L’archivio della rubrica «Nel mondo»

Un sogno che si è “avverato”

Dal momento dell’inizio della guerra Charkiv è rimasta una delle città più colpite dell’Ucraina. A causa dei regolari attacchi aerei e della sua vicinanza alla linea del fronte, a Charkiv vige il regime perenne del blackout e del coprifuoco. Le autorità hanno chiesto ai residenti di accendere le luci nei loro appartamenti il meno possibile e pure l’illuminazione stradale è stata lasciata spenta in tutto il periodo della guerra. Di conseguenza, nelle condizioni del cielo sereno di notte è possibile vedere non solo migliaia di stelle sopra la città, ma pure la Via Lattea. Il residente di Charkiv Pavlo Pakhomenko, un fotografo e appassionato di astronomia, ha deciso di approfittare di questa opportunità per fotografare la città notturna senza l’inquinamento luminoso.
Sul proprio instagram Pavlo Pakhomenko ha scritto:

Per anni ho sognato di fare le foto del genere, sperando in una interruzione programmata della energia elettrica o di una azione educativa pianificata. Purtroppo, il «genio del male» ha esaudito il mio desiderio nel modo più sgradevole: attraverso la guerra. Il mio nuovo sogno è che dopo la Vittoria, ogni anno alla fine di febbraio, in una notte limpida e senza luna, le luci vengano spente per un’ora e tutti escano per le strade a guardare le stelle e a ricordare tutti coloro che la guerra ci ha portato via.

E ora posto alcune di quelle foto:
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Non si era accorto

Ogni volta che vedo arrivare, in un periodo di tempo breve, due notizie così complementari, mi diverto tantissimo.
La prima notizia è molto diplomatica. I ministri degli Esteri del G20 riuniti a Bali hanno rinunciato alla tradizionale foto di gruppo per evitare di comparire sulla stessa immagine con il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. Il Ministero degli Esteri russo non ha commentato la notizia. Allo stesso tempo, i rappresentanti degli Stati del G7 presenti a Bali si sono rifiutati di partecipare pure alla cena di benvenuto (tenutasi il 7 luglio) a causa della presenza di Lavrov. Maria Zakharova, la portavoce del Ministero degli Esteri russo, ha dichiarato che Lavrov «non si era accorto della assenza di boicottatori».
La seconda notizia è, invece, molto «umana».
Il Ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha deciso di lasciare la riunione ministeriale del G20 a Bali prima del previsto: non parteciperà al pranzo ufficiale e alla sessione di lavoro pomeridiana. Ha lasciato la sala della sessione subito dopo il proprio discorso e ha evitato di rispondere alle domande del ministro degli Esteri tedesco Annalena Berbock.
Come potete facilmente notare, la seconda notizia costituisce un bellissimo commento alla prima. Infatti, si vede subito che Lavrov non si era proprio accorto di essere evitato dai rappresentanti di tutti gli Stati più seri, ahahahaha
Beh, tanti anni fa era un diplomatico vero e serio, quindi forse qualcosa capisce ancora…


Il doppio taglio

Non so se tutti abbiano già letto di una nuova grande vittoria del «tattico geniale» (ahahaha, ormai posso iniziare a pubblicare una serie di post specifici sull’argomento). Questa volta mi riferisco all’uso del gas naturale in qualità di una arma economica contro l’Occidente.
Ebbene, il giugno è stato il primo mese nella storia – praticamente dagli anni ’70 del secolo scorso – in cui l’UE ha importato più gas sotto forma di GNL dagli Stati Uniti che attraverso i gasdotti dalla Russia.

