L’archivio del 2020 год

Il YouTube sa tutto

Quando ero un bambino/ragazzo, per scoprire come si faccia una operazione pratica mai provata prima dovevo leggere dei manuali o chiedere alle persone più esperte di me. Indipendentemente dalle mie preferenze (in parte dettate dal carattere), entrambe le soluzioni richiedevano anche una buona fortuna nella ricerca della fonte di qualità.
Quando ero uno studente universitario, l’elemento della fortuna aveva perso una buona parte della sua rilevanza. Infatti, l’internet si era sviluppato fino al punto di contenere ogni genere di consiglio pratico (oltre ai contatti degli esperti disponibili a fornire risposte).
Ora che sono «grande», so di trovare qualsiasi (beh, quasi) consiglio pratico ben illustrato su YouTube. Ed è bellissimo e comodissimo.
Le capacità di comprendere i testi scritti e di scambiarsi le informazioni con le persone rimangono, per ora, importantissime. Non le metto assolutamente in discussione. Ma la gestione ordinaria dei problemi quotidiani è ora molto più facile. Insegnate pure ai figli e ai nipoti a utilizzare il YouTube per lo studio: il progresso non farà del male a loro, come non ha fatto del male a giovani noi.


Rintracciare i contagiati

Il Governo di Singapore propone ai propri cittadini di installare e utilizzare l’app TraceTogether sviluppata appositamente per rintracciare i contatti fisici delle persone contagiate dal COVID-19. Esistono la versione per l’Android e la versione per l’iOS.
L’applicazione determina via bluetooth la distanza tra gli utenti e la durata del loro incontro. Se qualche utente successivamente risulta positivo al COVID-19, l’applicazione permette di scoprire velocemente la cerchia dei suoi contatti fisici delle ultime due settimane. I dati ottenuti vengono stoccati nella memoria della applicazione per 21 giorni, poi si autoeliminano.
Ovviamente, più persone installano tale applicazione e più essa diventa utile.
Si tratta di una semplice soluzione tecnologica a supporto di un metodo che si è dimostrato efficace in alcuni Stati del mondo (il solo lockdown permetterebbe di controllare i contagi al 100% solo se si chiude tutto, compresi gli ospedali). Di conseguenza, mi sembra strano che il funzionamento della suddetta applicazione è per ora limitato ai soli possessori dei numeri telefonici di Singapore. Se qualcuno dovesse scoprire (o produrre) una app simile, ma utilizzabile dalle persone di tutto il mondo, non faccia il tirchio: pubblicizzatela pure tra i vostri amici e parenti: non è proprio il caso di manifestare le proprie paranoie digitali.


Il passatempo in quarantena

So che negli ultimi giorni avete già visto tantissimi video sul come passare il tempo in quarantena, ma questo esemplare si contraddistingue per una soluzione realmente voluta da molti:


La musica del sabato

Non so se saranno in molti ad apprezzare la battuta, ma questo sabato il post musicale è interamente dedicato alla Sinfonia n. 7 di Dmitrij Šostakovič.
Buon ascolto.

La sinfonia è suonata da hr-Sinfonieorchester – Frankfurt Radio Symphony.


