L’archivio della rubrica «Russia»

Riconoscere l’umanità

Penso che alcuni dei miei lettori abbiano già letto altrove del centro commerciale bruciato in Russia domenica 25 marzo. Sono morte diverse decine di persone, tra le quali anche dei bambini che erano chiusi a chiave in una sala cinematografica. La sala era chiusa a chiave per «evitare l’ingresso degli spettatori senza biglietto», mentre le porte di sicurezza erano chiuse a chiave per l’ordine della FSB (si tratterebbe di una misura anti-terroristica). Potrei raccontare anche altri — numerosi — dettagli sconcertanti di questa tragedia, ma non quanto sia utile: le persone interessate molto probabilmente le conoscono già.
Volevo invece scrivere di uno di quei dettagli che potrebbero essere utili a comprendere una verità triste e globale: in uno Stato non può non funzionare solo una cosa. È una specie della legge della natura. La mancanza del rispetto delle norme di sicurezza non può coesistere, per esempio, con una estrema attenzione verso la qualità della medicina. Oppure, il militarismo e/o la religiosità dilaganti non possono coesistere con un alto livello di istruzione. Un frutto marcio facilita l’avaria di tutta la confezione, soprattutto nel lungo periodo. Così, anche la mancanza del rispetto per la vita umana non può coesistere con un comportamento almeno formalmente degno di un essere umano.
Faccio subito un esempio. Ieri a Mosca si sono svolte due manifestazioni di solidarietà con i parenti ed amici delle vittime dell’incendio. Una è stata organizzata dal Comune di Mosca, l’altra da alcune organizzazione non legate allo Stato.
Vi propongo un gioco un po’ triste: provate a riconoscere sulle due foto seguenti le due manifestazioni di cui sopra.


L’anniversario

Mi sono già un po’ rott stancato di scrivere delle elezioni di Putin, ma oggi è un anniversario importantissimo.
Esattamente 18 anni fa, il 26 marzo 2000, Vladimir Putin è stato eletto Presidente della Federazione Russa per la prima volta. Possiamo ricordare, poi, che dal 31 dicembre 1999 e fino al momento dell’insediamento è stato il facente funzioni del Presidente. Insomma, nel periodo della sua permanenza al potere (all’epoca della «presidenza» di Medvedev) una persona poteva nascere, fare tutto il percorso scolastico, sposarsi, arruolarsi all’esercito, fare chissà quante altre cose…
Anche se fosse stato un santo, io avrei detto la stessa cosa: avere lo stesso presidente per più di 18 anni è anche un po’ noioso.


La famiglia 2.0

Oggi Michail Putin, il figlio del cugino di Vladimir, è stato eletto al consiglio direttivo della Gazprom (per ora la notizia è presente solo sulla versione russa del sito aziendale, quindi non posso aggiungere il link comprensibile per a voi). Inoltre, è stato subito nominato il vice-presidente del consiglio stesso.
È molto pacificante scoprire che nel mondo esistono delle famiglie fortunate con le varie forme delle elezioni…


Il risultato atteso

Commentare le «elezioni» presidenziali russe è un passatempo noiosissimo. Si sapeva tutto in anticipo: il vincitore, la sua percentuale dei voti (approssimativa), l’ordine dell’arrivo dei principali candidati, i brogli (pre e post voto) etc. Quindi mi limito a sottolineare solo alcuni piccoli aspetti.

