L’archivio della rubrica «Cultura»

Armarium

Sto scoprendo in questo periodo il bellissimo libro di Henry Petrosky «The Book on the Bookshelf». Si tratta di uno studio sulla evoluzione del libro (inteso come oggetto) e della libreria: sembra interessante ma voglio finirlo prima di essere sicuro di poterlo consigliare a voi.

Perché ne scrivo già ora? Perché nel libro in questione ho trovato una preziosa informazione da aggiungere al mio racconto sul monastero di Certosa di Pavia pubblicato nel 2012.

Sulla foto che segue vedete una parte degli interni di una cella. A interessarci sono i ripiani a sinistra del camino:

Ebbene, questa rientranza è la versione monasteriale dell’armarium, cioè una libreria chiudibile a chiave, molto diffusa all’epoca dei Codici. In origine serviva per conservare in sicurezza, anche dai monaci-«colleghi», i preziosi manoscritti presi in prestito dalla biblioteca comune. L’armarium personale era dunque sempre dotato di uno sportello (si vedono ancora i resti delle cerniere) e le pareti rivestite in legno (per proteggere i manoscritti dalla umidità).

Nelle celle dei monaci, in tutti i monasteri europei, gli armarium erano sempre (o quasi) attrezzati nelle apposite rientranze delle pareti e fatti già al momento della costruzione della cella. Non sono da confondere con gli armarium delle biblioteche (dei veri e propri armadi chiudibili a chiave), con le antiche casse per i libri o addirittura con i mobili dell’età romana.

E con questo posso concludere la lezione di storia di oggi.


La deriva del panda

Nel giugno del 2011 avevo avuto la fortuna di conoscere due degli attori protagonisti del video domenicale di oggi. Auguro a loro tutta la fortuna possibile: hanno tutto il necessario per essere considerati dei grandi attori (in più, sono delle brave persone). Spero – per loro e per tutti noi – che la serie possa essere realizzata finché hanno l’età necessaria per parteciparvi.

Grazie Martina Margaux Cozzi, grazie Enrico Pittaluga. Ho apprezzato tutto quello che avevate saputo trasmettermi (e insegnarmi).

Foto di Giulio Cianchini.


Cikatilo e la Vittoria

In aprile il Ministero della cultura russo aveva revocato la licenza per la proiezione pubblica del film «Il bambino numero 44» («Child 44» in inglese) perché essa «non è ammissibile all’indomani dei festeggiamenti del 70esimo anniversario della Vittoria».

Non è chiaro come possa centrare un film su Andrej Cikatilo ambientato nel 1952 con l’anniversario della vittoria nella Seconda guerra mondiale. Gli americani, seguendo la stessa pseudo-logica, avrebbero dovuto vietare la proiezione/trasmissione de «Il silenzio degli innocenti» all’indomani del giorno dell’Indipendenza.

Ma qualcuno di voi ha già visto «Il bambino numero 44»? Merita di essere visto?


R.I.P. B.B. King

Ho appena letto che è morto B. B. King. Un grande. Spesso erano gli altri a cantare meglio le sue stesse canzoni, ma è stato comunque un grande. Non ha lasciato delle opere incompiute.


R.I.P. Maya Plisetskaya

Maya Plisetskaya (20.10.1925 – 2.5.2015). Era fenomenale.


50 libri da leggere

E’ piuttosto frequente che mi chiedano di consigliare qualche bel libro da leggere. Ed io, anche qualora il genere o l’argomento non viene specificato, entro in crisi: per me la domanda equivale a quella di consigliare qualche bella stella. Anzi, di libri, probabilmente, ce ne sono ancora di più. Come si fa a sceglierne uno? E’ molto meglio (e sicuramente più facile) fornire un elenco di titoli: più libri si leggono e meglio è.

Di conseguenza, ho deciso di stilare e pubblicare il proprio elenco dei libri da leggere per forza. Non è una classifica, ma un semplice elenco di libri che mi hanno colpito di più, ordinato in base al cognome dei relativi autori. In totale sono 50 titoli di 25 autori. Se vi chiedete sul perché della mia scelta (intendo la scelta dei titoli) leggete prima da cosa è stata condizionata:

  • – non ho ancora vissuto abbastanza a lungo sulla Terra;
  • – non sono particolarmente veloce a leggere;
  • – negli ultimi 5–10 anni per il lavoro e lo studio leggo un sacco di libri tecnici/scientifici (i quali sono stati esclusi dall’elenco di oggi);
  • – ho escluso tutti i libri di saggistica che leggo per la mia curiosità personale;
  • – ho altrettanto escluso i libri che una persona minimamente istruita ha sicuramente letto ai tempi scolastici/adolescenziali;
  • – infine, ho escluso quei libri che non mi risultano essere tradotti in italiano o in inglese (spesso leggo in russo).

E ORA IL MIO ELENCO:
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Geografia giuridica

Non sono ancora abbastanza vecchio da dimenticare le cose più interessanti della vita. Quindi posso affermare che tra tutti i libri di diritto che mi è capitato di leggere negli ultimi quindici anni, solo uno aveva le immagini all’interno. Era «I marchi d’impresa nella Comunità europea» di Salvo dell’Arte che consiglio vivamente a tutti.

Chi è ancora convinto che un testo accademico debba essere per forza monotono, dovrebbe cambiare idea in fretta. Infatti, se scrivete e/o pubblicate un libro stilisticamente pesante, non apparite più intelligenti o competenti di quanto lo siate realmente. Apparite semplicemente noiosi.

I lettori potrebbero essere aiutati con delle immagini come questa:

L’immagine mostra la durata della protezione della proprietà intellettuale in vari Stati del mondo. Se la sovrapponiamo, per esempio, al mappamondo colorato in base alle varie famiglie giuridiche o alle organizzazioni interstatali, riusciamo a individuare più facilmente quali sono le parti del mondo realmente in conflitto.

La gente incapace di ragionare con le immagini può andare a indovinatefarecosa.