L’archivio della rubrica «Russia»

Tutti simulano la guerra

In Europa più o meno tutti continuano ad aspettare l’invasione russa dell’Ucraina. Aspettarla temendola; aspettarla sperando che si eviti una nuova guerra in Europa. Io continuo a considerare quella guerra poco probabile (ho già scritto più volte che non reputo Putin capace di prendere le decisioni di questa portata), ma forse oggi conviene aggiungere alcune altre considerazioni.
1) Inizierei dall’ipotizzare il punto di vista della NATO. In questi anni Putin ha dimostrato di essere uno stratega, pensatore e politico assolutamente mediocre: può fare dichiarazioni radicali e inattese, ma non ha la capacità di raggiungere obiettivi politici. Allo stesso modo, non si è dimostrato capace di calcolare le conseguenze a lungo termine delle proprie azioni (non è uno stratega ma solo un tattico). Qualsiasi cosa faccia, l’effetto è sempre dannoso per lo Stato. Così è successo anche questa volta, quando gli è stato chiesto di spiegare il senso della concentrazione delle truppe russe vicino al confine con l’Ucraina: Putin ha improvvisamente cominciato a dettare gli ultimatum geopolitici alla NATO. Ed è stata una auto-fregatura colossale: approfittando del suo tono aggressivo, la NATO ha intenzionalmente alimentato una isteria sull’argomento «la Russia sta per attaccare» per fare finalmente ciò che volava fare da tempo voleva. Mancava solo un pretesto formale e presentabile per pompare l’Ucraina con le armi moderne e rafforzare le forze della NATO in Europa orientale. Quindi la retorica stupida di Putin sul «necessario» ritiro della NATO dall’Europa ha avuto l’effetto opposto: una scusa legale per la NATO per espandersi e rafforzarsi. Putin si è messo a giocare una partita troppo difficile per lui e ha ottenuto lo scacco matto in tre mosse.
2) Inoltre, possiamo provare a ipotizzare il punto di vista dei politici europei e statunitensi (in quest’ultimo caso in realtà possiamo parlare al singolare). A differenza di quanto succede in Russia e negli altri ex membri dell’URSS ora totalitari, i politici europei e americani dipendono fortemente dai loro elettori e fanno il possibile per conquistare la loro simpatia. Quindi di recente hanno scoperto un nuovo modo di conquistare dei grandi benefit politici con il minimo sforzo. Il trucco si chiama «Convincere Putin a non fare la guerra» e consiste in tre passaggi. Il primo passaggio: si afferma che Putin sta per iniziare una guerra. Poiché l’immagine internazionale di Putin è – meritatamente – quella che è, l’affermazione sembra credibile. Da questo deriva il secondo passaggio: esprimere costantemente preoccupazione, chiamare Putin e/o andare da lui ogni giorno per dei negoziati. In questa fase ogni nuovo giorno senza la guerra è presentato (o, se preferite, percepito) come una vittoria personale di quel politico occidentale che è «riuscito temporaneamente a dissuadere Putin». (In questo gioco Putin viene usato, usato come uno spaventapasseri, ma non se ne rende conto ed è contento per l’attenzione da parte dei grandi di questo mondo e orgoglioso per la propria «importanza globale»). Il secondo passaggio consiste – per il politico occidentale – nel presentarsi come un salvatore del mondo e della pace, ottenendo quindi dei bonus politici nel proprio Paese. Di conseguenza, è normale chi in tanti si sono messi ora in fila per «negoziare» con Putin: Biden, Macron, Scholz…
3) Infine, possiamo ipotizzare il punto di vista di Putin. Probabilmente Putin sta sospettando che le sue residenze siano spiate: da qualche dispositivo tecnologico o da una talpa. Quindi per scoprire con esattezza il punto della fuga delle informazioni, sfruttando le poche abilità acquisite grazie alla prima professione, si sposta da una stanza all’altra e pronuncia delle frasi diverse. Nel cesso dice: «Ordino al ministro della difesa di attaccare Kiev domani!». Nella camera da letto dice: «Voglio creare un sito di test nucleari nell’Artico!». Nel salotto dice: «ho finalmente deciso a fare una proposta di matrimonio alla regina Elisabetta!» Etc. etc… Insomma, in base alla frase diventata di dominio pubblico tenta di individuare il punto di fuga delle informazioni. A quanto pare, la cimice è nascosta nel cesso.

Pur non essendo un grandissimo esperto nelle questioni militari, avrei potuto tentare un confronto tra le dotazioni tecniche-militari russe e quelle della NATO. Ma questo, in ogni caso, è un altro argomento.