Stamattina una signora (la incontro quasi tutte le mattine ma ci conosciamo pochissimo) mi ha chiesto, con una faccia seria, se sono soddisfatto o meno dei risultati. Il mio cervello, a quel punto, è stato colpito da una forte crisi: non sapevo se la mia conoscente mi stesse prendendo in giro o meno. In realtà chiedere a un russo se è soddisfatto o meno del risultato delle elezioni presidenziali è un po’ come chiedergli se è soddisfatto di un fenomeno astronomico. Certamente, qualcuno può esserlo o non esserlo, ma, in entrambi i casi, significa che ha una forma grave di qualche irregolarità celebrale. Tutti gli altri, invece, comprendono benissimo che i fenomeni astronomici avvengono indipendentemente dal fatto che i russi abbiano cambiato le pile degli orologi in data prestabilita. Evidentemente gli italiani sono molto più fortunati: non si trovano mai di fronte ai risultati politici che non siano derivati dalle loro scelte.
Da una votazione all’altra possono variare i numeri delle percentuali, ma a contare è – soprattutto alle elezioni presidenziali – l’ordine dei candidati all’arrivo:
1. Putin, 76,66% – è il suo miglior risultato dopo il 2004 (quando aveva preso il 71,31%)
2. Grudinin, 11,81% – è il peggior risultato di sempre di un candidato del Partito Comunista russo, ma Grudinin è comunque arrivato secondo e ciò si sapeva.
3. Žirinovskij, 5,67% – tale percentuale è nella sua media personale (si candida in tutte le elezioni presidenziali a partire dal 1996 e arriva sempre terzo).
4. Sobchak, 1,66% – tale risultato si poteva immaginare: nonostante la sua vicinanza alla opposizione a partire dal 2011, la gente fatica ancora a considerarla una politica seria.
5. Javlinskij, 1,04% – si tratta del suo risultato personale peggiore di sempre (aveva preso 7,34% nel 1996 e 5,80% nel 2000). Per un oppositore noto come egli, l’ottenere un risultato più scarso della Sobchak richiedeva un certo impegno. Effettivamente, Javlinskij si è impegnato tantissimo a non farsi notare in questa campagna elettorale.
6. Titov, 0,76% – è evidente che è stato un candidato chiamato per fingere una alta concorrenza, quindi non ci interessa.
7. Suraikin, 0,68% – è evidente che è stato un candidato chiamato per fingere una alta concorrenza, quindi non ci interessa.
8. Baburin, 0,65% – è evidente che è stato un candidato chiamato per fingere una alta concorrenza, quindi non ci interessa.
Alle elezioni del 18 marzo ha votato il 67,5% degli aventi diritto, quindi nonostante tutti gli sforzi della propaganda statale degli ultimi due mesi, non è stato battuto il record del 2008 (69,8% degli aventi diritto).
La descrizione di tutti i brogli richiederebbe un post dedicato, quindi per ora lascio l’argomento da parte.
Mi rimane a questo punto da sottolineare solo un dettaglio importante. Per Vladimir Putin era fondamentale il risultato elettorale raggiunto in Crimea: lo considera seriamente un secondo referendum sulla appartenenza della penisola. Il risultato di ieri è stato leggermente più scarso del 2014: Putin ha preso il 92,2% dei voti (contro il 96,8% a favore del passaggio alla Russia nel 2014) con l’adesione media attorno all’80% (nel 2014 era stata attorno al 90%). Evidentemente, restano da spiegare bene le modalità possibili di un eventuale referendum del genere e l’opportunità di organizzare le elezioni politiche su un territorio annesso (ricordo a tutti che annessione è un termine giuridico neutrale).
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I post precedenti sulle elezioni presidenziali del 18 marzo 2018:
Il post № 0 – alcuni candidati particolari
Il post № 1 – Vladimir Žirinovskij, Grigorij Javlinskij e Pavel Grudinin
Il post № 2 – Ekaterina Gordon, Sergej Polonskij e Boris Titov
Il post № 3 – Tristan Prisjagin e Natalia Lisitsyna
Il post № 4 – Ekaterina Gordon e Aleksej Navalny
Il post № 5 – Sergej Baburin e Maksim Suraikin
Il post № 6 – la raccolta delle firme
Il post № 7 – i programmi elettorali
Il post № 8 – le campagne elettorali


Le elezioni di Putin

Come ormai saprete benissimo, domenica 18 marzo (dopodomani) in Russia si terranno le elezioni di Putin. Per ora non mi vengono in mente altre cose potenzialmente interessanti per i miei lettori, quindi mi limito a pubblicare una semplice raccolta di link ai 8 post sui candidati alla Presidenza e al secondo posto.
– Il post № 0 – alcuni candidati particolari
– Il post № 1 – Vladimir Žirinovskij, Grigorij Javlinskij e Pavel Grudinin
– Il post № 2 – Ekaterina Gordon, Sergej Polonskij e Boris Titov
– Il post № 3 – Tristan Prisjagin e Natalia Lisitsyna
– Il post № 4 – Ekaterina Gordon e Aleksej Navalny
– Il post № 5 – Sergej Baburin e Maksim Suraikin
– Il post № 6 – la raccolta delle firme
– Il post № 7 – i programmi elettorali
– Il post № 8 – le campagne elettorali


