La rivista Time ha pubblicato l’ormai tradizionale elenco delle 100 persone più influenti del 2022. Sempre per tradizione, l’elenco è suddiviso in diverse categorie: «Artisti», «Innovatori», «Titani», «Icone», «Pionieri» e «Leader». In particolare, tra i «leader» sono stati citati anche i leader statunitense e cinese Joe Biden e Xi Jinping, ma pure i presidenti ucraino e russo Vladimir Zelensky e Vladimir Putin. Ogni personaggio dell’elenco è brevemente commentato da qualche altro personaggio famoso. Quindi Joe Biden ha scritto di Vladimir Zelensky, mentre il politico Aleksey Navalny ha scritto un breve articolo su Vladimir Putin. Leggetelo: è brevissimo e facile da comprendere.
Le parole scelte da Navalny sono giuste, ma io avrei aggiunto un altro concetto. Oltre a chiederci «come fermare un pazzo terribile con un esercito, una bomba nucleare e la membership al Consiglio di Sicurezza all’ONU», dobbiamo chiederci anche come esercitare una influenza su tutta la (o la maggioranza della) sua cerchia più stretta. Perché, infatti, Putin non è un mago capace di fare tutto con le proprie mani: ci sono le persone che mettono in atto le sue idee, eseguono i suoi ordini, cercano di anticipare i suoi sogni. Da solo Putin conterebbe zero; non è detto che dopo la sua morte tutta la politica russa torni di colpo alla normalità. Sembra logico supporre che per molti suoi collaboratori e semplici dipendenti statali la normalità sia proprio la situazione attuale.
Come possiamo influire su quelle persone? Le sanzioni occidentali – almeno per ora – fanno cambiare idea solo a poche singole persone: non si tratta certo di una tendenza.
L’archivio della rubrica «Russia»
Il Bild comunica che Igor Zelensky – l’ex direttore artistico del Balletto di Stato Bavarese (basato al Nationaltheater del Monaco di Baviera) – ha lasciato la Germania…
No, Igor non è un parente di Vladimir. Non è nemmeno un cittadino ucraino (ma è nato nel sud-ovest della Russia, potrebbe anche avere qualche antenato lontano in comune con Vladimir).
Di fatto, però, fa parte della famiglia di un altro Vladimir: da alcuni anni è il compagno di Katerina Tikhonova, la seconda delle due figlie ufficialmente note di Putin. All’inizio di aprile, dopo l’inserimento dei nomi delle figlie di Vladimir Putin nelle liste europee e statunitensi delle personalità da sottoporre alle sanzioni, Igor Zelensky si è dimesso dal suo incarico in Germania. Lo ha fatto giustificando la propria scelta con delle «questioni personali e familiari».
Non voglio certo commentare le decisioni così personali – anche se devo ricordare che ogni coppia è fatta da due persone, ognuna delle quali può fare delle scelte – ma voglio solo sottolineare un fatto curioso e potenzialmente positivo. Nella grande famiglia Putin potrebbe infiltrarsi un proprio Zelensky. E, conoscendo la grande tendenza di Vladimir Putin al misticismo (mescolata con il rispetto maniacale degli aspetti visivi della religiosità e dello sciamanismo), non posso non sperare che la nuova presenza / parentela lo induca a cambiare certi atteggiamenti di portata internazionale.
Capisco benissimo che a un occidentale medio sembra una grossa stronzata, ma in Russia c’è un presidente un po’ così… Vi sarete accorti pure voi che nella sua testa c’è ben poco di razionale e/o realistico!
P.S.: Igor Zelensky, intanto, «rischia» di ottenere un incarico importante al teatro Bolshoy, rubando il posto a Nikolaj Ciskaridze che ci sperava tanto. Ma un esperto del balletto ve lo spiega molto meglio di me.
L’articolo che vi consiglio questo sabato illustra un concetto abbastanza banale, ma importante da ricordare: almeno perché alimenta la speranza nella salvezza intellettuale di ogni singola persona…
Ebbene, grazie alle pubblicazioni del giornalista russo Dmitry Kolezev ora abbiamo una ennesima dimostrazione del fatto che la cerchia delle conoscenze di una persona produce degli effetti molto più forti di una qualsiasi propaganda. Per esempio: una persona dotata di una media capacità di analisi, della capacità di lavorare con più fonti di informazioni e delle capacità linguistiche almeno di livello scolastico (quindi tutte quelle capacità in assenza delle quali non avrebbe dovuto ottenere nemmeno il diploma di maturità) non dovrebbe, in teoria, cadere vittima della propaganda. In particolare, un russo medio dovrebbe quindi non credere alla propaganda statale russa e, di conseguenza, capire tutto sul funzionamento del mondo circostante, sulla guerra in Ucraina etc. etc.. Se poi sappiamo che quel russo – e non solo russo – ha un buon livello di istruzione, una solida base economica, l’accesso libero a tutte le tecnologie di informazione e la possibilità di vivere in un qualsiasi punto del nostro pianeta, dovremmo in teoria essere certi della sua immunità alla propaganda.