Il lunedì 7 febbraio a Mosca si erano incontrati Vladimir Putin e Emmanuel Macron. L’obbiettivo dell’incontro era quello di discutere dello stato attuale nei rapporti tra la Russia e l’Ucraina (in molti parlano di una possibile invasione, mentre a me quest’ultima continua a non sembrare particolarmente probabile). Apparentemente, non ci sarebbero [ancora] dei risultati visibili di quell’incontro, anche se coinvolgere Putin in una conversazione seria di quasi sei ore è in realtà un grande successo.
Quindi per ora possiamo commentare solo la modalità con la quale si è svolto l’incontro «in presenza»:

Dal punto di vista diplomatico è tutto semplicissimo. Prima di tutto bisogna ricordare che ormai da quasi due anni a tutti coloro che vogliono incontrare Putin dal vivo viene imposta una quarantena di due settimane (le uniche, rarissime, eccezioni sono fatte per gli incontri con dei leader stranieri: per esempio, si potrebbe ricordare l’incontro con Xi Jinping del 4 febbraio). Allo stesso tempo, bisogna ricordare che Putin vuole fortemente essere riconosciuto come un attore della grande politica internazionale, mentre Macron vuole da tempo diventare il principale leader europeo (dato che Angela Merkel ha «finalmente» liberato tale posizione). Di conseguenza, Macron è andato serenamente a Mosca per affrontare un incontro difficile, mentre Putin lo ha «autorizzato» a non fare la quarantena. Il mega-tavolo della foto riportata è, in sostanza, un compromesso.
A me sono piaciute tanto alcune reazioni popolari a tale compromesso. La migliore, secondo me, è questa:
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Vladimir Lagrange

Il 22 gennaio è morto Vladimir Lagrange, uno bravo fotografo russo/sovietico che aveva iniziato la propria fortunata carriera professionale nel lontano 1959.
La morte è una occasione triste per pubblicizzare le opere di una persona, ma tardi è sempre miglio che mai.

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Le strane fantasie britanniche

Il Ministero degli Esteri britannico sostiene che la Russia starebbe sviluppando un piano per portare al potere in Ucraina dei leader pro-Russia. E lo fa pubblicando una lista di quattro nomi
Non elenco e non commento quei nomi non solo perché non direbbero alcunché a un italiano medio, ma anche perché, indipendentemente dalle dichiarazioni degli alti funzionari russi, si tratta dei nomi un po’ strani. Sono nomi delle persone che a prima vista sembrano scelte quasi a caso perché negli ultimi anni non si sono distinti – almeno sul campo pubblico – per alcun legame serio e/o indubbiamente «positivo» con la Russia.
L’ipotesi del tentativo di instaurare, in qualche modo, un governo pro-russo in Ucraina sembra logica e può essere analizzata, ma in essa possono essere inseriti tanti altri nomi non meno probabili: come se fossero delle lettere latine indicanti una infinità delle possibili variabili.
In questo preciso momento mi sembra comunque più utile e interessante seguire il conflitto politico-militare tra la Russia e NATO riguardante, in parte, il futuro dell’Ucraina.


Le semplificazioni dei 26 senatori

Il Senato degli Stati Uniti ha pubblicato una proposta di legge, redatta da 26 senatori, sulle sanzioni da imporre alla Russia se le truppe russe dovessero invadere l’Ucraina o se il conflitto tra la Russia e l’Ucraina dovesse intensificarsi ulteriormente. Tra le misure proposte ci sono il divieto di entrare negli Stati Uniti e il congelamento dei beni statunitensi del presidente russo, del primo ministro, del ministro degli esteri e del ministro della difesa, così come dei comandanti di vari tipi di truppe e di altri individui che la Casa Bianca dovesse ritiene coinvolti in «aggressioni contro l’Ucraina». Si tratta di un documento lungo e, dicono, visto positivamente dalla Casa Bianca. Ma nonostante tutto questo, attualmente non mi sembra un documento da prendere troppo sul serio.
Prima di tutto, non è da prendere sul serio perché l’intervento diretto (apertamente dichiarato) delle truppe russe in Ucraina continua a sembrarmi poco probabile. In secondo luogo, non è detto che un documento del genere venga approvato (o, almeno, approvato nella sua redazione attuale). In terzo luogo, spero tanto che prima o poi qualcuno riesca a spiegare ai politici federali americani che il presidente russo menzionato nel documento si comporta costantemente come un bullo infantile: quando si sente sotto pressione, continua a «fare il cattivo» con una intensità maggiore di prima. Quest’ultimo punto, in particolare, complica tanto il lavoro dei politici e diplomatici costretti ad affrontare i comportamenti dei governanti russi e richiede una buona fantasia nell’inventare le sanzioni: ovviamente, qualora ci fosse l’interesse di introdurre sanzioni (o compiere qualsiasi altro tipo di azione) funzionanti e realmente mirate al raggiungimento di un obiettivo concreto e voluto. E, effettivamente, dobbiamo ammettere che nessuno ha mai sostenuto che la politica e la diplomazia siano dei mestieri facili. Non consistono certo nella sola frase imperativa «fai il bravo».


