L’archivio del dicembre 2020

Enjoy l’albero a Duomo

È un po’ strano scriverlo, ma l’estetica della Coca-Cola mi è molto più vicina di quella della Esselunga…
Come molti di voi sanno, per il Natale 2019 in piazza Duomo a Milano era stato installato questo «albero di Natale»:

Quest’anno, invece, è cambiato non solo lo sponsor (mi sembra che cambi ogni anno), ma anche lo stile della installazione…

Effettivamente, doveva capitare qualcosa di positivo in questo 2020 inutile. Un albero di Natale che finalmente sembra un albero è già una bella cosa.


La corazzata Potëmkin

Ben 95 anni fa, il 21 dicembre 1925, fu proiettato per la prima volta nella storia il famoso film di Sergej Ejzenštejn «La corazzata Potëmkin» (la sede della proiezione fu il Teatro Bošloj).
Si tratta di un film molto apprezzato (almeno dalla critica, ahahaha) e studiato. Quasi nessuno, però, si rende conto del fatto che «La corazzata Potëmkin» è anche uno degli esempi più clamorosi della influenza di una opera d’arte sulla coscienza delle persone. Infatti, Ejzenštejn riuscì a convincere tutto il mondo che la nave «Knjaz Potëmkin Tavričeskij» (il nome completo) sarebbe stata veramente una corazzata. Mentre in realtà fu un cacciatorpediniere: un tipo di nave molto diverso. Le motivazioni artistiche che spinsero il regista a tale falsificazione tecnica sono ancora da scoprire (probabilmente, volle solo abbellire il titolo del film secondo qualche proprio criterio estetico?).

Intanto pure la Wikipedia ripropone l’errore in tutte le sue versioni linguistiche.


La fortuna sprecata

Come probabilmente sapete già da tempo, dalla mappa dell’Austria sta per sparire un toponimo famosissimo: l’1 gennaio del 2021 il paesino Fucking cambierà il nome in Fugging. Tale cambiamento è stato voluto dai residenti stufi dei turisti attirati dalla sonorità inglese dell’attuale nome (i turisti provenienti da tutto il mondo si facevano delle foto, rubavano il cartello, a volte facevano pure delle cose che non posso nominare nell’orario pomeridiano).
Ecco, posso anche capire gli abitanti di Fucking, ma penso che abbiano potuto essere più creativi. Per esempio, avrebbero potuto aggiungere la scritta «2020» al nome attuale del paese (ma poi il censured 2020 non è probabilmente l’anno migliore per cambiare un nome del genere; inoltre, bisogna anche lasciare un ricordo ai posteri di quanto è successo ai poveri noi). Oppure, i… ehm… fuckinggesi avrebbero potuto trasformare il censured turismo in una fonte di reddito (lo humor di basso livello va tassato). Ma la mancanza di fantasia è un difetto diffusissimo, è anche una fonte infinita delle fregature di ogni genere da parte del destino.
In ogni caso, oggi pubblico uno dei video-motivi per i quali gli abitanti di Fucking detestano il nome del proprio paese:

Ecco, non mi sono trattenuto nemmeno io.


La musica del sabato

Pochissimi artisti nella storia sono riusciti a riconquistare la popolarità precedentemente persa o notevolmente diminuita. La maggioranza degli artisti di ogni genere passati di moda, purtroppo, nel migliore dei casi tenta di continuare per tutta la vita su quell’unica strada che una volta li aveva portati alla fortuna.
Una delle fortunate – e abbastanza rare – eccezioni è la cantante statunitense Brenda Lee.
La prima fase della grande popolarità di Brenda Lee corrisponde al periodo tra la fine degli anni ’50 e la prima metà degli anni ’60, quando la cantante si afferma nei generi rock ’n roll e rockabilly. La seconda fase, invece, è quella degli anni ’70–’80, quando Brenda Lee realizza una svolta abbastanza improvvisa verso il country. Alcune persone, a volte anche quelle un po’ più informate della media, sono addirittura convinte che ci siano stati alcuni anni di pausa tra le due fasi tanto diverse. In realtà, però, quel brevissimo momento di passaggio stilistico è stato semplicemente contrassegnato – oltre alle questioni familiari – da uno sfortunato (meno male!) tentativo di frenare il calo della popolarità diventando un po’ più pop. Ed è bellissimo costatare che la seconda fase è stata decisamente più duratura e caratterizzata dalle opere musicali spesso ancora più interessanti.
Per il post di oggi ho selezionato due canzoni di Brenda Lee che rappresentano entrambi i grandi periodi della sua attività musicale.
La prima canzone scelta è «All Alone Am I» (dall’album «All Alone Am I» del 1963):

