L’archivio della rubrica «Senza categoria»

Errore fortunato

È stata una di quelle rarissime – direi tendente a singolare – occasioni in cui non mi sono lamentato per avere ricevuto il resto sbagliato, ma, al contrario, sono corso via dalla tabaccheria temendo di essere fermato:

Ahahaha… Sì, sono un collezionista pazzo. E spero che qualche commerciante ancora più pazzo di me un giorno mi dia il resto in lire italiane: in totale mi mancano ancora venti varianti delle monete per completare la sezione italiana della mia collezione.


L’uva senza semi

Chi sono quelle persone sadiche che insistono nel coltivare, raccogliere e vendere ai semplici consumatori l’uva con i semi?
Chi sono quelle creature misteriose che comprano – volontariamente! – l’uva con i semi pagandola con i propri soldi?
Esiste l’uva senza semi. È altrettanto buona e bella, ma priva di quei fastidiosissimi elementi duri che sono capaci di dimezzare il piacere di mangiare.
Finché non capisco queste cose, non vado avanti con il lavoro.


I problemi del confezionamento

È noto più o meno a tutti che i produttori del cioccolato non sanno imballare correttamente i propri prodotti. A me sembra evidente che una tavoletta di cioccolato debba essere posata in modo da permettere di vedere i rettangoli (con gli eventuali rilievi grafici) subito dopo l’apertura della busta. Sulla pratica, però, le tavolette sono sempre «rovesciate»: quando apri la busta, vedi la base piatta.
Non ci vuole molto a impostare diversamente i macchinari di confezionamento, ma per qualche motivo strano nessun produttore lo ha ancora fatto.

E poi esiste un altro grande mistero legato al confezionamento che è diventato particolarmente rilevante ai tempi del coronavirus.
Se tu, caro lettore, sei un minorenne o una persona particolarmente sensibile, interrompi la lettura di questo post. Faresti meglio a leggere qualcosa su, che ne so, Venezia o le targhe automobilistiche.
Bene. Continuare la lettura di questo post »


Le mie scoperte: pepsi/na

Non ci avrei mai pensato prima, ma ora lo so: il nome della bevanda Pepsi deriva dal nome della sostanza pepsina (pepsin in inglese).
La pepsina è un fermento alla base dei succhi gastrici, elaborato in via naturale dallo stomaco umano.
La bevanda Pepsi, infatti, veniva inizialmente pubblicizzata come utile per la digestione.
L’idea di bere il succo gastrico non mi sembra particolarmente utile per l’appetito (un po’ come l’idea di mangiare un hamburger marcio), ma forse gli americani dell’epoca avevano delle ispirazioni differenti dalle mie. In più, non sono mai stato un amatore della Pepsi. Quindi sfrutto l’occasione per ribadire la mia fedeltà pluriennale alla Coca-Cola, anche se la bevo sempre più raramente e quasi esclusivamente d’estate.


Il polso da orologio

Mi piace eliminare i vecchi dubbi, indipendentemente da quanta pressione esercitino sul mio cervello. Vale anche per i dubbi apparentemente meno significativi. Oggi, per esempio, scrivo del dubbio riguardante la posizione «giusta» gli orologi.
Negli anni della mia infanzia (ormai non mi ricordo più l’anno preciso) alle mie orecchie giunse l’opinione secondo la quale solo le donne potessero portare l’orologio sul polso destro. Non mi ricordo più nemmeno la fonte…
Ma poi ho scoperto una regola che sembra molto più sensata: l’orologio si porta sul polso del braccio meno funzionale (quindi su quello sinistro per la persona che scrive con la destra). Ed è possibile fare al contrario solo se l’obiettivo è quello di mettere in evidenza un orologio costoso.
Non so se sia peggio apparire un [censured] o un esibizionista. Come non so quale delle due regole sia la più corretta (ma non sono in contraddizione tra loro). Ma, in accordo con la logica, ho deciso di elevare al rango della legge la seconda regola. La redazione del sito personale approva all’unanimità.
Concludo con una nota tecnica. In ogni caso, la posizione delle rotelline e dei pulsanti esterni indica per quale posizione è stato progettato l’orologio: essi devono essere rivolti verso le dita.

