L’archivio della rubrica «Russia»

Un altro obama

Gli artisti russi sensibili alla propaganda televisiva continuano a manifestare un particolare interesse verso la figura di Barack Obama. Finora ho scritto solamente di una opera, ma in realtà possiamo ricordare tanti esempi del passato più o meno recente.

Se vogliamo, invece, parlare delle opere più moderne, vediamo pure quella comparsa ieri mattina a Perm, vicino alla sede della Università cittadina.

Il cartello sul «collo» della bambola recita: «1 Obama morto = 7050 ucraini vivi». Chi avrà la sfortuna di chiedere all’autore della scritta di cosa centri il presidente statunitense con la guerra russa-ucraina, dovrà sicuramente affrontare un torrente di discorsi insensati.


BRICS 2015

Dall’8 al 10 luglio nella città russa Ufa si era svolto il summit degli Stati facenti parte del BRICS. In Russia, purtroppo, non tutti hanno ancora capito che si tratta di una organizzazione creata e guidata dalla Cina per raggiungere (o, a volte, giustificare) i suoi obiettivi economici nel mondo.
Quindi compaiono delle «opere d’arte» come questa:


Vera Frolova, olio su tela, 2015

Beh, finché si tratta delle iniziative private possiamo anche limitarci a farci due risate. Ma «nel Cremlino», a quanto pare, non si sono ancora resi conto del fatto che la Russia sta diventando un semplice fornitore di materie prime per l’economia cinese.


Colpisci Obama

Tra le varie feste da senso poco chiaro, esiste in Russia anche la Giornata della Gioventù. A partire dal 1993 si festeggia ogni 27 giugno, anche se quel giorno rimane comunque feriale. Come tutte le altre feste inutili, potrebbe essere tranquillamente ignorato da tutte le persone normali (sottolineo la parola normali), ma quest’anno non è andata proprio così.

A Bratsk, una città della Siberia centrale, tra i vari modi di far divertire i giovani è stato notato anche questo: il gioco per cosi dire sportivo dal nome «Un colpo alle sanzioni». Più in alto arrivava il colpo (in pratica, il calcio), più punti venivano attribuiti al suo autore. Il calcio alla testa valeva 5 punti.

Buona visione:


Selfie Soldiers

Il corrispondente di VICE news Simon Ostrovsky ha girato un buon documentario «Selfie Soldiers» (in inglese). Si tratta di una ennesima e buona dimostrazione della presenza dei militari russi nell’est ucraino.

Gli interessati, volendo, potreste dedicarne una parte della pausa pranzo.


“Vladimir Putin will kill you”

Le performance dei turisti russi ubriachi sugli aerei sono testimoniate in numerosissimi video: volendo, potrei pubblicarne uno al giorno. E invece, spero di limitarmi (per ora) a postare un brevissimo video girato venerdì sera. Tanto per farvi capire in quale stato mentale si trova una notevole parte della società russa (la lingua di uno ubriaco è generalmente più sciolta).

Descrivo brevemente le circostanze del caso. Venerdì 19 giugno il volo 2453 Parigi — Mosca dell’Aeroflot avrebbe dovuto partire alle 23:30, ma è stato trattenuto per circa un’ora. Bisognava, infatti, far scendere una donna fortemente ubriaca. In un inglese «approssimativo» si rivolgeva così ai poliziotti chiamati a bordo:


Treno armi

Se mi chiedete come vanno le cose in Ucraina, io vi dico per ora le cose stanno viaggiando verso l’Ucraina:

Il video è stato girato nella periferia della città russa di Taganrog, più precisamente in questa zona.

Lo stesso posto sulla mappa.

La ferrovia in questione va verso la città di Donetsk.


La black list segreta

La lista delle 89 personae non gratae in Russia è ormai nota a tutti (io la pubblico apposta per i più pigri).

Ci sono ben due questioni da chiarire. In primo luogo, non si capisce il motivo della sua formale segretezza imposta dal Ministero degli Esteri russo. La lista dovrebbe essere nascosta alle persone (pubbliche) direttamente interessate, alla opinione pubblica europea o quella russa? Per quale motivo e quale scopo? Non ho una spiegazione razionale. Se la stessa UE rende pubbliche, dal 2004, le proprie liste delle persone sgradite, non è certo preoccupata di quella riservatezza che i politici non possono e non devono avere.

