L’archivio del 2016 год

Perché niente cambi

Ieri Arseniy Yatsenyuk ha deciso di rassegnare le dimissioni dalla carica del primo ministro ucraino. Come probabilmente sapete, ricopre la carica da quando è stato cacciato, per la seconda volta nella storia, il presidente ucraino Yanukovych. Le prime dimissioni del premier Yatsenyuk, quelle presentate il 24 luglio 2014, non erano state accettate, mentre questa volta il presidente Poroshenko avrebbe già la candidatura di un sostituto.

Non posso fare commento positivo a tale avvenimento politico. Infatti, l’unico pregio del premier Yatsenyuk era (usiamo il passato) un buon livello di inglese, utile per fare una figura da simpatico e chiedere soldi all’Occidente. Di lavoro serio sui problemi interni dell’Ucraina non si era però visto. Recitare la parte della vittima di invasione bisognosa di sempre nuovi aiuti è stato, negli ultimi due anni, l’unico impegno dei dirigenti dello Stato ucraino. Tale strategia, entro certi limiti, può anche funzionare ai fini dei finanziamenti ma non rende certo il Paese attraente per l’UE (uno dei motivi della rivoluzione non era mica la richiesta una «integrazione» con l’UE?!).

Cambia qualcosa con le dimissioni di Yatsenyuk? Spero di sbagliare, ma mi sembra di no. Il capitale politico del presidente Poroshenko si basa solamente sulla lotta (più con le parole che con i fatti) contro l’invasore. Se volesse realmente risolvere anche i problemi interni del Paese, avrebbe fatto molti più cambiamenti e sostituzioni.

Detto tutto questo, ribadisco che l’aggressione russa contro l’Ucraina è una stronzata senza senso.


I suoni di una cara libertà

Non so se tutti i miei lettori riconoscono (o ricordano) questi suoni:

Quale immagine mi compariva davanti agli occhi ogni volta che sentivo questi suoni? Quella di una guardia carceraria che sta venendo dal fondo di un lunghissimo corridoio per aprire non si sa quale cella. Forse la mia.


Nuovi milanesi

A Pasqua mi ero accorto che la fauna milanese ha ora un nuovo membro: Gallinella d’acqua (Gallinula chloropus).

Non le avevo mai viste a Milano, ora ce ne sono diverse nel Parco Sempione.

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Fumatore ordinato = piromane

Come forse sapete, il 2 febbraio 2016 è entrata in vigore la legge n. 221 del 28 dicembre 2015. Tale norma regola alcuni aspetti del rapporto tra il cittadino e l’ambiente circostante. L’articolo 40, in particolare, vieta «l’abbandono di mozziconi dei prodotti da fumo sul suolo» (comma 3) e consente di sanzionare i trasgressori con una multa da 30 a 300 euro (comma 3 lettera b).

Inoltre, lo stesso articolo obbliga i Comuni a «installare nelle strade, nei parchi e nei luoghi di alta aggregazione sociale appositi raccoglitori per la raccolta dei prodotti da fumo» (comma 1 lettera a).

E ora passiamo a una storia più interessante: il conflitto tra la norma di legge e la vita reale. Sapete quale città italiana, tra tutte quelle che mi è capitato di vedere finora, è meno attrezzata per l’applicazione della legge di cui sopra? Quella città si chiama Milano.

Facciamo un breve excursus storico. Nella prima metà degli anni 2000, quando io e Milano ci siamo appena conosciuti, tutti i cestini milanesi erano ancora fatti così (un po’ brutti ma con posacenere incorporati, anche se spesso rotti):

Nella seconda metà degli anni 2000 la maggior parte di quei cestini è stata sostituita (in centro città) da quelli cilindrici, sprovvisti da posacenere. A quel punto mi ero un po’ rammaricato: avevo appena acquisito l’abitudine di spegnere e buttare via i mozziconi in una maniera civile. Vabbè, almeno si poteva spegnere sul bordo piatto del cestino.

Il nuovo decennio ha portato a Milano un nuovo modello di cestini, ancora una volta non Continuare la lettura di questo post »


Oggi vi spiego in poche parole il riaccendersi del conflitto sul controllo di Nagorno-Karabakh.

Quando i prezzi del petrolio crollano e non vogliono proprio rialzarsi, ogni petrocrazia inizia a sentire, prima o poi, il bisogno di una piccola guerra vittoriosa. Una guerra finalizzata alla riappropriazione dei «territori storici sottratti ingiustamente». Una guerra che appare molto utile per risolvere i problemi politici interni del governante, di distrarre i cittadini dagli emersi problemi economici. Provate a ricordarvi voi qualche esempio recente.

Ricordatevi, poi, che già domenica, dopo tre giorni di scontri, il presidente di Azerbaijan Ilham Aliyev ha dichiarato di avere vinto la guerra. Come nei precedenti ai quali mi riferivo io, il reale risultato è poco chiaro e non ha alcuna importanza.

Certo, una telefonata da Mosca a Baku avrebbe potuto fermare la guerra già nelle prime ore, ma non avrebbe risolto i problemi di Aliyev di cui sopra. In più, Azerbaijan e Armenia, se ho capito bene, sono destinatari di circa 5% dell’export degli armamenti russi.


Gli Stati uniti dal Panama

Confesso il mio interesse verso la storia dei soldi di Putin e altri a Panama tende, per ora, verso lo zero. L’utilizzo dei «paradisi fiscali» non viola le leggi terrestri o divine ma, semplicemente, infastidisce gli Stati tanto tirchi da essere incapaci di offrire alle persone un regime fiscale che perlomeno non sappia di espropriazione. E per comprendere l’origine dalle ricchezze di certi politici, invece, mi serve tempo (anche se si sapeva da tempo, per esempio, che Putin non è una persona povera).

Quindi scriverò seriamente dell’argomento solo qualora dovessi scoprire qualcosa oltre l’originalissimo fatto che «tutti i politici sono dei ladri».


Tristezza, post tradizionale

Il 1 di aprile è passato, ora tentiamo a controbilanciare tutti gli scherzi riusciti (e non) fatti agli (o dagli) altri. Io lo faccio con un video nella consueta rubrica domenicale.

In realtà, una volta avevo già pubblicato questo video e, all’epoca, qualcuno mi aveva detto che esso sarebbe di una tristezza indescrivibile. Quindi ve lo ripropongo.


Meno mare

Ho appreso proprio oggi la notizia sul pezzo di mare italiano presumibilmente ceduto alla Francia. Considerata la data odierna, purtroppo, non riesco a indagare sull’argomento senza liberare la mente dalla convinzione che si tratti di una bufala. Almeno perché la modifica della integrità territoriale non mi sembra attuabile in assenza di una relativa discussione parlamentare.

Pare che pure il Senato italiano sia d’accordo con me.

Io, intanto, rinvio la propria indagine e il relativo commento ai tempi più seri.


Bergamo, 9 gennaio 2016

Bene, è arrivato il momento di pubblicizzare pure il mio resoconto sul viaggio a Bergamo, fatto all’inizio dell’anno.


Arte per tutti

Il Museum of Modern Art ha pubblicato in Rete una parte della propria collezione: 65.317 opere.

Se in questi giorni avete più tempo libero del solito, provate a vederne qualcuna anche voi.