La settimana scorsa l’esperto della sicurezza digitale Troy Hunt ha scritto della esistenza di un database delle 1.160.253.228 combinazioni email-password rubate. In sostanza si tratta dei dati d’accesso completi ai vari siti. Molto probabilmente tra quei dati sono presenti anche i vostri: controllate pure sul sito haveibeenpwned.com
Come potete vedere, pure uno dei miei indirizzi utilizzati per i vari login è finito nelle mani dei hacker relativamente a ben due siti.
Stranamente, uno di quei siti mi è sempre sembrato Continuare la lettura di questo post »
L’archivio del gennaio 2019
Esattamente 95 anni fa, il 21 gennaio 1924, è schiattato Vladimir Lenin: la «guida del proletariato mondiale», un buon politico dedicatosi alla dubbia causa, amante dei metodi che solo per una serie di coincidenze conosciamo come «staliniani», un ex avvocato promettente…
Sfruttando la ricorrenza odierna, vi racconterei però di un altro aspetto leniniano: dei monumenti in sua memoria.
A nessun altro personaggio storico vissuto sul nostro pianeta è stata dedicata una quantità simile di monumenti. Infatti, ai tempi dell’URSS su tutto il territorio dell’Unione (1/6 della terraferma) fu imposto il culto quasi religioso della venerazione di Lenin. In seguito al crollo del regime comunista e alla comprensibile distruzione di massa dei monumenti di Lenin in Ukraina, Polonia e nelle repubbliche baltiche, la quantità complessiva dei monumenti è diminuita notevolmente. Ma si sostiene comunque che ce ne siano ancora più di 9 mila in piedi.
Non posso commentare le stime sulla quantità, ma posso mostrarvi alcuni degli esemplari più interessanti.
Ufficialmente, il primo monumento a Vladimir Lenin è stato eretto davanti alla entrata della «Manifattura Glukhovskaja» a Noginsk (in provincia di Mosca) il 22 gennaio 1924, quindi il giorno seguente la morte di Lenin.
Tra i numerosissimi monumenti comparsi nei decenni successivi alcuni sono diventati canonici. La forma canonica è caratterizzata dal fatto che la figura di Lenin indica qualcosa con la mano (la giusta via?), proclama qualcosa o manifesta Continuare la lettura di questo post »
Il nuovo paragrafo di Inerario (§ 17) spiega come utilizzare in modo intelligente i meta tag robots sui siti costruiti su WordPress.
Ai non professionisti ricordo che si tratta di uno dei possibili modi di influire sulla indicizzazione del sito sui cosiddetti «motori» di ricerca.
http://www.eugigufo.net/it/inerario/paragrafo17/
Il Podrive sarebbe il progetto di una interessante bicicletta pensata per ogni stagione e/o tipo di tempo (si veda il video). Ormai due anni e mezzo fa l’ideatore ha raccolto – sulla piattaforma di crowdfunding Indiegogo – il 214% della somma necessaria per la produzione. Tuttavia, pare che la produzione ma non sia mai partita. Eppure, il Podrive sarebbe un oggetto molto utile alle persone che preferiscono utilizzare la bicicletta anche per le finalità non sportive, liberando il proprietario-ciclista di una parte dei problemi: la pioggia, il sole diretto d’estate, la polvere alzata dalle auto.
Molto probabilmente avrei comprato pure io un mezzo di spostamento del genere. Anche se continuo a non capire le persone che utilizzano la bicicletta per andare al lavoro: nel migliore dei casi arrivano in ufficio semplicemente super sudati.
Le caratteristiche tecniche del Podrive:
Lunghezza: 180 cm
Larghezza: 75 cm
Altezza: 145 cm
Altezza del posto a sedere: 50 cm
Peso: 70 kg
Ruote: pneumatici da 20 pollici
La distanza tra gli assi: 88 cm
Motore: 250 W elettrico
Velocità:25 km/h (con il motore)
Emissioni del CO2: 7 g/km (per le auto tale valore medio è di 140 g/km, per le auto elettriche è di 70 g/km)
Pochi giorni fa, il 15 gennaio, Captain Beefheart avrebbe compiuto 78 anni. Approfitto di questo pretesto per pubblicare un post musicale dedicato esclusivamente a egli (più di un anno fa lo avevo incluso nel post dedicato alla canzone «I Got the Same Old Blues»).
Come da tradizione, ho selezionato due canzoni.
