L’archivio della rubrica «Nel mondo»

Potete dormire tranquilli

Mi era già capitato di scrivere della spia russa – arrestata il 25 ottobre in Norvegia – che si fingeva un «ricercatore brasiliano». Ebbene, ieri ho letto dei risultati di una curiosa indagine condotta da The Insider e Bellingcat: in base a essa si tratterrebbe di una ennesima spia russa caratterizzata da un livello altissimo di preparazione, un po’ come quei due «geni» che a marzo del 2018 avevano effettuato l’avvelenamento di Salisbury.
Ecco l’estremo riassunto di quella indagine:

I fatti rivelati dalla biografia della spia hanno dimostrato ancora una volta che l’agenzia russa GRU ha dei problemi seri con la cospirazione. Non ci sono volute molte ricerche per scoprire che il «professore» dell’università norvegese non era il brasiliano José Assis Giammaria, ma Mikhail Mikushin di Ekaterinburg.
Per esempio, ha registrato il proprio account universitario utilizzando le caselle di posta elettronica mail.ru e rambler.ru. E il suo indirizzo e-mail si traduce letteralmente dal portoghese come «Misha l’invasore». In qualità della password il «007» utilizzava il proprio vero cognome.
A 26 anni Mikushin si era trasferito a Mosca, dove aveva vissuto in un dormitorio per gli ufficiali dell’Accademia diplomatica militare GRU e aveva compiuto gli studi di intelligence.
Nel 2011, Mikushin era andato a studiare in una università canadese sotto il falso nome di un cittadino brasiliano, ma aveva continuato a visitare regolarmente la Russia. Nel 2015, per esempio, era tornato per rinnovare la patente di guida.
In Canada, Mikushin ha svolto un lavoro di «ricerca» e ha addirittura fatto delle pubblicazioni su riviste scientifiche. Per esempio, nel 2019 è stato pubblicato un suo articolo sulla necessità di nuove basi militari nell’Artico. Oltre alla attività dello studio, è stato anche impegnato in campagne politiche sui social per il New Democratic Party.
Nel 2021, Mikushin si è recato in Norvegia per studiare, tra le altre cose, le «minacce ibride» presso l’Università di Tromsø. Solo un mese fa ha partecipato a un corso di formazione sulla «guerra ibrida» a Vilnius. Tra gli altri argomenti, durante il corso è stato discusso un argomento di grande attualità: come reagire in caso di sabotaggio del gasdotto Nord Stream.
Mikhail Mikushin è stato arrestato dalle autorità norvegesi il 25 ottobre. La questione della sua espulsione ancora essere risolta. Infatti, la deportazione in Russia è improbabile se Mosca non dovesse riconoscere Mikushin come cittadino russo.


Le armi uniche nel loro genere

Non so se vi sia capitato di leggere, nei giorni scorsi, che le cosiddette «truppe di difesa territoriale» della regione di Kherson occupata dall’esercito russo sono state armate con i fucili di Mosin: quelli adottati per la prima volta dall’esercito dell’Impero russo nel 1891 e poi utilizzati fino al 1959 pure dall’esercito sovietico.

Molto probabilmente si tratta proprio di una di quelle armi che – secondo le parole preferite da Vladimir Putin – «non ha degli analoghi nel mondo». A questo punto mi aspetto che l’esercito russo e tutte le truppe che combattono assieme a esso vengano presto armate con un’altra arma modernissima e non utilizzata da alcun altro esercito: Continuare la lettura di questo post »


La lettura del sabato

Nella guerra putiniana in Ucraina sta progressivamente aumentando l’importanza dei droni di vario tipo. Certo, quella importanza non è mai stata nulla e nemmeno bassa, ma negli ultimi mesi sempre più spesso costituisce l’argomento prevalente quando si parla degli armamenti utilizzati dalle due parti. Molto probabilmente vi vengono subito in mente i droni utilizzati da qualche settimana dalla Russia e quelli famosi utilizzati da qualche mese dalla Ucraina.
Ma in realtà la situazione con i droni utilizzati da entrambe le parti è molto più complessa e interessante. Di conseguenza, le persone interessate alle questioni militari e agli armamenti (e, ovviamente, alla guerra in corso) possono provare a leggere un bel riassunto – riccamente illustrato – della «guerra dei droni» osservata in Ucraina fino a questo momento.


