L’archivio del giugno 2017

La borsa dell’IKEA

Nell’aprile la casi di moda Balenciaga ha messo in vendita a 1700 dollari un nuovo oggetto della propria collezione: una borsa di pelle di colore azzurro, che assomiglia tantissimo alla borsa Frakta dell’IKEA.

La borsa dell’IKEA, a sua volta, costa 0,99 dollari. In un primo momento i suoi produttori hanno diffuso via Instagram le istruzioni su come riconoscere la Frakta autentica.

E poi hanno pure girato un cortometraggio dedicato alla praticità, comodità e bellezza della Frakta:

L’IKEA ci da un buon esempio di come comportarsi di fronte alla scarsità di idee nelle teste altrui.


L’obbligo della cravatta

Nella vita di ogni membro di ogni società succede, prima o poi, almeno una occasione in cui deve essere vestito in modo elegante. Le tipologie di tali occasioni sono infinite, dunque è inutile tentare di elencarne almeno una parte…

Una occasione del genere è finalmente capitata anche nella vita della redazione del nostro blog personale, seppure la scarsa simpatia di quest’ultima verso l’abbigliamento formale sia comunemente nota. (Tra parentesi: la discussione della tesi di laurea in maglietta è sempre stata evitata solamente grazie alla stagione poco adatta per i vestiti leggeri.)

Ma che vita triste e monotona in un mondo grigio e omologato avremmo avuto se non ci fosse la Fantasia al nostro servizio!

Alla frase «ti serve una cravatta» sono seguiti meno di due secondi del brainstorming. E la redazione ha deliberato all’unanimità: va comprato un bolo tie!

Detto – fatto:

Siete invidiosi, vero?


Porco Giove!

Il programma Deep Dream – creato da Google – usa le reti neurali artificiali per elaborare le immagini. In sostanza, il programma «memorizza» gli ornamenti dalle immagini di qualità per poi cercarli su quelle immagini di qualità più bassa che l’utente chiede di elaborare.

Il grafico Nick Stevens ha dunque chiesto a Deep Dream di elaborare una delle foto di Giove scattate dalla sanda Juno.

Terribile… Ma a me sembra di vedere dei «personaggi» di alcuni film.


Come si ascolta la musica

Oggi è finito nelle mie mani questo simpatico volantino:

Cosa si può dirne? Si può dire che il titolo «Back in Time» accompagnato da una simile sequenza di immagini testimonia un certo grado di ignoranza degli organizzatori.

Per tutti coloro che, purtroppo, non hanno capito, riporto due importanti fatti sul modo contemporaneo di ascoltare la musica.

Prima di tutto, circa dieci anni fa (o forse già un po’ di più) tra gli amanti della musica è iniziato a tornare di moda il vinile.

In secondo luogo, da due o tre anni gli amanti della musica stanno riscoprendo la pellicola magnetica in bobine (l’autore del volantino è troppo giovane per sapere della sua esistenza: cronologicamente va messa tra il vinile e la cassetta). In sostanza, il trucco moderno consiste nel registrare la musica del vinile sul nastro in bobina e poi ascoltare il risultato arricchito degli effetti sonori di entrambi i supporti fisici.

Io ho scoperto questa moda grazie al mitico Petr Mamonov e ho apprezzato il risultato. Provate anche voi!

Ai designer (anche quelli grafici), invece, consiglio sempre di studiare bene la storia materiale e le tendenze del momento corrente. Altrimenti non avranno fine le figuracce come quella del volantino di oggi.


Il visto senza il visto

Come avete probabilmente già sentito o letto, a partire dalla domenica 11 giugno 2017 i cittadini ucraini possono entrare in UE senza visto. Per pura curiosità sono andato a vedere le condizioni che hanno accompagnato tale gesto di grande generosità da parte dell’Europa. Con il termine curiosità intendo dire che mi sono insospettito. Infatti, non voglio offendere nessuno, ma bisogna essere realisti: rispetto a tanti altri, l’Ucraina è uno Stato poco tranquillo politicamente e poco sviluppato economicamente per godere di un simile previlegio.

