Giuseppe Verdi è stato un grandissimo compositore ma, secondo la mia opinione personale, la sua eredità musicale è un po’ abusata nell’Italia contemporanea. La sua musica viene ficcata da tutte le parti anche quando si potrebbe tranquillamente farne a meno. Così, per esempio, l’importanza di Verdi non verrebbe assolutamente sminuita se qualcuno osasse di fare una Prima in meno con qualche sua composizione. Anche tra i soli compositori italiani possiamo facilmente ricordare diversi candidati altrettanto validi.
Considerato tutto questo, direi ci tenevo tantissimo a postare qualche composizione strumentale di Giuseppe Verdi meno conosciuta delle altre. O, almeno, meno conosciuta al pubblico «comune»…
Insomma, per oggi ho scelto il Quartetto per archi in mi minore (composto nel 1873):
Bene, finalmente mi sono anche espresso in merito.
L’archivio del 29 agosto 2020
È curioso osservare che lingue umane possono essere divise in tre grossi gruppi anche sulla base del modo di trattare il giorno della nascita della persona.
In alcune lingue si usa una parola del tutto neutra e generica: anniversario (per esempio, così si fa in francese e in portoghese). Secondo me non è una parola tanto bella perché un anniversario può essere di qualsiasi evento, non solo della nascita di un umano.
In alcune altre lingue, invece, si usa una parola estremamente precisa: compleanno (per esempio, così si fa in italiano e in spagnolo). Tale parola si applica alle persone (vabbè, anche agli animali amati), ma indica comunque un evento di cadenza annuale: solo le persone nate il 29 febbraio potrebbero pretendere di non compiere gli anni ogni dodici mesi.
E poi ci sono le lingue dove si usa una espressione (può essere anche una parola unica) meno ristrettiva: il giorno della nascita (per esempio, così succede in inglese, in russo e, in un certo senso, in tedesco). Tale espressione è meglio dell’anniversario (perché si applica solo alle creature animate) e del compleanno (perché può essere usata dodici volte all’anno e non solo una).
Mentre i portatori del terzo gruppo delle lingue vivono tranquilli, quelli dei primi due sono costretti a inventare delle parole aggiuntive per delle situazioni specifiche. Per esempio: quale parola andrebbe usata in italiano per il compimento di x mesi? Non lo sa dire con certezza nemmeno l’Accademia della Crusca (forse l’autorità massima nello studio della lingua italiana). Nell’indecisione, la Crusca si limita, in pratica, a osservare su Google la quantità degli utilizzi delle varie varianti della parola inventata dalla gente.
Non penso che si possa sostituire – almeno nel corso della vita di poche generazioni – la parola compleanno con l’espressione il giorno della nascita (allo stato attuale, è tanto inusuale da suonare quasi male). Ma tutti possono contribuire già ora, tramite l’utilizzo attivo, alla affermazione della parola complemese sui dizionari della lingua italiana. Prima o poi quella parola servirà più o meno a tutti.
P.S.: penso che abbiate capito: la parola complemese mi sembra meglio dei vari compimese, complimese e mesiversario.