I media lettoni riportano: il Servizio di sicurezza dello Stato lettone ha avviato un’indagine contro il deputato del Seimas (Parlamento) Aleksejs Roslikovs, sospettato di incitare alla discordia e all’odio nazionale e di aiutare lo Stato aggressore Russia nelle azioni contro la Lettonia. Il 5 giugno, Roslikovs ha criticato la «Dichiarazione sull’eliminazione delle conseguenze della russificazione» durante una sessione del Seimas e ha dichiarato: «Siamo in maggioranza e il russo è la nostra lingua».
Certo, il personaggio ha scelto un momento storico molto appropriato per i discorsi del genere: è un uomo di grande intelligenza… Anche se è chiaro che non ha molta scelta: siede nel Parlamento solo grazie alla retorica populista pensata per i suoi elettori locali di lingua russa. Ma io, per esempio, avrei preferito perdere mandato (o qualsiasi altro lavoro) pur di non dover fare o dire alcune cose.
Allo stesso tempo, se non fosse per la lotta piuttosto maldestra contro la russificazione sovietica in alcune ex repubbliche sovietiche, ci sarebbero molti meno persone di lingua russa nostalgici dell’impero sovietico. Non sarebbero evaporati, ma semplicemente si sarebbero assimilati molto più facilmente, non avrebbero avuto rivendicazioni, non si sarebbero sentiti ospiti nella loro casa di fatto e non starebbero lottando ora per la restaurazione di qualcosa di «grande e grandissimo».
Ci vuole ancora più attenzione di prime per entrambe le parti.
L’archivio della rubrica «Nel mondo»
Quando ho visto l’immagine che voi vedrete sotto, mi è venuto in mente il meme più noto del 2020 che sicuramente vi ricordate: «nature is healing». Ma al contrario…
Nelle zone della guerra russo-ucraina gli uccelli stanno già costruendo nidi in fibra ottica per i droni FPV:

