L’archivio del 2016 год

Giornata dell’Ambiente

Per puro caso ho scoperto che il 5 giugno di ogni anni si celebra la Giornata mondiale dell’Ambiente (procalamata dalla Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1972). Non ho ancora scoperto l’utilità reale di questa «festa».

Tre giorni fa, invece, ho scoperto sempre per caso una opera artistica in materia:

Il presente quadro tondo è esposto a Calolziocorte. Il reportage sul relativo viaggio sarà pubblicato a breve.


Le palline e le calamite

In generale non mi piacciono i video che consistono in movimenti senza senso, quindi non li pubblico nella mia rubrica domenicale.

Questo, però, potrebbe essere guardato all’infinito:


Cortometraggio russo №5

Il cortometraggio di oggi è, per ora, una eccezione per la mia rubrica cinematografica: non è muto e ha gli attori-protagonisti statunitensi (tra i quali io conosco solo Kevin Spacey). Il regista e lo sceneggiatore, Aleksey Nuzhny, è russo.

Evito di riassumervi la trama o raccontare le cose lette su Wikipedia, ma mi limito a dire che alla base della idea del film c’è il hobby del popolare scrittore russo Evghenij Petrov (1902–1942). Egli, infatti, inviava spesso delle lettere agli indirizzi esteri inesistenti al fine di ottenere, dalle ricevute di mancata consegna, i francobolli e i timbri postali stranieri per la propria collezione.

Insomma, oggi vediamo l’"Envelope" del 2012:

Non c’è alcun lungometraggio diretto da Aleksey Nuzhny da consigliare: non ne ha fatti, ha solo scritte la sceneggiatura di due commedie che non ho ancora avuto il coraggio di vedere a causa dei trailer veramente stupidi. Di conseguenza, ho pensato di consigliarvi qualche film russo con la presenza degli attori stranieri (tanto per restare in linea con il cortometraggio di oggi).

In un primo momento avevo pensato a «Una matta, matta, matta corsa in Russia» (1973, regista Eldar Rjazanov) a causa di una massiccia presenza dei noti attori italiani, ma pare che il film sia quasi introvabile in italiano. In alternativa, vi posso consigliare «Anna Karamazoff» (1991, regista Rustam Khamdamov) con Jeanne Moreau: un film più che particolare, ma da vedere.


Riprendiamo l’argomento delle mappe.
Geacron è un progetto infografico bellissimo: http://geacron.com/home-en/

Il sito, costruito sulla base delle Google Maps, permette di vedere le mappe politiche del mondo per qualsiasi anno dal 3000 a.C. ad oggi.

Le mappe possono essere ingrandite e rese più dettagliate. Ecco, per esempio, il 1216: l’Italia fa ancora parte di un Impero (ma non quello Romano), sul territorio della attuale Russia si distinguono le prime formazioni territoriali rilevanti, l’Africa è quasi tutta bianca (sembra una battuta).


La smentita di una religione

Come sicuramente sapete, nel mondo è diffusa una grave malattia mentale: essa consiste nella convinzione che i prodotti alimentari geniticamente motificati siano dannosi per la salute. Alcune delle persone contaggiate si vergognano di ammetterlo e dicono che «gli effetti degli OGM non si conoscono». In realtà tutte le persone affette di questa malattia dovrebbero vergognarsi di un’altra cosa: di non avere studiato un tubo a scuola. Quei miei lettori che hanno almeno un vago ricordo del programma scolastico di biologia, potrebbero provare a fare il seguente semplice ragionamento logico.

Immaginate due anatre selvatiche nate e cresciute in mezzo alla natura intoccata dall’uomo. Una volta diventate adulte, si conobbero, si innamorarono e si accopiarono. Tutto ciò portò alla nascita di alcuni anatroccoli, non importa se belli o brutti. In ogni caso, essi sono dei prodotti geniticamente modificati in quanto provvengono dal mescolamento dei geni appartententi ai loro genitori. Poi, uno di questi anatroccoli, un bel giorno, viene catturato e mangiato da un homo sapiens. Secondo la credenza delle persone spaventate dagli OGM, il mangiatore dell’anatroccolo dovrebbe morire? Oppure mutare in una anatra e correre verso il lago più vicino?

So che è inutile tentare a convincere una persona mentalmente malata della infondatezza delle sue manie. Quindi mi rivolgo alle persone sane. Il 17 maggio, finalmente, è stata pubblicata la più grande ricerca scientifica che conferma la sicurezza degli OGM (si scarica gratuitamente).

Su un apposito sito web sono stati raccolti tutti i documenti di accompagnamento.


La prima macchina digitale

Oggi ho finalmente trovato la possibilità di raccontarvi perché l’innovazione tecnologica non è sempre una prerogativa delle grandi imprese.