Eppure, abbiamo scoperto che Maria Vorontsova – la figlia più grande di Vladimir Putin – continua a ripetere pubblicamente le stesse ehm… stupidate che caratterizzano la propaganda statale russa e i discorsi pubblici di Putin stesso. Ma la signora non sembra di avere le caratteristiche appena elencate di una tipica vittima della propaganda. Di conseguenza, possiamo dedurre che nel tentativo di ottimizzare gli sforzi mentali (quanto sono diplomatico! ahahahaha) abbia sostituito il processo della elaborazione dei pensieri con il ripetere dei concetti assurdi circolanti negli ambienti che lei frequenta. Mentre l’importanza della propaganda è in una certa misura sopravalutata.
Insomma, vi do il link dell’articolo e vi avviso che il testo in inglese è alternato con gli screenshot in cirillico: ma voi non dimenticate di continuare a scrollare per leggere tutto.
L’organo del potere esecutivo russo Roskomnadzor (Servizio federale per la supervisione delle comunicazioni, della tecnologia dell’informazione e dei mass media) ha preteso ieri che la Wikimedia Foundation cancelli dalla Wikipedia inglese due articoli: quello sulla invasione russa della Ucraina e quello sul rascismo. Infatti, secondo la Procura generale russa si tratterrebbe dei materiali «contenenti informazioni inesatte sullo scopo e la forma della operazione militare speciale delle Forze armate della Federazione russa sul territorio della Ucraina».
È abbastanza facile prevedere che il Roskomnadzor venga serenamente mandato affanculo dalla Wikipedia – la quale non guadagna tanto nemmeno in Russia – e si senta dunque autorizzato a bloccare l’intera enciclopedia sul territorio russo (tra l’altro, è una delle possibili conseguenze tecniche dell’uso del protocollo https). Qualora vi dovesse dunque capitare delle «notizie» sulle richieste russe del genere, non dovete assolutamente preoccuparvi per una delle vostre fonti preferite…
Quello che mi sembra invece molto divertente è la totale mancanza di attenzione verso i rispettivi articoli in tutte le altre [decine] di lingue utilizzate sulla Wikipedia. Tutte quelle lingue che complessivamente sono molto più diffuse dell’inglese e, in ogni caso, conosciute in tutto il mondo sviluppato.
Ne avevo già scritto qualche tempo fa sul blog russo, ma ieri mi sono reso conto del fatto che l’argomento merita di essere pubblicizzato anche tra i miei lettori italiani.
Se anche voi – come me e alcuni miei amici, conoscenti e colleghi italiani – conoscete dei russi che non riescono a farsi inviare dei soldi dalla Russia (trovandosi dunque in una difficoltà economica più o meno sensibile), consigliate a loro la bella guida pratica che io ho scoperto grazie a una persona seria (dal suo autore:).
Qualcuno/a potrebbe esservi molto grato/a!
È ormai largamente noto il fatto che Vladimir Putin è infastidito dell’allargamento della NATO verso l’est. Non minacciato (la minaccia militare è una giustificazione della propria politica estera venduta alla popolazione), ma aggredito nella propria concezione della «geopolitica» (essendo un adepto di questo pensiero già di per sé obsoleto, vede ancora il mondo nell’ottica della conferenza di Yalta del 1945: diviso nelle aree di influenza dell’epoca). Di conseguenza, possiamo e dobbiamo fargli tanti complimenti per un risultato «fantastico» già raggiunto con la guerra contro l’Ucraina: è riuscito a ottenere un altro importante, veloce e non previsto fino a tre mesi fa allargamento della NATO verso i confini russi. Ha ottenuto proprio quella cosa che dichiarava di volere evitare.
Non penso di avervi comunicato qualcosa di nuovo.
Ma voglio comunque sottolineare un dettaglio importante. L’eventuale adesione di ogni singola ex-repubblica sovietica alla NATO avrebbe rappresentato una operazione fortemente sbilanciata: l’Alleanza sarebbe costretta a offrire tanto senza ottenere dei vantaggi di alcun genere, mentre ogni nuovo Stato-membro sarebbe stato solo un recipiente senza riuscire a contribuire seriamente alla potenza della Alleanza (in entrambi i casi della protezione). Con l’adesione della Finlandia e della Svezia, invece, la NATO non solo si allarga, ma pure si rafforza: perché vede aggiungersi due Stati sviluppati e ricchi, dotati degli eserciti già forti, addestrati e attrezzati.
