Quasi un anno fa, vagando per le vie di Morbegno, avevo notato un oggetto strano nella vetrina di un negozio. Era una lapide particolare messa in vendita da un commerciante specializzato:
Ma che cosa è quel foro rotondo? Non può essere una finestra utile per contemplare le stelle perché è posizionato in corrispondenza dei piedi del futuro residente. Non può essere lo scarico per l’acqua piovana…
Ma devo fermarmi a quella prima ipotesi che fu partorita dalla mia mente malata?
L’archivio del Ottobre 2019
Le epoche non finiscono. Cambiano.
Alcuni lettori conoscevano bene una delle sedi principali della redazione di questo blog (e sito) personale. Palazzo giallo al civico 7, lato sinistro del cortile, salire al primo piano, in fondo accanto alla finestra, di spalle alla ex sala fumatore. All’"ufficio" chiamato il Tavolo delle Libertà.
Con il presente post la redazione comunica a tutti gli interessati che l’indirizzo di cui sopra non è più attuale.
Perché le epoche non finiscono. Cambiano.
Un po’ come succede anche per gli uffici.
L’indirizzo nuovo verrà comunicato privatamente a tutti gli interessati.
Nel frattempo, tutta la redazione del sito si unisce nell’assicurare i cari lettori della regolare continuazione delle pubblicazioni. E pubblica ben due foto. Continuare la lettura di questo post »
Pochi europei sanno (o si ricordano, qualora si trattasse delle persone una volta particolarmente informate) che negli anni ’20 e ’30 del XX secolo in URSS fu molto diffusa una particolarissima pratica di scegliere i nomi per i neonati. I giovani genitori, entusiasmati dalla costruzione di una nuova società sui resti del territorio dell’ex impero russo, iniziarono infatti ad assegnare ai propri figli dei nomi «rivoluzionari». Tali nomi poterono essere:
– delle abbreviazioni (per esempio, Mels – un nome maschile che sta per Marx, Engels, Lenin, Stalin);
– degli acronimi (per esempio, Idlen – un nome femminile che sta per «le idee di Lenin»);
– delle parole già esistenti, ma in qualche modo associabili con la rivoluzione (una cugina della mia nonna materna, per esempio, fu chiamata Kranyi Mai – traducibile in italiano come Maggio Rosso; dopo avere raggiunto la maggiore età ha finalmente cambiato il nome per uno tradizionale).
Nel periodo compreso approssimativamente tra il 1993 e il 1996 si era poi verificato un fenomeno simile, ma notevolmente meno diffuso, statisticamente quasi impercettibile: chiamare i figli con dei nomi come Democrazia, Costituzione etc.
Negli ultimi vent’anni, poi, mi sembrava di avere delle notizie sulle nuove tendenze del genere. Forse nemmeno dei casi singoli…
Ma ecco che è successo! La settimana scorsa una coppia di Naro-Fominsk (una cittadina a sudovest di Mosca) ha chiamato il proprio figlio Putislav. Sostengono che sia un antico nome slavo composto dalle parole put (via) e slava (gloria).
Uno che segue la via gloriosa?
Mah, è evidente che sottintendevano qualcosa di diverso… E mi fanno particolarmente arrabbiare i genitori che considerano i propri figli dei giocattoli: «noi ora ci divertiamo e chissenefrega come affronterà lui le conseguenze». Infatti, l’epoca del «glorioso», prima o poi, finirà. Anche la «gloria».
P.S.: però anche in Italia mi è capitato di conoscere delle persone con dei nomi stranissimi.
Nella vita esiste un semplicissimo principio che magicamente fa risparmiare un sacco di tempo alle persone che lo applicano.
Bisogna fare tutto sempre allo stesso modo. Io, per esempio, tengo sempre il telefono nella tasca destra dei jeans, l’accendino nella tasca sinistra, i rifiuti (per esempio gli scontrini) nella tasca posteriore destra, etc. Le sigarette sono nella tasca laterale a destra dello zaino. I vestiti nell’armadio sono già disposti per i giorni della settimana. Etc, etc.
Ogni volta che metto qualcosa non al suo posto prestabilito, scatta la crisi globale. Posso utilizzare un oggetto meno di una volta al mese, ma senza doverlo cercare ogni volta. Se finisce fuori posto, lo troverò solo per caso e in un futuro indefinito.
Potrebbe sembrare un principio banale, esprimibile con la sola parola ordine. E invece no. Per esempio, per molte persone il mio spazio residenziale è la rappresentazione perfetta del disordine totale. Ma loro non conoscono l’ordine preciso delle cose che tengo nella mia mente. Una specie di mappa virtuale composta da abitudini comportamentali.
Meno male che nessuno cerca di intervenire. Altrimenti sarei costretto a spendere ore e giorni a cercare le cose più banali.
Londra, una grossa stazione di interscambio (Canning Town), giovedì mattina (l’ora di punta). Alcuni eco-attivisti del gruppo Extinction Rebellion salgono sul tetto di un treno della metropolitana per bloccare la circolazione dei mezzi pubblici.
