Mentre il mondo occidentale è concentrato sulle questioni ben diverse, il Singapore è diventato il primo Stato che ha autorizzato il commercio della carne artificiale. Quel tipo di carne viene prodotto nei bioreattori e costa molto più della carne naturale se non prodotta nelle grandi quantità (per ora non raggiungibili a causa della domanda ridotta).
Io non sono particolarmente interessato alla carne di pollo (del quale si parla specificatamente nell’articolo) e, comunque, avrei comprato un prodotto artificiale solo se, alla pari della qualità percepibile, costasse meno di quello naturale. Mi interessa, invece, la possibile reazione popolare alla inevitabile diffusione mondiale del cibo artificiale.
Per esempio: i vegetariani e i vegani inizieranno finalmente a mangiare la carne e altri prodotti che prima evitavano? Per la loro salute fisica, spero di sì. Mentre la loro salute psichica potrebbe risultare ulteriormente alterata.
Oppure: inizieranno le battaglie tra i vegetariani e i sostenitori del cibo naturale? Entrambi gli schieramenti (sì, anche i primi!) si metteranno a proporre delle argomentazioni a favore del consumo del «proprio» tipo di carne? Sarà uno spettacolo abbastanza curioso.
Io, intanto, aspetto la creazione della carne artificiale del pipistrello, ahahaha
L’archivio della rubrica «Nel mondo»
Io – come, immagino, anche la maggioranza di voi – ho rischiato di perdere una notizia curiosa. In vista delle elezioni politiche del 6 dicembre, il presidente venezuelano Nicolas Maduro ha dettato in diretta televisiva il proprio numero di telefono e ha invitato tutti di aggiungerlo nei gruppi su WhatsApp e Telegram. Non importa che una delle app sia di produzione statunitense: l’obiettivo di Maduro sarebbe quello di «lottare per la verità» sulle vicine elezioni.
Non voglio ora ipotizzare quante migliaia di messaggi sarebbe costretto a scrivere ogni giorno se gestisse in persona la missione annunciata.
Sarei invece molto curioso di vedere quali messaggi arrivano a lui da quei gruppi. Perché dire che sotto la sua guida la Venezuela sia arrivata in una situazione difficilissima è come non dire niente.
Ma, ovviamente, non vi invito a divertirvi inviando delle espressioni troppo pesanti al numero di Maduro +5804262168871
Siete tutti delle persone adulte e responsabili, quindi capaci di prendere le decisioni con la testa propria.
¡Ajá Venezuela! Me incorporo a la batalla de ideas en WhatsApp y Telegram con el número #04262168871. Súmenme a todos sus grupos y vamos juntos a la batalla por la defensa de la verdad de Venezuela. pic.twitter.com/vCZcrOdRHb
— Nicolás Maduro (@NicolasMaduro) November 29, 2020
Io vorrei avere qualche altro numero, ma so che non esiste…
Molto probabilmente alcuni dei miei lettori si ricordano la colossale esplosione in un deposito portuale di Beirut che il 4 di agosto aveva quasi distrutto una notevole parte della città. Erano morte 190 persone, più di trecento mila persone avevano perso le proprie abitazioni. I danni economici si stimano tra tre e cinque miliardi di dollari, in seguito alla tragedia il Governo si era dimesso. Ma non è proprio di tutto questo che volevo scrivere oggi.
Il momento della esplosione è finito su numerosi video ripresi in vari punti della città. Quindi l’agenzia investigativa britannica Forensic Architecture ha utilizzato quei materiali per elaborare una ricostruzione della esplosione e dei crolli:
Forensic Architecture è una struttura della Università di Londra, si specializza nella creazione di modelli architettonici e multimediali che poi vengono utilizzati dai gruppi di investigazioni internazionali e relatori speciali delle Nazioni Unite.
È arrivato il momento di un’altra lettura relativamente attuale: un bel articolo sulla sicurezza del voto per corrispondenza negli USA.
Quel testo, probabilmente, potrebbe avere una certa importanza anche per alcune elezioni future.
A volte nei posti distanti del nostro strano mondo capitano degli eventi che sembrano fatti per completarsi a vicenda.
La notizia numero uno: il 12 novembre il ministro della salute belga Frank Vandenbroucke ha scritto una lettera a Père Noël e Sinterklaas, autorizzandoli (nonostante rientrino nel gruppo di rischio a causa dell’età avanzata) a evadere l’isolamento anti-covid per portare i regali ai bambini.
La notizia numero due: la sera del 18 novembre sulla Piazza Rossa, a Mosca, la polizia ha fermato un Babbo Gelo (Ded Moroz, il personaggio che porta i regali per il Capodanno invece che per il Natale) che manifestava contro l’annullamento dei tradizionali festeggiamenti del Capodanno per i bambini.
Dopo alcune ore il Ded Moroz è stato rilasciato. Ma la sanzione amministrativa gli è comunque stata inflitta.
L’americano Qualcomm, il più grande produttore dei processori per i dispositivi mobili, ha ottenuto l’autorizzazione del governo statunitense per fornire i chip 4G alla Huawei. Tale notizia va letta nel contesto di altre due, più datate: 1) il divieto per le aziende americane, vigente dal maggio 2019, di fornire le tecnologie ai produttori cinesi; 2) la conseguente decisione dei produttori di elettronica cinesi di utilizzare i processori della Samsung.