Il passatempo dei candidati russi

Mancano tre giorni alle votazioni presidenziali russe (purtroppo a volte faccio un po’ fatica ad applicare la parola elezioni a certi giochi di ruolo russi). Di conseguenza, domani è l’ultimo giorno della campagna elettorale e noi possiamo ormai dire se i candidati l’abbiano condotta bene oppure no.
Il candidato al primo posto ha fatto una campagna elettorale lunga quasi due ore. Infatti, con l’eccezione dei cartelloni pubblicitari sorvegliati in regime 24/7 dalle pattuglie della polizia, la replica in TV di alcuni film «documentari» con la sua presenza (per esempio quello di Oliver Stone) e la abituale massiccia presenza quotidiana nei servizi dei telegiornali, è stato un candidato invisibile. In qualità della sua unica partecipazione attiva alla lotta elettorale presidenziale può essere visto il suo discorso alle Camere riunite del parlamento. Da quel discorso i cittadini russi hanno appreso che i sacrifici degli anni passati sono dovuti ai preparativi alla guerra, ora siamo capaci di distruggere gli USA con un nuovo razzo figo (segue un cartone animato sul bombardamento della Florida disegnato nel 2007) e quindi ora tutti ci devono ascoltare con attenzione e timore. Insomma, ha regalato degli attimi di orgoglio ai propri elettori tipici.

Uno dei due veri candidati al secondo posto è sicuramente Pavel Grudinin. Nella campagna elettorale che sta per finire il suo compito informale ma evidente a tutti è stato quello di darne Continuare la lettura di questo post »


La risposta inglese

Come avrete già letto, è stata presa la decisione sulla espulsione di 23 diplomatici russi dalla Gran Bretagna. Si tratta di una delle possibili misure più logiche e attese, ma, evidentemente, non la più sperata.
La vera speranza dei vertici (passati e attuali) di quella Organizzazione che si occupata, molto probabilmente, dell’avvelenamento di Skripal consisteva in una nuova ondata delle sanzioni occidentali. Perché le sanzioni consolidano la squadra (costretta a rimanere fisicamente e finanziariamente sulla nave e condividere la sorte del capitano) e giustificano la propaganda («il mondo è contro di noi!»).
Ma l’introduzione delle sanzioni richiede del tempo. Quindi per ora ci si deve accontentare di poco: l’Occidente ha confermato di non volere/potere adottare le risposte simmetriche. Ed un modo perverso di sentirsi forti.
Avevo già scritto della logica da bullo?


I soldi trovati

Negli ultimi due mesi in Russia molti dipendenti statali (di diversi ospedali e università pubbliche) hanno improvvisamente avuto dei forti aumenti dello stipendio. In alcuni casi si tratta degli aumenti del 400%. Secondo il commento odierno del ministro del lavoro russo Topilin, si tratterebbe della attuazione di uno dei famosi «decreti di maggio», firmati da Vladimir Putin il 7 maggio 2012 poco dopo l’inizio del suo (attuale) mandato presidenziale.
Per chi non sapesse ancora di quali decreti si tratta, per ora dico solo che quelle norme – mai attuate – obbligano gli enti locali e le aziende pubbliche ad aumentare la spesa a favore della popolazione, non fornendo però i fondi necessari.
In Russia, intanto, c’è chi tende a pensare male, collegando l’avverarsi del miracolo di maggio con l’imminente miracolo del 18 marzo.
Mah, vedremo.


