L’archivio della rubrica «Elettronica»

Sarà una nuova tendenza

Come probabilmente sapete, l’altro ieri la Apple ha presentato i nuovi iPhone 12. Nel corso della presentazione è stato comunicato un dettaglio al quale dovrebbero prestare attenzione anche coloro che non sono dei fan (o semplicemente utenti) del marchio.
Infatti, più o meno tutti i giornalisti che scrivono dell’elettronica si sono già in qualche modo scandalizzati per il fatto che la Apple abbia deciso di non includere più nelle confezioni degli iPhone il caricatore i gli auricolari: verrà fornito solo il cavo usb (quello del formato della Apple, il type-C – Lightning). Tale scelta è stata ufficialmente giustificata dal fatto che si riuscirebbe a fare le scatole di confezione più piccole e, dunque, più ecologiche. E, con una certa logica, a prima vista questo potrebbe sembrare solo una ennesima manifestazione della famosa avidità della Apple: è noto che gli accessori di quest’ultima costano tanto, quindi costringere tante persone a comprarli a parte è una garanzia delle entrate aggiuntive.
Ma, come al solito, la verità è come quella figura tridimensionale illuminata da più lampade che avete sicuramente visto su molti meme diffusi su internet. Da una parte, dobbiamo ricordare che fino a oggi la Apple ha sempre fornito assieme agli iPhone i caricatori più «lenti» tra gli esistenti: quelli da 5V. Quindi l’utente che voleva caricare il telefono in meno tempo doveva comprarsi un caricatore con l’output maggiore. Dall’altra parte, chi comprava un iPhone nuovo non aveva alcun motivo di buttare via il caricatore, il cavo usb (che può essere attaccato al caricatore o essere utilizzato da solo) e gli auricolari comprati assieme al modello precedente. Nelle case dei fan dell’iPhone si accumulavano dunque gli accessori nuovi spesso mai utilizzati.
E ora, improvvisamente, proviamo a vedere come sono messi gli utenti dell’Android. Come ben sapete, già da diversi anni – più di dieci, mi sa – tutti gli smartphone con l’Android hanno lo stesso attacco per il caricatore (usb type c). Ogni volta che viene comprato uno smartphone nuovo, anche qualora dovesse trattarsi sempre delle marche diverse, alla collezione personale dell’utente si aggiunge un nuovo caricatore tecnicamente identico a quello del telefono precedente.
Cosa possiamo dedurre da questa osservazione? Possiamo dedurre che pure la scelta della Apple appena trattata – come moltissime altre negli anni passati – sarà presto imitata da altri produttori degli smartphone. Questa volta seguire la moda non costerà nemmeno tanto…
Preparatevi e non buttate via gli accessori funzionanti.


Che svista…

Il 24 settembre l’Amazon ha presentato una serie di nuovi prodotti, tra i quali era presente anche il drone-guardiano Always Home Cam (prodotto dalla società controllata Ring). Il principio di funzionamento del drone è abbastanza semplice: quando, in assenza del proprietario, qualcuno entra in casa, il drone invia un avviso sul suo telefono o tablet, si stacca dalla propria doc-station e vola verso l’ospite indesiderato filmandolo e trasmettendo il video in diretta sul telefono del proprietario.

L’idea non è particolarmente originale, ma nelle condizioni normali dovrebbe funzionare con una utilità simile a quella della videosorveglianza fissa. L’unica differenza è la visibilità del drone che potrà essere notato e quindi «abbattuto» in fretta. Ma io ne scrivo per un altro motivo.
Non vi sembra che la pubblicità – e quindi in parte anche l’idea – non tenga assolutamente conto di alcune importanti specificità del momento?


