La Commissione europea ha multato Google per altri 4,34 miliardi di euro. Questa volta il pretesto sarebbe la «imposizione illegale» degli strumenti di ricerca della Google sui dispositivi con l’Android.
Potremmo ipotizzare due spiegazioni a tale idiozia. Per esempio, potremmo ipotizzare che la Commissione abbia deciso di non abbandonare la tecnica tipica del socialismo: derubare chi guadagna (Google) per finanziare la tranquilla nullafacenza di chi non è capace di farlo (i membri della Commissione).
Oppure potemmo ipotizzare che in forza alla età avanzata, analfabetismo digitale (spesso è la conseguenza dell’età) e/o limitate capacità cognitive, i membri della Commissione non sanno che su Android può essere installato qualsiasi strumento di ricerca alternativo a quello esistente per default. Inoltre, può essere installato sia dal produttore del telefono che dal suo utente privato. In forza ad almeno una delle ragioni elencate poco prima i Commissari non comprendono nemmeno la logica «nel sistema operativo di mia produzione includo lo strumento di ricerca di mia produzione».
Entrambe le ipotesi, naturalmente, vanno prima di tutto applicate alla commissaria per la concorrenza Margrethe Vestager. E spero che nessuno le racconti della esistenza degli iPhone!
A questo punto il CEO del Google Sundar Pichai dichiarò che l’Android potrebbe smettere di essere un sistema operativo gratuito. Di conseguenza, come potete facilmente immaginare, aumenteranno i prezzi finali di tutti gli smartphone con l’Android. Ringraziate pure la commissaria Margrethe Vestager. E ripensate ancora a quale delle due ipotesi scegliere.
L’archivio del luglio 2018
Ho finalmente pubblicato il rapporto fotografico sulla mia visita a Tortona alla fine di aprile.
La notte tra il 16 e il 17 luglio 1918 a Ekaterinburg è stato fucilato l’ultimo imperatore russo Nikolai II (non so perché in Italia si preferisce chiamarlo con il riduttivo zar), i membri della sua famiglia, il loro medico e i tre domestici.
Non trovo comunque che la data odierna – un centenario simbolico quasi come quello delle rivoluzioni del 1917 – sia più o meno tragica di tutte quelle legate agli avvenimenti che hanno preceduto o seguito il cambio del regime in Russia. Se pensiamo al ruolo politico e sociale ovviamente nullo che Nikolai II ebbe negli ultimi mesi della sua vita, la sua morte divenne solo una delle numerose voci della cronologia.
(Circa l’opportunità di utilizzare la parola morte nel presente contesto è comunque da leggere il bel libro «Nikolas II» dello storico francese Marc Ferro.)
Utilizzo dunque il prestesto storico per ricordare una informazione banale, facilmente reperibile, ma inspiegabilmente ignorata dalla maggioranza delle persone capaci di leggere e di comprendere del mondo. Nikolai II, i suoi antenati e i suoi figli non appartenevano alla dinastia Romanov.
Infatti, la dinastia Romanov governò la Russia dal 1613 al 1730 ed ebbe sei esponenti: gli zar Mikhail (dal 1613 al 1645), Aleksei (dal 1645 al 1676), Fedor (dal 1676 al 1682), Ivan V (dal 1682 al 1696), Petr I (dal 1682 al 1725, nel 1971 divenne Imperatore) e Petr II. Come potete notare, Ivan V e Petr I iniziarono a governare nello stesso anno: furono due fratelli; il passaggio del potere a uno solo di loro è l’argomento di molti libri di storia. Ai fini del presente post conta il fatto che al momento della morte di Petr I (detto il Grande) non ebbe figli maschi legalmente capaci di ereditare il trono.
Dopo la morte di Petr I al trono salì la sua vedova Ekaterina I. Dopo la morte di quest’ultima divenne l’Imperatore Petr II (il nipote di Petr I dal primo matrimonio) ma morì nel 1730 all’età di 14 anni senza lasciare eredi (non fu una grande sorpresa nemmeno per quei tempi).
In seguito alla morte di Petr II e alcuni intrighi che vi risparmio al trono si stabilì la dinastia tedesca dei Holstein-Gottorp. Proprio questa dinastia si autorizzò praticamente da sola ad aggiungere al proprio cognome anche la componente «Romanov» (marketing reale) e governò la Russia fino al 1917. Di conseguenza, non trovo tento corrette – almeno dal punto di vista storico – le battute sulla scarsa fortuna dei tedeschi in terra russa. Hanno governato la Russia senza grossi problemi per quasi due secoli!
Concludo il post di oggi con due disegni applicati oggi sulle pareti di un sottopassaggio a Ekaterinburg. Uno di fronte all’altro. I fucilati da una parte e i loro boia di fronte.
Il campionato mondiale di calcio è finito ieri. Complimenti alla squadra francese che ha vinto, complimenti alla squadra croata che ha giocato bene (ma non solo essa nel corso di questo mese), complimenti alla squadra russa che è arrivata ai quarti (nessuno si aspettava che superasse la fase a gironi).
Il periodo dello sport, per fortuna, prima o poi finisce. O almeno si interrompe. E ricomincia la vita normale. Quella vita normale, nella quale i cittadini russi devono ora convivere con alcune nuove conoscenze sul mondo circostante.
Per esempio, non sembra che il mondo occidentale sia popolato da nemici mortali della Russia (e dei quali racconta la televisione russa). Decine di migliaia di occidentali hanno camminato per le vie di molte città russe portando il clima di festa. Non solo per le vie delle città ospitanti le partite, ma anche di quelle lontane centinaia e migliaia di chilometri (tantissimi tifosi hanno confuso i nomi di alcune città oppure prenotato gli alberghi nelle città diverse semplicemente non immaginando le reali distanze e la viabilità russe).