“Ciao 2021”

Se avessi la possibilità di svolgere delle ricerche sociologiche qualitative basate su un largo campionario, avrei iniziato da uno dei miei dubbi più grandi degli ultimi 12 mesi.
La mia domanda scientifica è: ma tutti gli italiani entusiasmati per gli show «Ciao 2020» e «Ciao 2021» usciti sul primo canale della televisione russa la notte di Capodanno 2021 e 2022 cosa potevano (o pensavano di) capirci?
Io, essendo madrelingua russo ed essendo aggiornato sulla cultura popolare russa contemporanea e quella dei decenni passati, capisco:
a) a quali canzoni russe e sovietiche è stata data una sonorità scherzosamente «italianizzata»,
b) chi sono realmente tutti i personaggi che partecipano agli show (e, quindi, perché i loro ruoli fanno ridere),
c) che diverse parole italiane fanno ridere agli spettatori russi a causa della assonanza con le parole russe (e negli show citati quelle parole vengono spesso usate per fare delle battute di un livello… ehm… abbastanza vario),
d) che in diverse scene vengono presi in giro (o almeno «citati») la tv russa e sovietica, i film russi e sovietici, la musica russa e sovietica, i meme russi e molti altri fenomeni culturali e sociali,
e) che i rappresentanti non sempre migliori della musica italiana erano ascoltati nell’URSS (ma anche ora tra le persone di una certa età non particolarmente esigenti/aggiornate) solo perché erano tra i pochi cantanti/musicisti del mondo capitalista che si poteva ascoltare legalmente; gli autori degli show e gli spettatori russi lo sanno benissimo.
Purtroppo o per fortuna, non posso fare finta di non capire tutte le cose appena elencate (come alcune altre ancora), quindi non riesco proprio a guardare quegli show con gli occhi di un italiano. E, di conseguenza, non riesco proprio a capire per quali motivi quegli show siano piaciuti tanto a molti italiani. Che cazius potevano capirci?!
Boh…
Saranno (o sarete?) contenti per il solo fatto che qualcuno all’estero si ricorda della lingua italiana? Ma in questo caso l’italiano è solo un contenitore utilizzato intenzionalmente «male» e, certamente, non per manifestare qualche sentimento verso l’Italia.

Bene, ora vado a scrivere ai miei amici sociologi. Sperando che qualcuno si interessi…


Gli auguri di Putin per il 2022

Come da tradizione, il primo video domenicale dell’anno è quello del messaggio del presidente russo Vladimir Putin per l’anno nuovo (con i sottotitoli italiani). Non perché voglio sembrare un fan di questo funzionario – non lo sono! –, ma perché il contenuto di un discorso del genere (tra l’altro, uno dei pochi rivolti direttamente ai sudditi) è un importantissimo elemento di analisi politica.
Cosa posso dire di questo nuovo messaggio? Prima di tutto, posso dire che è stato più lungo di tutti quelli precedenti: è stato addirittura battuto il record dell’anno scorso. E poi ho notato che questa volta si è trattato di un discorso che…
a) è un po’ meno vago del solito,
b) cita dei risultati positivi raggiunti e futuri che esistono solo nella fantasia di Putin,
c) è un po’ meno militarista del solito (strano!),
d) in alcuni tratti sembra far emergere la crescente solitudine di chi parla (molto strano per un discorso preparato e controllato da chissà quante persone).
E, infine, il mistero più grande legato a ciò che non si sente ma si vede: perché in questo video è così evidente che sta indossando un giubbotto antiproiettile? Di chi aveva paura? Del cameraman che poteva nascondere un fucile dentro la videocamera? Perché nessuno ha tentato di mascherare il fatto? Boh…
Ma è inutile tentare di riassumere o commentare tutto il discorso: potete sentirlo da soli. Avrei tradotto diversamente alcune parole, ma il senso generale si capisce comunque bene:

P.S.: tutte le parole scritte nel presente post sono state utilizzate intenzionalmente.


