L’archivio della rubrica «Russia»

La lettura del sabato

L’articolo che segnalo questo sabato è dedicato alla storia di una singola – ma una delle tantissime – persona: la detenuta e prigioniera (in tutti i sensi) politica Irina Navalnaya. È una ragazza ucraina di 26 anni fermata (in italiano si legge rapita) dai militari russi nell’area occupata di Mariupol e accusata di preparare un attacco terroristico durante il «referendum» sull’adesione della regione alla Russia.
Non è una parente di Alexey Navalny, anche se porta lo stesso cognome (al femminile): proviene da una zona dove quel cognome è abbastanza diffuso, ma non tutti i suoi portatori sono dei parenti tra loro. Allo stesso tempo, anche grazie al cognome famoso il caso di Irina è diventato largamente noto: non so se nel breve periodo la notorietà si rivelerà un fattore positivo nel suo destino, ma, almeno, oggi ci permette di scoprire alcuni altri dettagli della storia degli ultimi anni.


Un nuovo trucco militare

Il sito web del governo britannico ha reso noto che il Regno Unito ha imposto sanzioni contro le truppe di difesa radiologica, chimica e biologica delle Forze armate russe e il loro capo, il tenente generale Igor Kirillov. Lo stesso comunicato stampa afferma che le sanzioni sono state imposte a causa dell’uso di «armi chimiche barbariche» da parte delle suddette truppe in Ucraina. Secondo il comunicato stampa, si tratta del presunto uso di cloropicrina.
Dove e quando sia stata usata la cloropicrina non è specificato nel messaggio del governo britannico, ma la notizia in sé è a suo modo curiosa anche così. Ovviamente, so benissimo che le prove di qualsiasi crimine – compresi i crimini di guerra – dovrebbero essere raccolte quanto prima: solo in tal modo la quantità e la qualità di quelle prove saranno a un livello vicino al massimo. Ma, allo stesso tempo, c’è una grande dose di buffonata nel fatto che, durante una guerra, si cerchi di contrastare con le sanzioni una qualsiasi unità di un esercito aggressore belligerante.
Le sanzioni, come le accuse di crimini, secondo la mia logica dovrebbero essere applicate contro tutto ciò che, per qualche strana ragione, rimarrebbe degli accusati dopo la loro sconfitta. Ma tra quanti anni il governo britannico arriverà (se arriverà) a questa logica?


L’annuncio di un nuovo gioco

I programmatori della società russa «Studiya 22» hanno annunciato il gioco per computer «Unità 22: ZOV» basato sulla guerra nel Donbas e sulla invasione dell’Ucraina. Nello sviluppo del gioco è coinvolto il Ministero della «Difesa» russo.
Il gioco dovrebbe essere pubblicato nel dicembre 2024 sulla piattaforma VK Play. I creatori affermano di voler aggiungere «elementi educativi» tratti da diverse «campagne storiche»: «Donbass» (2014), «Mariupol» (2022), «Controffensiva» (2023) e «Avdeevka» (2024).
I giocatori dovranno controllare una piccola squadra con una visuale dall’alto. «Per la soluzione visiva del gioco utilizziamo un 3D parzialmente semplificato con restrizioni sugli angoli di ripresa, che ci permette di rendere il contenuto relativamente economico e disponibile sui dispositivi mobili senza un complesso adattamento separato», ha dichiarato il produttore del gioco Alexander Tolkach.
I creatori del «Unità 22: ZOV» si sono avvalsi della consulenza dei partecipanti alla invasione dell’Ucraina.
E voi, cari lettori, ora sapete quale regalo chiedere al Babbo Natale (se, per qualche miracolo, i creatori del gioco dovessero rispettare la scadenza promessa: chi lavora per i soldi pubblici russi lo fa molto raramente). A cosa vi potrebbe servire un gioco del genere? È ovvio: per vedere se è possibile far vincere l’esercito avversario!
A gennaio 2025, poi, ricordatevi di scrivermi dei risultati (spero positivi).


