L’archivio della rubrica «Russia»

Il “temibile” Sarmat

L’utente del X (ex Twitter) MeNMyRC ha pubblicato una immagine satellitare del poligono della città russa Plesetsk (nella regione di Arkhangelsk). Mostra un cratere, presumibilmente dovuto a una esplosione. L’immagine è del 21 settembre. MeNMyRC richiama l’attenzione sui quattro camion dei pompieri che si possono notare nell’immagine e ipotizza che un missile balistico intercontinentale Sarmat (per il quale si stanno ancora facendo le prove) possa essere esploso nel proprio silo. Il post di MeNMyRC fa notare che il Sarmat è un missile alimentato a liquido, quindi l’incidente potrebbe essersi verificato non in occasione del lancio stesso: per esempio durante lo scarico del carburante dal missile o durante le operazioni correlate.

Mentre io aggiungo che nel 2023 il sistema missilistico strategico Sarmat è stato adottato dal Ministero della «Difesa» russo dopo un unico (!) test riuscito. In questi giorni è stato deciso di mostrare al mondo cosa è capace di fare il Sarmat: un bel cratere nel proprio poligono.
Sarà meglio continuare a mostrare i cartoni animati con i razzi che volano verso la Florida? Forse sì…
Intanto, spero – spero veramente! – che anche altri sistemi missilistici russi arrivino presto alla medesima efficienza.


L’entità delle esplosioni

Per me, le esplosioni nel deposito dei razzi di Toropets hanno la bellezza dei fuochi d’artificio… Notate non solo il «fungo», ma anche, all’inizio, la quantità di luce che è stata prodotta nell’orario notturno:

O, forse, avete già visto abbastanza video sull’argomento? Ma io volevo salvarne comunque qualcuno tra i miei post…


La lettura del sabato

Considerati gli ultimi successi dell’esercito ucraino nell’utilizzo dei droni contro gli obbiettivi militari sul territorio russo (sicuramente ne avete già letto qualcosa), ho pensato di rendervi ancora più informati sull’argomento generale dei droni ucraini in Russia.
Per la «lettura del sabato» di questa settimana ho dunque selezionato l’articolo dedicato a una delle rarissime occasioni dell’arrivo dei droni ucraini a Mosca. Si tratta di una delle rarissime occasioni in cui pure a certi moscoviti è stato ricordato che la guerra non è una cosa che sta accadendo lontano, «tra altre persone» e «non ci riguarda». Di conseguenza, la mia segnalazione non è assolutamente una lamentela: a ogni guerra partecipano almeno due parti e i cittadini della parte-aggressore se ne devono finalmente accorgere. Perché a mote persone non è ancora del tutto chiaro…


Un bel colpo dell’esercito ucraino

Probabilmente avete letto o sentito che verso le 2:30 di ieri diversi droni (si dice che erano droni) ucraini hanno colpito un grande deposito di razzi e altre munizioni russi. Si tratta del deposito (grande circa cinque chilometri quadrati, costruito nel 2018) che si trova in periferia della città Toropets. L’incendio e le esplosioni nel deposito continuano; i molte case della città e dei paesi vicini l’onda d’urto ha rotto i vetri; è iniziata l’evacuazione di tutta la zona.
Prima di tutto bisogna fare i complimenti all’esercito ucraino per un grande traguardo raggiunto nella missione della demilitarizzazione della Russia e per avere salvato diverse centinaia (o, forse, migliaia) di vite ucraine in un colpo solo.
E poi c’è da sorprendersi per il fatto che un deposito del genere a) non era protetto adeguatamente, b) non era mascherato, c) si trovava quasi all’interno del centro abitato.
Il livello di protezione e di mascheramento può essere valutato su Google Maps, dove vediamo delle semplici file di baracche e degli oggetti che addirittura sono parcheggiati fuori:

E poi la vicinanza alla città: Continuare la lettura di questo post »


