L’archivio del 2018 год

Il supereroe slavo

In settimana ho visto il trailer di un cartone animato russo: «Cyberslav» (dovrebbe uscire nel 2019).
Cogliendo alcuni riferimenti simbolici al contesto attuale russo, so già che non riuscirò (nel senso di non vorrò) a vederlo. Si tratta di una forma di ripugnanza. Sarei curioso di sapere, invece, come possa essere accolto dagli spettatori europei che hanno – per fortuna! – la mente libera da alcune problematiche sociali e politiche.


La musica del sabato

All’inizio di agosto avevo postato nella mia rubrica musicale due canzoni cantate da Louis Armstrong, una di esse era la «Go Down, Moses». Ma il primo cantante a interpretare e registrare la versione moderna di tale spiritual fu Paul Robeson.
Secondo il mio parere modesto, con un po’ di istruzione e nelle condizioni sociali migliori (rispetto agli inizi del XX secolo), Paul Robeson avrebbe potuto diventare un buon cantante lirico. Oggi lo ricordiamo con due sue canzoni.
Prima di tutto la sua interpretazione della «Go Down, Moses»:

E poi la «Shenandoah»:


Letteralmente

L’evoluzione dell’alfabeto latino:

Colgo l’occasione per constatare che sono un conservatore funzionale. Per me i caratteri senza grazie (Sans Serif) sono scomodissimi da leggere nei testi lunghi. In effetti, li usano prevalentemente le persone che non rileggono i propri testi oppure conoscono questi ultimi a memoria (non facendoci dunque troppa attenzione alla comodità durante la rilettura).


La festa futura

Mi hanno ricordato che ieri in Russia era una festa professionale informale: il Giorno dei programmatori.
Pur non facendo più parte — da anni — di quella categoria professionale, vorrei comunque aggiungere il mio contributo alle «celebrazioni».
Vorrei augurare a un certo Mark Zuckerberg di assumere, finalmente, qualche programmatore dotato di cervello. Perché sono mesi che sto cercando di superare quel algoritmo del Facebook che mi chiede di mostrare come una mia applicazione esegue delle operazioni che in realtà non esegue. Non avete capito qual è il problema? OK, lo traduco in un linguaggio più semplice. Immaginate che qualcuno vi chiede di dimostrare in prima persona che, per esempio, vi siete suicidati.
Insomma, il giorno della assunzione di un vero programmatore al Facebook sarà il Giorno internazionale dei programmatori.
«Ma non vede che sono vivo?»
«Non importa, secondo le nostre nuove regole deve dimostrare di essersi suicidato».


Un film russo da vedere

Come ho già scritto in precedenza, sono in molti a notare la mia tendenza di consigliare dei film russi poco allegri. Probabilmente hanno ragione. Allo stesso tempo, però, non sanno ancora la grande verità che sto per svelarvi.
Finora non vi ho mai consigliato i tre film russi psicologicamente più pesanti di sempre.
Purtroppo, uno di film non è stato tradotto in italiano. Un altro ancora è stato tradotto, ma verrà consigliato più avanti in una occasione ben precisa che ho in mente. Quindi rimane il terzo film…
Non riesco a resistere e lo consiglio oggi: «Cargo 200» di Aleksei Balabanov, uscito nel 2007. È un gran bel film, ma vederlo in una stagione ancora non tanto brutta dovrebbe farvi soffrire un po’ meno.

Per introdurre il film dico solo che in molte scene riconoscete l’origine di molte situazioni e di molti personaggi già noti personaggi già noti per – chiamiamola così – cultura generale.
(E forse riconoscerete un attore già visto in un film molto noto).


Digitalizzare tutto

Vi sarà sicuramente capitato di leggere delle grosse perdite subite dalla collezione del Museo nazionale del Brasile nel grave incendio scoppiato la notte tra il 2 e il 3 settembre.
Il danno è grave, ma almeno può essere da lezione a tutti noi. E, soprattutto, deve essere un chiaro avvertimento a tutti i colleghi dei sfortunati dipendenti museali brasiliani: bisogna digitalizzare tutto. Bisogna farlo prima possibile (l’incendio arriva esattamente quando lo ritiene necessario, non quando siamo pronti noi). Tutto ciò che può essere scannerizzato, deve essere scannerizzato. Il resto deve essere fotografato. E il risultato del lavoro deve essere conservato sui server, non necessariamente server di proprietà: chi ha delle conoscenze minime sul funzionamento dell’internet, sa già che da quest’ultimo non sparisce proprio nulla.
In tantissimi musei, archivi e biblioteche mi è capitato di vedere alcuni (sottolineo la parola alcuni) dipendenti, praticanti, stagisti sfiniti per la nullafacenza pluriennale o per le attività di dubbia utilità pratica. Ecco, ora i loro dirigenti – se dotati di una mente analitica – dovrebbero finalmente capire di quali lavori utilissimi caricarli per i prossimi anni.


