Il post musicale di oggi si apre con una lezione di Joanna Connor su come far divertire i propri vicini di casa senza farli diventare dei nemici mortali (solo la gente con scarsa fantasia si ripete ogni anno con le solite grigliate).
In qualità del secondo video metterei un breve pezzo della sua esibizione al Western MD Blues Festival.
Mi ricordo che anni fa, quando avevo visto per la prima volta Joanna Connor in un video (e non conoscendola ancora), non riuscivo proprio a concentrarmi sulla musica. Ma poi mi sono abituato.
L’archivio della rubrica «Cultura»
Jon Lord è uno dei miei compositori contemporanei preferiti (e avevo già tentato di spiegare il perché), quindi oggi dedico a egli un’altra puntata della mia rubrica musicale. Questa volta ho pensato di postare due sue opere brevi.
Che la prima sia la «Air On the Blue String» (dall’album «To Notice Such Things» del 2010)
E poi la «From the Windmill» (dall’album «Pictured Wihin» del 1998)
Anni fa ho dovuto riconoscere l’esistenza di un concetto che da tanto fastidio ai fan più fedeli di tutti i musicisti del mondo. Tale concetto è semplice: non è sempre detto che l’originale sia per forza migliore di tutte le interpretazioni altrui.
Tutte le valutazioni dipendono dai gusti musicali, ma provo comunque a fare un esempio concreto.
Una delle canzoni più famose del cantante australiano Jimmy Barnes è la «Too Much Ain’t Enough Love». Quindi cominciamo con l’ascolto dell’originale (preso dall’album «Freight Train Heart» del 1987):
E ora proviamo ad ascoltare la versione di Joe Bonamassa (inclusa nel suo album «Driving Towards the Daylight» del 2012):
Non so se sentite la differenza come la sento io.
La grande sfortuna di Richard Wagner consiste nel fatto che oggi viene ricordato e valutato professionalmente solamente nell’ottica di quella parte della sua concezione del mondo che non riguarda la musica. Wagner-persona era contro di me, ma la sua ideologia ha perso e oggi egli mi interessa solo come compositore. La sua musica valeva più delle sue idee e quindi è sopravvissuta.
Nel post musicale di oggi pubblico l’unica sinfonia completata di Wagner (e, allo stesso tempo, una delle sue prime composizioni serie): la Sinfonia in do maggiore.
Nel mondo arabo sta scendendo il livello di religiosità. In base al recente sondaggio, rispetto al periodo 2012–2014 la quantità degli arabi che si autodefiniscono non religiosi è salita dall’8% al 13%. Sembra una variazione modesta, ma in alcuni Stati è notevolmente più alta rispetto alla media: in Tunisia i non religiosi sono aumentati dal 16% al 31% e in Libia dall’11% al 25%. Tra i giovani tale aumento è ancora più notevole.
Allo stesso tempo è scesa la fiducia verso i leader religiosi: per esempio, in Iraq è scesa dal 42% al 12%, in Sudan dal 49% al 24% e nei territori palestinesi dal 48% al 22%. Altrettanto forte è anche la diminuzione della fiducia nei confronti delle organizzazioni fondamentaliste (tra le quali, per esempio, Hamas, Hezbollah e Fratelli Musulmani).
Questi risultati mi rendono infinitamente felice: vedo che non solo l’Occidente, ma il mondo in generale sta crescendo, non si interessa più delle favole raccontate dai «nonni» professionali e preferisce la vita reale.

La fonte.
È comodissimo postare la musica dei grandi artisti: scegli dei brani a caso e becchi qualcosa di, nel peggiore dei casi, interessante. Per fare una scelta ragionata dei due brani di Eric Clapton ci avrei impiegato alcuni giorni…
Il primo di oggi è «Cocaine» (dall’album «Slowhand» del 1977):
E il secondo è «Tears in Heaven» (dall’album «Unplugged» del 1992):
Uno dei modi più sicuri di rovinare la lettura di un libro e la visione di un film è aprirlo con le parole «tratto da una storia vera».
Se non è un libro di storia o un documentario, che cazius me ne frega della veridicità? Mi interessano solo la qualità delle idee trasmesse e il modo di raccontare.
Purtroppo, il cervello umano sa funzionare secondo un solo principio: costruire i concetti nuovi con i mattoncini delle conoscenze accumulate (viste, sentite, lette), uniti tra loro in proporzioni e disegni corrispondenti alle capacità sviluppate. Ma pure la quantità e la qualità dei mattoncini contano.
In ogni caso, la frase «tratto da una storia vera» va letta come «ve la racconto così com’è perché sono povero di cervello».
Essendo troppo indeciso sulla opera di Dmitrij Šostakovič da selezionare per il post musicale dedicatogli, ho alla fine pensato di seguire il semplice criterio cronologico. Ho quindi scelto l’ultima delle sue sinfonie: la Sinfonia n. 15 in la maggiore. Essa è caratterizzata da una alta quantità di citazioni delle vecchie composizioni di Šostakovič stesso e degli altri compositori famosi del passato.
(Royal Concertgebouw Orchestra diretta dall’olandese Bernard Haitink)
Ma non è un semplice collage. Quindi mi piace.
In base ai recenti calcoli, l’industria dell’arte e della cultura porta agli USA 763,6 miliardi di dollari all’anno. Tale somma rappresenta il 4,2% del PIL: il doppio della agricoltura.
Nell’industria dell’arte lavorano 4,9 milioni di persone che nel 2015 hanno guadagnato 372 miliardi di dollari. Nello stesso anno i musei hanno generato 5,3 miliardi di dollari e le scuole d’arte 3,4 miliardi.
Certo, la diffusione della lingua inglese nel mondo è uno dei fattori a favore del suddetto fenomeno…
Ma uno degli aspetti più interessanti è la distribuzione della reddittività per Stati (in alcuni casi sono rimasto sorpreso):

La fonte.
Ray Charles è stato un musicista talmente bravo, fecondo (conoscitori della biografia, state muti!:) e famoso che è difficilissimo scegliere appena due sue canzoni per il mio classico post musicale del sabato. Dopo lunghi ripensamenti ho deciso di postare qualcosa del primo periodo della sua attività: il criterio cronologico è quello più facile e spesso più efficace.
La prima canzone selezionata è «What’d I Say» (dall’album «Ray Charles in Person» del 1956):
Mentre la seconda canzone scelta è la vecchia e famosa «You Are My Sunshine», quindi una canzone cantata da centinaia degli artisti prima e dopo Ray Charles. La versione del nostro protagonista di oggi è questa:



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