Solo recentemente ho saputo, quasi per caso, dell’esistenza del cantante soul Rag’n’Bone Man. Ho quindi provato ad ascoltare il suo unico – per ora – album «Human» del 2017… Mi è sembrato di sentire meno voce di quanto si potesse aspettare da un tipo di proporzioni simili e, purtroppo, alcune preoccupanti tendenze al pop, ma alcune canzoni sono comunque ascoltabili.
Come al solito, ne ho selezionate due per il post musicale del sabato.
La prima è «Human»:
Mentre la seconda è «Love You Any Less»:
Per ora la prima va a finire nella mia raccolta «canzoni varie». E poi vedrò.
L’archivio del 10 luglio 2021
Molto probabilmente è capitato anche a voi di leggere, nei giorni scorsi, della sperimentazione islandese sulla giornata lavorativa di quattro giorni proclamata riuscita.
Boh, io continuo ad avere dei grandi dubbi sulla opportunità di tutte le iniziative del genere. Prima di tutto perché nel lungo termine l’essere umano tende a minimizzare gli sforzi e quindi disperdere una parte del tempo dichiarato come lavorativo.
In secondo luogo, la produttività generale delle persone varia da una società all’altra (potete intendere il termine società in tutti i modi), quindi non vedo la possibilità di estendere la suddetta sperimentazione a tutto il mondo.
In terzo luogo, considero ormai superato da tempo il concetto stesso del tempo lavorativo. Nel mondo contemporaneo sempre più persone sono impiegate nelle professioni intellettuali (quindi spesso anche creative), dove lo strumento di lavoro chiamato cervello non si spegne alla fine di una giornata di lavoro come un macchinario industriale. In qualche misura continua a elaborare tutte le problematiche correnti e passate legate alla attività professionale del suo «portatore»: almeno in sottofondo. A volte, addirittura, spinge la persona ad accendere il computer di sera o in un giorno festivo per scrivere degli appunti o fare delle modifiche ai progetti di lavoro. Di conseguenza, ritengo che in un mondo evoluto ogni persona debba lavorare «solo» il tempo necessario per realizzare la propria parte del lavoro. Sei in grado di farlo bene in cinque minuti? Bravo: per il resto della giornata sei libero a fare quello che vuoi.
In ogni caso, però, potete provare a leggere il rapporto sulla sperimentazione islandese.