L’archivio della rubrica «Russia»

La definizione dell’eroismo

Anche oggi provo ad aggiungere qualche elemento interessante al ritratto di Vladimir Putin…
Non so se vi sia capitato di leggerlo da qualche parte, ma ieri Putin ha ufficialmente concesso alla 64a Brigata motorizzata indipendente (una formazione tattica dell’esercito) il titolo onorario di «Brigata delle guardie».
Il testo del decreto presidenziale, tra l’altro, dice:

Per l’eroismo e il coraggio di massa, la fermezza e l’audacia dimostrati dal personale della brigata in azioni di combattimento per difendere la Patria e gli interessi dello Stato nei conflitti armati, risolvo: assegnare alla 64a Brigata Motorizzata Indipendente il titolo onorifico di «Brigata delle Guardie» e d’ora in poi di chiamarla 64a Brigata Motorizzata Indipendente delle Guardie.

Molto probabilmente sarete sorpresi a scoprire che si tratta della Brigata che ha operato sul territorio di Bucha prima del ritiro delle truppe russe dai territori vicini a Kiev.
Se avete letto e visto almeno una minima parte delle testimonianze arrivati da Bucha dall’inizio di aprile, ora sapete in cosa consistono – secondo Vladimir Putin – l’eroismo, il coraggio, la fermezza e l’audacia.
Ehm… so che in Italia esistono [ancora] dei putiniani convinti…
No, ci ho ripensato: non ho proprio voglia di vedere o sentire la loro reazione…


Le illuminazioni

Ora che più o meno tutti hanno letto la (o sentito parlare della) intervista di Mario Draghi pubblicata ieri, posso dire che nel mondo c’è almeno una persona in più che ha finalmente capito tutto. Perché questa frase è un ritratto sintetico ma preciso di Vladimir Putin:

Comincio a pensare che abbiano ragione coloro che dicono: è inutile che gli parliate, si perde solo tempo.

Dopo averla letta, mi sono improvvisamente ricordato delle parole di Angela Merkel sullo stesso personaggio, dette – come sostengono i giornalisti – a Barak Obama: «non sono sicura che Putin abbia mantenuto il contatto con la realtà». Quel commento era stato pronunciato all’inizio di marzo del 2014, dopo una conversazione telefonica tra Merkel e Putin dovuta alla invasione russa della Crimea (la quale era in corso proprio in quel periodo).
Aspettiamo altri otto anni per la prossima illuminazione? O acceleriamo un po’ il ritmo?


Le nuove forme di protesta

Oggi è il cinquantaduesimo giorno di guerra in Ucraina. Sempre da 52 giorni in Russia si osservano delle repressioni di massa contro le persone che «si permettono» di manifestare anche nei modi più innocui contro questa aggressione voluta e avviata da Vladimir Putin. Le persone che manifestano per strada (per esempio, anche solo tenendo in mano un piccolo cartello con la parola «Pace») o, spesso, pubblicano qualcosa su internet con il proprio nome vengono fermate, multate, spesso rinchiuse per diversi giorni e maltrattate dalla polizia. Di conseguenza, un po’ in tutta la Russia si stanno diffondendo anche delle forme anonime di protesta. Prima o poi riuscirò a raccogliere abbastanza materiali per scrivere di quelle più interessanti, mentre oggi racconto solo di una di esse.
Una forma di protesta anonima che si sta diffondendo in questi giorni a San Pietroburgo consiste nel lasciare nei luoghi pubblici delle piccole figure – fatte con dei materiali vari – che tengono «in mano» dei cartelli con delle scritte contro la guerra.
«Smettetela di uccidere i bambini»:

«Io sono stanco di avere paura»:
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Mosca “promossa”