Chi risparmia ci perde

Cominciamo con due immagini.
Sulla prima immagine vediamo gli auricolari AirPods della Apple (avevo già scritto della mia esperienza positiva con essi):

Sulla seconda immagine vediamo gli auricolari OnePlus Buds, palesemente copiati dagli AirPods della Apple:

Se non vi piace la parola copiati, leggetela pure come fortemente ispirati.
Però ora potete leggere questo brevissimo articolo sui doganieri statunitensi dell’aeroporto JFK che si vantano di avere fermato il carico di 2000 AirPods contraffatti che stavano viaggiando dalla Cina verso il Nevada. Lo hanno scritto pure sul twitter ufficiale:

Sulla foto, però, si vede chiaramente che si tratta di una partita dei OnePlus Buds. Che sono, come abbiamo visto, copiati dagli AirPods ma che si trovano comunque nel libero commercio.
La OnePlus ha già chiesto alla dogana la restituzione della merce (valore complessivo 158 mila dollari), ma i doganieri hanno smesso di fingere di essere svegli e vigili, non reagendo dunque in alcun modo alla richiesta.
Non so bene come e quando possa finire questo caso. Ma già ora posso indicare la morale: risparmiare sullo sviluppo e copiare le idee altrui potrebbe costare caro. Indipendentemente dalla eventualità di una causa giudiziaria da parte dell’autore della idea. Semplicemente, interverrà qualche «genio alternativo».
P.S.: i bravi avvocati della Apple potrebbero ora tentare di difendere la proprietà intellettuale del proprio cliente partendo da questo episodio di «inganno dei consumatori» riconosciuto istituzionalmente ahahaha


Esercitarsi nell’inglese

Nell’epoca della pandemia e dello smart working ho notevolmente meno occasioni per parlare in inglese (fino all’inizio di marzo è stata l’unica lingua parlata da tutti i residenti del mio ufficio attuale).
Ma per fortuna ci sono le nuove tecnologie ad aiutarmi! A volte, quando sono da solo, mi metto a parlare con Siri. Faccio delle domande difficili e/o do degli ordini impegnativi. E così mi esercito.
Colgo l’occasione per ricordarvi che un concetto fondamentale: su tutti gli oggetti di elettronica dovrebbe essere impostata la lingua inglese. Infatti, sono gli oggetti inventati e progettati dalle persone che ragionano in inglese, quindi i vari menu, manuali e guide realizzati nella lingua inglese rispecchiano con la massima chiarezza cosa, come e perché è stato fatto in ogni minimo dettaglio dell’oggetto stesso.


Una webcam HD gratis (quasi)

Per dei motivi abbastanza ovvi negli ultimi mesi sono diventate particolarmente popolari le videoconferenze e le videochiamate. Più o meno tutti si sono dunque accorti che le webcam a basso costo hanno una pessima risoluzione video (lo stesso vale per le webcam di alcuni computer portatili), mentre le webcam di qualità possono costare anche diverse centinaia di euro.
Ebbene, esiste un modo di ottenere una webcam di altissima qualità praticamente gratis: con i mezzi già disponibili in quasi tutte le famiglie/case.
Oltre al computer connesso all’internet ci serviranno due cose: un qualsiasi smartphone e un programma. Il programma gratuito che posso consigliarvi io si chiama DroidCam: deve essere installato sul computer (il sito del programma) e sullo smartphone (eccolo sull’AppStore ed eccolo sul GooglePlay). Sì, nonostante il nome, il programma ha le versioni anche per i dispositivi della Apple.
Il computer e lo smartphone devono essere connessi alla stessa rete WiFi. L’app dello smartphone, una volta avviata, mostrerà un indirizzo IP:

Quell’IP dovrà essere inserito nell’apposito campo del programma avviato sul computer: Continuare la lettura di questo post »


