L’archivio della rubrica «Russia»

Putin in Cina

Molto probabilmente in questi giorni avete già letto che per la propria prima visita all’estero il nuovo Presidente russo ha scelto la Cina: è partito il mercoledì 15 maggio – appena otto giorni dopo l’insediamento ufficiale – per fare due giorni di incontri (il 16 e il 17 maggio). Si è fatto accompagnare da alcuni ministri, la presidente della Banca centrale russa e alcuni imprenditori più ricchi. Non conosco i motivi reali di tale visita, ma immagino facilmente che abbia rispettato la vecchia (e di portata mondiale) tradizione di fare la prima visita ufficiale in uno degli Stati più importanti per la propria politica internazionale.
Ufficialmente la Cina viene ancora presentata dalla propaganda russa come il «partner principale della Russia», ma solo una persona che non sa un cazius della Cina può credere alle dichiarazioni del genere. La Cina fa gli interessi propri (come ogni altro Stato del nostro pianeta), è caratterizzata da una mentalità molto «isolazionista» (secondo la quale esisterebbe essa e poi il resto del mondo considerato come una periferia irrilevante) e non è particolarmente interessata al piccolo mercato russo (molto più piccolo di quello europeo o americano). Gli unici due aspetti che potrebbero interessare la Cina in Russia sono le risorse naturali (che ora si possono comprare a prezzi più bassi perché la Russia non sa in che modo farli arrivare sul mercato globale) e la via di passaggio per le merci verso i mercati occidentali.
Lo Stato russo, da parte sua, spera di ottenere dalla Cina, per esempio, le tecnologie (di fabbricazione cinese o quelle occidentali in contrabbando) necessarie per l’industria, non solo quella strettamente bellica.
Di conseguenza, il «nuovo» presidente russo è andato in Cina con tutta la sua corte per dimostrare di continuare a essere un partner commerciale seriamente interessato e strappare qualche nuovo accordo. In sostanza, ci è andato per chiedere qualcosa in cambio di quello che la Cina sa già di poter ottenere. In realtà, non è proprio la posizione di un partner…
Ma la cosa più divertente del primo giorno della visita è una dichiarazione congiunta di Russia e Cina, in base alla quale la Russia e la Cina «si oppongono al „prolungamento“ della guerra in Ucraina e ritengono che non debba entrare in una „fase incontrollata“». È divertente perché tecnicamente Putin può finire la guerra con la sola decisione propria in qualsiasi momento, mentre politicamente non sa come farlo: perderebbe la possibilità di fare o non fare qualsiasi cosa in Russia con la giustificazione della guerra in corso; avrebbe anche la necessità di fare qualcosa con centinaia di migliaia di persone tornate (con le armi e le abitudini poco vivili) dalla guerra verso una vita quotidiana monotona e gli stipendi bassi. È divertente anche perché la fine della guerra potrebbe essere fortemente voluta dalla Cina, alla quale conviene un mondo prevedibile con l’economia crescente.
Di conseguenza, possiamo ipotizzare da chi dei due sia stata voluta quella «dichiarazione comune».


Il nuovo “Governo” russo

Ieri pomeriggio la Duma (la Camera bassa del Parlamento russo) a grandissima sorpresa ha approvato le «candidature» della maggioranza dei ministri del Governo del premier Mishustin: solo i ministri degli Esteri, della «Difesa» e della «Giustizia» devono essere approvati, secondo la nuova versione della Costituzione russa, dal Consiglio Federale (la Camera alta). Il fatto stesso della approvazione del nuovo Governo è dovuto alle tradizionali dimissioni del Governo prima dell’insediamento del Presidente della Russia neoeletto (il quale nomina il Primo ministro; quest’ultimo propone i nomi dei ministri e poi si va ad affrontare l’"esame" del Parlamento).
Nelle ultime ore avete letto o sentito molto sulla edizione 2024 di questa procedura? Nel caso della risposta affermativa, avete sprecato il tempo della vostra unica vita in una maniera scandalosa. Infatti, potete provare a darvi le risposte alle seguenti domande…
Il Parlamento di fatto nominato dalla Amministrazione presidenziale poteva non approvare i «candidati»?
I «candidati» potevano essere sconosciuti o addirittura sgraditi al Presidente?
Ogni singolo ministro o il Governo (quelli russi, ovviamente) hanno qualche autonomia nella scelta della politica da condurre?
Se riuscite a rispondere correttamente alle suddette domande, capite facilmente che i ministri russi sono dei semplici funzionari che, nel migliore dei casi, devono avere le competenze tecniche e l’autorità burocratica per far eseguire gli ordini di indovinate chi.
Di conseguenza, potremmo anche non conoscere i loro nomi: perché, appunto, sono solo dei semplici funzionari. Svolgono la loro funzione in una modalità impersonale. E il vettore della politica dello Stato russo non cambia.


