L’archivio della rubrica «Nel mondo»

L’ultimo indirizzo internazionale

A ottobre 2016 avevo scritto del progetto russo «L’ultimo indirizzo» (leggete quel post per capire/ricordarvi in cosa consiste), mirato a ricordare le vittime delle repressioni politiche esercitate dallo Stato sovietico. Tale progetto continua ad avere un buon sviluppo in Russia.

In contemporanea, è diventato però anche un progetto internazionale. Il 5 maggio 2017 sono state installate le prime tre targhe a Kiev (in lingua ucraina):

Mentre il 27 giugno 2017 – ieri – sono state installate le prime quattro targhe a Praga (in lingua ceca). Una di queste (dedicata allo studente 28enne Veleslav Wahl fucilato nel 1950 per spionaggio) si trova, lo dico tanto per fare un esempio, in via Úvoz 156/13, sul muro della attuale Ambasciata della Svezia. Se nel corso dei vostri prossimi viaggi turistici vi capiterà di visitare Praga, avrete la possibilità di vedere personalmente una di quelle targhe.

Per una pura (e bella) coincidenza sul marciapiede davanti allo stesso palazzo si trova una «pietra d’inciampo»: i due progetti di simili finalità si sono dunque finalmente «incontrati».

Il prossimo Stato diverso dalla Russia a entrare nel club internazionale dell’"ultimo indirizzo" dovrebbe diventare, se tutto va bene, la Moldavia. Tale ingresso è purtroppo ostacolato dalle scarse capacità finanziarie dei volontari presenti sul posto. Non trattandosi di una spesa folle, è possibile però sperare che si trovino delle persone almeno in qualche modo legate alla Moldavia capaci (e ovviamente volenterose) di partecipare alla diffusione del progetto anche in quel territorio colpito dal terrorismo di Stato ai tempi sovietici. [È difficile che mi leggano, ma pubblico comunque il link: https://www.poslednyadres.ru/help-us/]


Nemmeno da gui si vede il confine

Il 13 maggio 2017 anche le persone meno esperte dei computer hanno scoperto della esistenza del virus WannaCry. Per evitarlo, bastava fare un banalissimo aggiornamento del sistema operativo e dell’antivirus.

Il 27 giugno 2017 i computer del Governo ucraino sono stati contagiati da un virus simile a WannaCry. La portavoce del vice-premier ha pubblicato su Facebook la foto del proprio monitor:

La vastità della stupidità umana è veramente infinita.

Non faccio delle battute di leggero sfondo razzista solo perché le forti ondate del ridere non mi permettono di continuare con la scrittura.


Il visto senza il visto

Come avete probabilmente già sentito o letto, a partire dalla domenica 11 giugno 2017 i cittadini ucraini possono entrare in UE senza visto. Per pura curiosità sono andato a vedere le condizioni che hanno accompagnato tale gesto di grande generosità da parte dell’Europa. Con il termine curiosità intendo dire che mi sono insospettito. Infatti, non voglio offendere nessuno, ma bisogna essere realisti: rispetto a tanti altri, l’Ucraina è uno Stato poco tranquillo politicamente e poco sviluppato economicamente per godere di un simile previlegio.

Ho dunque letto le condizioni. Grazie ai loro autori ho riso bene.

Prima di tutto, gli ucraini che vogliono andare in Europa devono, una volta giunti al confine, presentare le informazioni sullo scopo del viaggio, sulla disponibilità dell’alloggio, sulla disponibilità dei mezzi finanziari sufficienti per tutta la durata della permanenza in UE, la conferma della intenzione di fare rientro in Ucraina (per esempio il biglietto di ritorno) e l’assicurazione medica. In sostanza, si tratta degli stessi documenti che normalmente si presentano per ottenere un visto. L’unica differenza: non si paga più per il rilascio del visto.

Ma non è finita. In secondo luogo, gli ucraini che vogliono andare in UE senza il visto, possono trascorrere sul territorio europeo solo 90 giorni ogni 6 mesi. Senza il visto non possono studiare o lavorare in Europa.

In terzo luogo, è stato fatto tutto il possibile per escludere da questo regime agevolato gli abitanti della Crimea e delle regioni di Donetsk e Lugansk. Infatti, gli ucraini che vogliono andare in Europa devono essere in possesso di un passaporto biometrico modernizzato (le cui caratteristiche sono state concordate con l’UE ben più tardi dei fatti del 2014).

Mi dispiace per gli amici ucraini, ma la loro euforia è poco fondata sui fatti reali. Perché per i comuni viaggiatori ucraini non c’è alcun reale cambiamento in meglio.

P.S.: non immaginate quanto mi divertono gli abitanti della Crimea che da diversi giorni stanno cercando di (ri)ottenere i passaporti ucraini. Molti di loro avevano festeggiato l’invasione russa sperando di avere le pensioni più alte e gli investimenti statali nelle infrastrutture. Ma visto che i soldi non arrivano (perché mancano anche per quasi tutto il resto della Russia – tranne la Cecenia), quegli ometti avidi stanno già inseguendo un’altra fonte di beni gratuiti.


Zoologia nel design

Il designer russo Artemy Lebedev ha messo ieri in evidenza una tendenza curiosa.

Egli fondò nel 1995 il proprio studio di design. Nel 1998 lo studio assunse il nome di Art. Lebedev Studio e adottò il logo con il codice a barre:

In breve tempo il logo mutò leggermente:

Nel 2016 lo studio ha deciso di rivedere la propria stilistica, il che ha comportato, tra le altre cose, il cambiamento del logo:

Proprio a questo punto hanno iniziato ad arrivare i primi sciacalli. Ecco il primo esempio del 2016:

Ecco, invece, un esempio del 2017:

Aspettiamo altri aggiornamenti dal mondo della moda, altre notizie sulla creatività italiana etc.