Come va costruita la metro

Per l’anniversario dell’11/9 è stata riaperta – restaurata – la stazione della metropolitana newyorkese che si trova(va) proprio sotto le Twin Towers.
Rileggete bene queste parole semplici: è stata riaperta la stazione.
Qual è la morale di questa notizia? I problemi, anche quelli gravissimi, di una stazione della metropolitana non possono e non devono causare il blocco della intera linea. Purtroppo dubito che i costruttori delle nuove linee della metropolitana milanese siano capaci di comprendere e/o di mettere in pratica tale principio.


Il ritorno dei libri lunghi

Nel nostro mondo esistono molte cose delle si potrebbe (e si dovrebbe) parlare e scrivere senza un motivo formale: solo perché esistono. Tra queste cose vi è anche la cultura; se andiamo più nello specifico, vi è anche la letteratura.
Ma, per fortuna o purtroppo, sono alcune date importanti a ricordarmi di scrivere di alcuni argomenti. Ieri, per esempio, Lev Tolstoj avrebbe compiuto 190 anni. Ed io approfitto di tale data per consigliarvi — senza fare alcuna sorpresa — il suo romanzo già più noto in Europa: «Guerra e pace». Anticipando la possibile reazione (anche quella espressa mentalmente) dei miei lettori, aggiungo anche una mia considerazione che finalmente — dopo anni di tentativi — sono riuscito a formulare in un modo relativamente comprensibile.
Sul nostro pianeta sono sempre esistite moltissime persone incapaci di comprendere un testo scritto più lungo del contenuto di un «balloon». Quelle persone, nel migliore dei casi, non hanno mai letto un libro dai tempi degli studi scolatici. Tale triste fatto non significa, però, che quelle persone siano rimaste totalmente fuori dalla vita culturale: in varie epoche hanno avuto l’accesso ai combattimenti dei gladiatori, alle rappresentazioni degli artisti di strada, cabaret, cinema etc. Oggi hanno l’accesso alla televisione e al suo sostituto online (cioè il segmento dal punto di vista educativo meno sensato dell’internet). Grazie alla accessibilità pressoché totale della televisione e dell’internet, verso questi ultimi sono definitivamente migrate anche tutte (o quasi tutte) quelle persone che fino a pochi anni fa cercavano nella letteratura esclusivamente il divertimento.
Di conseguenza, la letteratura ritrova, dopo svariati secoli, la possibilità di tornare a orientarsi ai lettori di qualità. Ai lettori capaci di comprendere un testo lungo e non leggero. Volendo, potete chiedere la conferma a un qualsiasi scrittore contemporaneo: al giorno d’oggi è molto più facile pubblicare un romanzo che, per esempio, una raccolta di racconti. Gli editori si stanno adeguando al nuovo contesto!
Mi adeguo pure io. E vi consiglio ancora il romanzo «Guerra e Pace» di Lev Tolstoj. Lo faccio perché spero che i mei lettori appartengano, alla categoria dei lettori. Secondo l’idea iniziale dell’autore, «Guerra e Pace» doveva essere la parte introduttiva di un ciclo di romanzi, una introduzione utile alla comprensione dei motivi che spinsero i cosiddetti decabristi alla loro azione politica. Purtroppo, però, con l’avanzare dell’età Lev Tolstoj rimase affetto dal morbo della religiosità, lasciando dunque da parte la realizzazione della sua idea grandiosa. Ma noi, per fortuna, ne possiamo apprezzare almeno la parte iniziale.
In conclusione, vi invito a controllare bene l’edizione del romanzo che eventualmente andrete a comprare in libreria. Il romanzo, infatti, contiene delle considerevoli parti del testo in francese (come per tutti gli altri intellettuali russi dell’epoca, anche per Lev Tolstoj la lingua francese era naturale quanto quella russa), dunque accertatevi che siano presenti le note con le traduzioni. Tale avvertimento, ovviamente, non vale per le persone che leggono tranquillamente in francese: più si è vicini all’originale, meglio è.


I gadget di una volta

Si potrebbe scegliere un gadget a caso tra quelli che abbiamo in casa, trovare la relativa pubblicità, salvarla da qualche parte e provare a rivederla tra qualche decennio. Chissà se la reazione sarà la stessa che si prova durante la visione di questa pubblicità:


La musica del sabato

Eduard Khil, uno cantante sovietico/russo particolarmente popolare negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, una sera di gennaio del 2010 stava sbucciando le patate nella cucina del suo appartamento a San Pietroburgo. Improvvisamente in cucina era entrato di corsa il suo nipote:
«Nonno! Lo sai che sei diventato famoso su internet?»
«E come ho fatto a diventarlo?»
«Tutti stanno impazzendo per una tua vecchia canzone. Quella senza le parole».
Khil si era sforzato tanto per ricordarsi di cosa si trattasse e poi, guardando il video (ormai famosissimo), si era messo a ridere. In sostanza, era solo un vocalizzo (cioè un esercizio vocale durante il quale si canta senza parole) ripreso per scherzo nel 1976. Il nome ufficiale del vocalizzo è «Sono molto felice perché, finalmente, sto tornando a casa».

Il 4 settembre Eduard Khil avrebbe compiuto 84 anni (è morto il 4 giugno del 2012) e per ricordarlo metterei nella mia rubrica musicale una delle sue canzoni più note, «L’inverno» del 1971.