Gli indizi sull’avvelenamento

Il media The Insider scrive di avere ottenuto l’accesso a «centinaia» di documenti ufficiali relativi alla morte del politico Alexey Navalny: a giudicare da quei documenti, «le Autorità hanno volutamente rimosso dai documenti i riferimenti ai sintomi che non corrispondevano alla versione ufficiale [ufficialmente pubblicata]».
In particolare, The Insider ha pubblicato le copie di due versioni della risoluzione sul rifiuto di avviare un procedimento penale, firmata dall’investigatore Alexander Varapaev. Entrambe le versioni del documento affermano che Navalny «ha avvertito un forte peggioramento della sua salute» e lo ha riferito all’ufficiale di servizio che lo ha portato dal cortile delle passeggiate al chiuso.
The Insider non specifica se altre «centinaia» di documenti dei quali è entrato possesso saranno resi pubblici, mentre le citazioni dei due documenti di cui sopra mi sembrano una prova un po’ povera. Allo stesso tempo, l’interpretazione di questa prova povera mi sembra credibile perché rientra nella logica degli eventi che conosciamo. Di conseguenza, non potevo non segnalarvi l’articolo di cui sopra.


Una causa persa

Ho scoperto che il 30 settembre è stata depositata presso la Corte Suprema della Federazione Russa una class action da parte di 504.180 co-attori. Con a capo l’avvocatessa popolare Olga Smirnova, hanno intentato una causa per riconoscere lo status illegale della statualità dell’Ucraina e riconoscerla come territorio dell’URSS (Russia):

Una decisione favorevole del tribunale permetterà di bloccare le forniture di armi degli Stati Uniti e dei Paesi della NATO nel territorio dell’Ucraina e di porre fine alla operazione militare speciale con una vittoria.

La logica della motivazione è la più logica del mondo. Gli Stati Uniti e la NATO, ovviamente, non utilizzeranno la sentenza della Corte Suprema della Federazione Russa come dovrebbero, ma procederanno immediatamente alla sua applicazione e non invieranno più un solo proiettile alla «regione ucraina della Federazione Russa».
La cosa strana è che una mossa così ingegnosa non è stata pensata dallo stesso Putin: includere nell’ultima versione della «Costituzione della Federazione Russa» non le «misere» quattro regioni, ma l’intera Ucraina in una volta sola. Ma il gruppo di mezzo milione di persone non ha preso in considerazione il fatto che non si può essere «più intelligenti» di Putin: sono «fuori rango» per una cosa del genere. E i giudici della Corte Suprema, correttamente orientati nella situazione politica, uccideranno alla radice l’impulso patriottico di 504.180 co-attori.


Le idee per il confine

Il ministro della Giustizia norvegese Emilie Enger Mehl ha dichiarato che la Norvegia potrebbe costruire una recinzione al confine con la Russia. In una intervista rilasciata a NRK ha raccontato di avere visto una parte della recinzione di confine durante una visita in Finlandia e di ritenere che tale protezione potrebbe essere una buona idea anche per la Norvegia. Secondo il ministro, è interessante non solo come un deterrente, ma anche perché i sensori e altri mezzi tecnologici possono rilevare le persone che si avvicinano al confine. Emily Enger Mehl ha aggiunto che il Governo è pronto a chiudere completamente il confine con la Russia (198 chilometri) «il prima possibile».
Le dichiarazioni e le intenzioni del genere sono un po’ comiche (un recinto funzionerà solo contro i sabotatori e/o spie meno preparati; sicuramente non funzionerà contro una ipotetica azione militare), ma sono allo stesso tempo facilmente comprensibili almeno dal punto di vista emotivo: c’è chi vuole proteggersi da uno Stato diretto da un pazzo.
Allo stesso modo alcuni ucraini, per esempio, dicono che dopo la fine della guerra servirà un «fosso con i coccodrilli» lungo tutto il confine esterno della Russia. Mi diverte la rivelazione — letta qualche tempo fa — del fatto che Donald Trump (un altro personaggio particolare) voleva un «fosso con i coccodrilli» sul confine dei «propri» USA.