Spero di avere risolto i dubbi occulti anche di qualcun altro oltre a me.


1 gennaio

Probabilmente non lo sapevate.
Oppure speravate che qualcuno fosse più fortunato di voi.
Ma, in ogni caso, non fa assolutamente male ripeterlo.
Ebbene, ho una notizia triste per voi: in tutto il mondo occidentale – e non solo per voi – il primo gennaio è una giornata inesistente.
La gente si sveglia di pomeriggio, si rende conto di non poter bere o mangiare, non sa di preciso cosa avesse fatto prima di essersi addormentata e cosa dovrebbe fare ora. Nel momento in cui le persone riacquistano una minima parte della capacità di intendere e volere, è già la sera.
Nel frattempo le vie delle città restano vuote, non succede alcunché in giro per il mondo.
In sostanza, sui libri scolastici si potrebbe tranquillamente scrivere che un anno normale ha 364 giorni. E ciò sarà vero.
In conclusione del post illuminante di oggi vorrei esprimere le mie più sincere condoglianze a tutti coloro che l’1 di gennaio sono costretti ad andare al lavoro. Nella prossima vita verrete premiati generosamente.

P.S.: oh, Dioniso, ma perché tutte quelle bottiglie sono vuote?!


Bisogna stringersi

L’incunabolo «Cronache di Norimberga», scritto in lingua latina da Hartmann Schedel e pubblicato nel 1493, raccontava la storia del mondo dal «momento della sua creazione» fino all’anno di pubblicazione. Tutto in 596 pagine.
Le ultime pagine furono lasciate vuote in quanto destinate alla descrizione degli eventi accaduti tra il 1493 e la Fine del mondo. Appena 6 pagine vuote.
Supponendo che l’uomo saggio fu notevolmente più informato di noi su determinate questioni, possiamo andare avanti con la massima serenità: il peggio è già accaduto un po’ di tempo fa.

P.S.: anche se, pensandoci bene, bisogna riconoscere che nulla vieta al mondo di finire più volte: potrebbe farlo anche con la frequenza del raffreddore invernale di una persona media. Ma in quel caso dovremmo preoccuparci ancora meno.


Cognome Nome

Per una serie di motivi tecnici (che al giorno d’oggi non sarebbe tanto difficile modificare), ma soprattutto per la propria comodità, i burocrati di tutto il mondo ci costringono a scrivere il cognome prima del nome. Oltre a sperare che un giorno la tendenza cambi, possiamo farci poco.
Ma già ora dobbiamo ricordarci che è veramente ridicolo ogni tentativo di esportare nella vita quotidiana degli umani mentalmente sani i vari burocratismi. Nella vita reale il nome vale di più.
Proprio per questo non capisco le persone che per scelta propria si firmano indicando prima il cognome e poi il nome. In quale fase della vita la loro mentalità è stata compromessa? Quando passerà una autospurgo a salvarli?


Le immagini del testo

Alcuni anni fa ho scoperto, con tanto stupore, che gli studenti di informatica si inviano i pezzi del codice scritto semplicemente fotografandolo con il telefono. Non mi era sembrato il massimo della comodità (almeno per chi riceve), ma alla fine avevo valutato che fossero problemi loro.
Ma poi sono comparsi i stranissimi personaggi che inviano a me le foto (o i screenshot) dei miei testi per segnalarmi una imprecisione o un errore di battitura. Ecco, questi sono i veri impazziti dalla pigrizia. È così difficile copiare un pezzo di testo e incollarlo in un messaggio?
Una immagine pesa tanto e rende molto più laboriosa la ricerca del testo da essa riportata. Ma la gente è tanto affaticata da non poter fare due movimenti in più con il dito.
Siamo messi bene.


I delinquenti geniali

Il rapinatore «più» geniale non è ancora stato catturato perché nessuno sa chi sia.
Il hacker «più» geniale ci è sconosciuto perché nessuno ha mai trovato le sue tracce.
Il falsificatore «più» geniale di soldi e documenti è ancora a piede libero perché nessuno si è accorto di doverlo cercare.
Oppure devo mettere al femminile?
Non lo sappiamo.