Un po’ di buffonata

Cosa posso postare in qualità del video della settimana? Per esempio, alcune scene della buffonata chiamata «l’insediamento e l’inaugurazione del nuovo mandato di Putin» (quinto o sesto, dipende da come contiamo).

P.S.: nel frammento in cui lo avete visto con la mano sulla Costituzione, sta dicendo «Giuro di servire fedelmente il popolo nell’esercizio dei poteri del Presidente della Federazione Russa». I 24 anni precedenti mi fanno dubitare un po’ del fatto che riesca a fare un buon servizio.
P.P.S.: la limousine utilizzata è una Aurus Senat, prodotta (a partire dal 2018) in Russia per le massime cariche dello Stato russo.


La lettura del sabato

Questa volta «l’articolo del sabato» è quello racconta (elencando, per coloro che non le ricordassero, tutte le fasi fondamentali) come lavorava il team di Navalny prima della incarcerazione del politico, poi mentre egli era in carcere e, infine, cosa è cambiato dopo la sua morte.
In sostanza, è il racconto su una delle poche modalità praticabili rimaste di «fare la politica» interna russa, anche trovandosi fisicamente all’estero.
Secondo me negli ultimi mesi, se non anni, l’organizzazione fondata da Alexey Navalny si trova in una seria crisi, non dimostra di avere degli obbiettivi concreti sensati e sembra più orientata verso l’autopromozione finalizzata a sé stessa (quando non pubblica qualche video-«indagine» che palesemente colpisce più altri oppositori che i personaggi realmente problematici per la Russia e il mondo). Insomma, sta diventando una organizzazione abbastanza strana. Ma ai tempi della attività maggiore di Alexey Navalny (quando egli era ancora vivo e libero) era una organizzazione interessante, utile e importante.
È, dunque, utile leggere qualcosa sulle loro modalità di lavoro.


La scelta dei vicini

Ieri a Mosca (ma pure in alcune altre città russe che ora, però, non ci interessano) si è svolta la parata militare facente parte dei festeggiamenti del Giorno della Vittoria nella Seconda guerra mondiale. Anni fa ho già scritto del perché del 9 maggio, quindi evito di ripeterlo (volendo potete seguire i link). Avrei potuto evitare anche di commentare quanto sia «azzeccato» festeggiare quella vittoria da parte di uno Stato che proprio ora sta conducendo, da aggressore, una guerra nazista. Ma ho pensato che del festeggiamento ufficiale di ieri bisogna sottolineare due dettagli piccoli, ma interessanti.
In primo luogo, alla suddetta parata Putin ha pronunciato un discorso nel corso del quale, tra le altre cose, definito come eroi i partecipanti alla guerra in Ucraina. Secondo me intendeva le persone diverse da quelle che ho in mente io.
In secondo luogo, possiamo provare a vedere chi era seduto vicino a Putin sulla tribuna durante lo svolgimento della parata. Non prestiamo troppa attenzione ai veterani finti della Seconda guerra mondiale, vediamo chi è seduto nella fila dietro:

Gli organizzatori della parata hanno messo alle spalle di Putin il tenente maggiore Chalym Chuldum-ool, il maggiore Boris Dudko e il capitano Sergei Bacherikov, che hanno combattuto in Ucraina e hanno ricevuto il titolo di Eroi della Russia. Chi saranno? Continuare la lettura di questo post »


Il patriarca rischia!

L’insediamento di ieri del nuovo presidente russo (non ho ancora imparato bene il suo nome) è un argomento per nulla interessante. Si è trattato solo dell’ennesimo rituale religioso-magico, avremmo anche potuto ignorarlo completamente. Non si è visto (e non poteva essere visto) alcunché di nuovo, inaspettato o influente sulla nostra vita in quella sceneggiata…
Solo un piccolo episodio, in un certo senso curioso, mi ha rallegrato un po’: il patriarca Kirill ha augurato a Putin di rimanere al potere fino alla fine della sua vita. Lo ha detto durante un servizio di preghiera in occasione dell’insediamento di Putin nella Cattedrale dell’Annunciazione del Cremlino:

La benedizione di Dio, la copertura della Regina dei Cieli possa rimanere con voi tutti i giorni della vostra vita, fino alla fine dei tempi, come diciamo noi. E con audacia dirò: Dio conceda che la fine della sua vita significhi la fine della vostra permanenza al potere. Voi avete tutte le carte in regola per svolgere questo grande servizio alla Madrepatria per un periodo di tempo lungo e di successo.

Se non Kirill, ma qualche altro sacerdote (a differenza di Kirill, rispettato dalle persone normali) avesse detto esattamente la stessa cosa, lo avrebbero incarcerato immediatamente. Perché è impossibile dire, in relazione a Putin, qualcosa del tipo «preghiamo che tu muoia e faccia dunque in modo che l’incarico finalmente si liberi»!
E ora i sacerdoti e i laici hanno un modo relativamente (purtroppo, molto relativamente) sicuro per esprimere il loro atteggiamento nei confronti di Putin: semplicemente citare la suddetta frase di Kirill.