Ho dunque letto le condizioni. Grazie ai loro autori ho riso bene.

Prima di tutto, gli ucraini che vogliono andare in Europa devono, una volta giunti al confine, presentare le informazioni sullo scopo del viaggio, sulla disponibilità dell’alloggio, sulla disponibilità dei mezzi finanziari sufficienti per tutta la durata della permanenza in UE, la conferma della intenzione di fare rientro in Ucraina (per esempio il biglietto di ritorno) e l’assicurazione medica. In sostanza, si tratta degli stessi documenti che normalmente si presentano per ottenere un visto. L’unica differenza: non si paga più per il rilascio del visto.

Ma non è finita. In secondo luogo, gli ucraini che vogliono andare in UE senza il visto, possono trascorrere sul territorio europeo solo 90 giorni ogni 6 mesi. Senza il visto non possono studiare o lavorare in Europa.

In terzo luogo, è stato fatto tutto il possibile per escludere da questo regime agevolato gli abitanti della Crimea e delle regioni di Donetsk e Lugansk. Infatti, gli ucraini che vogliono andare in Europa devono essere in possesso di un passaporto biometrico modernizzato (le cui caratteristiche sono state concordate con l’UE ben più tardi dei fatti del 2014).

Mi dispiace per gli amici ucraini, ma la loro euforia è poco fondata sui fatti reali. Perché per i comuni viaggiatori ucraini non c’è alcun reale cambiamento in meglio.

P.S.: non immaginate quanto mi divertono gli abitanti della Crimea che da diversi giorni stanno cercando di (ri)ottenere i passaporti ucraini. Molti di loro avevano festeggiato l’invasione russa sperando di avere le pensioni più alte e gli investimenti statali nelle infrastrutture. Ma visto che i soldi non arrivano (perché mancano anche per quasi tutto il resto della Russia – tranne la Cecenia), quegli ometti avidi stanno già inseguendo un’altra fonte di beni gratuiti.


La festa della liberazione

Il 12 giugno è una festa nazionale in Russia: la Giornata della Russia, istituita nel 1991 in memoria dalla adozione della Dichiarazione di Sovranità Statale della Repubblica Socialista Federativa Sovietica Russa (RSFSR) il 12 giugno 1990. Il nome attuale è stato introdotto nel 2002, mentre negli anni precedenti esso fu proprio «il Giorno della Dichiarazione di Sovranità Statale della RSFSR».

In base a un sondaggio ripetuto periodicamente, nel 2012 il 36% dei russi era ancora convinto che il 12 giugno si festeggi «il giorno della indipendenza della Russia» (nel 2003 erano 65%). Si tratta di un errore curioso, ma non negativo perché è la memoria storica a farci spesso dei strani scherzi. Col tempo si perde un po’ la distinzione tra ciò che sembrava fondamentale all’epoca dei fatti e la sostanza degli avvenimenti (avevo già tentato di scriverne).

Formalmente il 12 giugno si festeggia la nascita istituzionale della nuova Russia. In sostanza si festeggia il giorno in cui la Russia è uscita dall’URSS.

Il 12 giugno 1990 la Russia si liberò dell’URSS.

L’URSS fu una sostanza politica incompatibile con la vita dignitosa delle persone, l’esempio unico a livello cosmico della discordanza tra le dichiarazioni di facciata e la realtà delle cose.

Il 12 giugno di ogni anno festeggiamo la liberazione dall’URSS.

P.S.: nessuno è immortale, dunque festeggeremo anche un’altra liberazione.


Jon Lord

Venerdì 9 giugno Jon Lord avrebbe compiuto 76 anni. Ho dunque deciso di dedicare il video-post domenicale di oggi alla sua attività da compositore (cioè quella meno nota al pubblico di massa).

Proporrei la sua «Sarabande» nella versione live, suonata il 5 ottobre 2004 a Colonia. Essa si avvicina ai miei standard di perfezione:

Non ho mai capito coloro che criticano l’utilizzo degli strumenti musicali in quei generi che in origine non furono «inventati» per essi. Si chiamano strumenti perché vanno utilizzati in maniera adeguata! Con ogni strumento utilizzato bene si possono realizzare delle grandi opere. Il video di oggi illustra abbastanza bene tale concetto.

