Oggi è il 59-esimo anniversario del viaggio di Yuri Gagarin attorno alla Terra. Dato che questa volta la bella data capita di domenica, le dedico la tradizionale rubrica domenicale.
Inizio con una breve raccolta di immagini varie di produzione sovietica. In parte si tratta delle riprese non documentari. Infatti, i video reali dell’imbarco, del decollo, del volo, dell’atterraggio e della accoglienza di Gagarin tornato sulla Terra non sono mai stati realizzati (o semplicemente non pubblicati?). Quindi ricordatevi che in parte si tratta di un vero e proprio film recitato.
Il secondo video è l’intervista ai semplici passanti britannici realizzato dalla BBC dopo la notizia del volo:
Il terzo video testimonia l’accoglienza di Yuri Gagarin a Londra nello stesso 1961:
Il quarto – e l’ultimo – video è quello del funerale di Gagarin il 30 marzo 1968:
Il Giorno dei cosmonauti (il 12 aprile, appunto) è l’unica festa sovietica di qualità positiva che non mi dispiace di avere ereditato dal passato. Così come lo stesso Yuri Gagarin è forse l’unico eroe indiscusso del periodo sovietico.
L’archivio del aprile 2020
Nella storia musicale esistono due «edizioni» di Chris Rea: pre- e post malattia. Nella seconda fase della sua carriera musicale – più o meno dall’inizio degli anni 2000 – Rea mostra delle tendenze più nette al blues. Proprio a questa fase è dedicato il mio post musicale di oggi.
La prima canzone selezionata è la «Dancing the Blues Away» (dall’album «Stony Road» del 2002):
E la seconda è «The Last Open Road» (dall’album «Santo Spirito Blues» del 2011):
Bisogna fare in modo che sui tetti di tutte le chiese vengano installati dei pannelli solari. In tal modo le chiese prenderanno le energie solo dal cielo.
Sarà divinamente giusto.
Alla fine di marzo avevo pubblicato alcuni miei consigli sulla organizzazione del lavoro da casa.
Oggi, invece, posso finalmente consigliarvi uno strumento tecnologico che dovrebbe rendere ancora più confortevole la vostra vita lavorativa di questo periodo particolare.
La Kids Creative Agency ha pubblicato il simulatore dei suoni da ufficio. È semplicissimo da utilizzare: aprite il sito, impostate la quantità dei colleghi (con i comandi in basso a destra), accendete l’audio e fate «partire» l’ufficio (con il pulsante in basso a sinistra). Avrete la gioia di sentire una sampante, della tastiere da pc, delle poltrone rumorose, dei «colleghi» che camminano e fanno dei discorsi più o meno sensati etc etc. Inoltre, diversi elementi presenti sullo schermo sono cliccabili: provate!
A me, in realtà, mancano alcuni elementi molto specifici (qualcuno che ascolta i Deep Purple, qualcuno che parla al telefono facendosi sentire in tutto il corridoio, qualcuno che insulta il server del Diparimento, qualcuno che prega, qualcuna che fa le trattative con l’amministrazione dell’asilo-nido etc), ma spero di risentirli a breve tutti dal vivo!
Succede ancora qualcosa di positivo in questo mondo. Oggi, per esempio, posso constatare ben due cose.
In primo luogo, capitano ancora delle notizie fuori da quell’argomento di cui ormai ci parlano anche i microonde.
In secondo luogo, capitano ancora delle notizie positive. Ieri, per esempio, abbiamo scoperto che «Crazy Bernie» Sanders ha rinunciato ai tentativi ulteriori di diventare un candidato ufficiale alla presidenza statunitense. Essendo fortemente allergico ai socialisti, sono infinitamente contento per questa sua scelta saggia (ehm, che strano conflitto interiore!). Sono contento pure per avere finalmente azzeccato una previsione. Allo stesso tempo, però, sono un po’ sorpreso.
Sono sorpreso perché tra i candidati democratici principali Sanders mi sembrava quello meno incapace di relazionarsi con l’internet. Mi aspettavo dunque che avrebbe tentato di sfruttare questa sua caratteristica per continuare la campagna elettorale nelle condizioni della quarantena e delle sue conseguenze sociali inevitabili.
«Sleepy Joe» Biden ha, apparentemente, un computer vecchio, una webcam da due dollari, una connessione a internet quasi «da modem» e una scarsa confidenza con l’internet (quindi anche peggio che con il pubblico vivo), ma tanta fortuna politica.
Che noia però.
Come avete probabilmente letto, ieri l’amministrazione di WhatsApp ha deciso di limitare l’inoltro dei «messaggi popolari» a una sola chat alla volta. Ufficialmente, l’obbiettivo della limitazione sarebbe il contrasto della diffusione delle potenziali fake news.
