L’archivio della rubrica «Russia»

La waffeliera orizzontale

Dopo un anno di sperimentazione (svoltasi su alcuni incroci stradali di Mosca) i cui esiti sono stati valutati in modo positivo, nel codice stradale russo sta per essere inserita ufficialmente la «waffeliera». Si tratta di una particolare segnaletica orizzontale a rombi applicabile su incroci particolarmente trafficati: in base alla legge ai mezzi è vietato fermarsi nell’area coperta da tale «rete». A chi viola la regola arriva la multa (secondo il progetto di legge russo la multa sarà di 1000 rubli, circa 14 euro).


Foto di Aleksandr Shumsky

L’obbiettivo che si vuole raggiungere con tale tipologia di segnaletica è la fluidificazione del traffico evitando a) un sistema di semafori che quasi sempre impone delle pause inutili a tutti, e b) le situazioni come questa:

Non è una invenzione russa, questo metodo di organizzare il traffico è già in uso in diversi Stati, tra i quali anche gli USA. In inglese, per esempio, l’incrocio a rombi si chiama «box»:


Foto di Artemy Lebedev

In Italia il «box» stradale è ignoto pure alla Wikipedia (quindi aggiungo il link inglese), ma in realtà sarebbe molto utile in diverse città. In Russia è già stato realizzato in una molteplicità di modi.


Foto di Aleksandr Shumsky


99 anni

Oggi decorrono 99 anni da quel 7 novembre (25 ottobre) 1917, quando entrò in una fase violenta il passaggio di potere da una banda di scemi incapaci a una banda di scemi malintenzionati. In 75 anni seguiti a quella data la banda vincente riuscì a fare molti più danni dell’altra.

Ora, invece, le idee, i metodi e le capacità di tutte e due le bande hanno trovato spazio nelle teste di una terza banda. La spiegazione espressa in parole sarebbe molto lunga e, probabilmente, non sempre interessante per un lettore occidentale. Quindi per la ricorrenza di oggi mi limito a postare una foto.

Non si tratta di una immagine photoshoppata. Non è nemmeno un fotogramma preso da un film hollywoodiano di bassa categoria. È una foto scattata da Mikhail Klimentyev (EPA) il 4 novembre 2016, il Giorno della unità nazionale festeggiato in Russia.

Per ora non voglio scrivere altro sulla data odierna.


Aequalis apostolis

In Russia, a partire dal 2005, il 4 novembre è un giorno festivo. La festa si chiama «il giorno dell’unità nazionale» ed è stata inventata per sostituire la Festa della Rivoluzione (si festeggiava il 7 di novembre, dopo la caduta dell’URSS per diversi anni è stato un giorno festivo senza un nome). La nuova festa, quella del 4 novembre, si basa su un evento di scarsa veridicità/importanza storica e vi risparmio la spiegazione. Infatti, questo non costituisce l’argomento centrale del post di oggi.

Oggi vi racconto di un episodio di natura storico-culturale che ha caratterizzato i festeggiamenti quest’anno.

Ebbene, nell’ambito dei festeggiamenti vicino al Cremlino di Mosca è stato inaugurato, in presenza del presidente, il monumento a Gran Principe Vladimir. Chi vuole ridere già ora, lo faccia pure. Ma poi continui la lettura.


(La foto di Aleksandr Zemljanichenko)

Il Gran Principe Vladimir, che visse dal 960 al 1015, ci è noto per una serie di motivi. Continuare la lettura di questo post »


L’ultimo indirizzo

Oggi è sabato, quindi non mi sento tanto in colpa distraendovi con un testo lungo.

Il 30 ottobre è, in Russia, la Giornata di memoria delle vittime delle repressioni politiche (inventata nel 1974 da un dissidente e riconosciuta ufficialmente dal Consiglio Supremo della RSFSR nel 1991). Quindi oggi, con un giorno di anticipo, vi racconto di un bellissimo progetto privato avviato in Russia nel 2014.