La prima è la «Further Than We’ve Gone» (dall’album «Blue Jeans And Moonbeams» del 1974):
E la seconda è la «China Pig» (dall’album «Trout Mask Replica» del 1969):
Il programma TeamViewer che permette di accedere in remoto ai computer diversi da quello utilizzato in modo diretto esiste dal 2005. Il programma deve essere avviato su entrambi i computer per poter essere utilizzato e la sua versione per l’utilizzo personale è gratuita. Alcuni dei miei lettori probabilmente conoscevano già questo programma.
Io, nel frattempo, solamente l’altro ieri ho scoperto che il Team Viewer permette di accedere in remoto anche agli smartphone. Tale funzionalità può essere molto utile, per esempio, per aiutare i parenti o gli amici anziani a impostare i telefoni, per caricare dei file su uno smartphone, per utilizzare le applicazioni dello smartphone con la comodità offerta dallo schermo grande e dalla tastiera del computer (scrivere i testi sensati e lunghi sui social via telefono è una tortura).
È necessario installare sul proprio smartphone l’applicazione TeamViewer QuickSupport, mentre sul lato-computer è sufficiente avere il TeamViewer normale. Una volta stabilita la connessione tra i due apparecchi, sul computer viene visualizzato il pannello di controllo del telefono dove può essere visualizzata anche Continuare la lettura di questo post »
Come sanno molti miei lettori, già da alcuni anni le stazioni ferroviarie italiane si stanno progressivamente attrezzando di ascensori che collegano i sottopassaggi alle banchine. Quei ascensori sono utili a molte categorie di passeggeri e hanno un aspetto estetico bello e moderno. È dunque veramente difficile esserne contrari.
Alla fine di dicembre, però, sono riuscito a trovare una eccezione all’ultima affermazione.
Si tratta della stazione ferroviaria di Arona (in provincia di Novara), dove su tutte le banchine storiche, accanto agli ascensori moderni, ho trovato delle strutture che sembrano degli ascensori d’epoca.
La stazione ferroviaria di Arona è stata attivata nel 1905 e gli ascensori (se sono effettivamente loro) sembrano appartenere alla stessa epoca. Le grosse sovrastrutture – sopra la tettoia della banchina – dovrebbero Continuare la lettura di questo post »
Come avete già sicuramente letto, dopo la bocciatura del progetto dell’accordo della Brexit il governo della Theresa May ha ottenuto – dallo stesso Parlamento – anche la fiducia. È una coincidenza prevedibile e rassicurante perché dimostra un fatto semplicissimo.
Jeremy Korbyn fa tanto il figo, ma non ha proprio la voglia di occuparsi della Brexit in prima persona. Ora che ne abbiamo avuto una ulteriore conferma, come l’ha avuta anche la May, comprendiamo che quest’ultima ha in realtà molta più libertà di azione di quanto si possa pensare.
Continuo a non prevedere delle grandi sorprese sul risultato finale.
Venivo bombardato dalle notizie sui tentativi italiani di far estradare Cesare Battisiti ormai da molti anni, da quando è iniziato il mio rapporto stretto con l’Italia. Più mi informavo sulla sua figura e più mi era antipatico, lo è anche ora. Ma, dato che a differenza dei miei primi amici e conoscenti italiani non voleva proprio scomparire dall’orizzonte informativo, avevo iniziato a seguire il suo rapporto con la giustizia italiana come una specie di partita sportiva. Vista la lontananza nel tempo dei fatti per i quali era stato condannato, non escludo che pure molti giovani italiani lo possano osservare in un modo simile. In ogni caso, io, a differenza degli italiani, ho più probabilità di rimanere uno spettatore emotivamente imparziale.
Ecco, ora che la suddetta gara è finita, posso sperare che qualcuno trovi la forza (e una certa libertà intellettuale dagli schemi preimpostati) di dirmi: in qualità di scrittore Cesare Battisiti merita la mia attenzione oppure no? Avendo poco tempo per la letteratura non tecnica, preferirei di non sperimentare su un campo così pericoloso.
All’inizio di dicembre, a Morbegno, avevo trovato un esempio di tentativo estremo di far scoprire alla gente… ehm… poco sveglia l’orario di chiusura di un negozio.
Il metodo potrebbe essere sviluppato e applicato da moltissimi altri negozi, locali, enti etc i cui dipendenti ogni giorno si trovano a dover ricordare gli orari di chiusura ai propri clienti.