Nel 1975 l’ingegnere della kodak Steve J. Sasson creò la prima macchina fotografica digitale. L’apparecchio ebbe il sensore CCD prodotto da Firechild e l’obiettivo della Kodak Super 8; il suo peso complessivo fu di quasi quattro chilogrammi. Per la registrazione delle immagini di dimensioni 100×100 pixel vennero utilizzate le cassette magnetiche (giovai, ve le ricordate?), il tempo necessario per la registrazione di un file fu di 23 secondi.

Per la visualizzazione delle immagini fu necessario uno apposito computer:

Già all’epoca fu evidente l’importanza della tecnologia digitale ma la Kodak, purtroppo, ebbe il controllo del 90% del mercato statunitense della pellicola fotografica. I dirigenti della Kodak, preoccupati per per le ripercussioni sulle vendite delle pellicole, decisero dunque di non continuare i lavori sul digitale. La Sony e la Canon, invece, ne videro delle opportunità per il proprio sviluppo. Di conseguenza, la Kodak rifiutò il proprio dominio anche sul mercato delle tecnologie del futuro.

Nel 2004 i titoli della Kodak vennero esclusi dal Dow Jones Industrial Average.

Nel 2006 la Kodak dovette abbandonare la produzione propria delle macchine fotografiche digitali.

Nel 2009 la Kodak abbandonò la produzione della famosa pellicola Kodachrome.

Nel 2012 la Kodak dichiarò la bancarotta.


Patata stradale

Quando un vigile vi ordina di fermare il Vostro mezzo motorizzato, non temete: può essere intenzionato a chiedervi qualsiasi cosa.

Purtroppo non sono riuscito a individuare l’autore di questo trash.


Cortometraggio russo №4

Ieri, il 26 maggio, in Georgia si è celebrata la Giornata di indipendenza (proclamata nel 1918, purtroppo prematuramente). Quindi ho deciso di farvi vedere un cortometraggio georgiano girato ai tempi dell’URSS, nel 1977: «La farfalla» del regista Gheno Tsulaja. Non penso che necessiti di una spiegazione introduttiva.

Per ora non conosco dei lungometraggi di Tsulaja meritevoli di attenzione, quindi ne consiglio uno in cui partecipa uno degli attori-protagonisti, Kakhi Kavsadze (quello più alto con i baffi). Guardatevi pure «Il bianco sole del deserto» (1970, regista Vladimir Motyl): è un buon eastern. O, se preferite, è un red western.


Savchenko libera

Sulla liberazione di Nadezhda Savchenko avrei da dire solo una cosa, perdipiù banale: sono contento per lei. Ma questo non è un motivo sufficiente per scrivere un post.

Pensandoci bene, ho capito che un argomento un po’ interessante è l’osservazione della vita pubblica di tutte quelle persone che grazie al proprio status di «vittime del regime putiniano» universalmente riconosciuto sono considerate degli eroi. Nadezhda Savchenko è una di queste persone: è stata rapita sul territorio ucraino dai militari russi, accusata (e condannata) per delle cose che non ha fatto e ha affrontato il lungo processo con quella durezza, un certo disprezzo (a volte arroganza) e coerenza che hanno dimostrato il grande coraggio di questa donna. Ha quindi meritato l’ammirazione, la stima e la popolarità in Ucraina, Russia e tanti altri Stati del mondo.

Ma nessuno si ricorda che appena due anni è mezzo fa più o meno negli stessi termini si stava parlando di due donne russe? Tolokonnikova e Alyokhina, le due Pussy Riot condannate nel 2012, dopo la liberazione non avevano saputo convertire la propria popolarità di livello mondiale in qualcosa di concreto. Anzi, non hanno nemmeno saputo di mantenerla per un periodo minimamente rilevante.

Ora sarebbe curioso a vedere se lo stesso succede pure con la Savchenko, la cui popolarità non è più tenuta in vita da un processo o da una reclusione in corso. Deve fare tutto da sola.

Nelle prossime settimane Nadezhda Savchenko sarà uno strumento utilissimo per tanti politici ucraini che sognano di sfruttare la sua popolarità a proprio favore. Sognano anche di buttarla via come un manecchino rotto non appena svanisce l’entusiasmo del popolo ucraino per la liberazione di una eroina nazionale. Sicuramente non la voglion come una concorrente.

Insomma, provate seguire per quanto tempo ancora vi capita il suo nome sui giornali.


Per chi va a San Pietroburgo

Il giovedì scorso ho pubblicato un elenco di luoghi insoliti da visitare a Mosca.

Da molto tempo ho sul computer un elenco analogo anche per San Pietrourgo. Non pubblicarlo sarebbe non solo uno spreco, ma pure una scorrettezza nei confronti della seconda capitale russa.

Su questo PDF troverete l’elenco dei posti sconosciuti ai turisti occidentali da visitare a San Pietroburgo. Anche in questo caso il mio obiettivo è stato quello di integrare i vostri impegni turistici tradizionali, quindi l’elenco non è lunghissimo.

Spero che prima o poi vi risulti utile.