L’archivio del gennaio 2017

L’evoluzione telefonica

Il mio primo telefono cellulare fu l’Ericsson T28. Lo comprai all’inizio di aprile 2002 e lo considero tuttora il mio telefono preferito: principalmente per la sua forma e il suono di chiusura dello sportello sui tasti. Purtroppo, a giugno dello stesso 2002 se ne impossessò uno sconosciuto non avvistato in tempo.

Il mio secondo telefono cellulare fu Continuare la lettura di questo post »


Buon Natale

Buon Natale a tutti coloro che lo festeggiano oggi. Speriamo che Egli vi porti tanta fortuna!


Crowdfunding à la Le Pen

Non so di preciso quanto se ne sia parlato in Italia, ma due giorni fa Marine Le Pen dichiarò che l’annessione della Crimea da parte della Russia «non è illegale».

In termini puramente giuridici non è una tesi del tutto sbagliata, considerando che il diritto internazionale si basa su due principi che si escludono a vicenda: l’integrità degli Stati e l’autodeterminazione dei popoli. Ma lo studio serio della annessione in questione merita di essere esposto in un testo a parte: un testo ben più lungo di un post da blog. Per il momento mi limito a ricordare che dal punto di vista politico l’annessione della Crimea è stata una porcata colossale.

Oggi vediamo perché la candidata alla Presidenza francese ha deciso di a) fare una affermazione pubblica sulla Crimea e b) fare tale affermazione proprio ora.

Ebbene, ha deciso di farla ora proprio perché si è candidata alla Presidenza francese. Come molto probabilmente sapete, la campagna elettorale di un politico comporta delle notevoli spese. Affrontare tali spese dopo avere incassato già anni fa il rifiuto di tutti i potenziali grandi sponsor francesi ed europei è quasi impossibile. Quindi bisogna per forza svestire un po’ la propria reputazione e mettersi in una bella posa sul bordo di una tangenziale della politica internazionale. In questo modo, molto probabilmente, i soldi arrivano dalla stessa generosa fonte del 2015.

Non sono convinto al 100% che il trucco funzioni. Ma ripeto quello che dico da alcuni anni. L’URSS finanziava i partiti (e Governi) di sinistra di tutto il mondo, mentre la Russia contemporanea finanzia quei politici di destra o sinistra che sono disposti a continuare l’opera dell’indebolire la posizione unitaria dell’Occidente su alcuni principi-base.


Le notizie dal Kazakistan

Al capo dell’avamposto di frontiera «Darhan» (sulla frontiera sud del Kazakistan) capitano Farhad Kakimov è stato anticipatamente assegnato il grado di maggiore: non solo per il servizio esemplare, ma pure per una utile invenzione.

Il militare ha inventato un semplicissimo (e poco costoso) tipo di allarme che ha già permesso di catturare quattro violatori del confine.

L’invenzione consiste in un filo teso tra due paletti di legno. Su uno dei due paletti il filo è legato anche a un campanello da bici. I trasgressori, quando non notano il filo (per esempio, nel buio), toccano il filo con il piede e fanno scattare l’allarme.

L’invenzione è già stata adottata su alcuni altri tratti del confine kazako.

Come potete vedere, tutti, con un po’ di impegno e fantasia, possono diventare maggiori.


25 anni di capitalismo

A dicembre, per «merito» di alcuni avvenimenti poco allegri e le festività natalizie, ci siamo dimenticati di un anniversario felice (per alcuni, purtroppo, semplicemente curioso). Infatti, a dicembre 2016 sono decorsi 25 anni dalla fine dell’URSS.

A tutti coloro che amano la precisione e vogliono conoscere la data precisa di tale evento, riporto una brevissima cronologia:

– l’8 dicembre 1991 i vertici di Russia, Bielorussia e Ucraina firmarono l’accordo (comunemente noto come l’accordo di Belavežskaja pušča) sulla cessazione della esistenza dell’URSS e la creazione CSI (Comunità degli Stati Indipendenti);

– il 10 dicembre 1991 l’accordo fu ratificato dai Sovet Supremi di Ucraina (288 sì, 10 no, 7 astenuti) e Bielorussia (263 sì, 1 no, 2 astenuti);

– il 12 dicembre 1991 l’accordo fu ratificato dal Sovet Supremo di RSFSR (Russia) – 188 sì, 6 no, 7 astenuti;

– il 21 dicembre 1991 all’accordo si unirono altre otto Repubbliche dell’URSS;

– il 25 dicembre 1991 Mikhail Gorbachev si dimise da tutti gli incarichi istituzionali;

– il 26 dicembre 1991 il Sovet delle Repubbliche del Sovet Supremo dell’URSS adottò la dichiarazione sulla cessazione della esistenza dell’URSS in quanto sosituita con il CSI.

Quindi, la data ufficialmente riconosciuta come quella della fine dell’URSS è il 26 dicembre. Tale data, come tutte le altre elencate, mai è stata celebrata dalle istituzioni istituzionali. Nel 1993, però, proprio per il 12 dicembre (indovinate il perché) in Russia fu fissato il referendum per l’approvazione della Costituzione della Federazione Russa.

Ogni politico del mondo si serve della cronologia in base alle proprie priorità. Non è sempre un male.


Gli auguri di Putin

Come da tradizione, il primo video domenicale dell’anno è quello del messaggio del presidente russo Vladimir Putin per l’anno nuovo. Non perché voglio sembrare un fan di questo funzionario (non lo sono!), ma perché il contenuto di un discorso del genere è un importantissimo elemento di analisi politica.

Come potete constatare, il 31 dicembre 2016 Putin non sapeva proprio cosa dire ai propri cittadini. Nonostante una infinità di problemi che sta affrontando la Russia di oggi.