Ma dato che quasi sicuramente ve ne siete già accorti tutti, posso aggiungere qualche altra piccola osservazione utile, anche se non tanto sconosciuta. In sostanza, in questo periodo la Gazprom si sta autocancellando dal mercato europeo. In parte questo fenomeno è dovuto alla volontà di Putin di ricevere i pagamenti in rubli, in parte a causa delle sanzioni occidentali e in parte a causa delle «sanzioni di risposta» russe. Il risultato di tutto questo è molto curioso:
1) gli Stati europei hanno deciso – logicamente – di porre fine alla dipendenza dalle risorse naturali russe, ma si sono rese conto di realizzare tale progetto in pochi mesi: di conseguenza, i prezzi sono cresciuti bruscamente;
2) la Gazprom (tradotto in italiano parlato significa Putin) ha deciso di non sfruttare la situazione: anzi, insiste nel ridimensionare la propria posizione sul mercato europeo per non incassare troppo.
Ed ecco che è arrivato il momento della domanda di fine capitolo: contro chi viene utilizzata la famosa arma economica?
Proviamo a rispondere senza ridere.


Il rapporto dell’ONU

Il mercoledì 29 giugno la Missione di monitoraggio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha pubblicato il primo rapporto sulle violazioni dei diritti umani durante la guerra in Ucraina. Nel documento vengono elencati i dati raccolti dal 24 febbraio al 15 maggio 2022. La maggior parte dei casi ai quali è dedicato il rapporto si è verificata in aree controllate dalle forze armate della Federazione Russa, ma ci sono stati anche casi in aree controllate dal governo ucraino.
Io non tento di riassumere il documento menzionato: le persone realmente interessate potranno leggere, facilmente, almeno le sue parti di maggiore interesse.
Per ora sottolineo solo che l’assurdità del solo tentativo di parlare dei diritti umani durante la guerra è relativa. Infatti, solo il processo di raccolta dei singoli casi concreti può aiutare, in un mondo organizzato come il nostro, a elaborare una base di prove per il/i futuro/i tribunale/i internazionale o nazionale. Le prove dei crimini di qualsiasi genere devono essere raccolte subito, finché sono «fresche»: non alterate o distrutte. Di conseguenza, possiamo constatare che l’ONU ha fatto un piccolo passo iniziale, raccogliendo una parte dei casi — sicuramente e purtroppo solo una piccola parte — sui quali verranno in futuro svolte tutte le indagini necessarie.
Potete iniziare a leggere già ora per quali fatti verranno giudicati gli esecutori e i loro mandanti (i nomi dei principali di questi ultimi vi sono già noti).


I visti per i russi

A partire da oggi – il 1 luglio 2022, il 128-esimo giorno della guerra – i russi hanno bisogno del visto per andare in Ucraina. Per ottenere un visto ucraino, i russi possono rivolgersi a uno dei centri visti di VFS Global; i diplomatici ucraini che lavorano nei Paesi terzi esamineranno le domande presentate. Allo stesso tempo, le autorità ucraine hanno precisato che il visto non garantisce l’ingresso nel Paese: la decisione finale spetterà alle guardie di frontiera ucraine. È quindi finito il periodo della libera circolazione tra i due Stati che durava dal 1997.
Ecco: la stranezza della introduzione così tardiva dei visti si aggrava ulteriormente dal fatto che si tratta non di una misura di sicurezza voluta dallo Stato, ma solo della reazione a una petizione creata sul sito ufficiale del Presidente ucraino. Tale petizione è stata creata l’11 febbraio (quasi due settimane prima dell’inizio della guerra) e alla data del 25 maggio ha raccolto 26,7 mila firme (il Presidente ucraino esamina solo le petizioni che abbiano raccolto almeno 25 mila firme). Capisco che a febbraio la petizione in questione era dovuta anche al fatto che è ben nota l’usanza – relativamente recente – delle forze militari russe di inviare i propri soldati sui territori ex-sovietici con dei mezzi pubblici e «mascherati» da civili. Ma è comunque strano rendersi conto del fatto che tra l’Ucraina e la Russia esistano ancora dei rapporti turistici, fino a ieri così stretti (per non parlare di quelli commerciali, ancora non interrotti).
Comunque, è solo una questione di tempo: il 19 giugno, per esempio, il Parlamento ucraino aveva già vietato l’import e la riproduzione in pubblico delle opere culturali create dagli autori russi che non abbiano condannato pubblicamente la guerra in corso.
Nelle ultime settimane mi è capitato di sentire alcuni esperti secondo i quali la priorità di Putin sarebbe quella di «riunificare» la parte più slava e «russificata» dell’ex URSS. Indipendentemente dal fatto che sia una tesi realistica o meno, Putin sta per ora raggiungendo dei grandi risultati di segno opposto.


