riduce. Di conseguenza, spero che non smettano di circolare le voci su altri luoghi visitabili con la famosa certificazione: perché sono le prime voci realmente utili di tutta la storia della pandemia.
Qualora fosse invece necessario un commento più serio, posso ricordare a tutti i presenti che il comma 2 dell’articolo 32 della Costituzione permette di rendere la vaccinazione contro il Covid obbligatoria. Non so perché questa via sia stata per ora esclusa. Non penso che ci sia il timore di non avere a disposizione le dosi del vaccino necessarie. Sospetto, invece, che si stia ancora lavorando sul perfezionamento dei meccanismi organizzativi. Lo sospetto, perché non conosco la situazione reale, quella «pratica», in ogni Regione italiana (e leggo con tanto stupore che anche in alcune zone del Nord presentate come «storicamente serie» molte persone aspettano da molto tempo la prima o la seconda dose). Ma almeno in Lombardia non ho osservato alcun problema: avevo prenotato facilmente la vaccinazione alla prima occasione utile ed ero addirittura riuscito a scegliere il giorno e la fascia oraria per la prima dose (questo mi ha permesso di riservare del tempo per gli eventuali effetti collaterali).
Insomma, voglio proprio vedere per quanto tempo dura l’obbligatorietà mascherata.


Lo sport e la politica

Pare che secondo WADA in Russia non esisterebbe più il programma statale di doping.
Secondo me, invece, qualsiasi programma statale può essere applicato pienamente solo in casa (come è infatti successo nell’occasione delle Olimpiadi a Sochi nel 2014). E, allo stesso tempo, dubito che una qualsiasi classe dirigente di uno qualsiasi Stato possa decidere, da un giorno all’altro, di comportarsi in un modo radicalmente diverso rispetto a qualche anno, mese o giorno prima. Gli appassionati dello sport lo potranno vedere con i propri occhi nel corso delle eventuali (sì, sono ancora eventuali) Olimpiadi di Tokyo.
Per non ripetere, per l’ennesima volta, che lo sport è l’ultimo tra gli aspetti rilevanti delle Olimpiadi, mi fermo qui.


Le gare divertenti

Apparentemente la concorrenza può assumere delle forme ridicole. Come, per esempio, quella tra Richard Branson e Jeff Bezos.
Branson aveva talmente tanta fretta di andare per primo nello spazio, che non ci è arrivato e si «limitato» a raggiungere una quota suborbitale.

Bezos, a sua volta, aveva quindi tutte le possibilità di vincere la concorrenza dal punto di vista qualitativo, ma alla fine nemmeno lui ha superato la quota suborbitale.

In compenso, i due ora discutono sulla Terra dive inizi realmente lo Spazio.
Ma in realtà entrambi hanno raggiunto un risultato importantissimo (un piccolo salto per l’uomo, un grande passo per l’umanità). Con i loro voli sono riusciti a dimostrare che la concorrenza tra i privati nel raggiungimento dello Spazio è realmente possibile. E visto che è possibile quella, sarà possibile anche la concorrenza nel suo sfruttamento economico e tecnologico dello Spazio: con la conseguente riduzione dei costi e delle tempistiche. Possiamo quindi vederne i primi risultati già nei prossimi anni (per esempio, la diffusione dell’internet satellitare).
Quindi tifiamo per loro due, per Musk e per tutti gli altri.


Le innovazioni democratiche

Da anni ormai spiego ai miei amici e conoscenti occidentali che la Russia è un raro esempio della democrazia diretta contemporanea. La sua caratteristica distintiva consiste però nel fatto che si tratta di una democrazia diretta dall’alto.
Ma dopo oltre vent’anni è arrivato il momento – finalmente! – di proporre qualcosa di proprio, qualche innovazione democratica tipicamente russa che non sia in mente ai vicini occidentali (che delle democrazie dirette si intendono poco, ahahaha). Il processo tecnico-scientifico è stato lungo e impegnativo. Una delle sue tappe più interessanti aveva riguardato il modo di registrare i partiti politici nuovi: ogni qualvolta l’opposizione tentava di registrarne qualcuno, all’improvviso si manifestava un tizio (quasi sempre lo stesso) che aveva presentato la domanda di registrazione proprio per quel nome pochi giorni prima. Che spiacevole coincidenza…
Ma ecco che, finalmente, è arrivata l’invenzione. Due candidati alle elezioni per il consiglio comunale di San Pietroburgo hanno improvvisamente cambiato il nome e il cognome, diventando entrambi Boris Vishnevskij. Lo avranno fatto perché sono entrambi dei grandi fan di uno dei principali candidati dell’opposizione… provate a indovinare come si chiama.
Esatto: Boris Vishnevskij.
I patronimici dei tre Boris Vishnevskij sono diversi (quello originale è Lazarevich), ma penso che l’invenzione democratica funzioni comunque.

Se volete, si potrebbe provare a esportare il trucco anche in Italia.


