L’archivio della rubrica «Internet»

I siti muti

Molto probabilmente è capitato anche a voi di visitare qualche sito che emette dei suoni imprevisti/indesiderati nell’ambiente. La situazione diventa particolarmente divertente quando si tratta di un ambiente notturno: la mattina dopo i vostri familiari o vicini potrebbero manifestare tutta la loro gratitudine.
Come possiamo tutelarci? Lo possiamo fare installando delle giuste estensioni per il browser. Per il mio amatissimo FireFox posso consigliare l’estensione MuteTab che in un click spegne l’audio in tutti i tab (e sempre con un click lo riaccende).
Il Smart Tab Mute, invece, spegne l’audio nei tab che sono nel regime di sottofondo.
Il Mute sites by default, poi, è in grado di vietare a tutti i siti di riprodurre suoni e autorizzare a farlo solo i siti indicati dall’utente.
Per il browser Chrome – inspiegabilmente preferito da un sacco di gente – potrei consigliare l’estensione Silent Site Sound Blocker. Anche esso è capace di impostare il regime di silenzio o di sonorità per ogni sito indicato dall’utente o per tutti i siti in generale.
Il vantaggio dell’utilizzo delle estensioni consiste nel non dover spegnere l’audio del computer solo per la paura dei siti urlanti (creati dai delinquenti senza cervello).


La Commissione europea ha multato Google per altri 4,34 miliardi di euro. Questa volta il pretesto sarebbe la «imposizione illegale» degli strumenti di ricerca della Google sui dispositivi con l’Android.
Potremmo ipotizzare due spiegazioni a tale idiozia. Per esempio, potremmo ipotizzare che la Commissione abbia deciso di non abbandonare la tecnica tipica del socialismo: derubare chi guadagna (Google) per finanziare la tranquilla nullafacenza di chi non è capace di farlo (i membri della Commissione).
Oppure potemmo ipotizzare che in forza alla età avanzata, analfabetismo digitale (spesso è la conseguenza dell’età) e/o limitate capacità cognitive, i membri della Commissione non sanno che su Android può essere installato qualsiasi strumento di ricerca alternativo a quello esistente per default. Inoltre, può essere installato sia dal produttore del telefono che dal suo utente privato. In forza ad almeno una delle ragioni elencate poco prima i Commissari non comprendono nemmeno la logica «nel sistema operativo di mia produzione includo lo strumento di ricerca di mia produzione».
Entrambe le ipotesi, naturalmente, vanno prima di tutto applicate alla commissaria per la concorrenza Margrethe Vestager. E spero che nessuno le racconti della esistenza degli iPhone!

A questo punto il CEO del Google Sundar Pichai dichiarò che l’Android potrebbe smettere di essere un sistema operativo gratuito. Di conseguenza, come potete facilmente immaginare, aumenteranno i prezzi finali di tutti gli smartphone con l’Android. Ringraziate pure la commissaria Margrethe Vestager. E ripensate ancora a quale delle due ipotesi scegliere.


I miglioramenti in peggio

Molto probabilmente ve ne siete accorti anche voi: molto spesso gli aggiornamenti evidenti delle varie applicazioni che avete sul telefono riguardano esclusivamente lo spostamento delle icone da una parte all’altra o il cambiamento di alcuni colori.
Tali «aggiornamenti» non sempre appaiono sensati; molto spesso ci fanno impiegare una quantità spropositata del tempo per ritrovare le funzioni abituali della applicazione. Uno degli esempi concreti più eclatanti è la recente versione dell’Instagram. Al posto del vecchio menu è stata introdotta la barra con cinque piccole icone in alto. E io ci avevo impiegato un bel di tempo per capire che il comando «esci» si trova ora sotto i tre pinti a destra: la relativa icona è talmente piccola che inizialmente non riuscivo a centrarla bene con il dito (e di conseguenza essa mi sembrava non funzionante).

Insomma, pure l’Instagram ci ricorda che aggiornamento non è sinonimo di miglioramento.


L’importanza del nome

Ieri pomeriggio la squadra nazionale di calcio russa si è dimenticata di nascondere la propria capacità di giocare e lo ha fatto nella partita più importante dell’ultimo decennio (nel 2008 perse la semifinale del campionato europeo proprio contro la Spagna). Pure io — miracolo! — ho visto gli ultimi dieci minuti della partita. Ma il post di oggi è dedicato a un altro argomento.
In questi giorni il mondo si è accorto che attorno al ponte di Crimea sta continuando la battaglia dei due giganti dell’internet (ripassiamo la prima puntata).
Ebbene, il Google indica il ponte sulle proprie mappe in due lingue: in inglese e in ucraino.

Mentre il Yandex lo fa solo in russo:

Nel frattempo il presidente Putin ha assegnato ad alcuni reggimenti carristi dell’Esercito russo dei nuovi nomi che includono i nomi di alcune città ucraine.
Viviamo in un periodo storico molto curioso.
E mi sa che non diventerà noioso in breve.