Un gesto di buona volontà

Dopo gli incessanti attacchi missilistici ucraini sull’Isola dei Serpenti (la cui guarnigione ucraina era diventata famosa, per una bella frase, in tutto il mondo all’inizio della guerra), i militari russi hanno fatto esplodere tutte le attrezzature ancora non danneggiate e si sono affrettati a evacuarsi su barche da sbarco.
Il dettaglio più interessante – e in un certo senso divertente – di questo episodio della guerra in corso è il commento ufficiale del Ministero della Difesa russo. Merita di essere tradotto:

Il 30 giugno, in qualità di un gesto di buona volontà, le forze armate della Federazione Russa hanno completato lo svolgimento dei loro compiti sull’Isola dei Serpenti e hanno ritirato la guarnigione dislocatavi.
Tale atto dimostra alla comunità mondiale che la Federazione Russa non sta ostacolando gli sforzi delle Nazioni Unite finalizzate alla creazione di un corridoio umanitario per l’esportazione dei prodotti agricoli dal territorio ucraino.

Avete apprezzato, vero?


I nuovi membri della NATO

La grande notizia di ieri era in realtà scontata: Erdogan ha «acconsentito» l’adesione della Svezia e della Finlandia alla NATO. Era scontata non solo perché la diplomazia è sempre una trattativa, ma anche e soprattutto perché Erdogan è un uomo dell’est. Un uomo dell’est non vende alcunché senza trattive lunghe, accese e piene di pseudo-rifiuti «categorici» di accettare le proposte della controparte. Molto probabilmente la maggioranza dei miei lettori occidentali conosce poco o per nulla tale modo di fare, mentre per me è sempre stato evidente il concetto di base: Erdogan alla fine accetta, ma bisogna vedere in cambio di cosa.
In sostanza, Erdogan ha ottenuto due cose. La prima era facilmente immaginabile: la Finlandia e la Svezia hanno concordato di «prevenire le attività» del Partito dei Lavoratori del Kurdistan e delle altre strutture che la Turchia considera terroristiche. Inoltre, si sono impegnate a non sostenere la Forza di autodifesa curda siriana (YPG) – affiliata al Partito dei lavoratori del Kurdistan – e il movimento FETO del predicatore Fethullah Gülen.
La seconda cosa ottenuta da Erdogan era un po’ meno ovvia (probabilmente in forza delle nostre dimenticanze), ma sempre logica: la Finlandia e la Svezia hanno accettato di revocare l’embargo sulle armi alla Turchia precedentemente imposto in risposta alle azioni della Turchia in Siria nel 2019.
Direi che in entrambi i casi la vittoria diplomatica di Erdogan può anche essere considerata temporanea (almeno nel lungo periodo: in futuro nessuno impedisce, per esempio, a riavviare le discussioni sul destino dei curdi), mentre l’importante rafforzamento della NATO è permanente.
Tutti, compresi i nuovi due membri, ringraziano vivamente lo sponsor politico principale di tale rafforzamento. Conoscete benissimo il suo nome, quindi è inutile che io lo scriva ancora una volta.


Il problema dell’essere un tattico

Il summit della NATO si terrà a Madrid dal 28 al 30 giugno. Ma già ieri il segretario generale Jens Stoltenberg ha annunciato due delle misure che quasi sicuramente verranno adottate:
1) Le forze di risposta rapida della NATO saranno aumentate da circa 40 mila persone attuali a più di 300 mila (l’aumento è stato richiesto da alcuni Stati dell’Europa dell’Est).
2) Secondo il nuovo concetto strategico della NATO, la Russia sarà indicata come «la minaccia più significativa e diretta alla sicurezza della alleanza».
Ovviamente si tratta di una nuova grande «vittoria» di Vladimir Putin… Molti di voi avranno già imparato bene la mia (e non solo mia) constatazione che non è uno stratega ma un tattico. Quindi evito di dedicare tanto spazio a tale concetto e passo direttamente a una delle sue conseguenze.
Il fatto è che i risultati de tattici – soprattutto di quelli di qualità non eccezionale – sono facilmente prevedibili. Quindi io prevedo già ora che in Europa aumenteranno anche le armi della NATO. Infatti, alcuni osservatori spiegano la lentezza nelle forniture degli armamenti pesanti alla Ucraina con l’attuale scarsa disponibilità fisica di queste ultime (e questo sarebbe la migliore risposta a tutti coloro che vedono la NATO come una alleanza aggressiva). Ebbene, sarebbe logico prevedere la correzione anche di questo dettaglio.
Anticipiamo dunque altri complimenti a Putin.