Lo humor putiniano

La maggioranza degli italiani probabilmente non lo sa, ma ogni qualvolta Vladimir Putin tenti di fare una battuta, qualche membro del Comitato Nobel considera l’opzione di attribuire un premio speciale per l’umorismo a Filippo di Edimburgo. Allo stesso tempo, a volte non si riesce a capire se Putin stia scherzando oppure dicendo sul serio: questa caratteristica, invece, nelle condizioni di normalità avrebbe potuto essere considerata la prova del livello massimo dell’umorismo.
Oggi, studiando un breve e relativamente semplice esempio, proviamo a capire la reale inclinazione di Putin alle battute di qualità.
Ieri, l’1 novembre 2022, Putin ha chiesto alla Ucraina di garantire la sicurezza della flotta russa del Mar Nero in cambio delle esportazioni di grano.
Abbiamo capito bene che in base allo schema proposto la flotta russa continua a fare quello che fa, mentre l’Ucraina deve garantire la sua sicurezza?
A questo punto, mentre voi state cercando di valutare la battuta, chiederei alla regia di mandare in onda l’audio delle risate.


Stato terrorista

Nelle ultime settimane leggo sempre più spesso – come, probabilmente, anche alcuni di voi – delle proposte di riconoscere lo Stato russo come «Stato terrorista». Si tratta delle proposte abbastanza comprensibili non solo dal punto di vista emotivo o politico, ma pure diplomatico: un riconoscimento del genere potrebbe aiutare a sbloccare o facilitare alcuni processi diplomatici in certe grandi e note (e invecchiate un po’ male) organizzazioni internazionali.
Io sto ancora osservando l’evoluzione di quelle proposte e sto cercando di capire quali prospettive possano avere: non è un argomento banale. Nel frattempo, ricordo ai miei lettori che lo status dello «Stato terrorista» potrebbe essere applicato allo Stato russo (non mi va proprio di scrivere «alla Russia» perché per me sono due entità distinte) non solo a causa del suo operato in Ucraina e nel mondo. Per esempio, quello status potrebbe essere applicato allo Stato russo per i suoi rapporti pure con i propri cittadini: una buona occasione per ricordarlo è il ventesimo anniversario della strage al Teatro di Dubrovka a Mosca, avvenuta tra il 23 e il 26 ottobre 2002. Immagino che alcuni di voi siano un po’ meno impegnati del solito in questi giorni, quindi vi posso consigliare una lettura sull’argomento, dalla quale potreste ricordare o scoprire alcuni elementi fondamentali…


Le domande sulla bomba atomica

Il Presidente Biden si pone una domanda apparentemente molto logica:

If he has no intention, why does he keep talking about it? Why does he talk about the ability to use a tactical nuclear weapon? He’s been very dangerous in how he’s approached this. He can end this all. Get out of Ukraine.
[L’articolo su «Newsnation» potrebbe esservi accessibile solo con un VPN.]

Ma in realtà «si è posto» una domanda retorica: dovrebbe capire bene che le minacce pubbliche putiniane circa l’uso della bomba atomica fanno parte del tentativo di costringere l’Occidente alle trattative sulla resa dell’Ucraina. Un tentativo che dura quasi dal primo giorno della guerra e con una insistenza che sembra dimostrare l’incomprensione della inutilità crescente del tentativo stesso.
Noi, i comuni cittadini, possiamo anche continuare a porci altre due domande un po’ più vicine alla realtà:
1) Putin ha l’intenzione di usare la bomba atomica? (La risposta che mi sembra più corretta è: per ora non lo sa nemmeno lui; essendo un tattico e una persona psicologicamente poco regolare, decide sempre all’ultimo momento.)
2) Putin è in grado di usare la bomba atomica o provocare un incidente a una centrale nucleare in Ucraina? (La risposta che mi sembra più corretta è: sì, da lui possiamo aspettarci qualsiasi cosa.)


I finti brasiliani

Non so se sia capitato di leggere anche a voi di una ennesima spia russa che si spacciava per un ricercatore brasiliano, ma è comunque stata arrestata in Norvegia (i traduttori online vi aiuteranno a comprendere l’articolo). In particolare, il tipo arrestato ieri sarebbe arrivato in Norvegia nell’autunno del 2021 per condurre delle ricerche presso l’Università di Tromsø e, tra le altre cose, «ha studiato il nord del Paese e le minacce ibride».
A me, per esempio, è capitato di leggere che spacciarsi per dei ricercatori latinoamericani in generale e brasiliani in particolare è una nuova tendenza tra le spie russe… Di conseguenza, sono quasi terrorizzato dal fatto che qualche mese fa un ricercatore brasiliano della mia Facoltà mi aveva chiesto un parere sulle sue ricerche circa il funzionamento e la diffusione delle nuove tecnologie nell’ambito delle telecomunicazioni ahahahaha
Solo il fatto di non avere diffuso dei segreti di Stato (che non conosco) mi salverà dal carcere.


