Oggi faccio un altro tentativo di consigliare ai miei amatissimi lettori un film russo non troppo cupo o triste (il primo tentativo è stato fatto quasi un mese fa). Si tratta comunque di una impresa non facilissima: non perché mancano dei film russi allegri di qualità, ma perché nella maggioranza dei casi essi non sono tradotti in italiano. Inoltre, non so ancora quanto sia opportuno consigliarvi dei film russi tradotti in inglese.
Il film che sto per consigliarvi oggi, però, dovrebbe essere reperibile con una certa facilità anche in italiano. Ebbene, il film è «Città Zero» (1988, regista Karen Shakhnazarov).
Per evitare di fare dei spoiler, mi limito a comunicarvi che si tratta di un curioso «trapianto» della trama de «Il castello» di Kafka nella realtà quotidiana della tarda URSS. Quindi pur risultando, formalmente, un film mistico/di fantascienza, «Città Zero» descrive in modo quasi documentale i processi decisionali nello Stato sovietico. La sua fortunate realizzazione è stata possibile allo stato abbastanza avanzato della Perestroika e alla conseguente espansione del concetto della «critica costruttiva», ma anche alla autorevolezza del regista.
È un film fortemente consigliato!
L’archivio del Agosto 2018
Gli avvenimenti degli ultimi 4 anni e mezzo hanno logicamente sopraffatto molti ricordi, ma almeno abbiamo gli anniversari per ricordare alcuni avvenimenti importanti. Il 7 agosto del 2008 iniziò la «guerra di cinque giorni» tra la Russia e la Georgia. L’8 agosto del 2008 essa entrò nella sua fase «calda». Non ascoltate certi funzionari europei che non amano sbilanciarsi: la guerra fu iniziata dalla Russia.
Il risultato appare tutt’ora notevole: l’esercito russo dimostrò di essere più competitivo contro quello di uno Stato piccolo, strappando a esso cinque paesini montani e creando con le sole proprie mani un vicino politicamente ostile.
Con l’Ucraina si è riuscito a fare ancora di più. Con [inserire il nome di un’altra ex-repubblica a scelta] si farà ancora di più.
Il riassunto del cosiddetto attentato a Nicolas Maduro:
– Maduro parla
– si sente un suono forte
– Maduro guarda in alto
– le guardie coprono Maduro con degli scudi
– l’esercito scappa (triplo ahahaha)
– I punti precedenti sarebbero le prove video di un attentato
– I punti precedenti sarebbero la prova di un attentato organizzato dai nemici esteri.
Se la crisi è forte e il colpevole è in cima allo Stato, non resta altro che inventare dei nemici in questo modo poco originale.
Fine.
Mi hanno sempre incuriosito le persone che producono i video come quello di oggi. Immagino che spendano un sacco di tempo per vedere una infinità di video con il protagonista, trovare e ritagliare le parole pronunciate con una giusta intonazione, montare il risultato finale… Anche se esistesse un modo di automatizzare almeno una parte del lavoro, si tratta comunque di un lavoro molto lungo e minuzioso.
Non posso assolutamente ignorare, nella mia rubrica musicale, la grande data odierna. Proprio oggi, il 4 agosto 2018, il grandissimo musicista jazz Louis Armstrong avrebbe compiuto 117 anni.
Io lo ricorderei con i seguenti due brani.
Prima di tutto il «Go Down, Moses» (proprio l’interpretazione di Armstrong, registrata il 7 settembre 1958, è la versione più nota di questo spiritual):
E poi il «Basin Street Blues» (nel ripertorio di Louis Armstrong già dal 1929):
Sapete qual è la differenza tra un headhunter e un recruiter? La risposta esatta non suona come «è la stessa figura professionale».
Un headhunter studia la propria potenziale «preda» con tutti gli strumenti disponibili (il solo internet ne offre già tantissimi) per capire se è una persona realmente utile, competente, vendibile etc.
Un recruiter, invece, è un ometto che ritiene sufficiente trovare sui vari database (LinkedIn e simili) delle persone le cui competenze corrispondono alle parole-chiave fornite dal capo e/o dal cliente. Per esempio: cerchiamo tutti coloro che hanno utilizzato il termine – che ne so io – albero. «Pronto, buongiorno, parlo con il signor Tizio Caio? Stiamo cercando una figura di meccanico per la officina all’angolo…»
Io, purtroppo, ricevo pochissime telefonate dai primi e tantissime dai secondi. E mi arrabbio tantissimo, perché per l’ennesima volta una telefonata che apparentemente avrebbe potuto cambiare la mia vita si rivela in realtà una operazione meccanica di chi non ha fatto lo sforzo di leggere il mio CV.
Ma porco Zeus! Leggerlo era il tuo lavoro! Che cazius stai a fare lì? Vai a fingere di essere una foca in spiaggia che siamo in agosto! Il mio tempo costa!
Ehm, scusate.
Insomma, mi rivolgo a tutti i specialisti delle risorse umane. Non siate dei deficienti pigri e annoiati recruiter. Lavorate bene e crescete professionalmente fino a diventare dei headhunter. In tal modo ci aiuterete tutti a finire in una realtà economica migliore.
Il progetto russo «L’ultimo indirizzo», avente per l’obiettivo la commemorazione delle vittime delle repressioni politiche (chi non sa di cosa si tratta può rivedere la mia spiegazione), ora si estende anche alla Moldavia.
Oggi, infatti, a Chișinău sono state applicate le prime due targhe. Hanno lo stesso design delle targhe russe e le scritte in due lingue: il russo e il moldavo.
Oltre alle numerose città russe, le targhe de «L’ultimo indirizzo» sono fissate su alcuni palazzi di Kiev e di Praga.
È un tipo di export che mi piace.
Complimenti anche a coloro che hanno preso la decisione sull’import!