Comunque, consiglierei anche di ascoltare l’intero omonimo album del 1976. Se vi piace, saprete orientarvi da voi nella sua carriera musicale al di fuori dai Deep Purple.


Il miracolo economico milanese

La sera del mercoledì 7 giugno, passando in piazza Duomo a Milano, avevo notato una fila delle vecchie Fiat 500 davanti alla Rinascente.

In un primo momento avevo pensato che si trattasse di un evento legato, in qualche modo, ai 100 anni del negozio. Grazie a una breve ricerca su internet avevo invece scoperto che le auto servivano per girare uno spot televisivo dedicato ai 60 anni della Fiat 500 (anche se la Fiat 500 C «Topolino» della foto precedente è del 1949; il primo «Topolino» fu prodotto nel 1936).

Ma la domanda che mi sono posto non cambia in relazione al motivo per il quale le belle Fiat d’epoca si trovavano in quel luogo e in quel momento. La Fiat è già stata multata per aver fatto circolare delle auto «Euro 0» in piena Area C? A me risulta che non siano previste delle deroghe per le auto storiche (e questa è per me una enorme stronzata). Inoltre, non mi risulta che le multe si applichino solo ai cittadini privati (sarebbe una notevole stronzata).

Di conseguenza, mi sembra di capire che la situazione a Milano sia la seguente:

1) i milanesi sono obbligati a comprarsi una auto nuova ogni volta che vengono aggiornati gli standard ecologici;

2) i milanesi appassionati delle auto storiche sono pochi e viaggiano in auto troppo raramente, quindi il Comune guadagna più multandoli che facendoli pagare i «ticket» della Area C;

3) certe aziende, anche quelle extramilanesi, non vengono multate perché già pagano bene.

Insomma, meno male che la Milano è governata dalla sinistra.

P.S. Lo stesso discorso vale per gli autobus.


Zoologia nel design

Il designer russo Artemy Lebedev ha messo ieri in evidenza una tendenza curiosa.

Egli fondò nel 1995 il proprio studio di design. Nel 1998 lo studio assunse il nome di Art. Lebedev Studio e adottò il logo con il codice a barre:

In breve tempo il logo mutò leggermente:

Nel 2016 lo studio ha deciso di rivedere la propria stilistica, il che ha comportato, tra le altre cose, il cambiamento del logo:

Proprio a questo punto hanno iniziato ad arrivare i primi sciacalli. Ecco il primo esempio del 2016:

Ecco, invece, un esempio del 2017:

Aspettiamo altri aggiornamenti dal mondo della moda, altre notizie sulla creatività italiana etc.


Unire le cartelle

Il Windows è un sistema operativo che, complessivamente, mi soddisfa (probabilmente perché ne sono troppo abituato utilizzandolo il 99,99999% del tempo che passo davanti a un computer). Ha, però, alcune piccole imperfezioni tecniche che periodicamente mi infastidiscono.

Per esempio: perché non esiste l’opzione «unisci cartelle di file»? Lavorando su progetti di dimensioni medio-grandi mi capita spesso di organizzare i file in delle sottocartelle al fine di minimizzare la confusione. Così succede per le fonti e i materiali dei singoli capitoli di ogni testo lungo che mi capita di scrivere per lavoro, per i materiali elaborati per il mio sito etc.

Per ogni grande progetto prima o poi arriva però il momento di metterlo insieme, di assemblarlo. Proprio a qual punto, ogni volta, inizio a bestemmiare saltando da una cartella all’altra e ripetendo per decine di volta la sequenza dei passaggi copia-incolla-sostituisci-mantieni entrambi… Eppure si potrebbe fare tutto in meno passaggi: selezioni le cartelle – tasto destro – unisci – rispondi alle stesse domande che il sistema operativo spesso fa nel corso del solito copia-incolla.

Chi ha delle conoscenze alla Microsoft è autorizzato a trasmettere questa mia osservazione.