Un bel film

Il film «Loveless» di Andrej Zvjagintsev era stato nominato all’Oscar, ma non l’ha vinto. Questo però non significa che non siaun gran bel film. In più, è un film fortemente consigliato da me (spero che questa ultima affermazione non venga considerata come un difetto).
Ci terrei di comunicare – a tutti coloro che conoscono già il regista – che «Loveless» rappresenta una certa anomalia nella sua filmografia. Infatti, è il suo primo film che lascia una piccola speranza allo spettatore. Si tratta di una speranza misera, ma pur sempre di una speranza.
Vorrei evitare di fare dei spoiler, quindi scrivo così: dopo aver visto il film ho continuato a pensare «ma era lui o non era lui?»
Il regista interrogato si è rifiutato di rispondere.


65 anni senza Stalin

La data odierna (forse) è un anniversario importantissimo. Secondo la versione ufficiale dei fatti, alle 21:50 (l’ora di Mosca) del 5 marzo 1953 morì Iosif Stalin. Non sappiamo quanto siano reali la data e l’ora dell’evento. Possiamo solo supporre, grazie ad alcuni indizi, che Stalin fu colpito dall’ictus la notte tra il 28 febbraio e l’1 marzo, mentre i medici furono chiamati a visitarlo solo il 2 marzo. Il primo comunicato ufficiale sul fatto della malattia di Stalin fu diffuso il 4 marzo. La notizia sulla morte, invece, fu per la prima volta data alla radio alle 6 del mattino del 6 marzo.
Avrei voluto consigliarvi un interessantissimo libro sulla cronologia degli ultimi cinque giorni di vita di Stalin, ma, stranamente, non è ancora stato tradotto in almeno una delle lingue che possiate conscere.
Nemmeno le persone capaci di leggere in russo, però, sanno con precisione se la morte sia avvenuta a causa di un avvelenamento nel corso della ubriacata di quella note con i quattro «fedeli» compagni (Berija, Khruschev, Malenkov e Bulganin) oppure, semplicemente, perché arrivò la sua ora.
Sappiamo molto bene, però, che i preparativi alla sua morte furono eseguiti con una grande precisione. Infatti, nei mesi precedenti alla morte Stalin fu privato (grazie alle «segnalazioni» di Berija) dei collaboratori più fedeli che selezionò e addestrò nel corso dialcuni decenni: prima di tutto il suo medico di fiducia (professor Vinogradov), il suo capo della sicurezza (il generale Vlasik) e il suo segretario personale (il maggior generale Poskrëbyšev). Nei giorni successivi alla morte, invece, avvenne la eliminazione dei possibili testimoni scomodi: i dipendenti della residenza dove avvenne il tutto, il figlio di Stalin Vasilij (il quale dichiarò pubblicamente che il padre sarebbe stato avvelenato).
I principali quattro testimoni dei fatti di quella notte tra il 28 febbraio e l’1 marzo – cioè le personalità partitiche più importanti dopo Stalin: Berija, Khruschev, Malenkov e Bulganin – ebbero, a quanto pare, dei motivi assolutamente comprensibili per partecipare senza alcun rimorso all’intera impresa. Ebbero bisogno di anticipare una nuova «grande pulizia» staliniana tra i vertici del Partito.
Tre di loro – Khruschev, Malenkov e Bulganin – ebbero l’intelligenza capire che alla morte di un dittatore molto spesso segue la comparsa di un altro. Di conseguenza, dopo appena 16 settimane organizzarono, con l’aiuto dei militari, l’arresto del loro compagno di avventura Berija (troppo impegnato nella conquista del potere personale). Dopo altri sei mesi Berija fu condannato a morte per spionaggio a favore di un grande numero di Stati esteri. Non sappiamo tuttora se sia stato fucilato immediatamente dopo la condanna o già il giorno dell’arresto. Non sappiamo nemmeno che fine abbia fatto il suo corpo. Ma nel 2002 la Sezione militare della Corte Suprema russa confermò quella condanna del 1953.
Quello che mi interessa ora, però, è risultato positivo di quegli eventi dei primi di marzo del 1953: sono state salvate le vite di alcuni milioni dei cittadini sovietici. Anche se i 29 anni della peranenza al potere di Stalin produssero degli effetti catastrofici.
Possa il suo nome essere cancellato.