Il contatto temporaneo

A volte mi capita di inserire nei contatti del telefono il numero di una persona che mi serve più o meno una volta nella vita. Per esempio, la segretaria o il manager di una azienda dove vado a fare un incontro occasionale. Oppure il contatto di un corriere.
In alcuni casi è tecnicamente impossibile scrivere un messaggio (in uno dei messenger) a una persona non inserita nei contatti. Allo stesso tempo, i contatti temporanei intasano la rubrica, la rendono difficile da utilizzare. E, soprattutto, mi costringono a fare delle periodiche pulizie manuali.
Ecco, dato che mi sono stancato di pensare a chi fossero i vari Mario Rossi ABC S.r.l., ho pensato che debba essere inventata la possibilità tecnica di creare i contatti temporanei. I contatti che si autoeliminano dopo x tempo. Oppure i contatti che si evidenziano in qualche modo particolare dopo y mesi o anni di inutilizzo.
Se avete delle conoscenze alla Apple, trasmettete pure questa proposta a loro.


I segnali celesti

In Australia esiste il leggendario osservatorio Parkes, situato a circa 20 chilometri dalla città di Parkes (nel sud-est del continente). Tra le altre cose, l’osservatorio fu utilizzato per ricevere il segnale della diretta televisiva della missione Apollo-11, il culmine della quale fu lo sbarco sulla Luna il 20 luglio 1969. Inoltre, l’osservatorio fu utilizzato per seguire Mariner-2, Mariner-4, le missioni Voyager, Giotto, Galileo e Cassini-Huygens. Grazie ai risultati scientifici raggiunti, l’osservatorio fu definito il miglior strumento scientifico mai costruito in Australia.
Ma non è tutto. Per 17 anni, a partire dal 1998, alcune volte all’anno l’osservatorio ha ricevuto dei segnali misteriosi. Quei segnali sono stati chiamati «Peryton»: in onore di una creatura mitologica, una renna volante che proietta l’ombra umana. Sono state avanzate diverse ipotesi sulla origine di quei segnali: per esempio, che venissero dalle altre galassie dopo la «trasformazione» delle stelle di neutroni in buchi neri.
E poi, finalmente, si è scoperto che quei segnali ricevuti dai telescopi erano causati dalla radiazione del microonde utilizzato dai dipendenti: si manifestavano ogni qualvolta i dipendenti dell’osservatorio aprivano la porta del microonde prima della fine del ciclo di lavoro impostato.

Gli autori della scoperta – ma pure gli utilizzatori del microonde – sono ancora in attesa del loro Nobel.


Come spiegare questo fenomeno?

Purtroppo, Dante non aveva previsto che il nostro povero pianeta potesse essere invaso dai pervertiti che realizzano i video verticali, quindi a soffrire – già nel corso della vita terrestre – sono i poveri consumatori dei suddetti video.
Un tentativo di allentare le sofferenze è stato fatto dalla Samsung che ha concepito il televisore The Sero.

La particolarità tecnica di quel televisore è un motore che in base all’orientamento del video gira lo schermo, dandone la posizione verticale o orizzontale.

Dal punto di vista tecnologico, la scelta di fissare il televisore su un supporto appoggiabile sul pavimento è stata quasi obbligata. In caso contrario, lo schermo orizzontale starebbe troppo in alto.

Le altre caratteristiche tecniche di Samsung The Sero QE43LS05TAUXZT non hanno alcunché di particolare: lo schermo 43″ QLED, definizione 4К, Smart TV e la connessione wireless con il telefono (senza di esso il modello non avrebbe molto senso).
In Italia è preordinabile a 1499 euro: infatti, anche gli amanti dei video verticali devono soffrire!
Ma perché ho deciso di scrivere di questo argomento? No, non l’ho fatto per l’interesse o curiosità verso il modello. L’ho fatto perché sono sorpreso dal fatto che nel 2020 vengano ancora prodotti i televisori e sviluppati dei nuovi modelli.
Pensiamo, per esempio, alle macchine da scrivere. Spesso sono esteticamente belle, producono dei suoni curiosi, scrivono bene se conservate come si deve e provocano degli attacchi di nostalgia alle persone di una certa età. A volte possono anche essere utilizzate: per divertimento o se non si è molto aggiornati sulle alternative tecnologicamente più avanzate. Ecco, lo stesso vale per i televisori.
Evidentemente, le persone appartenenti all’età dei televisori sono ancora abbastanza numerose.