Anche la stampa italiana scrive dell’incrociatore russo «Moskva» (sì il nome è traducibile in italiano come «Mosca»), la nave ammiraglia della flotta militare russa.
Nell’ambito di tale argomento è curioso osservare – ancora una volta – come cambia la posizione ufficiale dello Stato russo.
Come scrivono in vari canali di Telegram, le notizie ufficiali sulla sorte del «Moskva» continuano a essere cambiate e a corrette. Prima si era comunicato della detonazione delle munizioni, poi della esplosione del carburante, poi dell’equipaggio che è stato completamente evacuato (di solito significa che la nave è stata affondata), mentre ora la parola «completamente» è sparita. Inoltre, è abbastanza interessante notare che il sito del Ministero della Difesa russo per ora non dice alcunché sull’argomento.
In base alle informazioni non (ancora) verificate, sull’incrociatore si trovavano alcuni generali importanti, quindi ieri erano stati inviati delle navi ed elicotteri per tentare di salvarli. Ma la tempesta non avrebbe permesso di avvicinarsi la nave. Non si sa ancora se la nave sia ancora a galla o sia già affondata.
La parte ucraina ha solamente lasciato intendere che la nave è stata bombardata.
Pure Peskov (il portavoce di Putin) non ha ancora detto nulla sull’argomento: apparentemente, nel Cremlino non sono ancora sicuri di nulla a causa di molti fake news in circolazione.
In ogni caso, perdere la nave ammiraglia (penso che in ogni caso si possa ormai parlare della perdita) nella guerra con uno Stato che non ha una propria flotta militare è un nuovo importantissimo traguardo!

(La marina militare ucraina si trovava in uno stato pessimo anche prima della annessione russa della Crimea, la base principale della flotta ucraina).
UPD: nel corso della giornata il Ministero della Difesa russo aveva prima dichiarato che l’incrociatore sarebbe stato danneggiato, ma non modo critico (quindi capace di continuare la navigazione) e, successivamente, che sarebbe affondato mentre veniva rimorchiato verso il porto in condizioni di tempesta. Insomma, è stato fatto tutto il possibile per non ammettere l’efficienza del bombardamento ucraino…


L’evoluzione degli obiettivi

Fortunatamente, su questo pianeta vivono ancora delle persone che hanno molta più pazienza di me nell’osservare le tonalità del marrone. Quindi è stata stilata la cronologia dei cambiamenti negli obbiettivi della guerra in Ucraina pubblicamente dichiarati dal governo russo.
– 24 febbraio, gli obiettivi secondo Dmitry Peskov (il portavoce di Putin). Lo scopo della «operazione militare speciale» è quello di smilitarizzare e denazificare l’Ucraina per eliminare la minaccia alla Federazione Russa;
– 25 febbraio, gli obiettivi secondo Maria Zakharova (la portavoce del Ministero degli Esteri). Lo scopo della operazione è quello di proteggere la gente e sanzionare il regime «fantoccio» responsabile dei crimini contro i civili, compresi i cittadini russi;
– 25 febbraio, gli obiettivi secondo Sergey Lavrov (il ministro degli Esteri). Lo scopo della operazione è quello di smilitarizzare e denazificare l’Ucraina e, successivamente, liberare gli ucraini dall’oppressione da parte del loro governo attuale;
– 25 marzo, gli obiettivi secondo il colonnello generale Sergey Rudskoy (il capo della Direzione Operativa Principale dello Stato Maggiore). L’obiettivo della operazione è la liberazione della LNR e della DNR;
– 29 marzo, gli obiettivi secondo Sergei Shoigu (il ministro della Difesa). L’obiettivo principale della operazione è la liberazione del Donbass.
– 3 aprile, gli obiettivi secondo Dmitriy Peskov. Uno dei principali obiettivi è quello di salvare la LNR e la DNR e ripristinare la loro statualità entro i confini del 2014 fissati nelle loro Costituzioni;
– 8 aprile, gli obiettivi secondo Dmitry Peskov. L’obiettivo della operazione è quello di prevenire la terza guerra mondiale;
– 11 aprile, gli obiettivi secondo Sergey Lavrov. L’operazione speciale della Russia sarebbe stata progettata per porre fine alla crescente dominazione degli Stati Uniti nel mondo.
Ecco, a questo punto possiamo aspettarci a breve una nuova rivelazione (ma non so ancora da quale funzionario russo): l’operazione militare speciale è stata lanciata per prevenire un attacco alla Russia degli alieni provenienti dal pianeta Nibiru e «sbarcati» in Ucraina grazie a un portale intergalattico segreto.


