L’archivio della rubrica «Internet»

Il like o la vita!

Odio quei siti che cercano di estorcermi un like prima di mostrare i contenuti.

Perché li odio? Perché turbano la mia navigazione un po’ come quei scarti inutili della umanità che sulla metropolitana mi ordinano «Dammi una monetina!»


Run, Leo, run!

Molto probabilmente conoscete già questo gioco su Leonardo di Caprio in stile DOS. L’obbiettivo del gioco è far prendere l’Oscar al personaggio. Provate e, se vi piace, diffondete.

P.S. «The Revenant» è un film di merda da tutti i punti di vista, l’elenco dei suoi difetti occuperebbe due o tre schermate, quindi ve lo risparmio. Naturalmente, proprio per questo film a Leonardo di Caprio verrà dato, finalmente, il tanto atteso Oscar.


Vodka periodica

L’immagine di facciata di Google è oggi dedicata a Dmitrij Mendeleev: oggi avrebbe compiuto 182 anni.

Lo scienziato russo è conosciuto nel mondo soprattutto per l’invenzione della tavola periodica degli elementi. In realtà sarebbe più corretto che la sua versione della classificazione degli elementi chimici è quella più logica, ma non unica. E, sicuramente, non è la prima.

E’ bello ricordare oggi che in Russia al nome di Mendeleev viene associato un’altra leggenda. Gli viene attribuita, infatti, l’invenzione della ricetta della vodka classica, quella a 40 gradi. In realtà, però, il famoso scritto di Mendeleev «Sulla unione dell’alcol con l’acqua» non è dedicato alla bevanda e può essere utilizzato da guida per la sua produzione solo in parte.

Ma sono le leggende a rendere gli scienziati popolari e amati. Amati pure dalle persone che andavano male a scuola.


Come ci cambia il tempo

Inizio a pensare che il Facebook di Arnold Schwarzenegger sia da seguire…


Meglio tardi che mai

Essendomi cementato in una scienza umanistica, ho compreso presto che l’invenzione dell’acqua calda non è di mia competenza. Non posso mica rubare lavoro agli aspiranti vincitori dell’Ig Nobel Prize.

Di conseguenza, sentivo da tempo la necessità di distinguermi in qualche modo più appropriato. Poche settimane fa, finalmente, ce lo fatta. Sono io quel tipo 32enne che ha imparato a usare il network ResearchGate solo nel novembre 2015.

E ora dico una cosa seria: quel sito è una figata utilissima, lo consiglio a tutti coloro che fanno ricerca. Pure i ricercatori che per qualche strano motivo riducono al minimo i contatti con il mondo esterno, apprezzeranno la possibilità di poter facilmente accedere alle rare pubblicazioni scientifiche.

Per scoprire tutte le potenzialità del sito che vi ho appena consigliato, andate a vederlo o leggete, almeno, la sua descrizione su WikiPedia.


Gli indovini anonimi

Ogni persona con un livello di istruzione digitale minimo sa benissimo che l’anonimato e un account web ufficiale sono due cose incompatibili. Di conseguenza, non sapremo mai il «parere ufficiale» dell’Anonymous circa i futuri attacchi dell’ISIL in Occidente. Ma non ci deve nemmeno interessare. Ci devono interessare le prove tempestive, documentate e verificabili.

In particolare, non vorrei che l’Anonymous decida, un giorno, di diventare un ennesimo predicatore (collettivo) della fine del mondo. Ce ne sono già abbastanza.

P.S.: bisogna pure precisare che la progettazione di un attentato non è sempre compatibile con l’utilizzo dell’internet, ma terroristi sono a) non dei grandissimi intellettuali; b) amanti di alcune comodità offerte dal XXI secolo.


Rubrica universale

Ho appena letto una cosa interessantissima…
Se siete registrati su Facebook, collegatevi e provate a fare un interessante gioco. Consiste in tre passaggi:

1. Nella barra per la ricerca delle persone e dei luoghi provate a cercare il proprio numero di telefono mobile;

2. Ora provate a cercare un qualsiasi numero della vostra rubrica telefonica (cioè di un amico o di un parente);

3. E ora provate a cercare un numero inventato a caso.

Spero che tutti i miei lettori riescano a immaginare da soli quanto è facile monetizzare tale «servizio» di Feisbùc. I modi possibili sono innumerevoli. Ma non avendo alcuna voglia di vedere il cielo a righe, non sarò io a fervi degli esempi concreti.


Mi faccio censurare

Per qualche strano motivo, il mio post di martedì non è stato annunciato su Facebook. E’ molto probabile che si tratti di un errore momentaneo dello script al quale ho affidato l’automatizzazione del processo… La mia mania di grandezza, però, avrebbe gioito nel scoprire che la censura californiana avesse difeso l’ONU dalla mia opinione personale.


Seguitemi

Mi ero iscritto su Facebook nell’autunno del 2008 e all’epoca esso mi sembrava una agenda multi-funzionale da utilizzare per la raccolta dei miei contatti occidentali (soprattutto quelli italiani). Negli sette anni seguenti è cambiato ben poco nel mio rapporto con il suddetto sito, il principale cambiamento visibile sta nella pubblicizzazione massiccia del mio blog e del mio sito in generale. Tuttora continuo a considerare il proprio profilo come uno spazio privato, aperto al 100% solo per i pochi eletti. E, a quanto ne so io, non sono l’unico a comportarmi in questo modo. Anzi, conosco tantissime persone molto più riservate di me.

Mi mancano comunque le parole per descrivere quanto mi diano fastidio le persone sconosciute che mi mandano le richieste di amicizia senza nemmeno presentarsi. Ma pure coloro che mi «aggiungono» senza avermi mai parlato o solo salutato nella vita reale, piena di incontri più o meno regolari. Non posso mica scrivere a tutti i richiedenti qualcosa del tipo «scusa, potresti dirmi come fai a conoscermi dato che il tuo nome e la tua foto non mi dicono un cazzo?» Di conseguenza, declino tutte le richieste provenienti dagli sconosciuti. Gli amici e i conoscenti veri me li ricordo quasi tutti e so che sono educati.

Insomma, pur non essendo un personaggio pubblico famoso, ho aggiunto il buttone «Segui» al mio profilo su Facebook. Ora gli sconosciuti non hanno più scuse: se vogliono leggere regolarmente quello che scrivo, sanno dove cliccare.

Vi faccio notare, infine, che è totalmente inutile aggiungermi tra gli amici su Facebook solo per andarmi un messaggio privato. Per le comunicazioni private esiste l’email, il mio indirizzo è pubblico da anni.

P.S.: ricordatevi che i messaggi privati di Facebook inviati agli non-amici spesso finiscono in una cartella semi-nascosta, quindi rischiano di rimanere non letti per mesi o addirittura anni.


Merce per adulti

Tenete i bambini lontani da Amazon: su quel sito vendono dei prodotti sospetti