Le mie scoperte smartphoniche

Il 1° gennaio 2017 ero entrato in possesso del mio primo smartphone. Non avevo fatto particolarmente tanta fatica a imparare a usarlo (non sono mica un novantenne!), ma alcune sue funzionalità mi sono comunque rimaste sconosciute per molto tempo.
Solo a febbraio del 2020, per esempio, ho finalmente pensato di studiare attentamente la sezione «Salute». E ho scoperto che il mio telefono ha un contapassi incorporato!

Non so quanto sia preciso questo strumento. Però a me interessa, prima di tutto, vedere la tendenza: cammino poco, tanto o normale?
Nel 2019, per esempio, avevo camminato pochissimo. I picchi di aprile e di agosto si spiegano con i miei viaggi turistici e personali; non mi ricordo cosa era successo a luglio e ottobre; all’inizio di novembre è leggermente cambiata la mia vita professionale e io, di conseguenza, avevo ricavato un po’ di tempo per fare a piedi alcune piccole parti delle mie tratte abituali.

Nel 2020 avrei dunque dovuto continuare con la stessa media di novembre/dicembre, ma il 9 marzo ci è stata imposta la quarantena. Dal 9 marzo al 10 maggio compresi riuscivo a sfruttare alcune possibilità legali di camminare, ma i risultati numerici naturalmente sono stati scarsi.

Il lunedì 11 maggio, approfittandomi della tanto attesa «fase-2», ho ricominciato a utilizzare il mio amatissimo ufficio, ma il solo questo fatto non spiega l’intensità delle mie camminate del mese di maggio (per un motivo sconosciuto il contapassi del telefono non ha registrato alcun dato per il 22 e il 23 maggio). Ebbene, si tratta della attuazione del mio piano annunciato due settimane fa: camminare di più per far passare alcuni effetti della lunga quarantena. Il «ponte» del 2 giugno è stato d’aiuto nella missione dichiarata, ma questa è una storia da raccontare separatamente.
In assenza delle prove contrarie mi autoproclamo il campione dell’«urban walking» tra i visitatori di questa pagina ahahaha


Protezione individuale tecnologica

No, non ho deciso di dedicare tutto il mio blog a un unico argomento. È la vita che attuale che ha una fantasia un po’ scarsa. Quindi leggete pure…
Di colpo, le mascherine chirurgiche sono entrate a far parte dell’insieme dei beni di prima necessità. E, di conseguenza, gli sviluppatori delle nuove tecnologie si sono interessati anche a questi oggetti.

L’istituto tecnologico israeliano Technion ha creato il prototipo di una mascherina chirurgica che si autodisinfetta. Lo strato interno di questa mascherina è realizzato in fibra di carbonio. Quando la mascherina viene collegata, tramite un cavo USB, a una presa di corrente 5V 2A, la fibra si scalda fino ai 65–70°C. Si sostiene che questo sarebbe sufficiente per la eliminazione fisica dei microrganismi patogeni «residenti» sulla mascherina. Verrebbe dunque ucciso anche il COVID-19.

In questo modo la mascherina diventa dunque multiuso.
Attualmente si sta cercando il modo di avviare la produzione di massa di queste mascherine. E io spero tanto che la produzione parta presto: mi sono un po’  rott  stancato di trattare con l’alcol le mie mascherine monouso ahahaha
P.S.: ancora più forte è la mia speranza di vedere ridurre – presto e fortemente – gli obblighi sull’utilizzo delle mascherine. Ma, purtroppo, il mondo è governato dalle persone che preferiscono i semplici effetti visivi agli interventi medico-sanitari seri e impegnativi.