La prevedibilità degli indirizzi

Per puro caso ho trovato su internet questa foto…

… e ho pensato che ho già tutti i requisiti per poter stampare i biglietti dello stesso tipo, cambiando solo la e-mail. Tale modo di scegliere i nomi su internet potrebbe diventare uno dei possibili standard utili per la semplificazione e prevedibilità.


Il crossposting è ancora possibile

So che il sentirsi un genio è abbastanza controproducente nel lungo periodo, ma sono appena riuscito a reimpostare il crossposting automatico da WordPress a Facebook.
Sono riuscito a farlo nonostante una nuova politica del Facebook verso la propria API e la conseguente comparsa di innumerevoli errori incomprensibili (sì, secondo me gli sviluppatori del Facebook programmano con il culo).
Sono riuscito a farlo nonostante essere da poco passato verso il HTTPS.
Sono riuscito a farlo dopo aver letto dieci mila forum dedicati all’argomento, scritto e riscritto mille soluzioni in cinque linguaggi diversi, pensato e pronunciato due milioni di bestemmie e, infine, dopo avere quasi picchiato il computer per disperazione.
Non so ancora se riuscirei a spiegare in modo lineare come – troppi tentativi mescolati in testa – ma sono riuscito a farlo.
Ma vorrei tranquillizzare i colleghi blogger, programmatori e altri: il dialogo tra WP e FB è ancora possibile. Non disperatevi e continuate a lavorarci su.


L’Instagram sul computer

Come molto probabilmente sapete, l’Instagram consente di pubblicare le foto e i video esclusivamente dallo smartphone. Si tratta di una scelta tecnica piuttosto stupida: non ha senso escludere le persone che sono più comode a gestire la propria vita digitale pubblica dal computer solo perché una notevole quota del traffico ha migrato verso il mobile. Ma per fortuna viviamo in una economia sviluppata: la stupidità di un produttore è una buona occasione per tanti altri.
Quindi io ho cominciato a cercare, a un certo punto, chi è riuscito a creare la soluzione migliore al problema appena descritto. Pare che il risultato sia stato positivo: l’applicazione gratuita e funzionale per postare sull’Instagram dal computer si trova sul Windows Store e si chiama Upload for Instagram.
Dato che è semplicissima nella installazione e nell’utilizzo, la consiglio a tutti gli interessati.

L’unica stranezza della applicazione è la necessità di lasciare minima la larghezza della sua finestra: solo in tale caso il vostro computer «penserà» di essere uno smartphone.
P.S.: il mio Instagram.


Oggi è il compleanno di

Ogni volta che il Facebook mi ricorda che oggi è il compleanno di un mio amico, io mi sento un po’ in crisi. Da una parte, sono contento per il mio amico (o amica). Dall’altra parte, so che scrivendo un messaggio di auguri dimostro per l’ennesima volta di essere un fesso: il mio amico sa benissimo che tutti i messaggi come il mio sono dovuti esclusivamente alla notifica del Facebook. Quindi i miei auguri non saranno sinceri.
Di conseguenza, conviene aspettare un’altra occasione per dimostrare di ricordare qualcosa del mio amico. Per esempio, fare gli auguri di persona (se si pensa di incontrarlo in breve).


L’età dell’internet

Il 17 maggio è uno dei numerosi compleanni dell’internet (non si è mai raggiunto un accordo sulla data singola). Il 17 maggio 1991, per esempio, è il giorno in cui fu approvato lo standard delle pagine WWW.
Un’altra data spesso citata è il 4 aprile: nel 636 quel giorno morì l’arcivescovo spagnolo Sant’Isidoro di Siviglia, il creatore della prima enciclopedia al mondo «Etymologiae» e il patrono degli studenti.
Lo stesso internet, tramite uno dei suoi portavoce migliori (un certo Google) saprà fornirvi tante altre possibili date.
Avere più compleanni nel corso dell’anno potrebbe essere una condizione di vita abbastanza redditizia in termini di regali. Per esempio, aumentano le probabilità di avere in regalo una radio portatile prodotta in Inghilterra negli anni ’60 del XX secolo.

Come è specificato sul sito Radiomuseum, l’apparecchio in questione fu in grado di ricevere solo le onde medie, ma va benissimo comunque.


Un marchio di qualità

Bisognerebbe registrare il dominio window.live e assegnarlo in qualità del premio al sito delle previsioni metereologiche più preciso del momento. Il rating della precisione, a sua volta, andrebbe aggiornato ogni X mesi o anche una volta all’anno.
Perché proprio questo dominio? Perché sono le finestre a trasmetterci le informazioni più precise sul tempo. Quindi il dominio di cui sopra diventa un marchio di qualità.
L’idea è stata ispirata da tutte quelle persone che ogni giorno si/mi chiedono «domani pioverà?»