Non so se il motivo reale sia quello indicato o, per esempio, la preoccupazione per il possibile sovraccarico della rete. Come non posso capire la logica delle persone che massacrano i propri contatti tramite la condivisione sconsiderata di ogni stronzata che leggono in giro (ricevendola da altri o trovandola in proprio). Sono sicuro che qualche persona del genere vive anche nelle vostre app e nei vostri social network. Da me ce ne sono, ma ormai sono riuscito a impostare l’invisibilità di quasi tutti i personaggi.
Ma il segreto più grande è un altro. Gli amministratori di WhatsApp sperano che non tutti sappiano eseguire l’operazione «copia-incolla» su uno smartphone? Mah, potrebbe anche essere.
L’ultima volta che ho letto e sentito da tutte le parti la magica frase «il mondo non sarà più come prima» era capitata nella seconda metà del settembre 2001. In seguito ai fatti storici che permisero la nascita di quella «profezia» per qualche anno ci hanno infatti disturbati con dei controlli assurdi negli aeroporti. Dopo di che il mondo è tornato a essere più o meno come prima.
Con l’adozione della quarantena mondiale per il contenimento del COVID-19 nel 2020 quella frase magica è tornata di moda. Sospetto fortemente che anche questa volta il mondo riesca a tornare alla normalità di prima. Ma, allo stesso tempo, spero fortemente che si rafforzino le tendenze alla modernizzazione della nostra vita quotidiana. Pensiamo, per esempio, al commercio al dettaglio. I proprietari dei negozi analogici, i sindacati e i politici sinistrosi sarebbero fortemente interessati alla difesa dei negozi fisici. In relazione alla potenza di ogni lobby concreta, raggiungono in tale ambito dei risultati più o meno alti. Mentre noi, i consumatori comuni, ci troviamo a vivere in un mondo contradditorio dove nell’online si possono comprare i superalcolici ma non le sigarette. Anche se entrambe le categorie di merci sarebbero vietate ai minorenni (nascosti dietro allo schermo del proprio telefono o computer).
In particolare, poi, in un mondo modernizzato post-quarantena nessuna azienda dovrà mascherare la propria incapacità di gestire il commercio elettronico con la tutela medico-sanitaria del proprio personale. Come, per esempio, sta capitando in questi giorni alla Decathlon:
Dai che ce la facciamo.
Nella mia testa si sono accumulati alcuni pensieri che vanno stoccati da qualche parte. Provo a utilizzare a tale fine i vostri monitor e, forse, i cervelli.
Anche i tempi di crisi offrono delle buone opportunità di guadagno. Per esempio: qualcuno ha già pensato di creare il servizio di «dog sharing»? Mi risulta che ci siano molte persone sprovviste di un cane proprio ma disposte a pagare per evadere il regime di quarantena almeno in una misura ridotta quale il portare a spasso un animale nei pressi della propria abitazione. Statisticamente, in ogni condominio c’è almeno un cane: può essere «noleggiato» a turno da tutti i vicini desiderosi e abbienti. Perché, in effetti, nessun poliziotto o carabiniere può controllare quanto tempo passa un cane per strada e/o impedire ai non proprietari di portarlo in giro.
Qualche giorno fa mi sono ricordato di un vicino di casa, osservato quotidianamente ai tempi dell’infanzia, che portava a spasso con un guinzaglio il proprio gatto. La scena mi faceva sempre divertire per la sua singolarità… Però al giorno d’oggi mi rendo conto che si tratta di un suggerimento molto anticipato di un trucco preziosissimo da utilizzare nelle condizioni di una quarantena. Infatti, l’insieme degli animali domestici non è limitato ai soli cani. Quindi sfruttate pure quegli egoisti pelosi per uscire di casa. Ma pure pappagalli, conigli, serpenti etc.
Nel frattempo, con l’inizio della quarantena in Russia moltissime persone hanno prontamente individuato una via di fuga alternativa, andando a registrarsi come tassisti e «corrieri» addetti alla consegna del cibo dei ristoranti. Non sono riuscito a capire se anche in Italia si sia registrato un fenomeno del genere.
Il 1 di aprile è passato, ora tentiamo a controbilanciare tutti gli scherzi riusciti (e non) fatti agli (o dagli) altri. Io lo faccio con un video nella consueta rubrica domenicale.
In realtà, più volte avevo già pubblicato questo video e, alla prima occasione, qualcuno mi aveva detto che esso sarebbe di una tristezza indescrivibile. Quindi ve lo ripropongo.
Il post musicale di questo sabato è dedicato a Frédéric Chopin: un grandissimo compositore e musicista polacco che già ai tempi dell’infanzia ebbe delle capacità musicali non inferiori a quelle di Mozart.
Chopin ebbe una vita poco più lunga e non meno «produttiva» e carica di emozioni. Potrei aggiungere che il nostro protagonista morì – come si ipotizza dai biografi a noi contemporanei – di una malattia polmonare, ma forse mi conviene evitare.
Concentriamoci sulla bella musica. Oggi ascoltiamo il Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in mi minore (op. 11) suonato dalla Orchestra Filarmonica israeliana con la partecipazione del pianista Evgeny Kissin.