Cominciamo da una piccola parentesi storica-culturale. Come molto probabilmente alcuni di voi sanno, dal 1994 in Europa esiste il progetto «Pietre d’inciampo» (Stolpesteine), inventato dall’artista tedesco Gunter Demning. Nell’ambito di questo progetto in vari Paesi europei sono state installate, nei marciapiedi, delle pietre con sopra una piastra di ottone (10×10 cm di superficie). Tali pietre vengono installate davanti alle ultime abitazioni delle vittime di deportazioni nei campi di sterminio nazisti e riportano, sulle piastre, il nome e le date della nascita e della morte di una persona concreta prelevata e deportata dalla rispettiva abitazione. La produzione di una «pietra d’inciampo» costa 120 euro, all’inizio del 2016 ne erano già installati oltre 56 mila pezzi in tutta l’Europa. Ecco un esempio italiano:

Nel 2014 il giornalista e editore russo Sergey Parkhomenko decise di organizzare un progetto simile in Russia: lo scopo di tale progetto «nazionale» avrebbe però dovuto essere la commemorazione delle vittime delle repressioni politiche esercitate dallo Stato sovietico verso i propri cittadini. La scelta delle vittime da ricordare si basa, secondo l’idea di Parkhomenko, sui seguenti principi:
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Grazie per il GULAG

Si è scoperto oggi che il 16 agosto 2016 a Mikun’ (una cittadina nella Repubblica Komi, Russia) è stato aperto un monumento particolare. E’ posizionato accanto alla entrata del carcere IK-31 e porta una scritta di gratitudine ai creatori del lager N19 «Vodorzdellar-Mun’skaja», l’ultimo dei lager per i detenuti politici aperti ai tempi di Stalin (chiuso nel 1954, poco dopo la morte di Stalin). Assieme alla apertura del monumento, si erano tenuti dei festeggiamenti della Giornata del carcere, per i quali era anche stata organizzata la partecipazione dei detenuti attuali.

Foto pubblicata su Facebook da Ernest Mezak, il legale di una associazione locale.

Oppure è più corretto dire che è una targa commemorativa? Indipendentemente dal nome, però, il peso dalla notizia non cambia. Questo fenomeno è più forte della creazione dei monumenti a Stalin e Ivan il Terribile.


Due settimane fa, il 5 ottobre, la ferrovia Transiberiana aveva compiuto 100 anni.

Oggi riprendo l’argomento per comunicarvi che esiste un percorso alternativo (e molto più estremo) per andare da Mosca a Vladivostok in treno. Ebbene, la distanza tra le due città è di 6430 km (in linea retta) ed è possibile percorrerla utilizzando esclusivamente i treni locali. Certo, ci vogliono tempo, coraggio, pazienza e forza fisica, ma il risultato potrebbe essere grandioso.

Infatti, anziché vedere la parte non esattamente più interessante della Russia dal finestrino del treno della Transiberiana, potreste fare una emersione totale nella etnografia russa. Quindi vedere un sacco di gente semplice che si sposta per i propri fatti quotidiani, studiare le piccole stazioni e le biglietterie, i percorsi da una stazione dall’altra nelle grandi città, gli alberghi e i dormitori etc. Secondo me potrebbe essere una bellissima avventura, ma da provare necessariamente in compagnia di una persona madrelingua (altrimenti nel migliore dei casi non riuscite a prendere nemmeno un quinto dei biglietti necessari).

Io, intanto, elenco le località/stazioni nelle quali dovrete cambiare il treno per raggiungere Vladivostok con i treni locali:

Mosca — Čerusti — Vekovka — Murom — Arzamas — Sergač — Kanaš — Kazan — Vjatskie Poljany — Iževsk — Sarapul — Černuška — Krasnoufimsk — Družinino — Ekaterinburg — Tjumen’ — Vagaj — Išim — Nazyvaevskaja — Omsk — Tatarskaja — Barabinsk — Novosibirsk — Bolotnaja — Taiga — Mariinsk — Bogotol — Černorečenskaja — Krasnojarsk — Ujar — Ilanskaja — Tajšet — Nižneudinsk — Tulun — Zima — Čeremchovo — Irkutsk — Sljudjanka — Mysovaja — Ulan-Udė — Petrovskij Zavod — Chilok — Mogzon — Čita — Karymskaja — Šilka — Černyševsk — Zilovo — Ksenievskaja — Mogoča — Amazar — Erofej Pavlovič — Uruša — Skovorodino — Taldan — Magadiči — Tygda — Šimanovskaja — Belogorsk — Bureja — Archara — Obluč’e — Birobidžan — Chabarovsk — Vjazemskaja — Bikin — Ružino — Ussurijsk — Vladivostok

In totale sono 69 località, compresi i punti di partenza e di arrivo.


