La vita è breve.
Anzi, peggio ancora: il capodanno sta diventando una festa sempre più frequente.
E quindi dobbiamo fare in tempo a imparare…
Spegnere un brutto film, chiudere un libro noioso.
Lasciare le persone cattive. Sono tante.
Lasciare perdere le imprese disperate.
Lasciare pure le mediocrità. Anche esse sono numerose.
Il tempo vale di più.
Il stare male è un motivo sufficiente.
È meglio dormire, mangiare, bere, chiamare una persona che conta.
È meglio ricordarsi di avere sempre rimandato qualcosa.
Buon 2020.
Andrà tutto bene.
L’archivio del Dicembre 2019
Molto probabilmente, qualche pregiudizio interno impedisce alla redazione del «Time» mettere in copertina la stessa persona per più volte in un periodo di tempo ristretto.
Eppure, facendo un bilancio del quasi finito 2019, mi convinco sempre di più che l’uomo dell’anno è Vladimir Zelensky (definito a metà dicembre «L’uomo in mezzo»). Non una buffona scelta come strumento pubblicitario inconsapevole da una determinata corrente politica, ma il più efficiente tra i politici-Joker che abbiamo visto comparire negli ultimi anni. [Indovinate un po’ qual è, nella mia classifica personale, il film dell’anno.]
Infatti, ha vinto le elezioni sfruttando il malcontento popolare per la vecchia classe politica nazionale e, allo stesso tempo, facendosi invidiare dal vecchio populista oltre il confine dell’est: ha ottenuto le percentuali alte senza brogli. A ovest, invece, ha evitato di cercare l’aiuto a ogni costo funzionando, in un certo senso, da scintilla per l’impeachment di un altro collega. Ma l’aspetto più importante è: nonostante tutte le problematiche ereditate, Zelensky appare attualmente essere il primo presidente ucraino realmente intenzionato a dirigere uno Stato indipendente. A dirigere uno Stato per il quale la scelta del miglior sponsor tra i due possibili (l’Occidente o la Russia) non è per la prima volta nella storia il tema principale della politica estera e interna.
Guidando, con successi alterni, l’Ukraina su quella strada, Zelensky adotta un comportamento e un linguaggio moderato (in molti lo hanno notato, per esempio, nella occasione del primo incontro con Putin), dimostrando di prendere in considerazione le possibili reazioni future del proprio elettorato.
Sul territorio post-sovietico si è accesa una nuova stella sta tentando di nascere un nuovo Stato normale. Sarebbe stato brutto non riconoscere i meriti del suo creatore, indipendentemente dal suo futuro politico.
Non si tratta di una questione di importanza locale, come alcuni potrebbero pensare.
Almeno questa volta l’ultimo video domenicale dell’anno è quello capace di caricaci di emozioni positive: sia per la sua qualità (da vedere tutto!), sia per la semplice idea (o, almeno, una illusione festiva) che Donald Trump sia realmente bravo almeno nel canto.
Insomma, oggi sentiamo la «Bohemian Rhapsody» cantata dal Presidente Donald Trump e i suoi migliori amici:
I miei lettori, certamente, conoscono il video originale, ma per sicurezza lo aggiungo comunque: Continuare la lettura di questo post »
Chi avrà l’onore di chiudere quest’anno musicale sul mio blog? Ho riflettuto a lungo sulla candidatura più adatta e alla fine ho scelto il compositore francese Claude-Achille Debussy. Assieme al già ascoltato in questa sede Ravel, è uno dei rappresentanti principali dell’impressionismo musicale.
Il nostro protagonista di oggi non ebbe mai abbastanza pazienza per completare una opera musicale lunga (con l’unica eccezione dell’opera «Pelléas et Mélisande»), ma a differenza di molti altri artisti non fu – a quanto ne so – particolarmente dispiaciuto per questa sua irrequietezza.
Tale modo di produrre l’arte che si vuole con la serenità interiore ha tutta la mia approvazione (anche se comprendo che gli artisti non ne hanno assolutamente bisogno), quindi oggi mi organizzo nel modo seguente.
