Molto probabilmente ve ne siete accorti anche voi: molto spesso gli aggiornamenti evidenti delle varie applicazioni che avete sul telefono riguardano esclusivamente lo spostamento delle icone da una parte all’altra o il cambiamento di alcuni colori.
Tali «aggiornamenti» non sempre appaiono sensati; molto spesso ci fanno impiegare una quantità spropositata del tempo per ritrovare le funzioni abituali della applicazione. Uno degli esempi concreti più eclatanti è la recente versione dell’Instagram. Al posto del vecchio menu è stata introdotta la barra con cinque piccole icone in alto. E io ci avevo impiegato un bel di tempo per capire che il comando «esci» si trova ora sotto i tre pinti a destra: la relativa icona è talmente piccola che inizialmente non riuscivo a centrarla bene con il dito (e di conseguenza essa mi sembrava non funzionante).
Insomma, pure l’Instagram ci ricorda che aggiornamento non è sinonimo di miglioramento.
L’archivio della rubrica «Internet»
Ieri pomeriggio la squadra nazionale di calcio russa si è dimenticata di nascondere la propria capacità di giocare e lo ha fatto nella partita più importante dell’ultimo decennio (nel 2008 perse la semifinale del campionato europeo proprio contro la Spagna). Pure io — miracolo! — ho visto gli ultimi dieci minuti della partita. Ma il post di oggi è dedicato a un altro argomento.
In questi giorni il mondo si è accorto che attorno al ponte di Crimea sta continuando la battaglia dei due giganti dell’internet (ripassiamo la prima puntata).
Ebbene, il Google indica il ponte sulle proprie mappe in due lingue: in inglese e in ucraino.
Mentre il Yandex lo fa solo in russo:
Nel frattempo il presidente Putin ha assegnato ad alcuni reggimenti carristi dell’Esercito russo dei nuovi nomi che includono i nomi di alcune città ucraine.
Viviamo in un periodo storico molto curioso.
E mi sa che non diventerà noioso in breve.
Per puro caso ho trovato su internet questa foto…
… e ho pensato che ho già tutti i requisiti per poter stampare i biglietti dello stesso tipo, cambiando solo la e-mail. Tale modo di scegliere i nomi su internet potrebbe diventare uno dei possibili standard utili per la semplificazione e prevedibilità.
So che il sentirsi un genio è abbastanza controproducente nel lungo periodo, ma sono appena riuscito a reimpostare il crossposting automatico da WordPress a Facebook.
Sono riuscito a farlo nonostante una nuova politica del Facebook verso la propria API e la conseguente comparsa di innumerevoli errori incomprensibili (sì, secondo me gli sviluppatori del Facebook programmano con il culo).
Sono riuscito a farlo nonostante essere da poco passato verso il HTTPS.
Sono riuscito a farlo dopo aver letto dieci mila forum dedicati all’argomento, scritto e riscritto mille soluzioni in cinque linguaggi diversi, pensato e pronunciato due milioni di bestemmie e, infine, dopo avere quasi picchiato il computer per disperazione.
Non so ancora se riuscirei a spiegare in modo lineare come – troppi tentativi mescolati in testa – ma sono riuscito a farlo.
Ma vorrei tranquillizzare i colleghi blogger, programmatori e altri: il dialogo tra WP e FB è ancora possibile. Non disperatevi e continuate a lavorarci su.
Come molto probabilmente sapete, l’Instagram consente di pubblicare le foto e i video esclusivamente dallo smartphone. Si tratta di una scelta tecnica piuttosto stupida: non ha senso escludere le persone che sono più comode a gestire la propria vita digitale pubblica dal computer solo perché una notevole quota del traffico ha migrato verso il mobile. Ma per fortuna viviamo in una economia sviluppata: la stupidità di un produttore è una buona occasione per tanti altri.
Quindi io ho cominciato a cercare, a un certo punto, chi è riuscito a creare la soluzione migliore al problema appena descritto. Pare che il risultato sia stato positivo: l’applicazione gratuita e funzionale per postare sull’Instagram dal computer si trova sul Windows Store e si chiama Upload for Instagram.
Dato che è semplicissima nella installazione e nell’utilizzo, la consiglio a tutti gli interessati.
L’unica stranezza della applicazione è la necessità di lasciare minima la larghezza della sua finestra: solo in tale caso il vostro computer «penserà» di essere uno smartphone.
P.S.: il mio Instagram.
Ogni volta che il Facebook mi ricorda che oggi è il compleanno di un mio amico, io mi sento un po’ in crisi. Da una parte, sono contento per il mio amico (o amica). Dall’altra parte, so che scrivendo un messaggio di auguri dimostro per l’ennesima volta di essere un fesso: il mio amico sa benissimo che tutti i messaggi come il mio sono dovuti esclusivamente alla notifica del Facebook. Quindi i miei auguri non saranno sinceri.