Una grande scoperta di Meta

La società statunitense Meta (la proprietaria di Facebook, Instagram e WhatsApp) ha bloccato – «dopo un’attenta considerazione» – gli account dei media di propaganda russa Russia Today, Rossiya Segodnya e altri media collegati. Il blocco è stato spiegato con tentativi di «interferenza straniera» rilevati.
In sostanza, Meta ci ha impiegato appena una decina di anni per accorgersi che  l’acqua è umida  RT è uno strumento di propaganda statale russa creata con lo scopo di destabilizzare, servendo gli interessi della politica estera putiniana, la situazione interna negli Stati occidentali. Non rido molto solo perché i vertici statunitensi ci hanno impiegato solo alcuni giorni in meno: il 13 settembre Anthony Blinken aveva annunciato che l’intelligence statunitense ha scoperto che il canale televisivo straniero RT (precedentemente noto come Russia Today), finanziato dal governo russo, non solo è impegnato nella propaganda, ma partecipa attivamente alle operazioni di intelligence russa in tutto il mondo. Di conseguenza, gli Stati Uniti intendono creare una coalizione di Paesi che si occuperà di smascherare RT e di indebolire l’influenza del canale televisivo di propaganda russo nel mondo.
Chissà quanti altri anni ci impiegano.


Ha chiesto la benedizione

Ho scoperto che il giornalista russo Mikhail Zygar ha scritto un articolo per Der Spiegel dove si sostiene che, secondo le voci, Putin si sarebbe recato a settembre nella regione di Tuva e in Mongolia per «incontrare gli sciamani» al fine di chiedere la loro benedizione per l’uso di armi nucleari. L’affermazione sull’incontro non è presentata come un fatto, ma, appunto, come un resoconto di voci.

La versione discussa da fonti vicine al Cremlino: il motivo sono gli sciamani. Questa è la terza visita di Putin in Mongolia nell’ultimo decennio: è stato più volte a Tuva.
La Mongolia e Tuva sono considerate la patria degli sciamani più potenti del mondo.
Vladimir Putin è noto da tempo per la sua particolare attitudine al misticismo. E, a quanto pare, combina il suo interesse per il misticismo ortodosso con le tradizioni pagane.
Ora a Mosca circola la voce che Putin abbia bisogno della benedizione degli sciamani per usare le armi nucleari. Senza il loro consenso, non potrebbe compiere un passo così grave per paura di irritare gli spiriti. E si dice che sia tornato dalla Mongolia soddisfatto.

Per quanto possa sembrare strano, sono disposto a credere facilmente a queste voci su Putin: avendo letto e sentito molto della sua attrazione per ogni tipo di misticismo pseudo-religioso. E se è tornato soddisfatto, significa che gli sciamani gli hanno sciamanizzato esattamente quello che già porta nella propria testa sull’uso delle armi nucleari e su tutte le altre eventuali questioni.
La Russia (e, forse, una parte del mondo) è in buone mani.


La lettura del sabato

L’articolo che ho selezionato per questo sabato racconta di un fenomeno apparentemente sorprendente e poco logico: nonostante l’impiego di quasi tutte le risorse militari, economiche e di propaganda sul fronte ucraino, lo Stato russo continua a tentare di aumentare la propria influenza in Africa. Continua a farlo utilizzando, tra le altre cose, anche ciò che rimane delle strutture di Evgeny Prigozhin dopo oltre un anno il suo assassinio.
L’aspetto principale tra quelli che mi rimangono incomprensibili è: come si pensa di affrontare la concorrenza cinese sul continente? La Cina, infatti, investe delle quantità enormi di soldi e non intende assolutamente di fermare la propria espansione. Boh…


La vita segreta dei figli di Putin

Questa settimana il Centro «Dossier» ha pubblicato un testo che i suoi autori definiscono un’inchiesta sulla vita dei due figli segreti di Vladimir Putin e l’ex ginnasta Alina Kabaeva.
Non so esattamente se questo articolo possa essere definito un’indagine (si basa sui racconti di una fonte anonima che non abbiamo alcun modo di verificare). Inoltre, non so quanto siano vere le cose raccontate nell’articolo (per lo stesso motivo appena menzionato). E, allo stesso tempo, posso sottolineare che il contenuto dell’articolo non è in contraddizione con quanto sappiamo sull’atteggiamento di Putin nei confronti della vita, dei propri familiari, dei vari aspetti della sicurezza, etc. E quindi non posso nemmeno definire l’articolo una finzione basata sul nulla.
Comunque, c’è qualcosa di interessante in quanto. Almeno il fatto che le cose descritte sono pagate dal bilancio russo, cioè dalle tasse. E il fatto che potremmo avere una nuova conferma delle nostre ipotesi sullo stato mentale di Putin.


