L’archivio della rubrica «Nel mondo»

La Cina contro Taiwan

C’è chi continua ad aspettare una qualche forma di guerra della Cina contro Taiwan e tentare di analizzare le sue possibili conseguenze.
Per me, invece, la domanda primaria in materia è: i (il?) leader cinesi sono irrazionali come lo è Putin? Si convinceranno di poter condurre e vincere velocemente e senza conseguenze la guerra contro un piccolo territorio vicino? Non ritengono che la guerra di qualsiasi durata e di qualsiasi esito possa influire negativamente sulla produzione e/o fornitura da parte di Taiwan dei microchip? [Taiwan ne è il produttore più grande al mondo, tali microchip vengono utilizzati praticamente in tutti i prodotti elettronici che ci circondano; la Cina attualmente non produce proprio i microchip di una qualità simile.]
Insomma, la Cina sarà pronta a spararsi al proprio piede industriale (ma molto probabilmente anche quello diplomatico) solo per soddisfare un piccolo desiderio territoriale?
Ecco: prima di tutto voglio capire se pure il leader cinese sia impazzito. Solo dopo posso unirmi a tutti coloro che ipotizzano i vari scenari e conseguenze matematicamente precise della ipotetica guerra.


La censura al contrario

The Financial Times scrive che la Commissione europea, reagendo alle lamentele di alcuni giornalisti bielorussi di opposizione, ha invitato Google, Meta e altre grandi aziende tecnologiche ad aiutare i media indipendenti di Bielorussia e Russia promuovendo le loro storie nei feed di notizie e negli aggregatori più in alto rispetto alle pubblicazioni filogovernative.
L’idea potrebbe anche sembrare (almeno a me) utile e interessante, ma non so quanto sia realizzabile dal punto di vista pratico. Conosco molte persone, soprattutto tra gli oppositori russi fuggiti all’estero per motivi politici, capaci di stilare una lista molto ampia e rappresentativa dei media «giusti»: quelli indipendenti dallo Stato dal punto di vista formale e non-filogovernativi nei contenuti. Ma non so se ci sarà la possibilità di tenere aggiornata quella lista. Infatti, sul mercato dei media di lingua russa a volte nascono dei progetti nuovi oppure, al contrario, quelli esistenti vengono a volte banditi dallo Stato con delle accuse del tutto inventate e private dei marchi a favore dei media vicini allo Stato.
I miei dubbi, poi, vengono rafforzai dal fatto che, per esempio, su Facebook (appartenente alla Meta) i moderatori dei contenuti in lingua russa si sono sempre comportati in modo strano: usano bannare, senza entrare nei dettagli, i singoli utenti per i contenuti contrari alla politica statale russa reagendo alle segnalazioni infondate degli agenti filogovernativi. Il fenomeno potrà verificarsi anche a danni dei media non governativi?
L’idea, comunque, è giusta: bisogna iniziare a promuoverla e realizzarla in qualche modo.


La scelta del momento

Da anni, da quando osservo l’Italia in un modo abbastanza attento, noto una tradizione costante e abbastanza curiosa: quella di creare un alto numero di singole strutture (che possono essere delle aziende private appartenenti alla stessa persona oppure degli organi pubblici della stessa entità territoriale) per risolvere delle singole situazioni. Quelle strutture coesistono, rubano un sacco di tempo e risorse al proprio creatore e, spesso e inevitabilmente, dopo un po’ di tempo iniziano a svolgere, almeno in parte, le funzioni identiche. Spesso sarebbe logico unire quelle strutture in una grande e efficiente o, meglio ancora, non iniziare nemmeno a crearne tante separate, ma sono poche le persone che riescono ad arrivare a tale idea. Non dico che negli altri Stati del mondo questo modo di fare sia totalmente sconosciuto, ma in Italia mi sembra di osservarlo con una frequenza maggiore.
Nella suddetta tradizione si inquadra perfettamente anche l’idea del ministro degli Esteri italiano di creare (finalmente) un esercito europeo. Dato che mi sembra di ricordare che esistano già l’esercito italiano e la NATO, mi chiedo: perché creare proprio ora pure quell’esercito europeo del quale si parla da circa vent’anni? Perché destinarne le risorse materiali o organizzative proprio ora, in un momento vicino allo stato di emergenza? Per difendersi dai personaggi come Putin? Potrebbe essere, ma l’UE non sta riuscendo di farlo nemmeno con le mani degli ucraini. Non sta riuscendo perché certi membri dell’Unione stanno ostacolando il processo con tutti i mezzi disponibili e per dei motivi comprensibilissimi. L’ostacolo verrà superato con la creazione di un esercito europeo? Triplo ahahaha!
Oggi si potrebbe anche creare un esercito europeo, ma solo per dare il via al gioco preferito dei burocrati: fare qualcosa di inutile solo per far vedere che si fa qualcosa. E non per raggiungere un risultato sensato e/o sperato.
P.S.: ovviamente tutto questo non significa che l’esercito europeo non serva.