I nuovi candidati all’UE

Come era facilmente prevedibile, ieri il vertice dei leader dell’UE ha concordato lo status di candidato all’UE per l’Ucraina e la Moldavia. Ha dunque seguito le raccomandazioni della Commissione europea.
Considerando che nel mondo esistono da tempo anche alcuni altri potenziali candidati allo status di candidato (sono abbastanza sicuro di Azerbaijan, Armenia, Bosnia ed Erzegovina, Georgia, Kosovo), vediamo ancora più facilmente che la scelta dei leader europei è motivata prevalentemente dalle questioni di sicurezza. Infatti, dopo l’Ucraina, la Moldavia rimane lo Stato della zona meno «protetto» da accordi internazionali (nonostante la «cooperazione» con la NATO).
L’aspetto per ora più interessante della notizia di ieri è invece il destino della Georgia. Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel ha infatti annunciato che il vertice dell’UE ha riconosciuto la «prospettiva europea» della Georgia ed è pronto a concederle lo status di candidato una volta che la Georgia avrà soddisfatto una serie di condizioni. Il primo ministro georgiano Irakli Garibashvili, a sua volta, ha dichiarato che il suo Paese «merita lo status di candidato all’UE più di ogni altro candidato». Ma si è dimenticato di precisare che tutti i successi georgiani sulla strada verso la candidatura all’UE sono stati fatti sotto la presidenza di Mikhail Saakashvili (2004–2013). Quest’ultimo si trova ora in opposizione e – sostanzialmente di conseguenza – in carcere. Mentre i governanti georgiani di oggi hanno già disfatto una parte delle modernizzazioni della Georgia volute da Saakashvili.
A questo punto penso che l’Ucraina e la Moldavia non avranno molti concorrenti (o compagni di viaggio?) sulla loro lunga strada verso l’ingresso nell’UE.


La guerra contro la disoccupazione

Prima o poi (spero prima) a Vladimir Putin verranno riconosciuti anche i meriti nella lotta – o, se preferite, guerra – vittoriosa contro la disoccupazione a livello mondiale. Si tratta della disoccupazione evitata tra le persone altamente qualificate, ma questo dettaglio non rende certamente i meriti di Putin meno importanti.
Faccio solo due esempi.
Inizio dalla notizia più fresca, quella di ieri. Merrick Garland, il procuratore generale degli Stati Uniti, ha annunciato la creazione di un gruppo speciale per le indagini sui crimini di guerra in Ucraina. Tale gruppo sarà guidato da Eli Rosenbaum, il funzionario del Dipartimento di Giustizia che è stato definito il più noto «cacciatore di nazisti» degli Stati Uniti. Negli ultimi quasi quattro mesi abbiamo già appreso abbastanza notizie spaventose (ma pure palesemente parziali) per poter immaginare che il gruppo guidato da Rosenbaum avrà molto da fare nei prossimi anni.
La seconda notizia è un po’ più datata. All’inizio di febbraio la Commissione ONU aveva annunciato il completamento delle riparazioni irachene al Kuwait per la guerra del 1990-91. E, allo stesso tempo, si era constato che i membri della suddetta Commissione hanno maturato una esperienza pratica preziosa che tornerà (spero più prima che poi) in una zona diversa del mondo. Di conseguenza, l’organo non si era «estinto» automaticamente.
Per ovvi motivi sto cercando di trattenermi dall’umorismo eccessivo… Ma chi vuole, può provare a immaginarlo.