L’archivio del 6 maggio 2016

Cortometraggio russo

Ci ho pensato a lungo, ma alla fine mi sono deciso: apro una nuova rubrica settimanale sul mio blog. Essa sarà dedicata al cinema russo e organizzata in modo seguente: ogni venerdì sera (alle 21:00) pubblicherò un cortometraggio russo (o sovietico) e consiglierò un lungometraggio del relativo regista o attore-protagonista.

La realizzazione di questo progetto è fortemente ostacolata dal fattore linguistico. Infatti, è quasi impossibile trovare un cortometraggio russo doppiato in italiano. Inoltre, non tutti i lungometraggi che vorrei consigliarvi si trovano almeno con i sottotitoli. Per ora risolvo il primo problema pubblicando quei cortometraggi in cui i personaggi non parlano, poi si vedrà. Non so nemmeno, per ora, quanto possa essere interessante il cinema russo per i miei lettori italiani…

Basta con l’introduzione, passiamo ai film. L’onore di inaugurare la rubrica cinematografica è concesso al cortometraggio «Carne» (2002) di Vyacheslav Ross (spesso chiamato anche Slava Ross). Perché proprio questo film? Perché è ambientato nell’URSS dell’immediato «dopo la Seconda guerra mondiale», mentre tra pochi giorni – il 9 maggio – in Russia si celebra la Giornata della Vittoria. Non mi va di utilizzare l’espressione «il secondo dopoguerra» perché la Russia è quasi sempre in guerra con qualcuno. Quindi per tante famiglie russe la qualità della vita dipende poco dal cambiare del numero periodico dell’anno in corso.

Dei lungometraggi di Slava Ross consiglio fortemente «Siberia. Monamour» del 2011. Spero che riusciate a trovare la versione in italiano.

PS: da oltre un anno una rubrica analoga è presente anche sul mio blog russo.


Le parolacce finte

Dalla mia pagina di Facebook è misteriosamente sparito il post del sabato 30 aprile (cliccate tranquilli che dal mio sito non sparirà mai). Suppongo che alla base del mistero sia proprio una delle parole che compngono il nome di quel quadro del XVII secolo.

Il fatto dice molto sul livello intellettuale dei moderatori di Facebook. Ma sono convinto che il livello dei miei lettori è più alto, quindi continuo a rivolgermi a loro. Cioè a voi.

Chi di voi è ancora convinto che la parola «negro» sia una parolaccia? Chi di voi ritiene che debba essere vietata dalle norme di un social network o, addirittura, dalle leggi statali? Ebbene, ho una notizia per voi. L’ultimo censimento della popolazione statunitense, quello del 2010, è stato condotto tramite questo questionario: https://www.census.gov/history/pdf/2010questionnaire.pdf.

Come potete vedere, tra le opzioni delle domande N6 e N9 risulta pure la famosa parola «negro»:


Circa 56 mila persone si sono autodefinite come «negro»: https://www.census.gov/prod/cen2010/briefs/c2010br-06.pdf.

Insomma, se qualcuno vi rimprovera per quella parola, mandatelo pure affanculo.