Incrociare le notizie

A volte avrei preferito di leggere due notizie negative combinate, in qualche modo, in una. Per esempio…
1) L’ISIS sostiene di essere l’«autore» dell’attentato in Iran.
2) The Wall Street Journal sostiene che la Russia intende acquistare missili balistici a corto raggio dall’Iran (per utilizzarli sapete dove).
Io avrei preferito leggere: «l’ISIS sostiene di avere fato un attentato alla fabbrica di missili / droni / qualsiasi altro mezzo militare in Iran».
Così, almeno, i problemi di questo mondo avrebbero iniziato a eliminarsi a vicenda…


Un bel regalo natalizio

La grande scienziata Claudine Gay è l’autrice di ben 11 pubblicazioni scientifiche (prevalentemente sugli argomenti di razza e genere). Tutte quelle pubblicazioni sono in varia misura caratterizzate dalle copiature di vario genere, ma ora non importa più…

Perché la signora Gay si è finalmente decisa di dimettersi dalla Presidenza della Università di Harvard dopo appena sei mesi e due giorni di permanenza. Si è finalmente adeguata al contesto e io ne sono contento: come ogni qualvolta vedo un po’ di giustizia in questo mondo imperfetto.


L’intervista di Capodanno

Chi ha la possibilità tecnica e – in questo periodo un po’ meno impegnativo per alcuni – il tempo necessario, può leggere la «intervista di Capodanno» del presidente ucraino Zelensky alla rivista The Economist.
In generale, non mi è sembrata una intervista radicalmente diversa da quella recente del comandante in capo dell’esercito ucraino Valerij Zaluzhny. O, almeno, non vedo delle contraddizioni tra i due personaggi che secondo alcuni voci sarebbero in brutti rapporti. La differenza sta nel fatto che ognuno dei due fa il proprio lavoro: Zaluzhny combatte, mentre Zelensky chiede gli aiuti all’Occidente. E, nella intervista segnalata, avverte:

Putin sente la debolezza come una bestia, perché è una bestia. Sente il sangue, sente il suo potere. E vi mangerà per cena con tutta la vostra UE, la NATO, la libertà e la democrazia.

Mentre io aggiungo: per Putin il rispetto di molte procedure che osserviamo in Europa è uno dei principali indicatori di debolezza. Perché per lui la forza (ma anche la sovranità della quale parla così spesso) sta nella possibilità di fare quel che si vuole e quando si vuole.


Avrà sbagliato il mese

Proverei iniziare il nuovo anno con una barzelletta politica…
Ieri, il 1 gennaio, Vladimir Putin ha fatto visita in un ospedale militare vicino a Mosca per fare gli auguri di buon anno nuovo alle — come si dichiara ufficialmente — persone rimaste ferite nella guerra che lui ha iniziato in Ucraina. E, tra le altre cose, ha commentato l’attacco ucraino alla città russa di Belgorod del venerdì 29 dicembre:

Quello che è successo a Belgorod è senza dubbio un atto terroristico. Perché sotto la copertura di due razzi, hanno usato lanciarazzi multipli, MLRS. Come militari, sapete cosa sono gli MLRS. Sono armi indiscriminate che colpiscono le aree. E hanno usato queste armi per colpire il centro della città. Un attacco mirato alla popolazione civile

E poi ha aggiunto che l’esercito russo «risponde» agli attacchi del genere colpendo esclusivamente obiettivi militari…

Loro [gli ucraini] vogliono intimidirci e creare insicurezza nel Paese. Intensificheremo i nostri attacchi. Nessun crimine contro i civili resterà impunito

Ah, no: quello che ho appena descritto è successo veramente. Non so se funziona bene come una barzelletta, anche se politica.