Oppure, solo durante il mese del campionato molti russi si sono accorti che nelle condizioni «normali», quelle quotidiane, si vedono terribilmente pochi turisti stranieri in giro per le città russe. Una persona media con lo stile di vita abbastanza attivo è in grado di indicare un numero abbastanza preciso degli stranieri incontrati per strada nel corso dell’ultimo mese. Eppure alcune città russe sono in grado di attirare tantissimi turisti anche in assenza di un grande evento sportivo.
Oppure ancora – un’altra nuova conoscenza per i cittadini russi – i poliziotti e gli agenti del KGB che oggi si trovano a governare la Russia in realtà sanno che aspetto deve avere un Paese libero. Sanno che in un Paese libero si può divertirsi dove si vuole, festeggiare quel che si vuole, riunirsi senza l’autorizzazione dove si vuole, camminare dove si vuole, avvicinarsi a un poliziotto senza temere il fermo o una manganellata in testa etc etc. Ma il campionato del mondo è finito. I poliziotti e gli agenti faranno di nuovo finta di non sapere come deve essere un Paese libero.
Il problema è che i russi hanno imparato un sacco di cose nuove durante l’ultimo mese.
Dobbiamo ringraziare la festa dello sport putiniana?
Il nuovo paragrafo di Inerario (§ 10) è dedicato a uno degli aspetti della creazione dei siti web responsive: le dimensioni degli schermi da prendere in considerazione.
http://www.eugigufo.net/it/inerario/paragrafo10/
Se un giorno avreste il bisogno di sincronizzare cinque metronomi, ricordatevi di questo metodo inventato per voi al dipartimento di fisica della università di Lancaster. Oltre ai cinque metronomi vi serviranno una lavagna di lunghezza sufficiente e due latine di birra. Alla fine della operazione la birra potrà essere regalata alla gente estranea alla ingegneria musicale.
Nel mondo esiste una notevole quantità di persone che compongono, suonano, registrano, sponsorizzano, insegnano, vendono, comprano, pubblicizzano, copiano e ascoltano musica (la quantità dei verbi da applicare a ogni singola persona può variare). E poi ci sono le persone che parassitano sulla musica: sono i cosiddetti critici. Tra questi ultimi è diffusa da decenni la moda di prendere qualcuno dei più noti gruppi rock e definirlo gratuitamente pop.
Ecco, proprio in quelle occasioni i «critici» dimostrano tutta la loro povertà culturale. Perché il vero pop con la maschera del rock indossata male è il gruppo britannico Smokie.
Certo, la parola pop non è sempre una parolaccia (lo è solo nel 99% dei casi) e il gruppo in questione non è il più forte a stimolare i sintomi di vomito (in alcune situazioni sentimentali diventa pure ascoltabile), ma il fatto rimane. È un vero esempio della maschera portata male.
Per comprendere la mia idea potreste ascoltare le seguenti due canzoni.
Pima di tutto, la «Living Next Door of Alice» (dall’album «Midnight Café» del 1976)
E poi la «I’ll Meet You at Midnight» (sempre dall’album «Midnight Café» del 1976)
Tutti conoscono la Costa Azzurra francese.
Non tutti sanno che la maggior parte delle coste francesi è divisa in segmenti di vari colori:
Un bel giorno di alcuni anni fa mi presentai alla edicola della stazione Duomo della metropolitana milanese per comprare un biglietto cartaceo particolare (purtroppo non mi ricordo più bene quale). La signora sui cinquant’anni con la quale ebbi la fortuna di interagire a tal fine, reagì però in un modo abbastanza inusuale. Prese il mio vecchio biglietto cartaceo (portato in qualità di esempio), lo appoggiò sulla macchinetta per la ricarica degli abbonamenti elettronici e disse tutta stupita: «Mi dispiace, non riesco a ricaricarlo».
No, non stava scherzando. Il suo volto esprimeva una reale sensazione di sorpresa per il mancato compimento della missione. Così come non stava scherzando la mia faccia rispecchiante il pensiero «ma tu sei proprio fusa».
Mi sono ricordato di quel piccolo episodio pochi giorni fa, trovandomi improvvisamente di fronte a questa vecchia obliteratrice meccanica ferroviaria.
I ferrovieri sanno che è sempre incinta…
Secondo alcuni miei amici e conoscenti italiani, tendo a consigliare sempre dei film russi per nulla allegri. Riconosco che tale osservazione non è priva di fondamento e, finalmente, faccio un tentativo di invertire la tendenza.
Il mio primo passo su tale strada sarà abbastanza cauto. Per non passare da un film di Zvjagintsev direttamente a una commedia leggera, oggi consiglio un bel film catastrofico che finisce però positivamente per la maggioranza dei protagonisti.
Si tratta di «Metro» (uscito nel 2013) del regista Anton Megerdichev.
Come potete immaginare già dal titolo, il film è ambientato nella metropolitana. Spero dunque che i miei lettori siano liberi certe fobie e riescano a vederlo: è uno dei soli due film catastrofici di qualità realizzati in tutta la storia del cinema russo (l’altro è del 1979). Tra le altre cose, potrete contemplare una parte della metropolitana moscovita (compresi le carrozze classiche) e – la cosa molto più importante dal punto di vista cinematografico – uno dei migliori attori russi dei giorni nostri: Serghei Puskepalis (che nel film interpreta il medico/padre della bambina).
Spero che il film non deluda le vostre aspettative.