Si può trovare qualsiasi cosa

Prima o poi scriverò un bel manuale su come collezionare le monete da tutto il mondo anche senza andare in terre lontane. Certo, spero che la pandemia duri ancora per poco (e che non ne capitino altre) e che si riesca presto ad andare liberamente dove si vuole, ma le possibilità temporali ed economiche resteranno comunque più o meno limitate per la maggioranza delle persone. Quindi il mio libro sarà in ogni caso utile.

Volete sapere da dove venga il nuovo pezzo della mia collezione? Continuare la lettura di questo post »


Pescare senza l’acqua

L’Anabas testudineus è un pesce interessantissimo: è capace di sopravvivere anche nei fiumi prosciugati (nascondendosi temporaneamente nel limo) oppure spostarsi da un fiume all’altro percorrendo dei brevi tratti sulla terra ferma. Altrettanto interessante è il modo di pescarlo:

Sì, il video fa una impressione un po’ strana (perché il modo di pescare è troppo inusuale), ma in realtà questo tipo di pesce è assolutamente mangiabile.


La musica del sabato

Il compositore tedesco Georg Böhm è entrato nella storia culturale mondiale per almeno due motivi: in parte perché è stato uno dei maestri più importanti di Johann Sebastian Bach (esercitando anche una grande influenza sulla attività giovanile di quest’ultimo) e in parte perché è per il suo contributo allo sviluppo della forma della partita corale. Inoltre, la musica di Böhm è interessante perché scritta in uno «stile fantastico», cioè uno stile basato sull’improvvisazione.
Oggi cercherei quindi selezionare qualcosa che possa illustrare le principali caratteristiche del compositore. Böhm è noto per le sue composizioni per l’organo e il clavicembalo (principalmente preludi, fughe e partiture), ma molte delle sue opere possono essere suonate su diversi strumenti alternativi, a seconda di ciò che il musicista-esecutore ha a disposizione. Di conseguenza, è molto probabile che qualcuna delle musiche di oggi vi possa sembrare nota, ma interpretata in un modo poco abituale.
Inizierei con questo preludio e fuga in do maggiore:

E poi metterei il preludio corale «Nun bitten wir den heilgen Geist»:

Ci voleva un po’ di allegria del ’600, vero?


I Alone Can Fix It

Il Washington Post ha pubblicato un frammento di un nuovo libro dedicato a Donald Trump: «I Alone Can Fix It». Questa volta, in particolare, si tratta dell’ultimo, «disastroso» anno della presidenza di Trump e, tra le altre cose, del piano del generale Mark Milley contro l’eventuale rifiuto del 45-esimo presidente di lasciare il potere nel caso di una probabile – ai tempi – sconfitta elettorale.
Non so quanto senso possa avere la lettura di un libro del genere (almeno per i non cittadini americani), ma sono comunque contento che Donald Trump contribuisca alla crescita economica – attraverso la generazione delle opere intellettuali ben vendibili – anche ora, nel periodo in cui può essere dimenticato come un incubo della notte passata. Ma in base del pezzo pubblicato avete comunque la possibilità di prendere una vostra decisione.

P.S.: sul libro si parlerebbe anche del fatto che Trump ha sottovalutato il tristemente noto coronavirus. Per fortuna, è vero solo in parte: nonostante tutto, è stato proprio Trump ad acquistare diverse centinaia di milioni di dosi dei vaccini quando questi ultimi erano ancora in fase di sviluppo. È dunque riuscito a risparmiare tempo e soldi preziosi per i propri cittadini. La verità storica rimane una cosa abbastanza importante.


Petr Mamonov

Il musicista e attore russo Petr Mamonov è già stato protagonista di alcuni miei post italiani. In più, so di certo che alcuni dei miei lettori lo hanno in almeno due film. Di conseguenza, non posso non scrivere che, purtroppo, ieri Petr Mamonov è morto in un ospedale moscovita a causa del Covid-19. Aveva 70 anni.

Per me, personalmente, è una grande perdita anche perché Mamonov è stato tra le sole tre persone che mi hanno insegnato ad ascoltare e capire la musica. Egli, in particolare, lo aveva fatto attraverso il suo programma radiofonico settimanale, dove faceva ascoltare la buona musica di ogni genere e corrente. Quindi lo ringrazio anche per la capacità trasmessami di cercare il bello praticamente ovunque. E io cercherò di trasmettere questa capacità agli altri.
O, forse, ho già iniziato tempo fa?


Patria y vida

I cubani che protestano contro il regime hanno cambiato il vecchio slogan «Patria o muerte» (Patria o morte) in «Patria y vida» (Patria e vita). Presumo che non intendano solo la vita biologica, anche se, purtroppo, spesso la questione è pure quella.
Per fortuna, hanno delle buone possibilità di vincere la loro lotta in un periodo non particolarmente lungo. Per esempio, perché a differenza del Venezuela, Cuba non ha la cocaina o il petrolio per sostenere economicamente il regime esistente. Oppure, sempre per esempio, a differenza della Bielorussia, Cuba non ha un vicino generoso sempre pronto a finanziare il regime esistente (e lo sponsor storico di tutti i comunisti del mondo è schiattato oltre trent’anni fa).
Spero che un altro slogan storico – «hasta la vista» – assuma presto dei nuovi significati, ahahaha