Di conseguenza, conviene aspettare un’altra occasione per dimostrare di ricordare qualcosa del mio amico. Per esempio, fare gli auguri di persona (se si pensa di incontrarlo in breve).
Il 17 maggio è uno dei numerosi compleanni dell’internet (non si è mai raggiunto un accordo sulla data singola). Il 17 maggio 1991, per esempio, è il giorno in cui fu approvato lo standard delle pagine WWW.
Un’altra data spesso citata è il 4 aprile: nel 636 quel giorno morì l’arcivescovo spagnolo Sant’Isidoro di Siviglia, il creatore della prima enciclopedia al mondo «Etymologiae» e il patrono degli studenti.
Lo stesso internet, tramite uno dei suoi portavoce migliori (un certo Google) saprà fornirvi tante altre possibili date.
Avere più compleanni nel corso dell’anno potrebbe essere una condizione di vita abbastanza redditizia in termini di regali. Per esempio, aumentano le probabilità di avere in regalo una radio portatile prodotta in Inghilterra negli anni ’60 del XX secolo.
Come è specificato sul sito Radiomuseum, l’apparecchio in questione fu in grado di ricevere solo le onde medie, ma va benissimo comunque.
Bisognerebbe registrare il dominio window.live e assegnarlo in qualità del premio al sito delle previsioni metereologiche più preciso del momento. Il rating della precisione, a sua volta, andrebbe aggiornato ogni X mesi o anche una volta all’anno.
Perché proprio questo dominio? Perché sono le finestre a trasmetterci le informazioni più precise sul tempo. Quindi il dominio di cui sopra diventa un marchio di qualità.
L’idea è stata ispirata da tutte quelle persone che ogni giorno si/mi chiedono «domani pioverà?»
Per scoprire quante cose sa Facebook sull’Utente X (al posto della X immaginate il proprio nome), è sufficiente cliccare sul link https://www.facebook.com/help/1701730696756992.
Seguendo la giusta combinazione dei link presenti sulla pagina che si apre, potrete richiedere l’archivio delle informazioni relative alla vostra persona. Il link all’archivio arriverà via mail: cliccandoci sopra potrete scaricarlo per poi aprirlo e scoprire quanto bene siete stati spiati.
Dopo tale consiglio pratico potrei darvi una bella informazione e un altro consiglio utile.
La bella informazione non costituisce in realtà un grande segreto: il Facebook raccoglie e analizza costantemente tutte le informazioni relative ai propri utenti (che hanno già superato i due miliardi nel mondo). Questa attività è utile alla crescita e la conseguente attrattività per i venditori della pubblicità. Ed è inutile, dunque, preoccuparsi per le notizie sulla vendita delle informazioni degli utenti del Facebook alle aziende terze. Siete in ogni caso seguiti e analizzati con un microscopio socio-economico.
Il consiglio utile promesso è altrettanto banale (ma allo stesso tempo sconosciuto a molti per un motivo a me incomprensibile). Se siete preoccupati per la sicurezza dei vostri dati/informazioni su internet, la soluzione è semplicissima: non inseriteli su internet. L’internet, compresi anche i social networks, possono essere utilizzati al 100% anche senza l’utilizzo delle informazioni sensibili. È sufficiente avere un po’ di fantasia.
In sostanza, la signora Nasim Najafi Aghdam è andata a sparare negli uffici di YouTube perché il suo canale era stato, precedentemente, classificato come «per aduti» e, di conseguenza, diventato meno frequentato e meno redditizio.
Da questa storia triste possiamo imparare due cose importanti.
In primo luogo, non bisogna costruire la propria vita solo sulla base della propria popolarità. Quest’ultima non è una professione, ma solo una delle possibili conseguenze del suo buon svolgimento.
In secondo luogo, la ricerca dei motivi del calo della popolarità va effettuato a partire dall’interno. Un qualsiasi autore diventa sempre meno seguito non quando subisce una qualche forma di censura, ma quando smette di inventare (tutti giorni!) qualcosa di nuovo e interessante per le masse. Chi non è pronto/disposto a operare in base a tale logica, dovrebbe rassegnarsi ad uno stile di vita comunemente definito normale.
A questo punto qualcuno potrebbe cedere alla tentazione di attribuire la colpa all’internet, cioè quel strumento che ci avrebbe resi dipendenti dalla ricerca dei «15 minuti di gloria». E invece no: l’internet è solo uno trasmettitore impassibile. Quindi la stupidità fatale delle persone viene diffusa allo stesso modo della loro popolarità positiva. Facciamo in modo che la conoscenza di questo fatto ci sia da stimolo nella vita.