I londinesi tanto grati agli attivisti li applaudiscono e li salutano vivamente, aiutano al leader del gruppo manifestante a scendere dal tetto per stringergli la mano ed esprimergli tutto il sostegno possibile.
Per un periodo relativamente lungo della mia vita, ormai concluso (pare), molte persone mi hanno chiesto se io fossi un amante del metal in generale e dei Metallica in particolare. Il motivo della domanda è stato quasi sempre lo stesso: «Assomigli tantissimo a James Hetfield». Addirittura, il mio esame universitario di diritto privato era iniziato con una bella risata del professore: «Ma Lei sa che assomiglia a … ?»
Per una serie di motivi, alcuni dei quali potreste immaginare anche da voi, non sono mai stato felicissimo della presunta somiglianza. Ma non avevo nemmeno dei motivi seri per ribellarmi.
Passando alla tematica strettamente musicale, direi prima di tutto che l’unica canzone dei Metallica che mi è sempre piaciuta sembra poco metallara: è la «Nothing Else Matters».
Durante il periodo relativamente breve della mia passione verso la musica pesante preferivo il hard rock, quindi la musica dei Metallica nel suo complesso mi è rimasta poco nota. In qualità del secondo video metterei la canzone «I Disappear» (utilizzata nel film «Mission Impossible 2»):
Ah, domani il gruppo – secondo la sua storia ufficiale – compie 38 anni. Auguri!
Da diversi anni l’industria della moda viene accusata della induzione alla anoressia…
… ma, purtroppo, quasi nessuno si sta accorgendo del fatto che i produttori di abbigliamento vengono spinti, dalla pressione pubblica, verso l’estremo opposto. Eppure, l’obesità è un problema di importanza non inferiore.
Io, personalmente, nel mio mondo circostante vedo molti più obesi che anoressici.
Nella vita reale e sulle foto vorrei vedere le donne normali: non esageratamente magre, ma nemmeno grasse.
P.S.: no, caro T. B., a me non piacciono le «donnone», ahahahaha
Molto spesso, quando si va sulla Wikipedia per informarsi su un argomento, conviene vedere diverse versioni linguistiche del medesimo articolo. La qualità e la completezza dei contenuti (e dei dettagli) può infatti variare notevolmente da una lingua all’altra. Penso che il 100% dei miei lettori sia in grado di leggere in almeno una lingua straniera.
Ma io, adottando il suddetto metodo da anni, mi sono anche accorto di alcune differenze tecniche curiose tra le varie versioni linguistiche della Wikipedia. Così, per esempio, gli articoli russi dedicati alle persone indicano la loro età corrente o di decesso.
Gli articoli inglesi (e alcuni altri) fanno altrettanto.
Mentre in altre lingue (tra le quali anche l’italiano) tale opzione Continuare la lettura di questo post »
So che pochissimi lettori di questo post hanno i requisiti per candidarsi, ma vi racconto comunque di una curiosa offerta di lavoro.
Una ricca famiglia russa sta cercando un maggiordomo in stile Jeeves ed è disposta a pagarlo il triplo del Buckingham Palace: da quattro a sei mila euro al mese.
La «fregatura» sta nelle richieste al candidato: bisogna essere residente a Londra, essere pronti a lavorare in UK, Francia, Italia e Russia, conoscere almeno l’inglese, il francese e il russo, conoscere e apprezzare la serie televisiva britannica «Jeevse and Wooster» (molto bella, ma i libri di Wodehouse sono ancora meglio – nota mia) per sapere cosa si aspetta il cliente, intendersi delle tecnologie e dei film. L’abilità nei rapporti con i bambini è stata messa al penultimo posto: subito prima dei segni zodiacali (mah…).
Guardate pure la lista completa delle richieste e pensateci su. Il vero Jeeves sarebbe riuscito a ottenere il posto anche partendo da un punto di formale svantaggio.
I candidati (auto)scartati possono darsi alla lettura dei romanzi di Pelham Grenville Wodehouse (spero) o alla visione della serie televisiva citata, arricchendo dunque il proprio bagaglio culturale. Un posto di lavoro non ottenuto non è sempre una perdita.
Ho sempre visto la Hillary Clinton come una donna politicamente corretta da far morire di noia (come la maggioranza dei politici occidentali, tra l’altro). Ma poi ho letto, per caso, questo suo tweet di domenica sera e ho quasi cambiato idea.
Found in the archives… pic.twitter.com/iFFeqloYHM
— Hillary Clinton (@HillaryClinton) 20 ottobre 2019
Si tratta della presa in giro di questa lettera di Donald Trump a Recep Erdogan:
EXCLUSIVE: I have obtained a copy of @realDonaldTrump’s letter to #Erdogan. @POTUS warns him to not “be a tough guy! Don’t be a fool!” Says he could destroy Turkey’s economy if #Syria is not resolved in a humane way. Details tonight at 8pm #TrishRegan #FoxBusiness pic.twitter.com/9BoSGlbRyt
— Trish Regan (@trish_regan) 16 ottobre 2019
Ma per resistere dal prendere in giro Trump bisogna essere un cadavere.