Una riccorrenza diventata triste

Oggi, nel 61-esimo anniversario del volo di Yuri Gagarin nello spazio, posso fare solo la triste constatazione di un fatto già ben noto a tutti: con l’invasione militare dell’Ucraina la Russia si è nuovamente sparata a una gamba ritagliata fuori anche dal progresso tecnico-scientifico legato allo studio dello spazio. Nessuno Stato, nemmeno il più ricco, avrebbe le risorse intellettuali ed economiche sufficienti per condurre gli studi di tale portata. E il governo russo (in realtà una persona in particolare) in un mese e mezzo è riuscito ad attirare le sanzioni internazionali sufficienti non solo per escludere il settore nazionale dal mondo scientifico globale, ma anche per seppellirlo del tutto.
Gli interessati a questa conseguenza — naturalmente non la più grave dal punto di vista umanitario — della guerra troveranno facilmente molti articoli validi sull’argomento, quindi io vi propongo solo un link utile per farsi una prima idea.
È così che i primi diventano peggio degli ultimi: si azzerano. E non si sa se e quando ripartono.

A me, personalmente, dispiace tanto che gli sforzi di alcuni geni della metà del XX secolo siano stati sprecati in questo modo…


L’umorismo di Berlusconi

Questo sabato finalmente si è espresso pure Silvio Berlusconi, parlando del «suo [ex?] amico Putin» ha detto:

Io Putin l’ho conosciuto vent’anni fa. Mi era sempre parso un uomo di gran buon senso, di democrazia, di pace, peccato davvero per quel che è successo…

Nei tempi relativamente normali – quelli che hanno preceduto il 24 febbraio 2022 – avrei riso tantissimo sulle parole «di democrazia» e «di pace». Ora, invece, posso constatare solo due cose.
Prima di tutto, ho scoperto che Silvio Berlusconi è molto meglio di quello che mi sembrava negli ultimi 10–15 anni.
In secondo luogo, devo notare che l’espressione «di buon senso» utilizzata nella citazione di cui sopra potrebbe diventare una interessantissima (e nuova?) formula diplomatica. Infatti, con l’inizio di questa guerra in Ucraina voluta da Putin ci siamo trovati di fronte a una preoccupante scelta: riconoscere che Putin sia un folle incapace di prevedere le conseguenze delle proprie azioni oppure pensare che prenda ancora delle scelte razionali nell’ottica dei fatti e dei costrutti logici esistenti solo nella sua mente (perché, effettivamente, sono due categorie totalmente sconosciute a tutti gli altri). La seconda delle opzioni può essere definita con l’espressione «buon senso», ma di fatto è sempre una forma di pazzia. Proprio come la prima opzione.
Complimenti a Putin che è riuscito a perdere in questo modo «bellissimo» uno degli alleati più fedeli…


Gli esordi

In Italia, quasi sicuramente, nessuno la conosce, mentre in Russia la foto di questo articoletto da giornale è diventata un meme già alcuni fa:

Si tratta della prima menzione nota – almeno al giorno d’oggi – di Vladimir Putin su un giornale. La menzione che proprio oggi compie 30 anni perché è stata pubblicata l’8 aprile 1992. Ecco la mia traduzione (non tanto elaborata) del testo:

UN COLONNELLO DELLA KGB HA SACCHEGGIATO SAN PIETROBURGO
Un altro scandalo scoppiato a San Pietroburgo: una commissione parlamentare guidata da Marina Salieh ha chiesto la rimozione dall’incarico di Vladimir Putin, il presidente della commissione per le relazioni estere del municipio.
L’ex colonnello della KGB, non avendo alcuna delega dal governo [quello cittadino, E.G.], aveva rilasciato licenze per l’export del petrolio, legname, metalli non ferrosi e terre rare ad aziende dubbie e poco conosciute, spesso registrate alla vigilia dell’affare. Inoltre, nella maggior parte dei casi, le licenze sono state rilasciate in anticipo, prima della conclusione dei contratti con i partner occidentali, e senza alcuna documentazione della disponibilità delle merci. Mentre i prezzi di vendita sono stati ribassati di duemila volte inferiore a quelli esistenti.
La dogana, tuttavia, non ha permesso alla merce di passare il confine. La commissione sta girando l’indagine all’ufficio del pubblico ministero e al dipartimento dei dipendenti pubblici, quindi Putin potrebbe dover rispondere di fronte al proprio Ente per aver privato la città di 122 milioni di dollari [quelli americani, E.G.].
Natalia SHULYAKOVSKAYA