Alla fine di febbraio avevo letto di una iniziativa interessante, bella, utile dal punto di vista tecnologico e quasi disperata dal punto di vista giuridico.
I musicisti e programmatori Damien Riehl e Noah Rubin hanno generato tutte le possibili melodie all’interno della stessa ottava – più di 68 milioni di melodie – e le hanno messe a disposizione del pubblico, rinunciando ai propri diritti d’autore. L’obiettivo di tale lavoro è stato quello di porre fine alla diffusissima nel mondo pratica del contenzioso giudiziario sulla materia del plagio, la quale limita la libertà creativa degli artisti.
Infatti, nelle cause che riguardano la violazione del diritto d’autore nell’ambito musicale diventa spesso decisiva la questione se il convenuto avesse mai potuto sentire, almeno una volta, quella melodia di cui «furto» è accusato. Qualora la risposta dovesse essere positiva, il giudice può giungere alla conclusione che il convenuto, pur non avendo l’intenzione di copiare una melodia altrui, l’abbia usata inconsciamente per la propria opera, violando dunque il diritto d’autore (per spiegare la decisione in termini popolari, si potrebbe usare l’espressione «senza dolo», ma evito). Indipendentemente dal risultato finale – spesso incerto, – il relativo processo giudiziario potrebbe comportare delle spese milionarie alla persona accusata del plagio.
Riehl e Rubin hanno dunque creato un algoritmo che ha composto tutte le possibili combinazioni di 12 note all’interno di una ottava. In sostanza, si tratta dello stesso principio che gli hacker utilizzano per la ricerca di una password: creano tutte le possibili combinazioni di simboli utilizzabili.
I 68,7 miliardi delle melodie ottenute occupano lo spazio di 2,6 terabyte. I link per il download delle melodie e del codice sorgente dell’algoritmo sono disponibili sul sito del progetto. Il codice, in particolare, potrebbe essere utile per coloro che vogliono provare a contribuire alla causa e generare le melodie in altre ottave. Le melodie, poi, hanno la licenza Creative Commons Zero che le rende di dominio pubblico.
Tuttavia, l’iniziativa di Damien Riehl e Noah Rubin potrebbe essere considerata giuridicamente disperata per più di un motivo. In primo luogo, gli autori non hanno generato tutte le possibili melodie, ma si sono limitati a una sola ottava. Appartenendo a un «campo ristretto», le melodie generate non hanno alcuna componente creativa e quindi difficilmente potranno essere fatte rientrare nel diritto d’autore. Inoltre, la somiglianza tra due melodie – quella originale e quella «rubata» – viene valutata dal giudice non solo sulla base della combinazione delle note, ma anche dal modo nel quale vengono suonate. Quest’ultimo dettaglio non viene preso in considerazione dall’algoritmo di Riehl e Rubin.


L’Android su un PC

Tempo fa avevo già scritto di essere un caso unico o, almeno, rarissimo: essendo nel 2017 passato da un cellulare d’epoca direttamente a un iPhone, non sono mai stato un utente dell’Android. A eccezione delle rarissime occasioni in cui qualche persona non giovanissima mi aveva chiesto un aiuto per la impostazione di uno smartphone, non ho dunque mai avuto la sfortuna di dover interagire con quell’equivoco informatico. Ma sono comunque rimasto incuriosito dalla notizia che ora l’Android è utilizzabile anche in qualità di un sistema operativo per il personal computer (sì, al posto del Windows).

Google non si è ancora deciso di fare la concorrenza alla Microsoft sul campo delle OS per il PC, ma un gruppo di programmatori appassionati volontari è riuscito a adattare una versione dell’Android già esistente al computer. Il prodotto semi-artigianale supporta l’Ethernet, il Wi-Fi, il Bluetooh, le scede audio e video, le webcam e molte altre cose.
Inoltre, è stato creato un emulatore che permette di lanciare le app per il processore ARM sul processore x86.
A giudicare dagli screenshot pubblicati, funzionano pure i vari servizi del Google.

Il nuovo sistema operativo – chiamato Android-x86 – può essere installato sul disco fisso di un computer oppure essere avviato da una chiavetta USB.
Gli ISO delle varie versioni dell’Android-x86 possono essere scaricate dal sito ufficiale del progetto: https://www.android-x86.org/
I più curiosi possono provare il nuovo giocattolo.
I più razionali, invece, possono finalmente decidere di passare alla MacOS.


Alla ricerca dei vantaggi

La semplice logica mi suggerisce che il periodo un po’ cazzuto che stiamo vivendo in queste settimane potrebbe essere sfruttato anche dal punto di vista economico. Le persone con una giusta preparazione in economia (e, soprattutto, le disponibilità finanziarie adeguate) potrebbero studiare la situazione dei mercati azionari per fare qualche operazione long (e sicuramente stanno già facendo qualcosa anche senza il mio suggerimento). Le persone comuni, invece, potrebbero osservare l’andamento di altri prezzi.
Per esempio, se io avessi il coraggio di pubblicare le mie previsioni sulla fine della pandemia (indovinate quale) e della quarantena, avrei anche potuto consigliarvi di vedere, che ne so, i prezzi degli alberghi in giro per il mondo. Perché mentre i prezzi degli spostamenti nello spazio continuano a scendere – non ora, ma in generale, – l’alloggio continua ancora a essere la componente pesantissima del costo di un viaggio.
Ma proprio in questo periodo i prezzi degli alberghi stanno scendendo sensibilmente un po’ in tutto il mondo. I più ottimisti (o coraggiosi?) potrebbero provare a sfruttare questa situazione. Io ho provato a vedere, per i lettori curiosi, i prezzi degli alberghi in Russia.
Una notte nell’albergo più caro di Mosca – il Ritz-Carlton – costa ora circa 355 euro a notte per una camera doppia. La qualità dell’albergo può essere in parte valutata tramite lo studio del sio ufficiale, mentre la posizione geografica strategica dell’albergo stesso si vede facilmente sulla mappa.