Inizio con la cantata «L’enfant prodigue» (scritta nel 1884):…
… e poi continuo con una opera brevissima: «L’isola della gioia» («L’isle joyeusse», scritta nel 1905):
Spero che i giorni rimanenti del 2019 e almeno tutto l’anno prossimo siano per voi pieni di gioia.
È sempre interessante studiare le mappe politiche e amministrative, anche quelle attuali.
Negli USA, per esempio, i confini di molti Stati sono tracciati in un modo banalissimo: seguendo le latitudini e le longitudini. Due Stati, addirittura, hanno i territori perfettamente rettangolari (Colorado e Wyoming).
In Africa, soprattutto al nord, delle enormi porzioni del deserto sono state spartite con l’uso di un semplice righello: tanto, non pare che ci sia qualcosa di utile per l’attività umana in quei territori.
In Russia, solo il confine tra la Repubblica di Komi e la Regione autonoma di Nanetsia sembra, in alcuni tratti, una linea retta (guardate la parte destra dell’area grigia sulla mappa).
In Italia i confini tra le Regioni non sono assolutamente retti.
Cosa possiamo dedurre da tutto ciò? Possiamo dedurre che le zone in tutti i sensi inutili e noiose sono state divise con un righello. Le zone interessanti, belle e ricche, invece, sono state divise seguendo qualche principio più complesso: per esempio, seguendo il rilievo geografico (fiumi, catene montuose e etc.) o le opere umane. L’applicazione pratica di quanto dedotto è molto ampia, pensate alla sola pianificazione dei viaggi turistici.
La mappa degli USA:
La mappa dell’Africa: Continuare la lettura di questo post »
Ho finalmente pubblicato il rapporto fotografico sulla mia visita a Venezia ad agosto.
Per ovvie ragioni ho evitato di tentare a raccontare tutto ciò che ho visto in un unico articolo.
Non volevo trascinarmi almeno questo debito nel 2020…
L’incunabolo «Cronache di Norimberga», scritto in lingua latina da Hartmann Schedel e pubblicato nel 1493, raccontava la storia del mondo dal «momento della sua creazione» fino all’anno di pubblicazione. Tutto in 596 pagine.
Le ultime pagine furono lasciate vuote in quanto destinate alla descrizione degli eventi accaduti tra il 1493 e la Fine del mondo. Appena 6 pagine vuote.
Supponendo che l’uomo saggio fu notevolmente più informato di noi su determinate questioni, possiamo andare avanti con la massima serenità: il peggio è già accaduto un po’ di tempo fa.
P.S.: anche se, pensandoci bene, bisogna riconoscere che nulla vieta al mondo di finire più volte: potrebbe farlo anche con la frequenza del raffreddore invernale di una persona media. Ma in quel caso dovremmo preoccuparci ancora meno.
Oggi potrebbe essere l’occasione giusta per dare spazio a una edizione straordinaria del post video-musicale.
A dicembre del 1984 il duetto Wham! – composto da George Michael e Andrew Ridgeley – pubblicò la canzone «Last Christmas». Pure quelle persone che non sono mai state dei grandi fan del gruppo (come me, per esempio) reagiscono prontamente al titolo della canzone: «I gave you my heart».
Ebbene, 35 anni dopo la Sony Music Entertainment ha pubblicato la versione restaurata (oppure è meglio dire rinnovata?) del relativo video: ora è possibile vederlo in qualità 4K. Considerato il risultato, si potrebbe addirittura pensare che la Sony avesse ingaggiato degli attori e dei bravi stilisti per girare di nuovo il video:
Se qualcuno si fosse dimenticato di come era prima quel video: Continuare la lettura di questo post »
Buon Natale a tutti coloro che ci credono.
Tanti regali a tutti coloro che non credono ma approfittano comunque delle utili tradizioni.
Ma, comunque sia la vostra categoria di appartenenza, siate moderati durante queste giornate intense.