Mentre la seconda è «Rock On Baby» (dall’album «Now» del 1974):


Navalny accusa

Questa settimana in Russia è nata una nuova barzelletta (o, se preferite, una meme): «i russi sono tanto duri da indagare sui propri omicidi».
L’origine della frase potrebbe essere già nota a coloro che si informano, almeno in qualche modo, della politica russa. Infatti, l’organizzazione investigativa FBK dell’oppositore Aleksej Navalny (quindi anche egli stesso), il portale investigativo russo online The Insider, il Bellingcat, la CNN e Der Spiegel hanno condotto le indagini sull’avvelenamento di Navalny di agosto (finalmente posso riprendere seriamente l’argomento) e sono giunti alla conclusione che il politico sia stato seguito, con l’intensità variabile dalla FSB a partire dal 2017. Ma, la cosa più importante, hanno stabilito i nomi di tutti i componenti della squadra degli agenti, i loro ruoli e mansioni, i loro spostamenti e alcune loro azioni, i nomi di quei tre di loro che hanno materialmente eseguito l’avvelenamento.
Ora non tento di riassumervi il risultato delle indagini ma consiglio, a tutti gli interessati, di leggere la fonte diretta. Per tutti coloro che, per qualche motivo, non vogliono uscire di casa sarà un bel passatempo per questo finesettimana.

Devo, invece, aggiungere un mio commento banale ma necessario. In un primo momento qualcuno potrebbe obiettare che, nelle condizioni normali, la pubblicazione di una indagine del genere (con i nomi e le accuse concreti) avrebbe avuto delle conseguenze legali sgradevoli per gli autori e per la vittima avvelenamento. Ma, purtroppo, non ci troviamo in una situazione normale. Prima di tutto, in una situazione normale nessuno sarebbe mai stato avvelenato da una arma chimica vietata, teoricamente distrutta anni fa e, in ogni caso, accessibile solo agli agenti statali. In secondo luogo, una indagine del genere non avrebbe avuto senso se lo Stato (sì, quello russo) avrebbe manifestato l’intenzione di svolgere le indagini ufficiali, credibili e con degli esiti che potremmo definire normali. In terzo luogo, una indagine del genere non avrebbe avuto la necessità di essere svolta in presenza di un sistema giudiziario indipendente e ben funzionante.
Ma, purtroppo, non ci troviamo in una situazione normale.


Mi sembra di esserci già stato

Per fortuna o purtroppo, all’interno di ogni grossa azienda possono coesistere delle tendenze positive e negative. All’inizio di dicembre avevo scritto di un peggioramento del Gmail. Ora, invece, è arrivato il momento di scrivere di un miglioramento del Google Maps.
Ebbene, qualche giorno fa mi sono accorto di una innovazione comoda e interessante: la possibilità di visualizzare i punti principali della strada dal punto A al punto B. Se, infatti, chiedete al Google Maps di tracciare un percorso (non importa se da fare in auto, a piedi o in bicicletta), lungo la linea colorata della vostra futura strada potrete vedere dei punti bianchi rotondi: sono le tappe principali del percorso. Avvicinando il cursore a qualsiasi punto (sì, la cosa funziona particolarmente bene con il computer) potrete vedere la foto di quella tappa così come avreste osservato il luogo dal vostro mezzo di trasporto. Questo sarà utile per non chiedervi, durante il viaggio, se si stia facendo la strada giusta (e non consumare troppe risorse per il navigatore).

Giusto per la cronaca aggiungo che sulle mappe di Yandex (il grande concorrente di Google nel segmento russo dell’internet) la stessa funzione è molto più evoluta perché permette di visualizzare la foto di qualsiasi punto scelto del percorso, quindi non solo di quelli prestabiliti dal sito. Trascinando il cursore lungo il percorso, si ottiene quasi una specie di filmato di quello che si vedrà durante il viaggio.

Resta da capire se e quando si potrà sfruttare appieno queste bellissime funzioni, ahahaha


Chiavenna, 19 agosto 2020

Ho finalmente pubblicato il rapporto fotografico sulla mia visita a Chiavenna di agosto, quindi sul mio viaggio probabilmente più «sportivo» degli ultimi anni.