La lotta continua

Oggi, dopo quasi un anno da quella notte quando Petr Pavlensky bruciò il portone della sede centrale del FSB, ho appreso una notizia curiosa. Il portone danneggiato è stato sostituito con uno nuovo. Su quest’ultimo la scritta «portone 1» è fatta con un erore ortografico: «ПОДЬЕЗД 1» anzicché «ПОДЪЕЗД 1».


Foto di Artemy Lebedev

Secondo me si tratta di una atto diversivo compiuto da un operaio simpatizzante di Pavlensky.

Va messo al rogo…


100 anni di collegamento

Tutti coloro che oggi hanno utilizzato l’internet, si sono ovviamente accorti che Google ha deciso di festeggiare i 100 anni del completamento della ferrovia Transiberiana. Infatti, il 5 ottobre 1916 nelle vicinanze di Chabarovsk fu tecnicamente aperto il ponte ferroviario sul fiume Amur: l’ultimo tratto della ormai famosa ferrovia.

A cento anni dalla fine dei lavori la Transiberiana è ancora l’unica via di terra diretta che collega i due estremi (ovest e est) della Russia. Vi ricordo, infatti, che in Russia non esistono le autostrade, mentre molti tratti delle cosiddette «strade di importanza federale» sono percorribili dalle auto civili e/o berline solo durante l’estate secca o l’inverno non troppo ricco di neve. Le strade automobilistiche russe costituiscono un argomento a parte.

La Transiberiana è un mezzo di trasporto lento ma poco costoso. Per esempio: per andare da Mosca a Vladivostok ci vogliono 167 ore e 22 minuti (quasi 7 giorni) e il biglietto di sola andata costa 7032 rubli (circa 100 euro) nella carrozza aperta o 21.467 rubli (circa 360 euro) in uno scompartimento per due persone.

Il biglietto di Aeroflot per andata e ritorno sulla medesima tratta si trova anche a 20.000 rubli (meno di 300 euro), per il volo di sola andata ci vogliono poco più di 8 ore. Gli aerei utilizzati dalla compagnia sulle tratte nazionali fanno però un po’ paura: possono avere anche più di 30 anni, vanno a eliche o agitando le ali come degli uccelli…

Insomma, la Transiberiana è ancora un mezzo di trasporto molto richiesto dalla gente. Allo stesso tempo, non mi è molto chiaro perché a nessuno sia ancora venuto in mente di utilizzarla sul serio per l’organizzazione dei viaggi turistici: un sacco di europei mi hanno detto di volere farci un viaggio.


Dormire come un missile

Molto probabilmente alcuni di voi hanno già letto di questo mobile da poco in commercio in Russia:

È un letto per bambini e il suo nome ufficiale è «Letto — sistema missilistico BUK». Costa 10.000 rubli (circa 130 euro secondo il tasso di cambio odierno) ed è disponibile in due modelli: S (80×140 cm) e M (80×160 cm). Se volte il link, eccolo.

In questo momento non ho l’intenzione di giudicare il vanto per l’aver abbattuto un aereo civile con 298 persone a bordo o la militarizzazione della vita dei bambini. Voglio raccontarvi che queste manifestazioni non si sono materializzate ieri.

Già da diversi anni alla parata del Giorno della Vittoria (9 maggio) si possono osservare i bambini vestiti in questo modo:
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MH17: solo parole

Come avrete letto, ieri è stata presentata la seconda parte del rapporto provvisorio sull’abbattimento del volo MH17 sopra l’Ucraina.

Purtroppo la notizia più interessante consiste nel fatto che nel rapporto di ieri sono state semplicemente raccolte (e quindi formalizzate) molte delle informazioni già note e verificate da mesi (o addirittura da circa due anni). E’ già qualcosa, ma con questi ritmi per la formalizzazione delle accuse alle persone concrete ci vorranno diversi anni.

Boh, forse fanno bene a mostrare l’intenzione di svolgere una indagine accurata e di non aggravare le relazioni con la Russia. Ma un po’ più coraggio ci vuole.


Altri video in materia possono essere visti sul canale del Ministero della Giustizia olandese.

Quindi oggi colgo l’occasione di ricordare a quelle persone che hanno abbastanza cervello per inventarsi un lavoro in proprio (se quello dipendente non si trova) un concetto semplicissimo. Nel XXI secolo un bravo investigatore privato è una persona capace di cercare le informazioni su internet. Non ringraziatemi troppo…