Insomma, Putin è riuscito a rendere la NATO non solo più grande, ma anche più forte. Complimenti…
Da quando è iniziata questa guerra, non ho più pubblicato dei post del sabato dedicati all’arte: anche perché mi sembravano un po’ inopportuni. Con l’allungarsi della guerra, però, la comunicazione visiva ha assunto – almeno sui territori di due Stati – una nuova importanza e, a volte, delle nuove forme. Quindi è giunto il momento di pubblicare una piccola raccolta di opere comprensibili a tutti i lettori.
La scultura «Putler Zparati» di Dmitro Iv. installata nel centro di Kiev:
Un piccolo murale da qualche parte in Russia: Continuare la lettura di questo post »
Come sicuramente vi ricordate, con l’inizio della invasione russa della Ucraina alcune aziende occidentali hanno deciso di limitare o addirittura abbandonare l’utilizzo dei loro logo con la «Z» (perché la lettera è diventata un simbolo dell’esercito russo, una mezza-svastica). In tal senso, l’esempio più noto è della compagnia assicurativa Zurich Insurance.
Io, nel frattempo, solo oggi ho saputo del diffondersi in Russia di un interessante fenomeno sociale. Ho scoperto che diverse persone rinunciano a indossare le scarpe della New Balance: perché sui piedi in movimento il logo della azienda ricorda la «Z».
In uno Stato sempre più totalitario anche questo è un modo valido per prendere le distanze dalla politica del colonnello impazzito. (Voi, probabilmente, non lo sapete, ma per le scarpe e/o vestiti sui quali sono presenti i colori, anche «di fabbrica», della bandiera ucraina in Russia si rischiano — altamente — 10 giorni di carcere.)
ora si potrebbe fare delle scommesse: la New Balance cambia il proprio logo o abbandona il mercato russo?
Molti analisti militari (russi, ucraini e di altri Stati) hanno più volte sottolineato che l’esercito russo, aspettandosi una vittoria facile e veloce in Ucraina, ha speso la maggior parte dei propri armamenti moderni nei primi giorni della guerra e, dovendo ora sostenere un conflitto militare prolungato, si sta organizzando in due modi. In parte sta utilizzando degli strumenti poco adatti alle necessità correnti (avevo già scritto di un esempio). E in parte è costretto a recuperare dai magazzini degli armamenti vecchi (non utilizzati da anni o decenni), aggiornarli e inviarli al fronte. Molte di quelle apparecchiature – in un certo senso possono essere definite museali – semplicemente non funzionano, o funzionano molto male.
La settimana scorsa, per esempio, si è scoperto che la fabbrica di riparazione dei mezzi blindati di Ekaterinburg ha iniziato a modernizzare – naturalmente su ordine statale – più di duecento veicoli militari obsoleti. È la conseguenza dei due lotti del valore complessivo di oltre 85 milioni di rubli apparsi sul sito degli appalti governativi. L’oggetto dell’acquisto è «Accessori per carri armati e altri veicoli corazzati da combattimento». Come risulta dalla documentazione, la fabbrica deve fornire 53 mila articoli. In base al prezzo unitario e al profilo dell’azienda, agli analisti è chiaro che devono essere forniti i container di protezione dinamica «Contact-1». I container acquistati nell’ambito di questo contratto saranno sufficienti a fornire protezione a circa 230 carri armati. Ma i carri armati moderni dovrebbero essere dotati di tali container dal momento della fabbricazione, quindi è evidente che si tratta dell’aggiornamento dei modelli degli anni ’70 e ’80 non dotati della protezione dinamica (che impedisce ai proiettili a carica sagomata dell’artiglieria di bruciare la corazza). Inoltre, bisogna ricordare che il «Contact-1» è una protezione obsoleta: il modello successivo «Contact-5» è stato sviluppato nel 1985.
Insomma, ora avete qualche idea in più sulla gravità della situazione. Soprattutto se considerate le informazioni appena apprese parallelamente a quelle sul Land-Lease Act riproposto a favore della Ucraina.
Nel frattempo, secondo me, in qualche ufficio del Ministero della Difesa russo si sta discutendo della opportunità di ridare vita alla cavalleria dei tempi della Prima guerra mondiale: in una guerra del XXI secolo sarà utile più o meno quanto i carri armati…
Probabilmente vi ricordate che negli ultimi mesi a Vladimir Putin piace incontrare i propri interlocutori importanti «in presenza», ma allo stesso tempo a una buona distanza (sociale?) di sicurezza garantita da un tavolo enorme:
Non si capisce proprio a cosa possa servire una barriera del genere: contro il Covid-19 (del quale Putin ha avuto tantissima paura) oppure, per esempio, contro le pugnalate?.. Boh, forse un giorno lo scopriremo: se i magistrati riterranno opportuno chiederglielo.
Quello che ci interessa ora è il fatto che molti comportamenti di Putin vengono imitati in un modo attento dai suoi servi fedeli. Alcuni giorni fa, per esempio, abbiamo avuto l’occasione di contemplare questa foto Continuare la lettura di questo post »