Contare un po’ di soldi altrui

La settimana scorsa il Roskosmos (l’agenzia spaziale russa) ha comunicato di voler alzare gli stipendi dei cosmonauti del 36%. Di conseguenza, lo stipendio base di un cosmonauta che è stato almeno una volta nello spazio arriverà a quasi 95 mila rubli (circa 1060 euro secondo il tasso di cambio attuale), mentre lo stipendio di un cosmonauta-istruttore sarà superiore a 100 mila rubli (circa 1116 euro).
Devo constatare che la suddetta notizia mi ha abbastanza sorpreso: essa significa che il rappresentante di una delle professioni più pericolose, impegnative e spesso ammirate al mondo prenderà, dopo l’aumento, quanto un manager di medio livello moscovita o, più o meno, quanto una cassiera italiana (ovviamente, non voglio offendere alcun lavoratore onesto). Allo stesso tempo, si sa che il capo del Roskosmos, senza avere mai raggiunto dei particolari risultati, — voi ne avete mai sentito parlare? — prende circa 40 mila euro al mese: più del doppio del capo della NASA.
Insomma, sono andato a cercare quanto guadagnano gli astronauti statunitensi ed europei. Già sulla prima pagina di Google è uscito un bel articolo riassuntivo. In sostanza, gli astronauti americani prendono da 65.140 a 142.000 dollari all’anno in base alla loro qualifica.
Gli astronauti canadesi prendono da 89.100 a 189.600 dollari canadesi all’anno.
Gli astronauti europei prendono da 5554 a 7964 euro al mese.
Gli stipendi degli astronauti asiatici non sono dei dati pubblici.
Infine, l’articolo citato non precisa abbastanza bene che lo stipendio dei cosmonauti russi riportato si paga solo durante le missioni: in sostanza, nei mesi di permanenza sulla Stazione Spaziale Internazionale lo stipendio base si moltiplica per 7.
Ecco, se voi, cari lettori, state valutando l’idea di scappare da questo pianeta sfortunato, ora avete qualche elemento in più per poter scegliere al meglio il punto di partenza.
P.S.: una buona conoscenza dell’inglese serve comunque a tutti.


Una delle delusioni del 2020

Ora, dopo il voto dei grandi elettori, Joe Biden è un Presidente eletto anche dal punto di vista formale: non è una grossa sorpresa.
La vera e deludente sorpresa è l’atteggiamento di Donald Trump e del suo team nelle settimane seguite alla votazione popolare. Infatti, ci avevano promesso una battaglia legale seria contro tutti i «brogli elettorali» (nella terminologia trumpista l’espressione indica il risultato favorevole a Biden), ma alla fine ci hanno privati di questo grande divertimento. Uno spettacolo divertente nel senso migliore, quindi uno spettacolo interessante da seguire. Uno spettacolo sostituito da una stranissima buffonata di ricorsi giuridicamente mal preparati, «testimoni» ubriachi e avvocati-ex-sindaci avventurati in dichiarazioni discutibili.
Non volevo che Trump si attaccasse al potere con tutti i mezzi disponibili. Volevo che il 2020 fosse rimasto nei libri di storia mondiale con più di un argomento. E invece no: si vede che è proprio impossibile.

P.S.: dal punto di vista socio-politico, comunque, l’operato distruttivo di Trump è stato neutralizzato abbastanza facilmente dal Sistema. Certo, questa esperienza comporterà la formalizzazione di alcuni principi politici (o, se preferite, democratici) americani che prima si riteneva sufficiente applicare semplicemente per tradizione, ma, complessivamente, si può dire che poteva andare molto peggio.


Una funzione da inventare

Su questo pianeta ci sono pochissime persone autorizzate a telefonarmi (soprattutto senza preavviso). Le telefonate provenienti da tutte le altre persone (a meno che queste ultime non mi conoscano ancora troppo poco) sono automaticamente classificate come spam vocale. L’organizzazione mentale e lavorativa mi rendono molto più comoda e facile la comunicazione tramite i messaggi di testo.
Una volta in x anni, però, anche le persone non autorizzate hanno qualcosa di importante da comunicarmi necessariamente a voce. Le vere necessità accadono proprio con quella frequenza, ma accadono.
Di conseguenza, negli smartphone mi manca una funzione importantissima: la possibilità di inviare o ricevere una richiesta di conversazione audio/video. Una funzione che me permetterebbe di accettare, indicare la fascia oraria ottimale e/o, eventualmente, rifiutare.