Il video del 2023

Probabilmente alcuni di voi si sono accorti che il 2023 finisce di domenica. Di conseguenza, ho un motivo in più per postare – in qualità del video domenicale – qualche video-riassunto dell’anno uscente. La ricerca di un video del genere si è però rivelata una missione non facilissima. Infatti, mi sono accorto che quest’anno, pur lasciando l’impressione generale di una pazzia di portata planetaria, non è ricchissimo di eventi veri e propri. Abbiamo visto alcuni la conclusione, lo sviluppo o la stagnazione di alcuni processi negativi, ma mi vengono in mente pochissimi avvenimenti.
Vedo che pure gli autori dei video riassuntivi si sono trovati un po’ in difficoltà. Ecco, per esempio, il video del Time:

Oppure il video del VOX, ancora più strano:

Ma almeno il loro spirito corrisponde, in qualche modo, alla impressione che mi lascia il 2023…
Buon anno a tutti!


Un regalo di Putin un po’ scarso

Il quotidiano finanziario giapponese Nikkei scrive, basandosi sulle fonti proprie, che nel marzo 2023, durante la visita di Xi Jinping a Mosca, Vladimir Putin ha detto al Capo di Stato cinese che la Russia intende continuare la guerra in Ucraina per almeno cinque anni. Sulla base di queste parole, il Nikkei conclude che «non si dovrebbe dare valore» ai segnali di Putin, trasmessi attraverso i canali diplomatici, sulla disponibilità a negoziare un cessate il fuoco.
Ebbene, noi (a differenza del Nikkei) sappiamo da tempo che Putin parla della guerra come di una nuova realtà permanente, non come di un evento che può avere una fine almeno all’orizzonte. Di conseguenza, sarebbe molto interessante sapere perché Putin abbia deciso di scegliere, per i «partner cinesi», proprio la cifra 5 e non qualsiasi altro numero. Un tale lasso di tempo si adatta alla sua idea di pianificazione a lungo termine? Per esempio: cari fornitori cinesi di qualsiasi cosa di questo mondo, guardate per quanti anni siamo generosamente disposti a dare il nostro intero mercato nazionale solo a voi?
Non sono sicurissimo che Xi Jinping possa essere felice di una simile promessa: i buoni rapporti con il resto del mondo sono chiaramente per lui più importanti dei cinque anni di piena «fedeltà» della povera e sottoposta alle sanzioni Russia.


Le luci natalizie ucraine

Penso che più o meno tutti abbiano già letto del grandioso colpo dell’esercito ucraino di ieri: l’aviazione tattica ucraina ha fatto saltare in aria, nel porto della Feodosiya, la grande nave da sbarco «Novocherkassk» (della Flotta russa del Mar Nero) che trasportava i droni iraniani. Si tratta di un bel risultato militare che libera il territorio ucraino di almeno una parte dei pericolosi attacchi.
Ma è anche un risultato molto scenografico, nel senso positivo del termine:

Inyanto, il giornalista della radio «Svoboda» Mark Krutov ha pubblicato le immagini satellitari di Feodosiya, in Crimea, scattate da Planet Labs dopo che le forze armate ucraine hanno lanciato un attacco missilistico sul porto locale il 26 dicembre. Krutov ha sottolineato che l’immagine satellitare, scattata alle 11:25 ora locale, mostra che dopo che l’esercito ucraino ha colpito la nave da sbarco Novocherkassk (nel rettangolo rosso), un’altra nave (nel rettangolo giallo) è stata parzialmente affondata nelle vicinanze. Dopo aver analizzato le immagini satellitari e le fotografie, Krutov ha dichiarato che si tratta della nave da addestramento UTS-150 della classe T-43, parcheggiata nel porto almeno dal 2007.
P.S.: spero che con questo colto l’esercito ucraino sia anche riuscito a dimostrare, ancora una volta, l’utilità degli aiuti militari…