Una ricetta sicura

Esistono delle notizie piccole, che noti solo per sbaglio, che in più non possono nemmeno essere commentate perché assomigliano più a una diagnosi… Ma proprio per questo motivo hanno anche qualcosa di molto attraente. Di conseguenza, non vorrei che ve le perdiate voi.
Per esempio: Elena Vyalbe, la presidente della Federazione russa di sci di fondo (dal 17 giugno 2010; è una ex sciatrice con 7 medagli olimpiche e 17 dei vari campionati del mondo), ha dichiarato:

Se avessimo sganciato una bomba sul centro di Londra, a quest’ora sarebbe tutto finito e ci sarebbe stato permesso di partecipare ovunque.

Ha aggiunto che prima o poi i russi potranno tornare sulla scena mondiale.
Capisco che gli sportivi di tutto il mondo solitamente non sono dei grandi intellettuali, ma è comunque interessante scoprire – per l’ennesima volta – che non esiste alcun limite!

P.S.: le persone attente dicono che la propaganda statale russa è negli ultimi mesi passata dal negare l’eventualità dell’uso «della bomba» al discutere «dove e quando» potrebbe essere usata. Ma questo è un altro grande argomento.


La lettura del sabato

Tra tutti i problemi legati ai militari russi che tornano vivi – per sempre o temporaneamente – dall’Ucraina, ce n’è uno particolarmente banale (facilmente prevedibile) di cui non ho mai letto delle notizie o semplici richiami fino a poco tempo fa. Mentre in viaggio per le ferie o verso la «residenza permanente nella vita civile», i militari russi si ubriacano fino a perdere il loro aspetto umano, molestando impunemente le passeggere, le conduttrici e le hostess. E, come sarebbe stato logico supporre, continuano a mostrare a loro modo il «grande interesse» per le donne anche dopo aver raggiunto la loro destinazione.
Non è un argomento piacevole, ma c’è da scrivere e da leggere di esso come di altri aspetti di questa guerra. Ecco, quindi, un link a un articolo sull’argomento.


Il “temibile” Sarmat

L’utente del X (ex Twitter) MeNMyRC ha pubblicato una immagine satellitare del poligono della città russa Plesetsk (nella regione di Arkhangelsk). Mostra un cratere, presumibilmente dovuto a una esplosione. L’immagine è del 21 settembre. MeNMyRC richiama l’attenzione sui quattro camion dei pompieri che si possono notare nell’immagine e ipotizza che un missile balistico intercontinentale Sarmat (per il quale si stanno ancora facendo le prove) possa essere esploso nel proprio silo. Il post di MeNMyRC fa notare che il Sarmat è un missile alimentato a liquido, quindi l’incidente potrebbe essersi verificato non in occasione del lancio stesso: per esempio durante lo scarico del carburante dal missile o durante le operazioni correlate.

Mentre io aggiungo che nel 2023 il sistema missilistico strategico Sarmat è stato adottato dal Ministero della «Difesa» russo dopo un unico (!) test riuscito. In questi giorni è stato deciso di mostrare al mondo cosa è capace di fare il Sarmat: un bel cratere nel proprio poligono.
Sarà meglio continuare a mostrare i cartoni animati con i razzi che volano verso la Florida? Forse sì…
Intanto, spero – spero veramente! – che anche altri sistemi missilistici russi arrivino presto alla medesima efficienza.


L’entità delle esplosioni

Per me, le esplosioni nel deposito dei razzi di Toropets hanno la bellezza dei fuochi d’artificio… Notate non solo il «fungo», ma anche, all’inizio, la quantità di luce che è stata prodotta nell’orario notturno:

O, forse, avete già visto abbastanza video sull’argomento? Ma io volevo salvarne comunque qualcuno tra i miei post…