Interferenza russa nelle elezioni

Ieri il Dipartimento del Tesoro statunitense ha imposto sanzioni contro il canale televisivo russo RT («Russia Today») a causa dei «tentativi di Mosca di influenzare le elezioni presidenziali» statunitensi. Le sanzioni riguardano 10 persone (manager di RT) e due organizzazioni. Le restrizioni sono state imposte al gruppo mediatico Rossiya Segodnya (il nome russo di «Russia Today») e a cinque delle sue filiali: RIA Novosti, RT, TV-Novosti, Ruptly e Sputnik. In una dichiarazione, il Dipartimento del Tesoro ha affermato che:

Russian state-sponsored actors have long used a variety of tools, such as generative artificial intelligence (AI) deep fakes and disinformation, in an attempt to undermine confidence in the United States’ election processes and institutions.

Finalmente qualcosa di concreto! Perché tutti i precedenti discorsi sulla interferenza russa nelle elezioni americane erano talmente generici e privi di fondamento (e a volte pure basati su fake) che quasi mi offendevo per le ingiustizie subite dalla propaganda di Stato russa: secondo me – e secondo tutti i lettori attenti delle notizie – essa si impegna di più e funziona molto più efficacemente di qualsiasi servizio speciale russo. Ma solo nel 2024 i suoi sforzi sono stati notati e apprezzati come si deve.
Faccio, dunque, le mie congratulazioni – anche se di tipi diversi – sia al Dipartimento del Tesoro americano che alla redattrice capo di RT Margarita Simonyan.


Non sperare inutilmente

Non penso che una notizia di portata simile possa essere largamente discussa in Occidente, ma ieri sera Vladimir Putin è arrivato in Mongolia per una visita ufficiale di due giorni. Oggi, il 3 settembre, Putin dovrebbe incontrare il presidente mongolo Ukhnaagiin Khurelsukh, firmare una serie di documenti e deporre fiori presso il monumento al maresciallo sovietico Georgy Zhukov (la visita di Putin coincide con l’85° anniversario della vittoria congiunta delle truppe sovietiche e mongole sulle forze giapponesi a Khalkhin-Gol nel 1939).
Ma tra i russi alcuni si sono ricordati che la Mongolia è membro della Corte penale internazionale (CPI) e deve formalmente arrestare Vladimir Putin, che è sulla lista internazionale di ricercati per – formalmente – il trasferimento di bambini dall’Ucraina alla Russia. Questa è la prima visita di Putin in un Paese che ha ratificato lo Statuto di Roma da quando è stato emesso il mandato di arresto. Di conseguenza, c’è chi spera che Putin venga realmente arrestato…
Ebbene, penso che sia fortemente ingiusto alimentare le false speranze: Putin non è un tipo particolarmente coraggioso, quindi non avrebbe mai accettato l’idea di andare in uno Stato del genere senza ricevere delle garanzie potentissime circa la propria sicurezza e libertà. Realisticamente parlando, si potrebbe ipotizzare solo due situazioni in cui Putin possa essere arrestato: se decide di consegnarsi lui (andando lui in qualche Stato europeo) o se le forze militari occidentali (quelle ucraine comprese) decidono di fare una visita al Cremlino. Per ora entrambe le opzioni mi sembrano un po’ troppo teoriche.
E allora perché ci è andato in Mongolia? Sicuramente solo per dimostrare di essere ancora tanto «autorevole e potente» da poter fare le visite internazionali, anche negli Stati che hanno ratificato lo Statuto di Roma.