La dura lotta contro l’economia

Mi è già capitato di scriverlo in passato: nell’Unione Europea (come è oggi) è impossibile la nascita delle grandi aziende innovative. Il motivo principale e sufficiente è la burocrazia europea tendente a regolamentare ogni particolare di ogni aspetto della vita. Si arriva al punto di indicare alle aziende private — sia comunitarie che addirittura straniere — come devono condurre la propria attività interna.

Oggi, per esempio, abbiamo potuto apprendere la notizia sulla multa da 110 milioni di euro a Facebook per la sua gestione dei dati dell’acquisito WhatsApp.

Porco Digitus! Se io compro un appartamento e installo una porta trasparente nel bagno, la mia moglie ha la possibilità di fare una scelta tra scappare verso una casa migliore o accettare di contemplare tutto ciò che faccio dentro. La stessa libertà hanno gli utenti di un qualsiasi servizio. Si chiama il libero mercato. Ma in Europa ci si sta ormai dimenticando cosa significhi tale espressione.

Al problema della burocrazia si aggiunge poi la dominante concezione della politica fiscale comunitaria: vedere l’intero settore privato come una mucca da mungere senza pietà al fine di finanziare la burocrazia stessa e le preoccupanti tendenze socialiste comunitarie.

Tutti i fattori elencati nel presente post mi fanno pensare al periodo fascista (ebbene sì, quello italiano) quando lo Stato si permetteva di ficcare il naso nel settore privato con gli obiettivi sostanzialmente molto simili.


Macron Presidente

Come sicuramente sapete già, ieri, al secondo turno delle presidenziali, la maggioranza degli elettori francesi ha scelto il meno-peggio. Non ho un termine migliore per definire il nuovo presidente francese, e per questo l’unica emozione che mi ispira la sua figura è la noia. Sembra solo un perfetto funzionario e solo per questo è già noioso: ha capito di dover lasciare i socialisti poco prima che fosse evidente il loro fallimento in tutti gli ambiti, non ha ripetuto gli stessi errori politici di Fillon e ha vinto nel secondo turno solo perché la sua concorrente è stata la Le Pen. La mancanza di almeno uno di questi tre elementi avrebbe fatto venire meno la sua grande fortuna di ieri.

Quello che mi preoccupa, invece, è il fatto che circa un terzo dei francesi vorrebbe tornare nel XX secolo. Non le presunte tendenze verso la xenofobia o il razzismo — Jean Marie Le Pen è stato cacciato dal partito proprio per liberare il «Fronte Nazionale» da quelle due caratteristiche — ma la concezione arcaica dell’interesse nazionale che c’è nelle teste delle persone. I giornalisti e i politici europei non sono in grado (lo in base a quello che vedo) di spiegare i vantaggi di un mondo aperto rispetto a quello chiuso. Probabilmente non ci sarei mai riuscito nemmeno io. Anche se posso provare a farlo con qualche esempio elementare.

Immaginate Tizio che spende 10.000 euro all’anno per mantenere una macchina di proprietà (per esempio una Fiat Panda del 1988) e Caio che spende 5000 euro all’anno per nolleggiare tutte le macchine che gli piacciono e solo quando realmente gli servono (che ne so: Audi, Range Rover, Volvo etc). Ecco, circa un terzo dei francesi hanno dichiarato di volere passare tutta la loro vita con una Peugeot marcia del 1972. E so che una determinata quantita degli italiani vorrebbe passare tutta la vita sempre con la stessa Panda del 1988 funzionante per miracolo.

Che tristezza.


100 giorni di Trump

Tutti si chiedono: per cosa saranno ricordati i primi 100 giorni della presidenza di Donald Trump?

Io penso di conoscere la risposta, anche se, allo stesso tempo, devo ammettere di essere d’accordo con una delle affermazioni dello stesso Trump sulla presunta importanza simbolica di quei giorni: tale importanza è veramente bassa.

E ora la mia risposta.

I primi 100 giorni della presidenza di Trum saranno ricordati per il fatto che gli USA sono stati governati da Donald Trump.

Non vi sembra che sia già un evento eccezionale?


Giovani, imparate!

Cosa ci insegna il primo turno delle elezioni presidenziali francesi? A noi per ora nulla.

Ai più giovani, però, da una lezione importante: ragazzi, provateci con le vostre insegnanti del liceo. Se va male, al massimo sarà lei ad andare in galera. Se va bene e – seconda condizione – un giorno finirete in politica, la gente vi voterà e vi commenterà facendo più attenzione ai vostri fatti personali familiari che alle solite qualità politiche.

Ecco, per ora non c’è altro da dire sul primo turno delle presidenziali francesi. Tutte le possibili analisi che leggo e sento in questi giorni scivolano presto nelle bassezze di fronte alle quali pure la Le Pen è un esempio della serietà.


Votate il ritrattista

Le idee e i valori, buoni o cattivi che siano, se ne vanno. I ritratti, invece, restano. La morale: alle prossime elezioni (o referendum) votate un ritrattista.

Oppure trasferievi in Corea del Nord: il rispetto delle tradizioni ormai c’è solo lì…


Trasporto spaziale

Dopo il post sul Giorno dei cosmonauti di ieri, provo a rimanere, in qualche modo, nell’argomento spaziale. Ecco la comparazione dei costi di trasporto di 1 kg di beni per razzi.

Non tutti gli imprenditori privati sono in grado di investire in un settore così economicamente impegnativo. Ma quelli che ci riescono, dimostrano che l’iniziativa privata è sempre più efficiente.