Una brutta mancanza di comprensione

Secondo la Reuters le autorità statunitensi starebbero considerando ulteriori misure restrittive nei confronti della Russia per l’eventualità di una invasione russa della Ucraina. In particolare, si penserebbe anche alle misure di «emergenza» per limitare le esportazioni verso la Russia. Tali misure includono un divieto sull’export di telefoni, componenti chiave per la produzione degli aerei e delle automobili, ma anche di materiali «per molte altre industrie».
Cosa possiamo apprendere da questa notizia? Per l’ennesima volta possiamo apprendere che l’amministrazione di Joe Biden non ha capito più o meno niente di Vladimir Putin. Infatti, Putin – come lo conosciamo oggi – continua a non voler assumere alcuna responsabilità per le scelte difficili. Non ammette la responsabilità per gli atti terroristici compiuti all’estero (avvelenamenti e altri omicidi), per gli abbattimenti degli aerei (sicuramente vi ricordate del volo MH17) e per l’invasione dei territori altrui (l’intervento dell’esercito russo in Crimea non è stato riconosciuto). Di conseguenza, non abbiamo dei motivi per pensare che improvvisamente cambi e decida di sanzionare, da Comandante supremo delle forze armate, l’inizio di una guerra con un qualsiasi Stato di questo pianeta.
La concentrazione delle forze militari russe continua a essere solo uno strumento della «diplomazia» contemporanea russa: serve per dire «trattatemi bene che sono un pazzo armato».
Di conseguenza, mi dispiace tanto che negli USA vangano sprecati il tempo e le forze…
P.S.: per qualche motivo nelle ultime settimane tutti continuano a dire e scrivere, con una intensità maggiore di prima, che le forze armate russe siano aumentate vicino al confine con l’Ucraina. Ma in realtà l’aumento che intendono si è verificato a Elnja, vicino al confine con la Bielorussia.

Boh, sarà perché per la maggioranza dei giornalisti si tratta delle terre ugualmente lontane e sconosciute.


ZA Sport

L’azienda russa «ZA Sport» (il nome si traduce letteralmente come «A favore dello sport»), specializzata nella produzione dell’abbigliamento sportivo e casual, è stata fondata nel 2012 da Anastasija Zadorina: la figlia del colonnello-generale Mikhail Shekin, il capo del servizio di forniture materiali dell’FSB. Anastasija è da anni nota in Russia per le sue iniziative «sociali patriottiche», ma questa volta, finalmente, è riuscita a realizzarsi anche in un ambito un po’ più ufficiale.
Ebbene, a grande sorpresa la sua ZA Sport ha ottenuto il diritto di vestire la squadra olimpica russa per otto anni. Il sito aziendale, in particolare, dice:
Il completo olimpico per la squadra nazionale russa è stato progettato tenendo conto dei desideri degli atleti e nel rispetto di tutti i regolamenti del Comitato Olimpico Russo e del Comitato Olimpico Internazionale.
(traduzione mia)
E allora vediamo qualche esempio di quei vestiti… Anzi, confrontiamo i prodotti della ZA Sport con quelli dei concorrenti. A sinistra vediamo l’uniforme olimpica degli Stati Uniti, mentre a destra quella russa prodotta dalla ZA Sport:

Se vi capita di vedere le prossime Olimpiadi invernali di Pechino, sicuramente riuscite a riconoscere e distinguere le due squadre.


A tutti coloro che si interessano, per qualsiasi motivo, dell’avvelenamento dell’oppositore russo Alexey Navalny con il Novichok (avvenuto il 20 agosto 2020) segnalo il sito tematico creato dai colleghi/collaboratori di Navalny stesso. Su quel sito sono raccolte tutte le informazioni per ora note – ai creatori del sito e quindi a noi – sugli esecutori e sui loro strumenti e metodi, la cronologia dei fatti, la posizione ufficiale dello Stato russo in merito etc.. Come potete facilmente immaginare, mancano ancora diverse informazioni importanti (perché sono note non a noi, ma a poche persone concrete), ma certamente si tratta di una situazione temporanea. Mentre il suddetto sito già oggi è un interessante documento storico.

Il sito promette anche dei premi in bitcoin per alcune informazioni fondamentali mancanti circa l’avvelenamento di Navalny. Sono sicuro che prima o poi quelle informazioni salteranno fuori, ma non sono del tutto sicuro che lo faranno solo per una questione di soldi.