Lo Stato Maggiore del Ministero della «Difesa» russo, su ordine di Putin, ha iniziato i preparativi per le esercitazioni su armi nucleari tattiche da condurre «a breve». Alle esercitazioni parteciperanno le formazioni missilistiche del Distretto militare meridionale, con il coinvolgimento dell’aviazione e delle forze della Marina. Nemmeno il luogo delle esercitazioni è stato ancora reso noto.
Per l’ennesima volta – e, spero, inutilmente – ricordo a tutti che per ora non è necessario temere l’uso delle armi nucleari da parte di Putin. È certamente una persona poco razionale e priva di ogni visione strategica del mondo, ma ha anche (come spesso ci fa capire pure lui stesso) una mentalità da bullo di strada: fa finta di essere un folle incontrollabile per indurre gli altri a fare il possibile per calmarlo o, almeno, non provocarlo ulteriormente. Di conseguenza, l’ordine di preparare le esercitazioni (che in realtà si fanno spesso, ma senza essere pubblicizzate) è solo una reazione «diplomatica» (secondo gli standard di Putin) alle recenti dichiarazioni della NATO: più parole che azioni belliche concrete.
Almeno per oggi.


I “trofei”

Per tutto il mese di maggio a Mosca, davanti al «Museo della vittoria» (quello dedicato alla Seconda guerra mondiale), vengono esposti i mezzi militari occidentali «catturati sul campo di battaglia in Ucraina». Purtroppo (e «stranamente»), da nessuna parte è indicato per quale motivo, a quale scopo e con quale costo quei mezzi sono stati conquistati.
C’è chi ci va a vedere l’esposizione. Ma si potrebbe (qualcuno avesse abbastanza forze mentali) visitare il posto come se fosse uno zoo:

P.S.: così, in una zona museale si sono incontrate due guerre. La differenza tra le due sembra (sembra?) essere ignorata dagli organizzatori e visitatori.


La lettura del sabato

L’argomento dell’articolo che vi segnalo questo sabato sembra appartenere a una epoca finita ormai decenni fa. Probabilmente, lo potrebbe sembrare non solo l’argomento, ma pure diversi dettagli della storia concreta descritta. Mentre in realtà si tratta degli eventi a noi contemporanei, verificatisi proprio negli ultimi anni.
In sostanza, una coppia di russi si trasferisce, negli anni conclusivi dell’URSS, nell’est dell’Europa (ma ormai quasi più l’Europa che la parte occidentale dell’URSS), si legalizza, si inventa una biografia «pulita», inizia a fingere di essere una coppia di imprenditori/manager e, di fatto, lavora a favore della Russia… Insomma, sembra una classica storia di spie di una volta. Ma, invece, succede tutto nel XIX secolo (e un po’ alla fine del XX).
Come potete ben immaginare, si tratta di una storia descritta dai giornalisti solo perché scoperta e studiata da loro. Ma quante altre storie analoghe non conosciamo ancora?


La correzione delle bandiere

A marzo, nel corso delle votazioni per la «elezioni» di un nuovo Putin della Federazione Russa il colore della protesta era – come vi ricordate – il ben spiegabile verde. Mentre per il colore rosso – quello molto più comprensibile a tutti, anche all’estero – ci sono tante occasioni nella vita quotidiana.
Per esempio: nel corso della seduta del Tribunale militare del 1° distretto orientale, la Procura ha chiesto di condannare l’attivista di Khabarovsk Angel Nikolaev a 18 anni di carcere. Nikolaev, 38 anni, è stato arrestato a Khabarovsk nel luglio 2023 per avere dipinto con vernice rossa le bandiere russe sulle tombe dei partecipanti alla guerra con l’Ucraina nel cimitero centrale della città. Complessivamente, Nikolaev è accusato di cinque reati, tra i quali, appunto, profanazione di luoghi di sepoltura e profanazione della bandiera russa.
Provate a indovinare, dalle immagini disponibili, in che modo ha dipinto le bandiere:

Direi che il simbolo e il colore in questo caso specifico sono adeguati: i militari russi, purtroppo, sono stati uccisi in Ucraina in qualità di aggressori, assassini e portatori della ideologia associabile a quel simbolo. L’imputato Nikolaev ha solo messo in evidenza il fatto.
Mentre la profanazione della bandiera russa sarebbe da imputare a colui che nel 2022 ha organizzato la sua presenza sul territorio ucraino nel contesto che conosciamo.
P.S.: ricordo che molti esponenti della opposizione russa stanno utilizzando, nel corso delle loro manifestazioni, la «nuova bandiera russa Continuare la lettura di questo post »