Il cancelliere tedesco Olaf Scholz e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, hanno invitato – in un articolo pubblicato sul quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung – i Paesi occidentali a sviluppare un equivalente del Piano Marshall per la ripresa dell’Ucraina.
È veramente curiosa questa capacità di elaborare i piani belli per il futuro radioso sanza compiere, allo stesso tempo, degli sforzi sufficientemente grandi per avvicinare quel futuro… Anzi, tale capacità è abbastanza diffusa tra le persone «normali», ma è molto curiosa da osservare tra le persone che hanno raggiunto qualcosa nella vita.
La guerra putiniana in Ucraina prima o poi finirà: per dei motivi fisiologici (relativi ad alcune persone concrete) o tecnici (perché pure ora l’esercito russo si trova a combattere, in sostanza, contro le risorse di tutto l’Occidente). Ma non bisogna essere un genio per capire che un nuovo «Piano Marshall» è molto più utile a uno Stato sopravvissuto che a un cimitero enorme. Avere paura ad aiutare di più ora significa far aumentare quel cimitero.


La bomba o la diga?

Quando il ministro della «Difesa» russo Sergei Shoigu chiama i colleghi occidentali per avvisare che l’Ucraina sarebbe pronta a usare una «bomba sporca», una persona media potrebbe logicamente sospettare solo una cosa: è la Russia che si sta preparando a usare quel tipo di bomba. Infatti, è almeno dai tempi della aggressione in Crimea che i rapporti del regime putiniano con l’Ucraina seguono il principio «non siamo stati noi». L’unica differenza consisterebbe nel fatto che il presidente Zelensky, dichiarando che i militari russi avrebbero minato la diga idroelettrica di Kakhovka, ha in un certo senso costretto la Russia a fare un «avviso» simile.
Di conseguenza, potremmo presumere che si stia tentando di attribuire alla Ucraina le proprie intenzioni.
Quale dei due pericoli – tra l’uso di una bomba sporca e l’esplosione della diga – mi sembra più probabile? Pensando di essere una persona razionale, avrei detto che è più probabile l’uso di una bomba. Infatti, l’esplosione della diga provocherebbe ben due danni. Da una parte danneggerebbe il sistema energetico ucraino (attualmente sembra uno degli obiettivi principali dell’esercito russo). Dall’atra parte, però, provocherebbe l’inondazione di vaste porzioni di quei territori che la Russia ha da poco annesso (perché la sponda sinistra del fiume è più bassa). Certo, sappiamo bene che Putin, quando è fissato con un obiettivo, non si ferma davanti all’inconveniente di creare problemi al «proprio» popolo, ma nel caso specifico la scelta del male minore mi sembra troppo evidente.
Ma, ovviamente, non è ancora detto che faccia almeno una delle due cose. O, al contrario, che non le faccia entrambe.


I fornitori degli armi alla Russia

Per fortuna, non tutto dipende dalle tendenze politiche del momento.
Il Dipartimento di Giustizia degli USA comunica che in Italia è stato arretato, su richiesta degli USA, Artem Uss, il figlio del governatore della regione russa di Krasnojarsk Aleksandr Uss. Un altro personaggio coinvolto nel «caso Uss», Yury Orekhov, è stato arrestato in Germania. Le autorità statunitensi chiederanno l’estradizione di entrambi negli USA. Secondo l’accusa, Uss e Orekhov avrebbero acquistato – attraverso una società di comodo tedesca da loro creata, la Nord-Deutsche Industrieanlagenbau GmbH (NDA GmbH) – delle tecnologie statunitensi utilizzate nella produzione degli armamenti. Le tecnologie in questione sarebbero poi state vendute alla Russia, anche a una azienda colpita dalle sanzioni occidentali. Alcune delle tecnologie ottenute attraverso tale schema sono state trovate negli armamenti russi abbandonati sul campo di battaglia in Ucraina.
Purtroppo, l’estradizione dei due accusati potrebbe invece diventare una questione politica, il cui esito mostrerà il vero rapporto di due Governi europei con la guerra in corso. Presterei un po’ di attenzione a questo test pratico.
Nel frattempo, devo constatare che al momento della scrittura del presente post i media italiani stavano ignorando quasi totalmente l’argomento. E coloro che ne hanno scritto non hanno azzeccato la foto di Artem Uss, che in realtà sarebbe questa:

So che pure in Italia alcune persone sostengono la tesi in base alla quale le guerre si finiscono con la negazione del sostegno alla vittima della aggressione. Io, per ora, ho abbastanza salute mentale per sostenere l’esatto contrario, quindi spero che Uss e Orekhov – come pure altri personaggi del genere – abbiano presto l’occasione di visitare gli USA.