Proviamo ora a vedere i prezzi di San Pietroburgo. In qualità dell’esempio ho scelto uno degli alberghi più costosi e famosi della città: Helvetia. Anche in questo caso i prezzi sono decisamente più bassi dell’analogo periodo dell’anno scorso e, in più, alcune delle stanze sono pure proposte con uno sconto. Per facilitare la valutazione della offerta, anche in questo caso aggiungo il link al sito dell’albergo e l’indicazione alla sua posizione geografica.

Naturalmente, tutti possono vedere i prezzi degli alberghi della propria fascia e destinazione preferiti. Io ho scelto solo due esempi un po’ estremi che potrebbero aiutare a comprendere la situazione generale creatasi.


Cercate la mela

Molto probabilmente non tutti se lo ricordano, ma l’incontro tra Isaac Newton e la mela cadente avvenne mentre lo scienziato inglese si trovò in campagna in quarantena durante l’epidemia di peste degli anni 1665–1666.

Data la diffusione sui social della strana moda di dichiararsi disoccupati, privi degli interessi intellettuali e delle capacità di inventarsi un passatempo sensato, invito esplicitamente tutti a cercare e trovare il proprio melo. Perché tutta la nostra vita terrestre consiste nel superare le prove proposteci e nel sfruttare a proprio vantaggio anche le situazioni più merdose. Queste ultime, in particolare, fortunatamente sono tutte accumunate dal fatto di finire prima o poi. E non possiamo certo permetterci di arrivare alla loro fine naturale con l’unico risultato di avere sprecato una porzione della nostra unica vita.
Ricordiamoci del presunto aforismo di Einstein sui pesci e gli alberi e proviamo a vedere se sta per cadere qualche frutto.


Le mie scoperte: pepsi/na

Non ci avrei mai pensato prima, ma ora lo so: il nome della bevanda Pepsi deriva dal nome della sostanza pepsina (pepsin in inglese).
La pepsina è un fermento alla base dei succhi gastrici, elaborato in via naturale dallo stomaco umano.
La bevanda Pepsi, infatti, veniva inizialmente pubblicizzata come utile per la digestione.
L’idea di bere il succo gastrico non mi sembra particolarmente utile per l’appetito (un po’ come l’idea di mangiare un hamburger marcio), ma forse gli americani dell’epoca avevano delle ispirazioni differenti dalle mie. In più, non sono mai stato un amatore della Pepsi. Quindi sfrutto l’occasione per ribadire la mia fedeltà pluriennale alla Coca-Cola, anche se la bevo sempre più raramente e quasi esclusivamente d’estate.


Tempo militare

È sempre bello scoprire delle cose nuove, anche quelle che alla maggioranza degli altri sembrano ovvie e note da decenni.
Così, per esempio, è stato interessante scoprire che il nostro sistema a 24 ore (13:25, 16:00, 22:47 etc.) negli USA e in Canada si chiama «tempo militare» (military time).
Un americano civile distingue il tempo tra il «prima di mezzogiorno» e il «dopo il mezzogiorno» (AM e PM), contando sempre fino a 12 ore. Mentre gli orari precisi vengono usati solo dai militari. In più, questi ultimi scrivono gli orari senza i due punti in mezzo, chiamano le ore centurie e non pronunciano la parola minuti.
Tredici centurie venticinque. Sedici centurie. Ventidue centurie quarantasette.
Ogni categoria degli americani è talmente abituata a utilizzare il proprio sistema orario e allo stesso tempo ignorare quello dell’"altra squadra", che esistono addirittura dei convertitori online delle ore per i più pigri. Io vi propongo solo un esempio, ma su Google ne troverete facilmente molti altri.

Ed è curioso saper comprendere almeno una parte del linguaggio segreto dei militari americani, ahahaha