La seconda cosa da chiarire è, in realtà, una semplice constatazione del fatto. Secondo il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, la lista russa in questione sarebbe una risposta simmetrica alle varie sanzioni adottate nei confronti dei politici russi. Ebbene, abbiamo una ennesima conferma del fatto che i governanti russi non capiscono (o fanno finta di non capire) i reali motivi delle sanzioni occidentali. Vogliono quindi comunicarci, tramite le black list, che le sanzioni occidentali sarebbero solamente il frutto di complotto antirusso astrattamente malefico.


90 anni dello Zenit

Lunedì 25 maggio lo Zenit (la squadra di calcio di San Pietroburgo) ha compiuto i 90 anni. E i suoi fan hanno deciso di festeggiare così:

Figo. I tifosi italiani hanno mai fatto una cosa del genere?


Organizzazioni indesiderate

Chi segue in un modo almeno superficiale la politica russa, ha sicuramente letto o sentito della recente legge sulle «ONG indesiderate». Il 23 maggio, infatti, il presidente russo Vladimir Putin aveva firmato una legge (approvata il 19 maggio dalla Duma) che autorizza il Procuratore generale e i suoi Vice di bloccare l’attività e i beni delle ONG «indesiderate» (letteralmente, «pericolose per l’ordine costituzionale della Russia, le sue sicurezza e difesa») senza l’autorizzazione del giudice.

Sapete qual è il problema? Nella legislazione russa manca la definizione delle organizzazioni non governative, mentre esiste quella delle organizzazioni non a scopo di lucro. La legge firmata da Putin, quindi, introduce un termine nuovo senza fornire la sua definizione. In più, non specifica che le organizzazioni eventualmente individuate come «indesiderate» debbano per forza essere «non a scopo di lucro». Di conseguenza, anche una qualsiasi azienda straniera privata (senza la partecipazione statale) può ora essere definita «indesiderata». Può essere definita tale non perché lede gli interessi della Russia, ma semplicemente perché fa da concorrente a una azienda di qualche politico (nonostante il divieto di legge, hanno quasi tutti delle attività private). Oppure perché è in concorrenza con qualcuno sufficientemente ricco da poter corrompere gli organi statali vigilanti.

Si tratta, in pratica, di un attentato ai danni della economia russa. Quale investitore straniero serio avrà il coraggio di rischiare tanto?


I prigionieri russi

Dieci giorni fa, il sabato 16 maggio, in Ucraina sono stati fatti prigionieri (dopo essere stati feriti in battaglia) altri due militari russi: il sergente Aleksandrov e il capitano Erofeev. Appena dopo la diffusione della notizia, il Ministero della difesa russo ha dichiarato che i due si sarebbero licenziati dall’Esercito prima di partire a combattere nell’est ucraino. Si tratta di un comportamento ormai tipico dello Stato russo, in adozione almeno dai tempi della guerra in Afghanistan: quello di rinnegare i propri militari pur di non ammettere ufficialmente di partecipare a una guerra di dubbia necessità o semplicemente malvista dall’estero.

Con pochissime eccezioni alla prassi, lo Stato russo non provvede al recupero dei prigionieri e, a partire dalla attuale guerra con Ucraina, non riconosce ai caduti in battaglia il diritto ad essere seppelliti come tali. Anzi, spesso nega il diritto a un nome sulla lapide. Perché arruolarsi e prestare il giuramento, se mancano la protezione e, soprattutto, la riconoscenza?

Ma torniamo ai due prigionieri. Lo Stato avrebbe potuto dichiarare pubblicamente una cosa semplicissima: i nostri agenti si trovavano nell’area «separatista» ucraina per informarci del conflitto armato che si svolge vicino ai nostri confini. In questo modo, avrebbe comunicato una versione condivisibile dal mondo civile senza ammettere di condurre una guerra in Ucraina. Ma, per pura stupidità, si è preferito tradire i propri militari.

Ora siete un po’ più informati sulla «grandezza» della Russia.

P.S.: volevo scrivere pure dell’unica possibile (secondo me) soluzione del conflitto militare tra la Russia e l’Ucraina, ma forse mi conviene di dedicarne un testo a parte.