(«Megapolis-Ekspress», l’8 aprile 1992, N 15, pagina 19)
Il giornale moscovita «Megapolis-Ekspress» – di periodicità settimanale – è esistito dal 1990 al 2005 e nei primi anni era abbastanza serio. Già nel 1994 ha iniziato a trasformarsi velocemente in un classico esempio della stampa scandalistica, ma in questa sede tale fatto non ci interessa. Ora devo solo precisare che la foto del suddetto articolo viene spesso diffusa su internet assieme a una foto di Putin relativamente giovane: ma in realtà si tratta di una mossa pubblicitaria perché in origine l’articolo non era accompagnato da alcuna immagine.
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Le cure mediche a un morto

L’azienda norvegese Amedia (una media group) ha deciso – come tantissime altre aziende occidentali – di abbandonare il mercato russo in seguito alla invasione militare dell’Ucraina da parte della Russia. In particolare, ha annunciato di abbandonare il proprio network delle tipografie «Prime Print». Si tratta di sei tipografie, quattro delle queli appartenevano al 100% alla Amedia.
Perché ho deciso di raccontarne a voi? Perché quelle quattro tipografie non sono state semplicemente chiuse a chiave, ma in sostanza regalate a un personaggio del quale avete sicuramente sentito parlare negli ultimi mesi: il capo-redattore della «Novaya Gazeta» e premio Nobel per la pace (2021) Dmitrij Muratov. Mentre quelle quattro tipografie, ora a sua disposizione, sono ben note a Muratov: perché in una di esse veniva stampato – fino al momento di essere chiuso il 28 marzo a causa di una pressione politica aumentata – il suo giornale. Ha già ringraziato per il dono, ha promesso di salvare i posti di lavoro delle «persone fantastiche che vi lavorano» e di vendere, in caso di subentrata necessità, le tipografie a un «acquirente degno».
Ecco, data la notorietà internazionale del personaggio – almeno tra le persone che si interessano del giornalismo, dei diritti umani e, in un modo approfondito, della politica –, ritengo abbastanza probabile il fatto che prima o poi qualcuno scriva della «nuova attività di Muratov». A questo punto io anticipo tutti e dico che, purtroppo, si tratta di una elemosina da valore quasi nullo. Alla Amedia dispiaceva buttare nella spazzatura un business costruito nel corso degli anni e, allo stesso tempo, appariva impossibile continuarlo per dei motivi reputazionali: quindi ha preferito regalarlo a una brava persona. A quella persona, però, le tipografie servono ancora meno: non può più (temporaneamente, spero) stampare il proprio giornale, sta assistendo (come tutti) alle crescenti difficoltà della economia russa sanzionata e, sicuramente, non potrà rischiare tutto per tentare di stampare delle cose troppo sgradite al regime (in realtà può, ma per poco tempo…). Quindi nel migliore dei casi svenderà: non è uno che può mantenere economicamente – in attesa dei tempi migliori – una attività non funzionante.


Come cambiano i termini

Sicuramente vi ricordate che due settimane e mezzo fa Joe Biden aveva esplicitamente definito Vladimir Putin come un criminale di guerra. Molto probabilmente vi ricordate anche che tale definizione è stata criticata da molti per essere poco diplomatica…
Io, invece, già in quei giorni avevo seriamente dubitato della opportunità di essere diplomatici in determinate situazioni. Perché mi ricordo a cosa avevano portato i tentativi essere diplomatici — nei confronti di un pazzo dell’epoca — a cavallo tra gli anni ’30 e ’40 del secolo scorso. A molti vengono in mente i parallelismi con gli eventi di quegli anni, ma non a tutti viene in mente che all’inizio — quando venne perso molto tempo — ad avere ragione fu il politico con il linguaggio meno diplomatico: Winston Churchill. Ma il mondo cambia, quasi un secolo più tardi tutto succede più velocemente: probabilmente anche a causa di una migliore diffusione della informazione.
Più velocemente arriva anche la comprensione di chi sia il politico con il quale bisogna coesistere.
Il prossimo passaggio: comprendere che non bisogna tentare di coesistere con certi personaggi.
Le persone più sensibili interrompano ora la lettura di questo post.
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