La foto è di uno dei militari della brigata ucraina «Azov».
Effettivamente, quelle zone non solo sono piene di munizioni inesplose e/o campi minati. Sono ricoperte anche di «fili» di fibra ottica utilizzati dai droni. Le nuove guerre portano i nuovi problemi, anche se quello appena citato potrebbe essere meno grave dell’avvelenamento chimico di certi campi della Prima guerra mondiale.
Per me la tematica del video della settimana questa volta è scontata. Perché l’operazione mi è piaciuta tantissimo.
E continuo a sperare di vedere la continuazione.
L’articolo che segnalo questo sabato è dedicato all’impatto della ormai ben nota operazione ucraina «Ragnatela» sulla capacità tecnica dello Stato russi di continuare la guerra.
Leggendo l’articolo, comunque, bisogna ricordare che nel corso della guerra non dobbiamo fidarci ciecamente delle due propagande (quella russa e quella ucraina). Lo Stato russo minimizza i dati delle perdite, lo Stato ucraino fa l’opposto. E, in ogni caso, bisogna vedere se e quando ci sarà la reale possibilità di rimettere in funzione gli aerei solo danneggiati ma non distrutti. Spero mai, ma bisogna vedere.
Provate a indovinare chi ha pronunciato ieri le seguenti parole (chi vuole la lode, dica pure a chi si riferiva):
La pace significa la perdita del potere. E per questo regime il potere è apparentemente più importante della pace e della vita di persone che non considerano affatto esseri umani.
In realtà, la risposta corretta è facilissima: Continuare la lettura di questo post »
La Reuters scrive che il governo britannico è pronto a fare causa a Roman Abramovich se quest’ultimo non accetterà di destinare 2,5 miliardi di sterline, ricavati della vendita della squadra di calcio londinese Chelsea, alla Ucraina. Non a «tutte le vittime della guerra in Ucraina» (comprese quelle in Russia), come si dice nella versione ufficiale dello stesso Abramovich, ma solo alla Ucraina: anche per la ricostruzione di quanto distrutto dall’esercito russo.
Non importa tanto se il governo britannico si renda conto o meno che Abramovich non può finanziare la ricostruzione dell’Ucraina nell’attuale momento politico – badando alla propria sicurezza – anche se lo volesse fare (ma potrebbe farlo in parte e per una tangente a «tutte le vittime della guerra» in Russia).
Sarà interessante osservare – se ci ricordiamo di osservarlo trovandoci nel flusso di altre notizie – se Abramovich «dimenticherà» di cercare di vincere la relativa causa giudiziaria, o se si accetterà la tesi del governo britannico e pagherà la tangente a chi si deve con altri soldi propri.
In qualche modo, delle due ipotesi di cui sopra, la seconda mi sembra un po’ più probabile.
Ahahaha, ho scoperto che il 30 maggio, due giorni prima dei droni partiti dai camion, una delle fonti della propaganda Z russa è stato pubblicato il seguente testo:
Nelle ultime due settimane, la Russia ha dislocato circa 40 bombardieri a lungo raggio Tu-22M3 all’aeroporto di Olenya, oltre a circa il 20% dei Tu-95MS del Paese. Si tratta del più grande dispiegamento di aviazione strategica dall’inizio del conflitto.
La fonte ha detto che i preparativi sono stati fatti come parte di un’operazione su larga scala progettata per infliggere all’Ucraina un duro colpo alle strutture chiave — energia, trasporti, logistica, centri di comando — se Zelensky rifiuta il memorandum proposto, che dovrebbe essere la base per un futuro accordo di pace con l’Ucraina.
Nell’eventualità di un’altra rottura dei colloqui di pace, Mosca non ha più intenzione di protrarre l’azione militare per anni. Secondo un insider, il Cremlino ha deciso di porre fine alla fase attiva con la massima fermezza e rapidità, utilizzando tutti i mezzi disponibili — tranne quelli nucleari.
Il campo d’aviazione di Olenya, uno dei più protetti e remoti, è stato scelto per concentrare le forze dell’aviazione strategica e le munizioni.
Secondo le fonti, Putin intende dimostrare all’Occidente come sarà la guerra se la Russia «smetterà di trattenersi». Si tratta anche di un segnale ai falchi europei, soprattutto nel momento in cui si discute di nuove forniture di armi all’Ucraina.
Cosa e quando inizierà esattamente non è stato reso noto. Ma i preparativi suggeriscono che ci aspetta qualcosa di inedito.
[Stilisticamente il testo non è un capolavoro, quindi non mi sono sforzato tanto per la traduzione: leggete pure l’originale se potete / volete]
Effettivamente, è stato fatto qualcosa di inedito. Ma si sono dimenticati di precisare da chi è stato progettato e fatto.
Anzi, non hanno svelato il segreto militare.
L’operazione speciale ucraina «Ragnatela» di ieri – la conoscete già tutti – è stata preparata dalla Ucraina per più di un anno e mezzo. Ha portato alla distruzione di 41 aerei strategici russi.

L’operazione è stata estremamente complicata dal punto di vista logistico: Continuare la lettura di questo post »
Ieri Maria Zakharova, la rappresentante ufficiale del Ministero degli Esteri russo, nel corso della trasmissione «60 Minuti» del canale televisivo statale Rossiya 1 ha dichiarato: la composizione della delegazione russa al secondo round di negoziati con l’Ucraina a Istanbul sarà la stessa dei colloqui del 16 maggio.
Il giorno prima, il 28 maggio, Donald Trump ha dichiarato: nel corso delle prossime due settimane scopriremo se Putin vuole la pace… Eh? Putin vuole cosa? Riusciremo a scoprire qualcosa? Ok, non importa. L’importante è che Trump aveva fatto la stessa dichiarazione il 19 maggio, il 27 aprile… In pratica, fa la stessa dichiarazione ogni due o tre settimane e ogni volta conta di scoprire qualcosa. La prossima volta dovrebbe capitare il 12 giugno: conoscendo Trump, non mi sorprenderò.
Mentre voi non dovreste sorprendervi per il fatto che Putin manda a Istanbul gli stessi buffoni di prima. Perché voi non siete Trump che spera di scoprire qualcosa.
Dagli USA arriva una notizia incredibile: Trump non cambiato idea in 24 ore! (Sì: come sappiamo, l’unica cosa che è capace di fare in 24 ore è dire o fare l’esatto contrario rispetto a prima.) Sul proprio social ha continuato a criticare Putin, dicendo che quest’ultimo «sta giocando con il fuco»:
What Vladimir Putin doesn’t realize is that if it weren’t for me, lots of really bad things would have already happened to Russia, and I mean REALLY BAD. He’s playing with fire!
Boh, speriamo che finalmente si tratti di un contatto con la realtà stabilito!



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