In sostanza, almeno ora l’amministrazione del presidente uscente ha capito che nel mondo globalizzato una guerra economica contro un altro Stato può facilmente trasformarsi in un suicidio economico. Così, per esempio, la «punizione» della Cina poteva comportare la fine di una grande azienda americana (la Qualcomm, appunto). Ma Trump, probabilmente, non può ammetterlo. Come non può nemmeno ammettere di avere permesso di evadere un proprio divieto.
Non so se e come la guerra economica con la Cina continuerà anche dopo l’insediamento del prossimo presidente. Ma sono sicuro al 99% che seguiranno altre autorizzazioni speciali per le aziende americane. Almeno dal punto di vista tattico sarà una scelta giusta. Allo stesso tempo dubito che qualsiasi presidente futuro sia capace a prendere le decisioni strategiche finalizzate alla creazione di un sistema produttivo nazionale che possa fare la concorrenza a quello cinese. (E nell’Unione Europea non si può nemmeno sognarlo.)
Una storia che è stata assurda per tutta la sua durata, non poteva non finire in un modo assurdo. Nel bel mezzo della pandemia e la conseguente grave crisi del trasporto aereo delle persone, a Berlino hanno finalmente aperto l’aeroporto Berlino-Brandeburgo (il vecchio Berlino-Tegel ha chiuso l’8 di novembre). Nonostante la famosa efficienza tedesca, l’apertura è avvenuta con nove anni di ritardo e dopo il superamento del budget per ben quattro miliardi di euro. È avvenuta nel momento più «azzeccato». Olé!
A questo punto vi consiglierei due articoli belli sull’argomento. Il primo è una bella cronaca degli eventi pubblicata su The Guardian.
Il secondo articolo, invece, racconta abbastanza bene l’episodio del 2013: per alcune settimane nessuno era riuscito a spegnere la luce nei terminal del futuro aeroporto.
Seriamente parlando (beh, quasi), aggiungo: mi rallegra solo il fatto che se e quando ci andremo, l’aeroporto sarà ancora praticamente come nuovo!
Cosa è comparso prima: l’uovo o la gallina?
Cosa si forma prima: l’opinione pubblica o il giudizio dei mass media importanti?
La reazione alle elezioni presidenziali statunitensi di quest’anno possono essere commentate anche con almeno una di queste due domande. Infatti, in questi giorni possiamo vedere che Donald Trump ha rotto i coglioni stufato talmente tanto alla gente in giro per il mondo che tutti si sono messi a festeggiare la vittoria di Joe Biden ancor prima che quest’ultimo venisse eletto.
Non voglio apparire uno che ci spera ancora: Trump mi è più antipatico di Biden. Però ricordo che dobbiamo essere onesti: prendere la maggioranza dei voti popolari tecnicamente non significa vincere le elezioni presidenziali americane. Non lo è neanche essere proclamato vincitore dai mass media. Nemmeno quando è stata teoricamente «raccolta» la maggioranza dei grandi elettori. Per esempio, perché i grandi elettori che votano per un candidato diverso da quello per il quale hanno ricevuto il mandato di votare (quindi i cosiddetti faithless electors) capitano a quasi tutte le elezioni. Solitamente questi «elettori infedeli» sono pochi e non influiscono quindi sul risultato finale, ma capitano.
Non so se e quanti faithless electors si manifesteranno questa volta. Ma se Donald Trump avesse raccolto la maggioranza dei voti popolari, proprio grazie a quei «infedeli» avremmo avuto l’occasione di vedere la sua reale popolarità all’interno del partito. Invece ora non saprei; bisogna osservare bene.
Comunque, per prendere meno voti di un candidato anziano (in tutti i sensi) e noioso che di fatto non ha condotto una campagna elettorale bisognava impegnarsi veramente tanto.
Come avete probabilmente già letto negli ultimi giorni, Donald Trump si sta lamentando di molti aspetti tecnici delle elezioni presidenziali 2020. Sicuramente non smetterà di farlo per un certo tempo ancora.
Noi, invece, da osservatori estranei possiamo non limitarci al contemplare il suo attaccamento al potere e studiare un po’ meglio anche la storia delle elezioni statunitensi. Per esempio, potremmo iniziare dallo studio di questo database delle frodi elettorali americane dal 1979 ad oggi. Sì, i casi esistono, ma sono pochissimi e, soprattutto, hanno tutti avuto delle loro conseguenze legali.
Nei giorni delle notizie riguardanti quasi esclusivamente tre argomenti, tutti un po’ deprimenti (Covid, Trump e terrorismo), è bello leggere che almeno da qualche parte del mondo l’ignoranza ha iniziato a retrocedere. In seguito alle proteste popolari, il Governo polacco ha rimandato l’entrata in vigore delle nuove limitazioni in materia degli aborti.
La grande fonte dell’ottimismo sta nel fatto che le religioni si comportano, nel lungo periodo, come i virus: si adattano alle condizioni nelle quali devono vivere. Finché è troppo forte, muore assieme ai propri portatori. Per sopravvivere deve indebolirsi e quindi mutare fino a diventare una male quotidiano poco significante. E a quel punto si sradica completamente con una certa facilità.
Però… in questo periodo potrei mettermi a pubblicare i testi motivazionali. Ci penserò.